GIOVANNI PAOLO II
UDIENZA GENERALE
Mercoledì, 1° dicembre 1982
1. Abbiamo fatto l’analisi della lettera agli Efesini, e soprattutto del passo del capitolo 5, 22-33, nella prospettiva della sacramentalità del matrimonio. Ora cercheremo ancora una volta di considerare il medesimo testo alla luce delle parole del Vangelo e delle lettere paoline ai Corinzi e ai Romani.
Il matrimonio - come sacramento nato dal mistero della Redenzione e rinato, in certo senso, nell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa - è una efficace espressione della potenza salvifica di Dio, che realizza il suo eterno disegno anche dopo il peccato e malgrado la triplice concupiscenza, nascosta nel cuore di ogni uomo, maschio e femmina. Come espressione sacramentale di quella potenza salvifica, il matrimonio è anche un’esortazione a dominare la concupiscenza (come ne parla Cristo nel Discorso della Montagna). Frutto di tale dominio è l’unità e indissolubilità del matrimonio, e inoltre, l’approfondito senso della dignità della donna nel cuore dell’uomo (come anche della dignità dell’uomo nel cuore della donna), sia nella convivenza coniugale, sia in ogni altro àmbito dei rapporti reciproci.
2. La verità, secondo cui il matrimonio, quale sacramento della redenzione, è dato “all’uomo della concupiscenza”, come grazia e in pari tempo come ethos, ha trovato particolare espressione anche nell’insegnamento di san Paolo, specialmente nel 7° capitolo della prima lettera ai Corinzi. L’Apostolo, confrontando il matrimonio con la verginità (ossia con la “continenza per il regno dei cieli”) e dichiarandosi per la “superiorità” della verginità, costata ugualmente che “ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro” (1 Cor 7, 7). In base al mistero della Redenzione, al matrimonio corrisponde dunque un “dono” particolare, ossia la grazia. Nello stesso contesto l’Apostolo dando consigli ai suoi destinatari, raccomanda il matrimonio “per il pericolo dell’incontinenza” (1 Cor 7, 2), e in seguito raccomanda ai coniugi che “il marito compia il suo dovere verso la moglie; ugualmente anche la moglie verso il marito” (1Cor 7,3). E continua così: “È meglio sposarsi che ardere” (1 Cor 7, 9).
3. Su questi enunciati paolini si è formata l’opinione che il matrimonio costituisca uno specifico “remedium concupiscentiae”. Tuttavia san Paolo, il quale, come abbiamo potuto costatare, insegna esplicitamente che al matrimonio corrisponde un “dono” particolare e che nel mistero della Redenzione il matrimonio è dato all’uomo e alla donna come grazia, esprime nelle sue parole, suggestive ed insieme paradossali, semplicemente il pensiero che il matrimonio è assegnato ai coniugi come ethos. Nelle parole paoline “È meglio sposarsi che ardere”, il verbo “ardere” significa il disordine delle passioni, proveniente dalla stessa concupiscenza della carne (analogamente viene presentata la concupiscenza nell’Antico Testamento dal Siracide) (cf. Sir 23, 17). Il “matrimonio”, invece, significa l’ordine etico, introdotto consapevolmente in questo àmbito. Si può dire che il matrimonio è luogo d’incontro dell’ eros con l’ ethos e del reciproco compenetrarsi di essi nel “cuore” dell’uomo e della donna, come pure in tutti i loro rapporti reciproci.
4. Questa verità - che cioè il matrimonio, quale sacramento scaturito dal mistero della Redenzione, è dato all’uomo “storico” come grazia ed insieme come ethos - determina inoltre il carattere del matrimonio quale uno dei sacramenti della Chiesa. Come sacramento della Chiesa, il matrimonio ha indole di indissolubilità. Come sacramento della Chiesa, esso è anche parola dello Spirito, che esorta l’uomo e la donna a modellare tutta la loro convivenza attingendo forza dal mistero della “redenzione del corpo”. In tal modo, essi sono chiamati alla castità come allo stato di vita “secondo lo Spirito” che è loro proprio (cf. Rm 8, 4-5; Gal 5, 25). La redenzione del corpo significa, in questo caso, anche quella “speranza” che, nella dimensione del matrimonio, può essere definita speranza del giorno quotidiano, speranza della temporalità. Sulla base di una tale speranza viene dominata la concupiscenza della carne come fonte della tendenza ad un egoistico appagamento, e la stessa “carne”, nell’alleanza sacramentale della mascolinità e femminilità, diventa lo specifico “sostrato” di una comunione duratura ed indissolubile delle persone (“communio personarum”) al modo degno delle persone.
5. Coloro che, come coniugi, secondo l’eterno disegno divino si uniscono così da divenire, in certo senso, “una sola carne”, sono anche a loro volta chiamati, mediante il sacramento, ad una vita “secondo lo Spirito”, tale che corrisponda al “dono” ricevuto nel sacramento. In virtù di quel “dono”, conducendo come coniugi una vita “secondo lo Spirito”, sono capaci di riscoprire la particolare gratificazione, di cui sono divenuti partecipi. Quanto la “concupiscenza” offusca l’orizzonte della visuale interiore, toglie ai cuori la limpidezza dei desideri e delle aspirazioni, altrettanto la vita “secondo lo Spirito” (ossia la grazia del sacramento del matrimonio) consente all’uomo e alla donna di ritrovare la vera libertà del dono, unita alla consapevolezza del senso sponsale del corpo nella sua mascolinità e femminilità.
6. La vita “secondo lo Spirito” si esprime dunque anche nel reciproco “unirsi” (cf. Gen 4, 1), con cui i coniugi, divenendo “una sola carne”, sottopongono la loro femminilità e mascolinità alla benedizione della procreazione: “Adamo si unì a Eva, sua moglie, la quale concepì e partorì . . . e disse: Ho acquistato un uomo dal Signore” (Gen 4, 1).
La vita “secondo lo Spirito” si esprime anche qui nella consapevolezza della gratificazione, a cui corrisponde la dignità degli stessi coniugi in qualità di genitori, cioè si esprime nella profonda consapevolezza della santità della vita (“sacrum”), a cui ambedue danno origine, partecipando - come i progenitori - alle forze del mistero della creazione. Alla luce di quella speranza, che è connessa col mistero della redenzione del corpo (cf. Rm 8, 19-23), questa nuova vita umana, l’uomo nuovo concepito e nato dall’unione coniugale di suo padre e di sua madre, si apre alle “primizie dello Spirito” (Rm 8, 23) “per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio” (Rm 8, 21). E se “tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto” (Rm 8, 22), una particolare speranza accompagna le doglie della madre partoriente, cioè la speranza della “rivelazione dei figli di Dio” (Rm 8, 19), speranza di cui ogni neonato che viene al mondo porta con sé una scintilla.
7. Questa speranza che è “nel mondo”, compenetrando - come insegna san Paolo - tutta la creazione, non è, al tempo stesso, “dal mondo”. Ancor più: essa deve combattere nel cuore umano con ciò che è “dal mondo”, con ciò che è “nel mondo”. “Perché tutto quello che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo” (1 Gv 2, 16). Il matrimonio, come sacramento primordiale ed insieme come sacramento nato nel mistero della redenzione del corpo dall’amore sponsale di Cristo e della Chiesa, “viene dal Padre”. Non è “dal mondo”, ma “dal Padre”. Di conseguenza, anche il matrimonio, come sacramento, costituisce la base della speranza per la persona, cioè per l’uomo e per la donna, per i genitori e per i figli, per le generazioni umane. Da una parte, infatti, “passa il mondo con la sua concupiscenza”, dall’altra “chi fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Gv 2, 17). Con il matrimonio, quale sacramento, è unita l’origine dell’uomo nel mondo, e in esso è anche iscritto il suo avvenire, e ciò non soltanto nelle dimensioni storiche, ma anche in quelle escatologiche.
8. A ciò si riferiscono le parole, in cui Cristo si richiama alla risurrezione dei corpi - parole riportate dai tre sinottici (cf. Mt 22, 23-32; Mc 12, 18-27; Lc 20, 34-39). “Alla risurrezione infatti non si prende né moglie né marito, ma si è come angeli nel cielo”: così Matteo e in modo simile Marco; ed ecco Luca: “I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni dell’altro mondo e della risurrezione dei morti, non prendono moglie né marito; e nemmeno possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, essendo figli della risurrezione, sono figli di Dio” (Lc 20, 34-36). Questi testi sono stati sottoposti in precedenza ad una analisi particolareggiata.
9. Cristo afferma che il matrimonio - sacramento dell’origine dell’uomo nel mondo visibile temporaneo - non appartiene alla realtà escatologica del “mondo futuro”. Tuttavia l’uomo, chiamato a partecipare a questo avvenire escatologico mediante la risurrezione del corpo, è il medesimo uomo, maschio e femmina, la cui origine nel mondo visibile temporaneo è collegata col matrimonio quale sacramento primordiale del mistero stesso della creazione. Anzi, ogni uomo, chiamato a partecipare alla realtà della futura risurrezione, porta nel mondo questa vocazione, per il fatto che nel mondo visibile temporaneo ha la sua origine per opera del matrimonio dei suoi genitori. Così, dunque, le parole di Cristo, che escludono il matrimonio dalla realtà del “mondo futuro”, al tempo stesso svelano indirettamente il significato di questo sacramento per la partecipazione degli uomini, figli e figlie, alla futura risurrezione.
10. Il matrimonio, che è sacramento primordiale - rinato, in un certo senso, nell’amore sponsale di Cristo e della Chiesa - non appartiene alla “redenzione del corpo” nella dimensione della speranza escatologica (cf. Rm 8, 23). Lo stesso matrimonio dato all’uomo come grazia, come “dono” destinato da Dio appunto ai coniugi, e al tempo stesso assegnato loro, con le parole di Cristo, come ethos - quel matrimonio sacramentale si compie e si realizza nella prospettiva della speranza escatologica. Esso ha un significato essenziale per la “redenzione del corpo” nella dimensione di questa speranza. Proviene, difatti, dal Padre ed a lui deve la sua origine nel mondo. E se questo “mondo passa”, e se con esso passano anche la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, che vengono “dal mondo”, il matrimonio come sacramento serve immutabilmente affinché l’uomo, maschio e femmina, dominando la concupiscenza, faccia la volontà del Padre. E chi “fa la volontà di Dio rimane in eterno” (1 Gv 2, 17).
11. In tale senso il matrimonio, come sacramento, porta in sé anche il germe dell’avvenire escatologico dell’uomo, cioè la prospettiva della “redenzione del corpo” nella dimensione della speranza escatologica, a cui corrispondono le parole di Cristo circa la risurrezione: “Alla risurrezione . . . non si prende né moglie né marito” (Mt 22, 30); tuttavia, anche coloro che, “essendo figli della risurrezione . . . sono uguali agli angeli e . . . sono figli di Dio” (Lc 20, 36), debbono la propria origine nel mondo visibile temporaneo al matrimonio e alla procreazione dell’uomo e della donna. Il matrimonio, come sacramento del “principio” umano, come sacramento della temporalità dell’uomo storico, compie in tal modo un insostituibile servizio riguardo al suo avvenire extra-temporale, riguardo al mistero della “redenzione del corpo” nella dimensione della speranza escatologica.
Ai pellegrini francesi e agli esperti della pastorale dei nomadi
Chers Frères et Sœurs,
Poursuivant notre lecture de l’épître aux Ephésiens, nous nous aiderons, à présent, de l’évangile et des lettres pauliniennes aux Corinthiens et aux Romains.
Le mariage, présenté comme exhortation à dominer la concupiscence, fait aussi l’objet d’un don particulier, à savoir la grâce. Il est donné à l’homme comme éthos, c’est-à-dire comme valeur morale. En lui, eros et éthos se compénètrent dans le cœur de l’homme. Ce don comporte également un appel à ceux qui s’unissent en une seule chair, à vivre “selon l’Esprit” et à goûter la sainteté de la vie à laquelle les époux participent au titre de procréateurs. Venu du Père, comme sacrement primordial, le sacrement de mariage est cause d’espérance pour les générations humaines, car ainsi l’avenir eschatologique de l’homme y est inscrit, bien qu’il n’appartienne pas, comme tel, à la réalité du monde futur. Ainsi, le mariage, comme sacrement de la temporalité humaine, concerne cependant son avenir extra-temporel et le mystère de la rédemption du corps dans l’espérance eschatologique.
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Je salue avec joie et reconnaissance les “prêtres-aumôniers” des gens du voyage et leurs proches collaborateurs. Je sais que vous êtes à Rome pour une mise en commun de vos expériences particulières, pour une amélioration de vos structures d’apostolat et pour la préparation du prochain congrès international de la pastorale des nomades.
Je vous renouvelle mes encouragements chaleureux. Soyez toujours plus conscients et plus heureux d’avoir été appelés en Eglise à la vocation spéciale qui est la vôtre! Vous êtes le visage et la présence du Christ Rédempteur au milieu de ces dix millions d’hommes, de femmes et d’enfants qui voyagent sans cesse sur un continent ou un autre, et qui connaissent trop souvent l’épreuve de l’incompréhension et du refoulement, de l’insécurité et de la pauvreté. En collaboration avec la Commission pontificale compétente, et avec vos épiscopats locaux - sans ignorer les autres services d’évangélisation -, continuez de renforcer et de qualifier vos équipes régionales ou nationales! Des laïcs encore plus nombreux pourraient être appelés et formés pour cet immense champ d’apostolat. J’invoque sur vos personnes, sur tous vos collaborateurs et sur tous les gens du voyage une abondante effusion de courage et de charité évangéliques. Et je vous bénis de grand cœur, ainsi que tous les pèlerins de langue française présents à cette audience.
Ai pellegrini di espressione linguistica inglese
Dear brothers and sisters in Christ,
Marriage as a sacrament of redemption is given to man and woman as a gift and as an ethos. For marriage is both an effective sign of the saving power of God and an exortation for the man and woman to participate consciously in the redemption of the body. In this sacrament, the couple is called to a way of life “according to the Spirit”, and not “according to the flesh”. As Saint Paul said: “Those who belong to Christ Jesus have crucified the flesh with its passions and desires. If we live by the Spirit, let us also walk by the Spirit”.
To live “according to the Spirit” implies that the man and woman who “have become one flesh” are able, with the redemptive power of Christ, to live in a way that corresponds to the gift they have received in the sacrament. They can remain faithful for life in an indissoluble union, and they can discover that true freedom which allows them to be a gift to one another.
When the couple live “according to the Spirit”, they place their masculinity and femininity at the service of procreation. They possess a profound awareness of the sanctify of human life, especially of the human life to which they give origin in their own children, as cooperators in the mystery of creation.
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It is joy for me to welcome all the visitors and pilgrims, especially those from England and the United States.
In particular, I greet the men and women religious who are meeting in Rome. Among these is a group of Christian Brothers attending a renewal course. On this occasion I wish to assure you and all religious everywhere of the Church’s profound esteem for you. She esteems the evangelical and ecclesial consecration that you freely make to Jesus Christ, and she values highly your generous commitment to building up the Kingdom of God. My prayer is that you will always find great joy in loving Christ and his Church.
Ai gruppi di espressione tedesca
Liebe Brüder und Schwestern!
Zur heutigen ersten Audienz im Advent grüße ich euch und alle, zu denen meine Stimme durch das Radio gelangt, sehr herzlich. Ich wünsche und erbitte euch eine fruchtbare Zeit der Besinnung und innerer Vorbereitung auf das Geburtsfest des Herrn. Gegenstand unserer heutigen Überlegungen ist wiederum die christliche Lehre über die Ehe. Als Sakrament ist die Ehe wirksames Zeichen und Ausdruck der erlösenden Macht Gottes. Sie ist zugleich eine Aufforderung wie auch Anleitung zur Beherrschung der sinnlichen Leidenschaft. Hieraus ergibt sich als Frucht die Einheit und die Unauflöslichkeit der ehelichen Gemeinschaft sowie die gegenseitige hohe Wertschätzung der Würde von Mann und Frau.
Nach der Lehre des hl. Paulus entspricht auch der Berufung zur Ehe ein besonderes Gnadengeschenk Gottes. Darin gründet der hohe sittliche Anspruch, der die Eheleute nicht nur zur Erfüllung ihrer ehelichen Pflichten, sondern auch zu einem gemeinsamen Leben ”nach dem Geist“ auffordert. Aus der Kraft der Erlösung, an der auch ihr Leib teilhat, vermögen sie die Unordnung der dreifachen Begierde zu überwinden und ihre eheliche Gemeinschaft nach Gottes Willen in freier personaler Hingabe zu leben. Aus der Erlösung des Leibes erwächst den Eheleuten zugleich die Hoffnung auf die endzeitliche Vollendung im Geheimnis der Auferstehung, wo dann niemand mehr heiraten wird, sondern alle wie die Engel im Himmel sein werden.
In dieser adventlichen Hoffnung auf die volle Verwirklichung des Reiches Gottes in Herrlichkeit erteile ich euch und allen, die euch besonders verbunden sind, von Herzen den Apostolischen Segen.
Ai fedeli di lingua spagnola
Amadísimos hermanos y hermanas,
Ante todo mi cordial saludo a todos y cada uno de los aquí presentes de lengua española; tanto a los grupos como a las personas procedentes de los diversos Países.
Continuamos nuestra reflexión sobre el matrimonio, mirándolo a la luz del Evangelio y de las Cartas paulinas a los Corintios y a los Romanos.
El matrimonio, sacramento de la redención, es dado al hombre de la concupiscencia como don de gracia y como orden ético frente al desorden de las pasiones. A fin de que supere el “eros” con el “ethos”, es decir, con una correcta conducta práctica de vida conyugal.
Se trata de un sacramento de la Iglesia, que da fuerza a los casados para vivir “según el Espíritu”. Dominando la concupiscencia y superándola en una comunión durable e indisoluble de las personas que haga recobrar la libertad de la donación mutua y la conciencia del sentido esponsal del cuerpo. Abriendo su recíproca entrega a la bendición de la procreación, un modo de participar en la obra creadora divina y en dar vida a un nuevo ser, llamado a la sublime vocación de hijo de Dios.
Es este un fuerte impulso a esa esperanza que no se limita a la vida presente, sino que se abre a la perspectiva de la resurrección futura, de ese mundo nuevo que no pasa, y en el que se realizará la plena redención del cuerpo.
Alle Suore Missionarie del Buon Pastore
Una palabra de especial saludo al grupo de renovación de las Religiosas Franciscanas de la Madre del Divino Pastor.
Queridas Hermanas: Sé que celebráis los 25 años de vida religiosa. Aprovechad esta pausa para renovaros de veras interiormente. Para adquirir ese nuevo conocimiento de Cristo que os confirme en la entrega hecha, en la fidelidad a una causa por la que vale la pena trabajar, sufrir y vivir. Os bendigo de corazón, así como a todos los hispano ablantes presentes en esta Audiencia.
Ai fedeli di espressione portoghese
Caríssimos irmãos e irmãs de língua portuguesa,
A todos saúdo, com afecto em Cristo. Meditamos sobre o matrimónio, como é apresentado na Sagrada Escritura na Carta aos Efésios, à luz do Evangelho e das Epístolas paulinas aos Coríntios e aos Romanos.
Enquanto Sacramento, expressão eficaz do poder salvífico de Deus, o matrimónio realiza um eterno desígnio divino, mesmo depois do pecado e apesar da concupiscência: como sacramento da Redenção, é proporcionado ao homem como “dom especial”, a facultar-lhe o comportamento moral adequado com as obrigações éticas da vida em casal; e como sacramento da Igreja, com a característica da indissolubilidade, é também sinal da palavra do Espírito, em apelo para que o homem e a mulher modelem a sua convivência de acordo com a vontade de Deus, valendo-se da força do mistério da “redenção do corpo”.
Isto comporta a esperança, que há-de iluminar o quotidiano dos cônjuges e levá-los a dominar a concupiscência e a buscar uma “vida segundo o Espírito”; a buscar a dignidade e nobreza de vida em casal, marcada sempre pela consciência da “santidade” das novas vidas que aí se transmitem e, precisamente, pela esperança: uma esperança que está no mundo e “não é do mundo”, mas sim “do Pai”; e uma esperança que não se confina às dimensões do “homem histórico”, mas lhe dá abertura para o seu fim escatológico, ultraterreno, à luz da verdade da “resurreição dos corpos”.
Enquadrado nesta perspectiva, o matrimónio sacramental encerra o germe do futuro extra-temporal, da vida futura do homem, tão lembrada neste tempo do Avento, que é tempo de esperança. Que Cristo em todos avive a esperança: é o que vos desejo, ao dar a Bênção Apostólica.
Ai pellegrini della Polonia
Matko Jasnogórska!
Wołam Ciebie wśród Jubileuszu 600-lecia Twego Wizerunku na ziemi polskiej.
Wołam do Ciebie u początku Adwentu.
Kościoły i kaplice rozbrzmiewają śpiewem i pieśni:
“Spuście nam na ziemskie niwy Zbawcę niebios obłoki.
Świat przez grzechy nieszczęśliwy wołał w nocy głębokiej”.
I pośród tej grudniowej nocy polskiego Adwentu spieszą ludzie no roraty, w których wyrażają swoją nadzieję i oczekiwanie Mesjasza.
Otrzymałem w ostatnich dniach list, którego autorka między innymi tak pisze: “mimo naszej ogromnej słabości, jeszcze to nam zostało, że potrafimy miłować i dlatego nasze kościoły są pełne modlitwy i nadziei . . .”.
Chrystus stale jest nadzieją świata. Jest jego oczekiwaniem. Co roku wyraża się to w szczególności przez okres Adwentu.
Niech ta prawda dojdzie do wszystkich. Zwłaszcza do tych, którzy najbardziej cierpią.
A światło Adwentu, które wyraża świeca roratnika, niech co dzień przypomina, że Twój Jasnogórski Wizerunek wschodzi nad Polską jak Gwiazda Zaranna.
Del discorso in polacco diamo una traduzione in italiano.
Signora di Jasna Góra!
Innalzo il mio grido a te nel Giubileo del 600° anniversario della tua Effigie in terra polacca.
Grido a te all’inizio dell’Avvento.
Le Chiese e le Cappelle risuonano con il canto: “Mandateci giù sulle pianure terrene / o nuvole dei cieli, il Salvatore. / Il mondo sventurato a causa dei peccati / ha gridato nella notte profonda . . .”.
E in questa notte di dicembre dell’Avvento polacco, la gente s’incammina con premura alla Messa del “Rorate”, nella quale esprime la sua speranza e l’attesa del Messia.
Negli ultimi giorni ho ricevuto una lettera. La sua autrice scrive tra l’altro così: “Malgrado la nostra enorme debolezza, ci è rimasta ancora la capacità di amare, e perciò le nostre Chiese sono piene di preghiera e di speranza . . .”.
Cristo è, costantemente, la speranza del mondo; è la sua attesa. Ciò è espresso, ogni anno, in modo speciale nel periodo di Avvento.
Giunga questa verità a tutti. In particolare a coloro che soffrono di più.
E la luce dell’Avvento, simboleggiata dal cero che si accende durante la Messa del “Rorate”, ricordi ogni giorno che la tua Immagine di Jasna Góra si leva sulla Polonia, come la “Stella mattutina”.
Ai gruppi di lingua italiana
Un cordiale benvenuto porgo ora al folto gruppo di alunni ed ex alunni del Collegio Nazareno di Roma, che accompagnano la bambina Carolina Di Pietro, distintasi per continui gesti di bontà nell’assistere una sua condiscepola impedita, meritando così il premio istituito presso quel Collegio. Rivolgo a tutti voi, cari giovani e fanciulli, l’esortazione ad esercitarvi quotidianamente in atti di generoso servizio in seno alle vostre famiglie e tra i coetanei, per prepararvi fin da ora alla costruzione di una società più pacifica ed ordinata. Con la mia benedizione apostolica.
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Un affettuoso saluto rivolgo a voi, giovani presenti a questo incontro, che avviene all’inizio del Tempo liturgico di Avvento. Auguro - con le parole della Liturgia di domenica scorsa - che Iddio Padre susciti in voi la volontà di andare incontro con le buone opere a Cristo che viene. Tali opere sono la coerenza tra fede e vita quotidiana, la generosa carità verso i fratelli, specialmente bisognosi della nostra comprensione e del nostro aiuto. A voi tutti la mia benedizione apostolica.
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Indirizzo anche il mio saluto a voi tutti, fratelli ammalati, che Gesù ha voluto associare ancor più intimamente alla sua debolezza e fragilità umana. Forti della speranza cristiana, che lenisce e dà un senso soprannaturale al vostro dolore, offrite le vostre sofferenze ed innalzate le vostre preghiere per tutta l’Umanità, sempre bisognosa della misericordia di Dio. La mia benedizione apostolica sia di conforto ora e sempre a voi, ed in particolare ai componenti del pellegrinaggio, organizzato dalla Sottosezione di Imola dell’UNITALSI, infermi, dame di carità, barellieri e cappellani.
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Infine, il mio ricordo e il mio saluto anche per voi, Sposi novelli, che in questi giorni avete consacrato il vostro amore di fronte a Dio, alla Chiesa e alla società mediante il sacramento del Matrimonio.
Affido oggi alla Vergine santissima i vostri ideali ed i vostri propositi di costruire la vostra nascente famiglia come una “Chiesa in miniatura”. Vi accompagno in questo vostro cammino di fede e di carità con la mia benedizione apostolica.
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