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SANTA MESSA A CONCLUSIONE DEL SINODO DEI VESCOVI OLANDESI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Cappella Sistina, 31 gennaio 1980

 

Venerabili e cari fratelli.

1. In questo momento abbiamo tutti uno stesso desiderio. Desideriamo ringraziare Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, per questo “ministero”, al quale abbiamo partecipato nel corso di oltre due settimane. Queste giornate durante le quali abbiamo lavorato insieme nel quadro del Sinodo particolare dei Vescovi dei Paesi Bassi, infatti, noi non possiamo guardarle se non lasciandoci guidare dalla verità delle parole del Concilio Vaticano II nel primo capitolo della costituzione “Lumen Gentium”: “La Chiesa universale appare come un popolo adunato nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo” (Lumen Gentium, 4).

Così la nostra gratitudine si rivolge a questa Unità in tre persone, in cui l’unità della Chiesa, del Popolo di Dio, trova la sua origine. Desideriamo ringraziare perché abbiamo potuto confessare questa unità e, allo stesso tempo, servirla in ogni giorno ed in ogni ora del nostro lavoro comune. Rendiamo grazie anche perché, nel ricercare la nostra unità reciproca, abbiamo potuto servire l’unità della Chiesa - del Popolo di Dio - al livello della provincia che costituisce la Chiesa nella vostra patria e a un livello ben più ampio. Sì, venerabili e cari fratelli, sono profondamente convinto che il nostro lavoro è servito anche alla Chiesa di Cristo in tutta la sua universalità.

Desidero ringraziare molto cordialmente tutti e ciascuno di voi, per questo lavoro che abbiamo svolto insieme, con tenacia. In primo luogo, voglio dire ai due presidenti delegati, sua eminenza il Cardinale Giovanni Willebrands e sua eccellenza monsignor Godfried Danneels, quanto ho apprezzato, nel suo giusto valore, il modo in cui essi hanno diretto i lavori di questa assemblea. Ai Vescovi dei Paesi Bassi, esprimo la mia gratitudine profonda per la loro generosa disponibilità e per il loro grande amore verso i loro fedeli e verso la Chiesa universale; ed ai due superiori religiosi voglio dire quanto sono loro riconoscente per il contributo originale che hanno portato al Sinodo.

Ringrazio, di tutto cuore, gli eminentissimi Cardinali Prefetti delle Congregazioni, miei vicini collaboratori, per il loro contributo a questi lavori, cui hanno apportato l’esperienza acquisita nella loro carica. Al segretario generale sua eccellenza monsignor Jozef Tomko, al suo assistente, sua eccellenza monsignor Albert Descamps, al segretario speciale, il reverendo padre Joseph Lescrauwaet, a tutti esprimo la mia profonda gratitudine per la completezza con cui hanno svolto il loro servizio. Non voglio passare sotto silenzio la dedizione del personale del segretariato del Sinodo, del servizio stampa e di tutto il personale. Mi sia anche permesso indirizzare una parola di ringraziamento a tutti i rappresentanti dei mezzi di comunicazione sociale che, pur rispettando il riservo che ha dovuto necessariamente circondare le deliberazioni, si sono prodigati per mantenere il contatto con l’insieme della Chiesa.

Durante tutti questi giorni, ho potuto stare con voi e partecipare alla maggior parte delle assemblee del mattino e del pomeriggio. Ho potuto essere testimone della probità, dell’attenzione e della oggettività con le quali avete trattato ciascun problema. Una tale attenzione ed un tale impegno hanno ancora una volta manifestato quanto voi avete a cuore i problemi che insieme abbiamo affrontato e quanto desiderate dedicare tutte le vostre forze alla loro soluzione. Ne ringrazio Cristo ed anche voi, venerabili e cari fratelli. Questo clima tranquillo, concreto e sincero, di scambio di idee su ciascuno dei temi studiati, ha dimostrato che lo Spirito del nostro Signore e Maestro è stato con voi e che abbiamo ricevuto anche l’aiuto della sua santa Madre, alla quale noi abbiamo rivolto ogni giorno la nostra preghiera, particolarmente durante la recita dell’Angelus.

2. Il problema studiato dal Sinodo e che ha occupato completamente le settimane di queste discussioni a Roma, è espresso nel titolo del suo ordine del giorno: “L’esercizio del lavoro pastorale della Chiesa nei Paesi Bassi, nelle presenti circostanze, affinché la Chiesa si manifesti sempre, innanzitutto come comunione”.

Per affrontare questo importante tema, abbiamo dovuto continuamente ricondurre le molteplici esperienze fatte dalla Chiesa che è nei Paesi Bassi, sul terreno della risposta data, alcuni anni or sono, dall’episcopato del mondo intero, riunito per quattro anni nel Concilio Vaticano II, alla domanda che esso stesso si era posta: “Chiesa, che cosa dici di te stessa? - Ecclesia, quid dicis de te ipsa?”. Questa risposta, elaborata dal magistero conciliare, è diventata attualmente per voi, venerabili e cari fratelli, il punto sistematico di riferimento e, allo stesso tempo, il fondamento che permette di risolvere ciascuno dei problemi che si presentano ogni giorno alla vostra esperienza di pastori ed alla vostra coscienza di Vescovi.

Durante le nostre discussioni e le nostre riflessioni, una cosa è sempre stata chiara: noi non possiamo che desiderare - e di fatto di tutto cuore lo desideriamo - una Chiesa corrispondente in modo totale alle intenzioni di Cristo Signore, così come esse sono state espresse e confermate dal Concilio. Crediamo, infatti, che il Concilio Vaticano II è diventato, per il nostro tempo, il tema ed il luogo privilegiato grazie al quale lo Spirito Santo, lo Spirito di Gesù Cristo “ha parlato”, a tutta la Chiesa (cf. Ap 2,7) e l’ha guidata verso la verità tutta intera (cf. Gv 16,13) e quindi anche verso la verità dell’esistenza “nel mondo contemporaneo”, dell’esistenza quale ci appare “attraverso i segni dei tempi”. Parlando a tutta la Chiesa, lo Spirito del nostro Signore e Redentore “ha parlato”, allo stesso tempo, a ciascuna delle Chiese che sono in comunione con questa Chiesa una ed universale.

Per questo la preoccupazione fondamentale di tutti noi, che eravamo riuniti in questo Sinodo, è stata anche quella di far sì che l’esistenza della Chiesa che è nei Paesi Bassi, la sua concreta esistenza, in tutti i settori della sua vita, possa possedere e manifestare pienamente i segni distintivi di queste identità che il Concilio Vaticano II ha nuovamente espresso in accordo con tutta la tradizione.

3. Anche per questo, il Sinodo, nella sua quotidiana fatica, attraverso l’analisi dei differenti settori della vita della Chiesa nella vostra patria, ha cercato, anzitutto, di acquisire una più chiara coscienza di tutto ciò che costituisce, per così dire, la vita quotidiana della Chiesa nei suoi diversi aspetti.

Successivamente, ha cercato di stabilire gli orientamenti da seguire per l’avvenire. Di fatto, l’identità della Chiesa si manifesta precisamente attraverso questa forma concreta della sua esistenza; si manifesta attraverso il suo modo di vivere ogni giorno ed attraverso il modo in cui realizza la sua opera nei diversi settori di vita e di attività.

Nella nostra analisi, condotta secondo queste premesse, abbiamo affrontato, venerabili e cari fratelli, tutti gli aspetti essenziali, importanti dal punto di vista della identità della Chiesa che è nei Paesi Bassi, per il presente e per l’avvenire. È fuori dubbio, infatti, che nelle attività attuali della Chiesa, si elabora, allo stesso tempo, la forma futura della sua vita e del suo apostolato.

È così che noi abbiamo preso come punto di partenza delle nostre deliberazioni, la realtà e le esigenze fondamentali della comunione della Chiesa; comunione, allo stesso tempo, locale e universale, riferita allo spirituale come all’istituzionale, coscienti che la comunità di fede, di speranza e di carità unisce tutti i credenti con Cristo e con il Padre e li unisce gli uni gli altri. Nel desiderio e nella volontà unanimi di manifestare questa comunione, abbiamo riaffermato il nostro accordo sul contenuto della fede cattolica secondo l’insegnamento del magistero della Chiesa e ne abbiamo tratto le conclusioni che si impongono per quanto concerne la funzione del Vescovo come maestro della fede e come pastore, la funzione di ciascun Vescovo nella sua diocesi e dell’insieme dei Vescovi in seno alla conferenza episcopale.

Il Sinodo ha così adottato delle risoluzioni per quanto riguarda il sacerdozio ministeriale, la vita dei religiosi e delle religiose, la partecipazione dei laici alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Ha studiato come promuovere la vita sacramentale e, soprattutto, la celebrazione e la venerazione dell’eucarestia, sorgente di vita e di crescita e il sacramento della riconciliazione. Il Sinodo ha poi insistito sul valore della liturgia celebrata secondo le regole della Chiesa, sull’importanza del contenuto dottrinale e dei metodi pastorali nella catechesi e, infine, sulla promozione di un ecumenismo fedele agli orientamenti del Concilio.

4. Questo richiamo troppo breve alla tematica e alle conclusioni del Sinodo è sufficiente per rilevare la ricchezza dei suoi dibattiti e l’ampiezza dell’esame dedicato al lavoro pastorale della Chiesa che è nei Paesi Bassi. A nessuno è sfuggita l’importanza di tutti i temi affrontati per il futuro sviluppo degli impegni pastorali di tutto il Popolo di Dio. Mi sia permesso, tuttavia, di sottolineare, qui, un punto particolare che si è rivelato al centro di tutti gli altri problemi sollevati e che avrà un impatto assai grande nell’avvenire della Chiesa. Mi riferisco all’autentico sacerdozio ministeriale dei sacerdoti, sia nella sua natura che nelle sue relazioni con il Vescovo e nel suo rapporto all’impegno dei laici nella missione della Chiesa.

L’edificazione della comunità ecclesiale e l’esercizio della sua missione sono affidate a tutta la comunità ma, come è detto nella costituzione dogmatica “Lumen Gentium” (cf. Lumen Gentium, 30-38) questa responsabilità si esercita secondo il carisma ed il posto di ciascuno nel corpo di Cristo. Tutte le vocazioni, tutti i servizi, tutti i carismi, sono ordinati a manifestare, nella loro varietà, la ricchezza della Chiesa e a servire la sua unità. La Chiesa deve poter esprimere la pienezza della sua vita mediante la ricchezza delle vocazioni e dei carismi, sia nel sacerdozio ministeriale che nell’apostolato dei laici e ancora nella consacrazione religiosa secondo lo spirito e la finalità specifica di ciascun istituto.

Ma ciascuno di questi ministeri e di questi servizi possiede una propria specificità e tutti si completano a vicenda, senza confondersi l’uno con l’altro.

A questo titolo avete insistito, cari fratelli, sull’importanza e la necessità della partecipazione dei laici nella missione pastorale della Chiesa; avete anche lodato la collaborazione attiva che in tutte le diocesi olandesi i laici vi danno e che sono chiamati ad intensificare ancora maggiormente. Perché, senza il lavoro dei laici, la Chiesa difficilmente potrebbe essere presente ed agire nel mondo d’oggi (cf. Apostolicam Actuositatem, 1). Ma è necessario, come voi avete sottolineato, salvaguardare, nella attribuzione dei compiti e nella delimitazione delle responsabilità, la distinzione tra il contributo dei laici e gli incarichi affidati ai sacerdoti e ai diaconi. Questo dimostra tutta l’importanza delle conclusioni alle quali è giunto questo Sinodo nel campo della collaborazione dei laici agli impegni pastorali come anche in quello della formazione dei futuri sacerdoti.

I Vescovi dei Paesi Bassi, unanimi nel professare la distinzione essenziale tra il sacerdozio sacramentale e il sacerdozio comune dei fedeli, così come il carattere permanente del sacerdozio sacramentale, hanno anche espresso il loro voto e la loro volontà di essere aiutati da un clero celibatario e di fare tutto il possibile per promuovere le vocazioni al sacerdozio. Essi manifestano la stessa preoccupazione per quanto concerne la vocazione religiosa, attraverso la quale uomini e donne rispondono alla chiamata di Dio nella vita consacrata. Voi avete deciso di assicurare la formazione dei candidati al sacerdozio in veri seminari, sia seminari che assicurino integralmente la formazione, sia in altre istituzioni che posseggono tutte le caratteristiche di un seminario, quantunque parte dell’insegnamento sia impartito da scuole superiori di teologia riconosciuta dalla Santa Sede.

Allo stesso modo avete deciso di sottolineare l’opportunità di un impegno nella vita del diaconato, visto il compito specifico e l’importanza di questo ministero permanente così come è stato restaurato dal Concilio Vaticano II. Voi avete poi riaffermato l’importanza del contributo proprio del laicato nella Chiesa e avete stabilito di fare appello alla collaborazione dei laici negli impegni pastorali che possono essere loro affidati secondo le indicazioni della santa Sede.

Queste decisioni sono particolarmente di buon augurio per l’avvenire della Chiesa che è nei Paesi Bassi. Il Papa è convinto che tutti risponderanno a questo invito, dando in tal modo a questa Chiesa la sua piena dimensione di comunità cristiana, che è espressa pure dalla sua opera missionaria, così legata a tutta la sua tradizione.

5. In tutto il lavoro che noi abbiamo svolto al Sinodo - ed in quello che vi attende dopo la conclusione del Sinodo - ciò che è stato, ciò che è e ciò che sarà nostra difesa e nostra forza, è il riferimento costante della nostra fede, della nostra speranza e del nostro amore a Cristo, nostro Maestro e Signore, a Cristo, Redentore dell’uomo, a Cristo che è divenuto, nel suo mistero pasquale, lo sposo della sua Chiesa.

È verso di lui che noi abbiamo cercato di mantenere la nostra fedeltà durante le nostre riunioni a Roma, durante le nostre quotidiane riflessioni e durante i nostri scambi di idee. La sua verità ed il suo amore sono stati la sorgente della luce per le nostre considerazioni, le nostre risoluzioni e le nostre decisioni. E facendo tutto questo, noi abbiamo preso sempre più chiaramente coscienza di aver bisogno, per il nostro servizio alla Chiesa, di un grande coraggio e, nello stesso tempo, di una grande prudenza. Questo coraggio e questa prudenza dovranno derivare dalla nostra assoluta fiducia in quell’amore che egli dona in ogni luogo alla sua Chiesa, in quella fedeltà che egli dona, come risposta, a tutti coloro che cercano di conservargli costantemente la loro fedeltà. Questa convinzione ci obbliga a guardare verso l’avvenire con la speranza evangelica: “Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo” (Gv 16,33). Così noi saremo in grado di adempiere alla nostra missione di Vescovi e di pastori verso la Chiesa che è in terra olandese e, allo stesso tempo, verso la Chiesa universale; noi saremo capaci di servire il Popolo di Dio così come esige da noi lo Spirito di Gesù Cristo.

Ed è su di lui anche che costruiamo la nostra volontà e, nello stesso tempo, la nostra speranza della reciproca unità, della “communio” tra voi stessi, Vescovi e pastori della Chiesa che è nei Pasi Bassi, “communio” indispensabile per adempiere questo ministero pastorale. Il Sinodo è stato per voi, cari fratelli, un tempo di serena unione e di scambi profondi dei vostri pensieri; è stato un tempo di vero dialogo della salvezza. Questo dialogo, come ha insegnato Paolo VI, è, e deve restare uno scambio di pensieri nel quale si manifestano il rispetto e l’amore, uno scambio, allo stesso tempo, che sia ordinato alla verità, al bene del Vangelo e all’unità della Chiesa.

Nel momento in cui questo tempo felice giunge a termine, non ci resta che domandare allo Spirito di verità e al Padrone della messe, che lo stesso stile di dialogo e lo stesso salutare clima di unione continui sempre ad esistere tra voi per il bene di tutta la Chiesa, e in particolare per il bene delle diocesi di cui lo Spirito Santo vi ha costituiti Vescovi.

6. Ora che i Vescovi olandesi si accingono a raggiungere le loro rispettive diocesi, io rivolgo il mio pensiero e il mio affetto verso tutta la Chiesa che è nei Paesi Bassi e verso tutti e ciascuno di coloro che la costituiscono. Sappiate, cari fratelli e sorelle, che il Sinodo vi è riconoscente per tutto ciò che voi avete fatto per contribuire al successo delle sue deliberazioni. A nome del Sinodo, io vi ringrazio particolarmente per le vostre preghiere che ci hanno accompagnato in questo periodo di grazia. Ho ricevuto molteplici echi di iniziative che danno testimonianza della vostra risposta fervente all’appello che vi avevo indirizzato alla vigilia del Sinodo: sapere che la Chiesa dei Paesi Bassi era loro unita con la preghiera nelle parrocchie e nelle scuole, nelle case religiose, nei gruppi di giovani e nelle case di ritiro, è stato, per i partecipanti a questo Sinodo fonte di vero conforto e di ispirazione.

Ringrazio, in modo speciale, i fratelli e le sorelle delle Chiese e comunità cristiane che si sono unite ai cattolici per implorare sui nostri lavori la luce dello Spirito. È con emozione e riconoscenza che io voglio ricordare qui che un gruppo di pastori protestanti ha inviato un telegramma, all’inizio del Sinodo, per assicurarci delle loro preghiere. L’unione spirituale manifestata in questo modo è pegno della benedizione di Dio per una crescente unione fra tutti coloro che professano la stessa fede e la stessa speranza in Gesù Cristo. Che la nostra attesa, il nostro desiderio e il nostro impegno corrispondano alla volontà del Signore. Così noi potremo promuovere un ecumenismo senza timidezza perché autentico, un ecumenismo dinamico che sia una crescita nella fede, un ecumenismo, insomma, che sia pienamente fedele allo Spirito Santo.

Ora che incomincia la messa in opera delle decisioni di questo Sinodo, io affido ancora alle vostre preghiere, cari fratelli e sorelle dei Paesi Bassi, il cammino che dovrà essere percorso. Perché in avvenire, la vita e la pastorale della Chiesa che è nei Paesi Bassi, dipenderanno più che dalle deliberazioni e dalle consultazioni, dalla preghiera. Raccoglietevi attorno ai vostri Vescovi nella preghiera e nell’azione. Più che mai essi contano su di voi. L’unione nella preghiera, la coscienza che “ogni dono perfetto viene dall’alto e discende dal Padre della luce” (Gc 1,17) vi aiuteranno ad operare il rinnovamento e la conversione che ciascuno di noi deve continuamente praticare.

La preghiera aiuta a credere, a sperare e ad amare, anche se l’umana debolezza ci colloca in situazioni di tensione o provoca smarrimenti. La preghiera fervente di tutta la comunità cristiana, nei Paesi Bassi come altrove, fa sperare che tutti, sacerdoti e laici, religiosi e religiose, accetteranno, in spirito di fede e con convinzione sincera, le conclusioni del Sinodo. Ecco che si avvicina il tempo di quaresima che ci prepara alla celebrazione della resurrezione del Signore Gesù: noi non esitiamo a sollecitare la vostra preghiera e i vostri sacrifici perché la “semente” del Sinodo cada in una terra favorevole e porti frutto in abbondanza (cf. Mc 4,8).

Con una fiducia tutta speciale io voglio rivolgermi alla gioventù della Chiesa che è nei Paesi Bassi. In preparazione al Sinodo, un gruppo di giovani della vostra capitale si è riunito per pregare attorno ad un cero, simbolo della luce che è il Cristo, e mi ha fatto, in seguito, pervenire questo cero in segno del proprio impegno e della propria unione con il Sinodo. Cari giovani, possa la luce del Cristo illuminare il vostro cammino di cristiani e le vostre aspirazioni che, certamente, trovano un loro posto nella Chiesa. Siate convinti che la vostra generosità e il vostro senso dell’autenticità aiuteranno tutta la comunità a fare le scelte che si impongono e ad assumere le conseguenze che la fede in Gesù Cristo e l’appartenenza alla Chiesa richiedono.

Venerabili e cari fratelli, al momento di lasciarci, vi invito a porre i frutti di questo Sinodo e l’avvenire della Chiesa che è nei Paesi Bassi nelle mani di Maria, Madre del Signore e Madre della Chiesa. L’ultimo capitolo della costituzione dogmatica “Lumen Gentium” ha messo in luce le conseguenze spirituali che derivano, per la Chiesa e per ciascun cristiano, della nostra situazione in rapporto al Figlio di Dio incarnato ed in rapporto alla sua santissima Madre. È perché è “nato da una donna” (Gal 4,4) che nostro Signore Gesù Cristo fa di noi dei veri “figli adottivi” (cf. Lumen Gentium, 52). È perché ella ha accolto il Verbo di Dio nel suo cuore e nel suo corpo che la beata Vergine ha un ruolo unico nel mistero del Verbo incarnato e in quello del corpo mistico. Ella si trova intimamente unita alla Chiesa, di cui è modello nell’ordine della fede, della carità e della perfetta unione a Cristo. Così, in risposta alla nostra devozione e alla nostra preghiera, Maria, che riunisce e riflette, in certo senso, in se stessa le più alte aspirazioni della fede, chiama i fedeli a suo Figlio e al sacrificio di lui così come all’amore del Padre.

È per questo, insegna il Concilio, che nell’esercizio del suo apostolato “la Chiesa giustamente guarda a colei che generò Cristo, concepito dallo Spirito Santo e nato dalla Vergine appunto per nascere e crescere, mediante la Chiesa, nel cuore dei fedeli” (cf. Ivi, 65).

Con la Vergine la Chiesa, da duemila anni, ha iniziato nel cenacolo della Pentecoste il suo cammino attraverso la storia di questo mondo. Dopo, la Chiesa ha percorso ciascuna tappa di questo cammino con lei che è il segno luminoso della speranza e della consolazione del Popolo di Dio (cf. Ivi, 68). Anche la tappa che noi oggi iniziamo a partire da questo Sinodo la dobbiamo percorrere con lei. In terra olandese vi sono tanti luoghi dove la Madre di Dio è venerata con un fervore particolare dai fedeli. Sia sufficiente ricordare, tra i tanti santuari che testimoniano questa pietà mariana, il nome del santuario “Ster der Zee” a Maastricht, quello della “Zoete Lieve Vrouw den Bosch” e quello di “Onze Lieve Vrouw ter Nodd” a Heiloo, santuari così cari ai vostri cuori e al mio. Possano questi luoghi diventare sempre più luoghi di incontro dove Maria guiderà il Popolo di Dio verso una fede ed una speranza rinnovate nella comunione dell’amore!

 

 

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