SYNODUS EPISCOPORUM della Commissione per l'informazione "Episcopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi" Il Bollettino del Sinodo dei Vescovi è soltanto uno strumento di lavoro ad uso giornalistico. Edizione plurilingue
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18 - 10.10.2001 SOMMARIO
CIRCOLI MINORI - SECONDA SESSIONE (MERCOLEDÌ, 10 OTTOBRE 2001 - ANTEMERIDIANO) Nella mattinata di oggi mercoledì 10 ottobre 2001, si è svolta la Seconda Sessione dei Circoli Minori della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, ai quali erano presenti 221 Padri Sinodali, per lelezione dei Relatori dei Circoli Minori e per la continuazione della discussione sul tema sinodale. I nominativi dei Relatori dei Circoli Minori eletti sono stati resi noti dal Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi nel corso della Quindicesima Congregazione Generale di questo pomeriggio. QUINDICESIMA CONGREGAZIONE GENERALE (MERCOLEDÌ, 10 OTTOBRE 2001 - POMERIDIANO) Alle ore 17.00 di oggi, alla presenza del Santo Padre, con la recita del Pro Felici Synodi Exitu, ha avuto inizio la Quindicesima Congregazione Generale, per lAuditio Auditorum II, la seconda Auditio per gli interventi degli Auditori e per la continuazione degli interventi dei Padri Sinodali in Aula sul tema sinodale Espiscopus Minister Evangelii Iesu Christi propter Spem Mundi. Presidente Delegato di turno Em.mus D.nus Card. Ivan DIAS, Archiepiscopus Bombayensis (Bombay). In apertura della Quindicesima Congregazione Generale, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi, S.Em.R. Card. Jan Pieter SCHOTTE, C.I.C.M., ha dato lettura del seguente annuncio, circa la promulgazione dellEsortazione Apostolica Post-sinodale Ecclesia in Oceania dellAssemblea Speciale per Oceania del Sinodo dei Vescovi: I am happy to inform this gathering that the Holy Father, after much thought and consideration, has decided to promulgate the Post-Synodal Apostolic Exhortation Ecclesia in Oceania in the Vatican, during a private audience to take place on Thursday, 22 November 2001, at 11:30 A.M. in the Clementine Hall of the Apostolic Palace, the 4th Anniversary of the opening of the Special Assembly for Oceania. Among those invited to take part in this event are Members of the Post-Synodal Council for Oceania, Members of the Roman Curia who were synod fathers for this Special Assembly, Members of the Post-Synodal Council for Asia who will be in Rome for a regularly scheduled meeting and the President and Executive Committee of the Federation of Catholic Bishops Conferences of Oceania. Other participants in the Special Assembly for Oceania who will be in Rome on that date will also be invited to be present for this momentous occasion which will bring to a close the work phase of the Special Assembly for Oceania. At the present moment, I seek your prayers for the Church in Oceania who has eagerly awaited this document. The Church in this region is now called upon to welcome this post-synodal apostolic teaching in a spirit of love, to spread and implement its contents on the level of the diocese and parishes with renewed missionary zeal in response to the Holy Fathers continual call for a new evangelization, particularly at the beginning of the third millennium. [00278-02.02] [nnnnn] [Original text: english] Quindi, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha dato la seguente comunicazione circa i lavori sinodali: Variatio quaedam est inserenda in nostro kalendario in feria quinta, die decima prima octobris. Cras mane in decima sexta congregatione generali habebimus Horam Tertiam cum precibus pro victimis terrorismi et pro pace; deinde Auditio Delegatorum Fraternorum fiet; tandem prosequetur disceptatio generalis in aula. Post meridiem erit congregatio decima septima secundum ordinem rerum kalendarii, addita tamen magni momenti variatione. Versus finem congregationis, etenim, hora sexta cum quadraginta quinque momentis, specialis oratio rosarii fiet in hac aula, utpote nostrae communionis actus ad pacem impetrandam secundum intentionem Suae Sanctitatis Ioannis Pauli II, in caritate pastorali atque collegiali sollicitudine omnium ecclesiarum. [00279-07.02] [nnnnn] [Testo originale: latino] In seguito, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha dato lettura dellElenco dei Relatori dei Circoli Minori, eletti nella Seconda Sessione di questa mattina. Riportiamo lelenco in questo Bollettino. Infine, il Segretario Generale del Sinodo dei Vescovi ha dato la seguente comunicazione riguardante una variazione allElenco dei Moderatori dei Circoli Minori: Altera suffragatio facta est pro substituendo Exc.mo Lobo, qui ad suam dioecesim reversus est. Electus est Moderator Circuli Anglici B: Exc.mus D.nus Vincent Michael CONCESSAO, Archiepiscopus Delhiensis (Delhi, India) [00281-07.02] [nnnnn] [Texto originale: latino] A questa Congregazione Generale che si è conclusa alle ore 19.00 con la preghiera dellAngelus Domini erano presenti 233 Padri. Sono intervenuti i seguenti Auditori e Auditrici:
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi degli Auditori e Auditrici: D.na Barbara PANDOLFI, Moderatrix Generalis Missionariarum Regalitatis Christi (Italia). Questo intervento nasce dall'esperienza che come laici viviamo all'interno di molteplici realtà in un mondo attraversato oggi da grandi cambiamenti epocali. Mentre sentiamo crescere in noi la passione e l'ansia per il mondo, sempre più spesso ci troviamo, a constatare la lacerante divisione tra fede e vita, tra Vangelo ed espressioni culturali, tra Chiesa e mondo. La composizione di queste tensioni può essere individuata, forse, anche a partire da uno sguardo positivo sul mondo, attento a scoprirvi i germi di bene, i semi della Grazia di Dio. Nello sforzo di superare le ambiguità presenti nella realtà umana, abbiamo bisogno di essere aiutate, dai nostri Pastori, a: - riconoscere la presenza dello Spirito, che opera e attende di essere accolto; - discernere i segni di speranza e di profezia, per accoglierli, farli fruttificare e portare a pienezza; - saper vedere, proprio a partire dall'interno della realtà e della storia, il desiderio che Dio nutre per la sua creazione; - crescere nella consapevolezza che la realtà, il mondo, la storia sono il luogo teologico proprio del credente. L 'Incarnazione del Verbo ci rivela la volontà di Dio che sceglie in modo definitivo, la condizione della "nostra umanità e fragilità" (S. Francesco) come sua propria condizione. Nel volto umano di Gesù Cristo ci è rivelato il desiderio che Dio nutre per ciascun uomo: che egli diventi pienamente se stesso e possa compiere la sua vocazione originaria. Per questo non possiamo non essere sollecitate, soprattutto, dalla povertà dell'altro, dalla debolezza dei piccoli, dal disorientamento dei giovani, dalla solitudine dei deboli, che a noi è più facile incontrare. Siamo consapevoli che solo guardando la realtà con gli occhi di Dio, riusciremo a cogliere i gemiti del mondo non come quelli dell'agonia, ma come quelli delle doglie del parto di un mondo nuovo, nel quale avrà stabile dimora la giustizia e sarà luminosa la presenza di Dio. [00259-01.04] [ud014] [Testo originale: italiano] D.nus Zbigniew NOSOWSKI, Moderator Commentarii "Wiez" (Polonia). 1. We all know very well how difficult it is to proclaim the Church's teaching on marriage and family in the contemporary world which often totally rejects marriage or reduces it to a transitory, pleasure based contract. Therefore --as a Catholic layman, husband and father-- I have been wondering why Christian families have not been given by our Church any example of a married couple that was official1y recognised --as a couple-- to be blessed or saintly. However, very soon --during this Synod-- we will be able to participate in the first such a beatification. Maria and Luigi Beltrame Quattrocchi will be the first couple in the 2000 years long history of our Church to be beatified together. We will final1y be able to revere Christians who consciously advanced to sanctity not individually in spite of their marriage (as many married saints of the Middle Ages did), but together through their sacramental marriage. The beatification will symbolically take place in the first year of the new century and millennium. I hope that this is only a beginning. Therefore I ask all the Synodal Fathers that they engage their diocesan structures in the beatification processes of married couples with at least equal zeal to their engagement in the cases of priests. Let me say also say that I dream about a liturgical celebration of the feast of the Holy Family of Nazareth taking place on 26 December. Christmas --even in the very secularised Western culture-- is the moment where family values are mostly cherished. In my opinion it would be pastoral1y extremely useful if episcopal conferences were given a right to decide on having this feast on 26 December, wherever this day is a national holiday. 2) In the communities of "Faith and Light" movement founded by Jean Vanier, which are gathered around persons with mental handicaps, I learned that the Church has got two treasures: the Eucharist and the poor. But both treasures rather seldom go together. Just one proposal. It is a tradition in our movement that mentally handicapped persons serve as altar boys. For them it is a great honour and joy, for others it is an obvious sign that God has loved and chosen what is stupid in the eyes of this world. Wouldn't it be proper if bishops insisted on having persons with visible mental or physical handicaps as altar boys? Not instead of, but better together with those handsome and carefully dressed clerics who usually serve them... 3) In the theme of this Synod it is said about giving hope to the world. Instrumentum laboris reminds that bishop should be a prophet of hope. This is a clear reminder of the speech by the Bl. Pope John XXIII at the opening of the II Vatican Council when he spoke about prophets of hope and prophets of doom. But how to be prophets of hope if it is necessary for bishops to be signs of contradiction to the dangerous trends of the contemporary culture, if it is necessary to criticise? From my experience as a journalist and commentator I can say that it is possible to be a prophet of hope even being at the same time a sign of contradiction. Polish bishops wrote in their important letter on dialogue and tolerance (1995) that pain of the world should be also the pain of the Church. Therefore when Christians, bishops including, criticize the world, they should present themselves as those who are part of the world, who suffer with it, and not as external observers. The critical remarks -- if we want them to be heard and understood-- should clearly flow from inside of the world, and not from outside. It must be evident that we criticize our world, and not the world alien to us. [00260-02.04] [ud015] [Original text: English] D.nus Robert SIKIAS, Praeses emeritus Consilii pro Laicis (Libanus). Notre Conseil un organe de service, de coordination, et de communion, dans le respect de la personnalité, du Charisme et du rôle de chacune. Une poignée de Laïcs, autour de la commission Episcopale de l'Assemblée des Patriarches et Evêques Catholiques au Liban. Beaucoup d'obstacles: des incompréhensions, des conflits, des inimitiés, des exclusions. Faire tomber les murs, combler les fossés, gagner la confiance, surtout des Evêques... Le plus gros problème c'etait les jeunes Rebutés par les tensions, le langage hermétique, et surtout le manque de confiance qui leur était accordée. Visite de Jean-Paul II et JMJ: Un événement hors du commun: La visite de Sa Sainteté Jean-Paul II au Liban. Participations précédentes de 2 à 4 personnes. A Tchestokova un autobus de 40. Pour les JMJ de Paris nos jeunes enthousiasmés par la visite de Jean-Paul II au Liban, et par sa rencontre inoubliable avec les jeunes à Harissa veulent lancer l'appel à tout le pays. Bénédiction du Patriarche Cardinal Sfeir en personne. Expérience merveilleuse pour l'Equipe de jeunes volontaires dans un climat de solidarité et de transparence totale. Donner des chances égales à tous, surtout aux diocèses éloignés de Beyrouth. Plus de 2.500 jeunes Libanais à Paris à la rencontre Sa Saintete Jean-Paul II et I'argent resté rendu aux jeunes. Les fruits de la JMJ de Paris: Ouverture à la réalité de l'Eglise universelle. -Jumelages avec les diocèses français. -Amities profondes, plus de 20 délégations françaises au Liban durant lété suivant. -Collaboration de I'apostolat des laïcs de nos deux églises. -Naissance de commissions de jeunes autour des évêques. -Surtout: Notre commission des jeunes; 50 garçons et filles engagés au service de l'Eglise, avec un élan et un sérieux et une efficacité remarquables. L'année Jubilaire: Nous avons accompagné et animé toutes les réalités de l'Année Sainte de notre pays, au Liban et à Rome. Grâce à nos jeunes 1.500 libanais à Tor Vergata. Des idées simples: Ne pas critiquer, ne pas juger; aimer en premier, sans attendre de l'autre l'initiative, aimer le mouvement de l'autre comme le sien propre, le diocèse de l'autre comme le sien propre. Jésus présent là où l'on vit l'amour récjproque: "Là où deux ou trois sont réunis en mon nom, je suis au milieu d'eux" (Mt 18,20). Amour réciproque, disponibilité, travail d'Equipe. "Donner sa vie pour ses amis" source de veritable communion. Au petit reste qui résistera nous pouvons proposer un idéal qui donnera un sens, un goût à leur vie, plus que toute recherche d'argent, de plaisir, de science ou de puissance: des acteurs efficaces dans la nouvelle évangélisation de leur pays et de tout le Proche Orient. [00261-03.03] [ud016] [Texte original: français] D.nus Enrique GALARZA ALARCON, Consulens Conferentiae Episcopalis Aequatorianae (Aequatoria). Con alguna frecuencia oimos que los hombres y mujeres de hoy, estamos seducidos por las idolatrías del siglo XXI, se dice: el poder, el tener y el placer han atrapado los sueños de la humanidad. Se insiste que las primeras víctimas son los jóvenes. Yo quiero decir, que no estamos seducidos; los ídolos no llenan el vacío producido por cualquiera de los materialismos ateos. La mayoría de los hombres y de las mujeres en el mundo de hoy, estamos empobrecidos: tenemos hambre de pan, pero por igual, tenemos hambre de Dios. Queremos que nuestros Obispos tengan la certeza, como la tuvo , María, de que el Señor, ama con amor infinito a cada hombre y a cada mujer, y que ÉI nos está salvando. Cada Obispo, antes que sabio o poderoso es un escogido, es un ungido por Dios, para ser sacramento de salvación, de su Amor. Deben ser hombres de confianza y de esperanza. Cada obispo está llamado a ser pontífice, puente, entre Dios y los hombres; de ellos entre sí y con la naturaleza; consigo mismo. Los laicos, padres y madres de familia, tardíamente vamos aprendiendo lo que la propia Iglesia nos ha dicho: no basta que los hijos sean amados. Es necesario, que no sólo vean, oigan; sino también y fundamentalmente, que experimenten el ser amados. Sólo entonces es posible educarles y formarles para la verdad y el bien. Esto, que es cierto para nosotros, padres y madres de familia, también es válido para nuestros obispos. Cada hijo es único, distinto a todos los demás, y cada uno de ellos reclama para sí una palabra, una presencia propia. Para ser asumidos como Padres y Maestros, los obispos deberán "antes" ser experimentados como hermanos y amigos. He estado cercano de muchos obispos; creo que a todos les falta tiempo para hacer todo lo que querrían hacer. Alguno desearía demorar el sol en el firmamento para que el día tuviese 300 horas de trabajo. Pero, si eso fuera posible, tampoco le alcanzaría el tiempo para hacer el bien. En pequeño, los laicos también tenemos esta tentación: queremos dar seguridades absolutas y definitivas a los hijos, sin caer en cuenta que, a lo sumo, son seguridades temporales y relativas. Tal vez nos bastaría hacer todo lo que podamos, con sentido de urgencia, pero definiendo prioridades y en espíritu de corresponsabilidad, para que lo que se haga, sea bien hecho, dejando que el Señor supla lo demás y seguro que lo hará con creces. Los hombres y mujeres de hoy, necesitamos de creyentes que nos devuelvan la esperanza a través de un mensaje testimoniado con convicción y entusiasmo. La vocación a la santidad es un llamado a la auto afirmación y a la felicidad plena. La renuncia al pecado lo es a la autonegación , al egocentrismo, al egoísmo y a la muerte. EI Dios de Jesucristo es el Dios de la libertad, de la justicia, de la vida, de la paz. Jesucristo es la verdad y supo decirla para que todos la conozcamos y así lleguemos al Padre. Queremos y necesitamos Obispos Santos. Que busquen ser coherentes entre lo que creen, piensan, dicen y hacen. Obispos que sean dignos, altivos y libres frente a toda atadura y poder, y se sientan, al mismo tiempo, como indignos servidores de los más humildes y pobres, de los que nada les pueden devolver, tal vez ni siquiera reconocer el bien recibido. Queremos y necesitamos obispos que sientan y amen a la Iglesia, en lo cotidiano, en lo concreto, que la amen sobre todo en las personas, comenzando por sus hermanos obispos, sacerdotes, religiosos, religiosas, laicos y laicas. Los ecuatorianos, por el empobrecimiento creciente que sufrimos, vivimos ahora una diáspora. La Iglesia Universal, presente en cada Iglesia particular, se ha manifestado en una sola actitud, la de Madre y Maestra. También esta es una señal de colegialidad. Yo confio, que mis compatriotas serán, desde lo vivido en la casa propia, una buena ayuda y una fuerza nueva para las Iglesias y los Obispos que paternalmente les han recibido. [00262-04051] [ud017] [Texto original: español] Nel mio intervento vorrei riferirmi all'art. 92 dell'Instrumentum laboris (Sollecitudine del Vescovo per la vita consacrata) letto alla luce della Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte, in particolare nella parte riguardante la Chiesa come la casa e la scuola della comunione (art. 43 e 45). Tre brevi riflessioni: 1. L'Instrumentum laborjs parla della sempre presente "istanza d'incrementare i mutui rapporti tra le Conferenze episcopali, i Superiori maggiori e le loro stesse Conferenze". La strada che è stata fatta sembra molto fruttuosa e incoraggiante, anche se non sempre libera dalle incertezze. Un'importanza particolare per l'incremento di queste mutuae relationes hanno le cosiddette commissioni miste vescovi-religiosi che dovrebbero essere anzitutto strumenti di scambio e di consultazione. Dopo diversi anni di lavoro sembra, che potrebbero avere una loro parte ancora più efficace se si rivedesse l'impostazione di queste commissioni, dando ad esse un volto più concreto e forse anche delle competenze, sempre in rispetto alle precise regole alla partecipazione, ma anche secondo, la spiritualità della comunione (NMI, v. 45). 2. Sarebbe sicuramente molto utile che anche a livello diocesano potessero esistere strumenti adatti ed efficaci (commissioni, gruppi di lavoro o altri) per favorire contatti stabili e qualificati per le mutuae relatationes tra diverse forme di vita consacrata presenti nella diocesi, e il loro Vescovo. Questi strumenti sarebbero di un'importanza tutta particolare per gli istituti di vita consacrata laicale (fratelli, istituti femminili, istituti secolari), che avrebbero in questo modo più possibilità di portare all'attenzione del vescovo le loro realtà che hanno spesso sfumature differenti dai problemi che vivono gli istituti religiosi clericali. Nelle persone consacrate e parlo anzitutto a nome delle donne consacrate, potrebbero rinforzare ancor più il senso e la gioia di appartenere e di servire la comunità ecclesiale - nostra casa comune, in cui ciascuno viene ascoltato e ha un suo insostituibile posto nella costruzione del Regno di Dio. 3. L'ultima riflessione si riferisce alla pastorale vocazionale, considerata opera di tutta la comunità dei credenti e che vede la vocazione come la chiamata a una vita cristiana matura e che dà spazio a tutti i doni dello Spirito (NMI, 46). Urge, data la situazione in cui viviamo, che si passi dai propositi e dai progetti all'opera, specialmente a livello delle diocesi e delle parrocchie. Che venga promossa una pastorale delle vocazioni segnata da quel salto di qualità di cui ha parlato il Santo Padre nel suo Messaggio del 1997; una pastorale che stimoli tutti i battezzati ad assumere la responsabilità per la propria vita come testimoni di Cristo e per la vita della Chiesa; una pastorale che raggiunga le parrocchie, le famiglie, i giovani, i centri educativi; che sia una pastorale fatta in armonia e con la collaborazione di tutta la comunità diocesana: vescovi, sacerdoti, persone consacrate, laici; una pastorale diretta a invitare ciascuno a dare una risposta alla chiamata di Dio, ma che dà spazio particolare a questi figli e figlie della propria comunità che desiderano donarsi totalmente alla causa di Gesù Cristo e del Suo Corpo che è la Chiesa, considerandoli un segno della maturità della comunità. [00263-01.05] [ud018] [Testo originale: italiano] My name is Arnaud Devillers. I am the Superior General of the Priestly Fraternity of St. Peter, very much a new community, since we are completing our 12th year of existence this month. In spite of this youth, we have just bui1t two major seminaries, one in America and the other one in Europe. Our mother house is in southern Germany in the diocese of Augsburg and I have been living there for over a year. I am speaking in English as I am still in the via purgativa in trying to master the German language! Many here have insisted -and rightly so-- on the spiritual fatherhood of the Bishop. I would like to share my experience with you about the spiritual needs of some of your children. For the last twelve years, I -and my fellow-priests- have ministered to a certain category of faithful. These faithful are of various ethnic origins, both rich and poor, old and young, educated or not, practicing or not, in full communion with their bishop or not, cradle Catholics or converts, but they do have one point in common, they insist, in order to practice their faith, in going or wishing to go, to a Latin Mass according to the 1962 Roman Missal. To do so, they do not hesitate to undergo great personal and family sacrifices. For most of them, it is not a nostalgia trip as they would be too young anyway to remember it. Their motivations are various, some legitimate, some not. For some, it is only a preference, for others, they feel much more strongly. For all of them, they seem to find in it their spiritua1 fulfillment and happiness. In Ju1y 1988, in response to a break in the church, the Sovereign Pontiff gave Motu Proprio an Apostolic letter Ecclesia Dei Adflicta in which he declared that this "attachment to previous liturgica1 and disciplinary forms of the Latin tradition" constituted some "rightful aspirations" and asked "for the support of the bishops and all those engaged in the pastoral ministry". "Moreover, respect must everywhere be shown for the fee1ings of all those who are attached to the Latin liturgica1 tradition, by a wide and:generous application of the directives already issued some time ago by the Apostolic See, for the use of the Roman Missal according to the typica1 edition of 1962." Many bishops have indeed been generous regarding this call of the Holy Father and, in their diocese, the faithful may have this liturgical option. On behalf of all those faithful, I would like to thank the Holy Father and all those bishops who heeded his call. Wherever the local bishop supports and encourages this work, the resu1ts are tru1y amazing. People who had left the faith or church practice become not only regular church goers but gradually begin to grasp more fully the mystery of the church, hierarchy and communion. Often they will become very generous with their time in various diocesan ministries for example in the prolife apostolate. I finish these words with a plea to all those who have charge of a diocese: please respond generously to the call from our Holy Father in granting the Indult Mass to those who request it. As I traveled and visited groups of faithful, I often felt I had brought hope to them but could not help feel a haunting doubt: what if their hope is crushed? For this ministry to be successful, make sure they feel they are welcome and that you are also their father, make sure you appoint a priest who will have the empathy, time and patience to be their pastor and who will work in full communion with you and your presbyterate, and then you will see amazing effects of grace. If you cannot find such a priest, do not hesitate to call... [00265-02.03] [ud020] [Original text: English] Rev.da Soror Antonia COLOMBO, Superiorissa Generalis Filiarum Mariae Auxiliatricis (Italia). Mi riferisco ai numeri 28, 96, 109 dello Strumento di lavoro. Evangelizzare educando le nuove generazioni è impegno imprescindibile allinizio del terzo millennio. Condivido in proposito quattro convinzioni: 1. Educare è fare cultura: nella crisi in cui viviamo, la missione di educare impegna ad elaborare con i giovani proposte culturali ispirate ai valori evangelici. Lo Strumento di lavoro auspica la promozione di iniziative di ampio respiro come la creazione di università cattoliche, il potenziamento delle scuole cattoliche (cfr. IL 109). In questo compito i vescovi possono contare sulla collaborazione di laici e religiosi - uomini e donne - in grado di offrire contributi significativi nei diversi campi della scienza, dellarte, della tecnica a servizio della verità sulla persona umana e sul destino dei popoli. I giovani, coinvolti nella ricerca da maestri che sono soprattutto testimoni, attivano le loro risorse in un dialogo culturale che rafforza la loro fede, li rende evangelizzatori dei coetanei, capaci di dare ragione della propria speranza. 2. Ogni vita è vocazione: la dimensione vocazionale, che concepisce la vita come dono e come compito. È intrinseca alleducazione cristiana e prepara a vivere, nella Chiesa-comunione di doni, il reciproco potenziamento delle diverse vocazioni a servizio dellunica missione. Coinvolge i giovani nel discernimento del disegno di Dio su di loro, il sostiene nelle scelte fondamentali dellesistenza mediante lascolto, il dialogo, laccompagnamento personalizzato. 3. Dio creò la persona umana a sua immagine, maschio e femmina li creò (cfr. Gn 1, 27). Questa convinzione impegna a educare in conformità alla proposta biblica uniduale sulla persona umana. La prassi educativa è ancora lontana dallintegrare, nella fondamentale uguaglianza, la prospettiva della reciprocità. Il mistero trinitario rivelato da Gesù proietta una luce nuova non solo sulla relazione uomo-donna, ma anche sulla bellezza di ogni differenza - personale o culturale - quando è assunta come polo di reciproco potenziamento nellaccoglienza, nel dialogo, nella comunione. Vorrei qui segnalare il fenomeno della tratta delle donne e dei bambini per il commercio sessuale. La sua maggiore gravità consiste nellimpoverimento umano di chi lo promuove e alimenta. Gli effetti sono la perdita del senso dellamore umano, la disgregazione della famiglia, la disumanizzazione della cultura. Il Santo Padre sollecita a riconoscere il genio della donna (cfr. MD 30) a favore della vita e dellumanizzazione della cultura. 4. Educarci ed educare a globalizzare la solidarietà: valorizzare una visione coerente e aggiornata della dottrina sociale della Chiesa è una tra le più significative opportunità per offrire un contributo al rinnovamento della cultura e solide basi al dialogo ecumenico, interreligioso e interculturale. Il risveglio della società civile è un fenomeno recente che interpella fortemente leducazione alla cittadinanza attiva, critica e propositiva, lontana dal ricorso alla violenza. I giovani, in numero crescente, esprimono la disponibilità ad impegnarsi, attraverso il volontariato anche nella missione ad gentes, in azioni che promuovono il rispetto dei diritti umani, la solidarietà e la pace. Riconoscono, a contatto con la vita dei poveri, il valore fondamentale dellesistenza, liberata dai pesanti condizionamenti della società consumistica. [00266-01.04] [ud021] [Testo originale: italiano] The pleas from laity. Can the Church use human resources within each diocese - professional, retired people, to spread the Kingdom of God - by being involved in parish work in the establishment of sustainable development projects that could benefit the unemployed? The new generation of young highly profiled who are in government position in business and self-employed; can they be brought in, can they be helped with their spiritual life? They are definitely drifting from the Church. They are rich and are self-sufficient. [00276-02.04] [ud022] [Original text: English] Me concentrar en el acontecimiento del 11-9. El Sínodo se está desarrollando como interpelación asimilable a un "signo de los tiempos" (cf. IL, 144). Mi testimonio será una contribución a una interpretación; y expresar algunas "esperanzas" sobre el compromiso cristiano en la acción social, política y cultural, así como acerca de la formación sacerdotal y el perfil del obispo. El acontecimiento y su interpretación. Se ha destacado que todo verdadero acontecimiento muestra la paradoja del poder, con racionalidad y perversiones especificas. El del 11-9, cuyo carácter de inhumanidad y pecado no debe ser soslayado, "da que pensar", por su novedad, aspecto desafiante y exigencia de respuesta sabia en lo socio-económico, político y ético-cultural: ha "temblado" la autosuficiencia de una cierta globalización y "fin de la historia" del mercado sin ataduras, de una forma de política liberal y de "pensamiento único", pero también una cierta ingenuidad o insuficiencia, de denuncia moralizante de la injusticia y de ciertos "ismos". Actitudes que desconocenl que lo novedoso es la irrupción del terror y la búsqueda ansiosa de la seguridad, que exigen respuestas políticas prudenciales, en un universo económico cuya lógica immanente es la utilidad y la eficacia, y cuyo "ethos" es el primado de la razón instrumental, la rea1idad como proceso estructural auto-suficiente y un quehacer funcional de "sujetos" sin mayor identidad. ... Para la Esperanza del Mundo. Un pensador católico articuló la esperanza corno un esperar en Alguien y un esperar algo. La primera personal y personalizante; la segunda, tentada por el "cosismo", apunta, sin embargo; a nuestra condición encarnada. Algunas "esperanzas": una primera, sin eludir la denuncia profética, profundizar en el anuncio y compromiso positivos a favor de la acción organizada en el mundo del trabajo, el testimonio y acción eficaces en las diversas esferas de la actividad cultural, científica y artística, y salir al encuentro de la descalificación de la política, ámbito particular de humanización y de ejercicio de la caridad y cuyos males reales sólo se resuelven con más y mejor política. Una segunda "esperanza", la actualización y profundización de la formación espiritual, teológica y humana, de los nuevos sacerdotes, por una mayor atención a la estructuración de sus centros de estudio y a la formación de un tipo de sacerdote más acorde con las nuevas exigencias evangelizadoras. Una última "esperanza", sobre el perfil del obispo para la nueva situación cultural: un hombre con capacidad de apertura y acogida al reconocimiento de la gran novedad que el Espíritu del Señor suscita en todo ser humano, por la libertad que hace que el "el hombre supere infinitamente al hombre" y en Su Iglesia, haciéndola vivir en la verdad de que Dios y sólo Él, es "el futuro absoluto del hombre". [00277-04.03] [ud023] [Texto original: español] The theme, "The Bishop: Servant of the Gospel of Jesus Christ for the Hope of the World" has urgent relevance for the family. The Trinitarian Communion manifested by the Bishop for the unity of the particular Church has special meaning for the Christian Family. The spirituality of Trinitarian Communion has an ontological foundation. One of the most important contributions of Familiaris Consortio is its emphasis upon Trinitarian Communion as an informing principle of family life and family structure. This awareness of the Trinitarian character of the family allows us to see more clearly the ecclesial role of the family as domestic Church as envisioned by its role in the New Evangelization. If the family is to realize more fully and in concrete ways its ecclesial reality, the Christian Family will require a greater communion and solidarity with the Bishop. Thus, the question: Can the Bishop manifest Trinitarian Communion with the domestic Church in ways similar to his manifestation of Trinitarian Communion to the particular Church and the Universal Church? The ontological reality of the Trinitarian Communion informing the structure of all human relations (and especially the family) make more clear that associations, such as the Knights of Columbus, that combine concern for family life with provision for its financial security and that help the Laity realize its mission to renew society, are mediating structures, they can integrate the Laity and its mission within the daily life of the Parish when undertaken in solidarity with Bishop. [00264-02.04] [ud019] [Original text: English] INTERVENTI IN AULA (CONTINUAZIONE) Quindi, sono intervenuti i seguenti Padri:
Diamo qui di seguito i riassunti degli interventi dei Padri sinodali: Exc.mus D.nus Joseph Theodorus SUWATAN, M.S.C., Episcopus Manadoënsis (Manado, Indonesia). I would like to offer my reflections on a matter which, in my opinion, has not yet received sufficient attention. That is the question of the manner of our being Church in the World, and thus also of our being Bishop of this Church for the hope of this World. When the Pastoral Constitution Gaudium et Spes was promulgated in 1965, I was stilI a young seminarian, and yet I still remember the enthusiasm which this inspiring product of the Fathers of the Second Vatican Council aroused in us. The document presented a refreshing image of the Church as a community of the followers of Christ, who experience themselves as being part of and in solidarity with all mankind in their joys and hopes, griefs and anxieties, a Church that does not remain aloof, but is really incarnated in the midst of the community of mankind. As followers of Christ, we must be a Church that is fully and intimately linked with mankind and its history. Nothing genuinely human is foreign to the Church. It is only in being a Church in solidarity with the world that we will be able to give hope to the World. In whatever part of the world we live, the Bishop with his Church community lives in the world of a larger human community which is a pluralistic and heterogeneous community of different religions and beliefs, of different cultures and languages. Is our presence as Church community a sign of hope? Are we in solidarity with and do we take part in their struggles to work for the common good for everyone, whatever their religion or belief, culture or ethnicity? The bishop should be a champion of a new human brotherhood where there is justice and peace for everybody. And here we find the important role of our lay people. We bishops should be able to empower our laity for establishing a new human brotherhood based on genuine human values which are basically Christian values. The Great Assembly of the Catholic Church in Indonesia for the celebration of the Jubilee Year, recognizes the key role of the laity who through their presence and activities, not only within the basic ecclesial communities, but also and especially within the basic human communities of their life and work, will be able to put into practice the gospel values of justice and love, of peace and brotherhood. If this be done there will be hope for the whole world, with each one starting from their own little world where they live and work. [00246-02.03] [IN202] [Original text: English] In Botswana, HIV/Aids has so devastated our people that they often seem to be like people without hope. One third of our population is infected by the deadly virus and all of us are affected by it. How can one have hope when one sees many young people dying? What can you say to people in such desolate and inconsolable state? We see the example ofthe suffering Christ in these people. Has the Father abandoned them? No by no means. There are many faithfully married people who have been infected by their unfaithful partners. These could be considered as martyrs of faith. They were faithful and innocent but were infected by another one. There are priests and other health workers who face sick people daily and are being shattered by the experience of hopelessness. They are crying out to the church to minister to them. They look up to the Bishop. The Bishop is called upon to bring hope to the people by his presence. He is present when he visits the communities of his diocese. He can be present to them when he celebrates the Eucharist as the chief minister and when he confers the sacrament of confirmation on his people. The Bishop should also have healing services for his people to reassure them ofthe Father's love and administer the sacrament ofthe sick to them. The Bishop can be the first minister to the sick. The Bishop should establish a sort of ministry to healthcare providers. They need encouragement and hope. The Bishop brings hope to the sick when he visits them both at home and in the hospital. This way, he brings God's compassion and consolation to them. He identifies with them in their pain. He gently leads them like a good shepherd to the green pastures of the Father's love. Some people have committed suicide when they got to know that they are HIV positive. They had lost hope and meaning in life. The Bishop helps the terminally sick to accept their condition and make peace with God. I acknowledge the great role Religious, especially women, play in this ministry of serving the sick. They take risks in serving the sick. I salute them all. The Bishop answers the question of God to Cain: "Where is your brother?" The Bishop becomes his brother's and sister's keeper. He looks for his/her good and seeks ways to help him/her overcome difficulties. In this context, the Bishop is seen as the promoter of hope in a hopeless situation. He is a minister of hope. He shares from his own experience of life among his people. As a man of faith, I know that even the wildest fire burns itself out and so will this pandemic. The Bishop should preach the everlasting word of hope in God's love and compassion. In the face of the dreadful scourge of the HIV/Aids in our country, people are looking up to the Bishops to provide leadership in breaking down the taboos that prevent the correct education in sexual matters, and to provide care for the sick and to help prevent new infections by encouraging behavior change. This is where the message of faithfulness to the Christian message can bring hope to the people. [00247-02.03] [IN203] [Original text: English] Mi intervención hoy está motivada por el tercer capítulo del Instrumentum Laboris. Me refiero a la búsqueda de diferentes maneras para subrayar, promover, fortalecer y ayudar a ejercer la dimensión eclesio-universal dela solicitud pastoral de cada obispo que surge de nuestra experiencia de fe y no de nuestros talentos y preocupaciones en el campo de estructuras de organización. Estoy de acuerdo con lo que ha dicho el Cardenal Ratzinger: necesitamos más Espíritu y menos organización. Mi propuesta simplemente es que se creen estructuras de solidaridad económica que ayuden a las diócesis pobres del mundo a invertir sus recursos y la ayuda caritativa que reciben de otras diócesis de tal forma que éstas puedan sobrevivir la globalización. Como parte de su enseñanza acerca de una "eclesiología de comunión, tal como lo hace nuestro Instrumentum Laboris, el Concilio Vaticano II dio "énfasis a la necesidad de que las diócesis y otras comunidades eclesiásticas contribuyan parte de sus recursos económicos a las diócesis más pobres, ayudándose así mutuamente a llevar a cabo su misión común (cf. LG 13, 23; CD 6; AA 10; AG 19, 29,38). Este principio fue acogido en los cánones 1271, 1274.3, y sobre todo, el 1275 que habla sobre cómo las iglesias locales mas pudientes pueden ayudar a las más pobres. El Santo Padre trata sobre este tema en Ecclesia in America 37 y 38. El canon 1275 insiste que los fondos de tales programas han de ser administrados de acuerdo a las normas establecidas por los obispos correspondientes. Por otro lado, mi propuesta no se limita a ayuda económica concreta, sino además al expertise necesario para asegurar la solidez económica de estos fondos y sobrevivir los ritmos a veces devastadores para los pobres de la economía global actual. Por el momento no puedo ser más explícito. Me parece que al menos podríamos pedir que se realizase un estudio sobre el asunto, consultando a conferencias nacionales y regionales de obispos que tengan algunas estructuras que de un modo u otro respondan ya a esta preocupación. En fin de cuentas quiero concluir que lo que me mueve a hacer esta propuesta no son preocupaciones de orden económico o administrativo sino del deseo, en un mundo globalizado, de resaltar aquella otra "globalización" que corresponde a la Ciudad de Dios peregrina en este mundo, y que se basa en el Misterio de la Comunión Trinitaria a la que somos incorporados por nuestro Señor Jesucristo, de la cual la Iglesia es misterio-sacramento. Es solamente adentrándonos en ese Misterio que descubriremos lo que significa ser hoy siervo del evangelio de Jesucristo para la esperanza del mundo. [00237-04.06] [in197] [Texto original: español] Sin restar importancia a los muchos y variados Ministerios que el "Instrumentum Laboris" atribuye a la Misión del Obispo en el momento histórico que vive la Iglesia y la humanidad, hemos juzgado conveniente destacar, clara y tajantemente, que el servicio a los pobres en sus múltiples facetas, debe constituir una de las grandes preocupaciones de los Pastores, sobre todo, en tantos Países y Continentes, en donde cunde la pobreza extrema, las desigualdades sociales y el desconocimiento de la dignidad y los derechos inalienables de la persona humana. Creemos que de esta manera seguimos fielmente las enseñanzas y los ejemplos del Divino Maestro y los innumerables reclamos del Magisterio de la Iglesia, especialmente, en el actual Pontificado del Papa JUAN PABLO II. Trabajar incansablemente por la causa de los pobres y marginados (que tienden a aumentar con la llamada "'globalización" y "libre comercio" mundial) creemos que es la mejor forma de acompañar a nuestro pueblo en su caminar hacia una vivencia fiel de nuestra Fe, conscientes de que esta actitud de los Pastores constituye un claro anuncio de la Buena Nueva del Reino. El "Instrumentum Laboris" se expresa en estos términos en varios lugares, llegando a decirnos en el No.145 que la Doctrina Social de la Iglesia, no sólo no es ajena, sino que es parte esencial del mensaje cristiano, porque propone las directas consecuencias del Evangelio en la vida de la sociedad. "Tras recordarnos las enseñanzas del Magisterio sobre la materia, termina diciéndonos que "corresponde a las Iglesias Particulares, en comunión con la Sede de Pedro, y entre ellas, llevar esa misma doctrina a aplicaciones concretas". Todo esto nos tiene que llevar a "no pasar adelante" frente a tantos heridos y golpeados por la injusticia social y los atropellos contra la dignidad y contra los derechos humanos, sino ser los buenos samaritanos, curando tantas heridas como afligen a nuestra gente humilde, quienes medran con el dolor y el sudor ajeno. " La caridad de Cristo nos apremia" ( 2 Cor. 8, 14 ) . [00248-04.03] [IN204] [Texto original: español] Exc.mus D.nus. Josaphat Louis LEBULU, Archiepiscopus Arushaënsis (Arusha, Tanzania). In developing countries, such as those of Africa, the Diocesan Bishop, being the "headand the spouse" of his particular church ( Diocese ) would not be a sign of hope to the people entrusted to him unless he involves himself fully in the struggle for the human development of his people. Indeed, the involvement of the Bishop in the integral development of his flock should in no way be considered as a hobby but rather a vocation, mission and duty to be carefully accomplished. It is a vocation from Jesus Christ the Good Shepherd who summons and urges the Bishop to join in His ministry to the people of God in a given area. Cf. Matthew ( 9:35-38 ). Indeed, I do believe that, the stated healing and Evangelization tour made by our Lord Jesus Christ in the villages and towns of Galilee during His public ministry is currently being realized in the well-to-do and poor villages of Africa, in the clean and filthy towns and suburbs of our African Countries, in the market places and streets of our cities where many of the sons and daughters of Africa, created in the same image and likeness of God are gradually being wiped out by the scourge of malaria and HIV/AIDS pandemic. For sure, the Risen Lord is struck by compassion and moved by pity and consequently appeals to us all, shepherds of the entire Church and in particular to the Bishops of Africa, for the sake of diminishing and eventually eradicating the diseases of malaria and HIV/AIDS in our respective dioceses. The Lord Himself is requesting us to seek a helping hand from His Father for He reaIizes how difficult the situation is if left to our own power and will. Cf.Luke ( 11: 9-13). Powerless as we are, let us ask, seek and knock to the Heavenly Father for the gift of the Holy Spirit in order to be inspired to understand the specificity of this vocation by realizing that: The Risen Lord has no other feet but ours to bring Good news to the poor - indeed how good are the feet of the one bringing Good News to the poor. Jesus, the Risen Lord, has no other hands but ours, to confer blessing to the afflicted, anointing to the sick, healing to the wounded and assistance to the needy and poor. Christ has no other mind but ours to survey, analyse and interpret the devastating socio-economic, politico and cultural situations and eventually come up with priorities, programs, projects and strategic plans for an effective and efficient action. Above alI, Christ has no other heart but ours in which to love all people and consequent1y inspire hope for the people, their society and for the entire world. By being called to the office of a Bìshop, the person concerned is not only called, as if it were, to assist or to help Jesus Christ in His work of Evangelization! Indeed, having interiorized the person, mission and vocation of Jesus Christ, with regard to the need for the integral human development of the flock, the Bishop is expected to take up this work of Christ and make it his own personal DUTY. He would then exteriorize the same mission and vocation as his duty or obligation and call upon others from within the diocese and from without to collaborate in the realization of this cherished DUTY. In conclusion, allow me on behalf of the Episcopal Conferences of AMECEA countries, as well as on my own behalf, to express our sincere gratitude for the solidarity and the support given us by our brother Bishops. By supporting us to realize our vocation, mission and duty of involving ourselves fully into the integral human development endeavour of the flock entrusted to us, you have indeed enabled us to be a sign of hope to our people. [00249-02.03] [in205] [Original text: English] Exc.mus D.nus Edmond JITANGAR, Episcopus Sarhensis (Sarh, Tzadia). Parmi les nombreux défis qui se presentent à notre église et à ses pasteurs, deux retiennent particulièrement notre attention 1) Lidentité de notre Eglise. Le Tchad est une erreur de l'histoire coloniale car il a été créé de toutes pièces ce qui explique en partie les nombreux drames qui s'y déroulent actuellement. Face à l'Islam (51% du pays) notre Eglise est appelée à dire qui elle est et, en se donnant une identité, manifester sa capacité de puiser dans l'Evangile de Jésus-Christ les énergies suffisantes pour affronter les situations de sous-développement où nous nous trouvons L 'ecclésiologie d'Eglise-Famille de Dieu a contribue à donner une identité à notre Eglise car elle touche sa quête d 'une reconnaissance à travers des relations qui lui permettent un « plus-être ». Cette vision de l'Eglise-Famille de Dieu place le Pape et plus imnediatement lévêque au centre de la vie de la famille. Par la communion sacramentelle avec les autres évêques et comme promoteurs de 1 'unique mission du Christ, il veille avec sollicitude sur le « dépôt de la foi», cum et sub Petro.2/ la prise en charge de la vie de notre Eglise-Famille. La situation économique déplorable de nos diocèses constitue une grande préoccupation pour nous pasteurs. lInstrumentum laboris au no74 suggère que des rapports d'assistance réciproque s ' établissent entre les grands diocèses et ceux plus petits . ... Les considérations pessimistes et les préjugés défavorables sur lAfrique qui prévalent dans les relations internationales, peuvent influencer négativement la manière dont ces relations d'assistance seront vécues. L 'ecclésiologie de communion et d'unité dans la mission peut se trouver faussée . . .à moins que ne s'opère une conversion du regard de part et d'autre. Deux souhaits: 1) Développer davantage les lieux d' expression de la communion épiscopale. 2) Que les églises aînées apportent un « appui technique multiforme et programmé » aux églises plus jeunes pour les aider à mettre en place des structures adaptées pour une bonne gestion de leurs projets pastoraux ou de promotion humaine. [00250-03.03] [in206] [Texte original: français] ELENCO DEI RELATORI DEI CIRCOLI MINORI Anglicus A
Anglicus B
Anglicus C
Gallicus A
Gallicus B
Gallicus C
Germanicus
Hispanicus A
Hispanicus B
Hispanicus C
Italicus A
Italicus B
La preghiera di apertura della Sedicesima Congregazione Generale di giovedì mattina 11 ottobre 2001, "per le vittime dellattentato terroristico negli USA" e "per la pace nel mondo" sarà trasmessa in diretta TV dallAula del Sinodo alla Sala Stampa della Santa Sede. La seconda Conferenza Stampa sui lavori della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, dopo la Relatio post disceptationem avrà luogo venerdì 12 ottobre 2001, alle ore 12.45, nellAula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede. Interverranno:
"BRIEFING" PER I GRUPPI LINGUISTICI Il nono briefing per i gruppi linguistici avrà luogo domani giovedì 11 ottobre 2001 alle ore 13.10 (nei luoghi di briefing e con gli Addetti Stampa indicati nel Bollettino N. 2). Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per il permesso di accesso (molto ristretto). Lottavo "pool" per lAula del Sinodo sarà formato per la preghiera di apertura della Sedicesima Congregazione Generale di giovedì mattina 11 ottobre 2001. NellUfficio Informazioni e Accreditamenti della Sala Stampa della Santa Sede (allingresso, a destra) sono a disposizione dei redattori le liste discrizione al pool. Si ricorda che i Signori operatori audiovisivi (cameramen e tecnici) e fotoreporters sono pregati di rivolgersi al Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali per la partecipazione al pool per lAula del Sinodo. Si ricorda che i partecipanti al pool sono pregati di trovarsi alle ore 08.30 nel Settore Stampa, allestito allesterno di fronte allingresso dellAula Paolo VI, da dove saranno chiamati per accedere allAula del Sinodo, sempre accompagnati da un ufficiale della Sala Stampa della Santa Sede, rispettivamente dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. Il prossimo Bollettino N. 19 sarà a disposizione dei Signori giornalisti accreditati a conclusione dei lavori della Sedicesima Congregazione Generale della X Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi di domani mattina giovedì 11 ottobre 2001. |
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