VISITA PASTORALE A TORINO
GIOVANNI PAOLO II
ANGELUS
Santuario di Maria Ausiliatrice - Torino
Domenica
, 4 settembre 1988
1. Siamo qui a Torino-Valdocco davanti al Santuario di Maria Ausiliatrice, voluto dall’amore e dal coraggio di un santo.
Prima di iniziare la costruzione, don Bosco aveva detto: “La Madonna vuole che la veneriamo sotto il titolo di Maria Ausiliatrice: i tempi corrono così tristi che abbiamo proprio bisogno che la Vergine santissima ci aiuti a conservare e difendere la fede cristiana” (“Memorie Biografiche”, 7, p. 334).
E quando il tempio fu inaugurato scrisse: “Un’esperienza di diciotto secoli ci fa vedere in modo luminosissimo che Maria ha continuato dal cielo e col più gran successo la missione di Madre della Chiesa e Ausiliatrice dei cristiani che aveva incominciato sulla terra” (G. Bosco “Meraviglie della Madre di Dio invocata sotto il titolo di Maria Ausiliatrice”, Torino 1868, p. 45). Egli ci invita a saper vedere in Maria una presenza efficace di difesa e di aiuto, di intercessione e di servizio amoroso.
2. Il Concilio Vaticano II ci presenta Maria come modello della Chiesa per la sua ricchezza di grazia, la sua incrollabile testimonianza di fede, la sua maternità e la sua sollecitudine per la salvezza degli uomini. Ciò che Maria è personalmente in forma piena nella sua singolare unione con Cristo e nella comunione con la prima comunità degli apostoli, è pure la Chiesa lungo il pellegrinaggio dei secoli, fatta Corpo mistico di Cristo in tutte le latitudini.
In particolare la Chiesa dimostra la sua fisionomia mariana attraverso la generazione di Cristo nel cuore dei credenti e attraverso la solerte cura della loro crescita nella fede. La Chiesa è davvero Madre perché genera ed educa alla fede i suoi figli.
È una maternità, quella della Chiesa, che ha bisogno di interpreti santi, docili e oranti come don Bosco; soprattutto quando si tratta di educare alla fede la gioventù.
3. Da questo Santuario mariano tanto significativo per i giovani rivolgo un appello ai genitori, ai presbiteri, alle persone consacrate ed agli educatori tutti, ricordando loro che hanno la vocazione d’interpretare con generosa donazione di sé la maternità della Chiesa per la nascita e la crescita della fede nel cuore dei giovani. Quante difficoltà trova oggi la gioventù al riguardo! È una sfida preoccupante, tra le più urgenti e anche tra le più delicate e complesse. Non è un compito facile, ma è più che necessario.
Invito, pertanto, a guardare Maria, potente aiuto e materna guida degli educatori della fede.
Se ci affidiamo veramente a lei, sentiremo crescere in noi un atteggiamento di piena fiducia e capacità pedagogica e, insieme, un grande amore riconoscente, come ricambio della sua sollecitudine per la gioventù. Saremo portati a sentire più intensamente, guidati da “colei che ha creduto”, il compito dell’educazione della fede, e a percepire più distintamente che l’azione della Chiesa nel mondo è come un prolungamento della maternità della Vergine piena di grazia.
In questo modo, la partecipazione alla missione della Chiesa si tradurrà in amore per Maria, stella dell’evangelizzazione, e in riconoscenza per il suo materno aiuto.
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