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  SANTA MESSA "IN CENA DOMINI"

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Basilica di S. Giovanni in Laterano,
Giovedì Santo, 16 aprile 1981

 

1. “Era giunta la sua ora” (Gv 13,1).

Ecco ci siamo riuniti di nuovo sul far della sera, nel giorno del Giovedì Santo per essere con Cristo quando è giunta la sua ora. L’Evangelista dice che questo fu “prima della festa di Pasqua” (Gv 13,1), e chiama quell’ora, che era giunta, come “l’ora di passare da questo mondo al Padre” (Gv 13,1).

Ecco, ci siamo riuniti in questa veneranda Basilica, che è la cattedrale del Vescovo di Roma, per essere con Gesù Cristo in questa ora del suo “passare” e per iniziare insieme con lui il nostro “Triduum Paschale” dell’anno del Signore 1981.

2. Apriamo i nostri cuori, rafforziamo l’udito interiore della fede! Parlino a noi le voci e gli avvenimenti carichi del più grande contenuto. Apriamo i nostri cuori, aguzziamo la vista interiore della fede! Si sveli dinanzi a noi il mistero nascosto prima dei secoli nel seno della Santissima Trinità, mistero che nel tempo prestabilito è diventato il Corpo e il Sangue del Figlio di Dio Incarnato – ed è venuto ad abitare tra di noi sotto la specie del pane e del vino nell’Ultima Cena.

Ecco il grande mistero della fede!

Quell’“ora” che è giunta – allora ed adesso – è innanzitutto il compimento della profezia fatta al Popolo di Dio dell’antica alleanza: il far uscire fuori i figli d’Israele dalla schiavitù d’Egitto mediante il sangue dell’Agnello: “Questo giorno sarà per voi un memoriale: lo celebrerete come festa del Signore: di generazione in generazione, lo celebrerete come un rito perenne” (Es 12,14).

Proprio allora, quando – conformemente alla raccomandazione del Libro dell’Esodo – Gesù insieme con gli Apostoli ha incominciato a celebrare quel giorno, giorno della liberazione del Popolo di Dio dalla schiavitù mediante il sangue dell’Agnello, è giunta la sua ora.

3. Ed ecco durante la cena, alla quale si sono riuniti, egli prese il pane e, rendendo grazie, lo spezzò e disse: “Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me”. E, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: “Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me”. Così suonano queste parole nella versione fatta da san Paolo nella prima lettera ai Corinzi (1Cor 11,24-25).

È giunta, quindi, l’ora di Gesù Cristo, l’Agnello di Dio. Si è avvicinato il tempo della liberazione del Popolo di Dio mediante il suo sangue. Mediante il suo Corpo e il suo Sangue. È il tempo della Nuova Alleanza.

4. È giunta l’ora del suo passare.

E quest’ora perdura lungo i secoli e le generazioni. L’apostolo scrive: “Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga” (1Cor 11,26).

Se oggi ricordiamo in modo particolare l’ora dell’Ultima Cena, ciò facciamo anche perché quest’ora dura incessantemente e riempie tutte le ore della storia della Chiesa e del mondo.
Da quando è giunta, una volta per tutte, l’ora di Cristo, Agnello di Dio, l’ora del suo passare da questo mondo al Padre, quell’ora dura e riempie tutte le ore fino alla fine del mondo, poiché Cristo “dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine” (Gv 13,1). Quindi, in ogni ora della storia si rinnova e si realizza di nuovo il suo passare da questo mondo al Padre, nei suoi membri che passano in Lui, con Lui e per Lui, da questo mondo al Padre.

L’Eucaristia è il sacramento del nostro passare da questo mondo al Padre.

5. Mediante l’Eucaristia l’uomo – l’uomo che porta in sé, in un certo senso, tutto il mondo visibile, – passa al Padre, che ha svelato se stesso all’uomo in Gesù Cristo: “Chi ha visto me, ha visto il Padre” (Gv 14,9). Quell’uomo porta in sé il mondo e lo restituisce, in Cristo, a Dio.

“Che cosa renderò al Signore / per quanto mi ha dato?” (Sal 116,12).

Per passare mediante l’Eucaristia, l’uomo deve essere puro. Deve essere puro di questa purezza che gli dà Cristo: “Se non ti laverò, non avrai parte con me” (Gv 13,8). Bisogna prima confessare la propria indegnità ed accettare la purificazione, che dona Cristo, per aver poi parte nel suo passare dal mondo al Padre: per trasformare insieme con Lui il mondo e restituirlo al Padre.

6. La lavanda dei piedi, che come rito liturgico sarà ripetuta tra poco, significa quella prontezza. È la prontezza a trasformare il mondo e a restituirlo al Padre. Si trasforma il mondo – veramente si trasforma il mondo – mediante l’amore. Gesù, che passa da questo mondo al Padre, lascia ai suoi discepoli questo comandamento: “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amato” (Gv 13,34).

La prontezza a trasformare il mondo mediante l’amore si manifesta in questa lavanda dei piedi, che sarà qui ripetuta tra qualche istante secondo il rito liturgico. Cristo, infatti, nell’ora dell’Ultima Cena, dopo aver lavato i piedi ai discepoli, disse: “Vi ho dato infatti l’esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi” (Gv 13,15).

Lavare i piedi vuol dire servire. Soltanto colui che veramente serve, veramente trasforma il mondo per restituirlo al Padre.

7. Ecco è giunta la sua ora: l’ora dell’Agnello di Dio. Ecco tutto è stato adempiuto, perché potesse compiersi il Sacrificio del Corpo e del Sangue. È stato fatto tutto, perché questo Sacrificio potesse rimanere nella storia dell’uomo, nella vita della Chiesa, e perché potesse trasformare il mondo.

Ecco, noi riuniti in questa celebre Cattedrale desideriamo fare di tutto per iniziare il “Sacro Triduum” della Pasqua di Gesù Cristo, Agnello di Dio.

“Che cosa renderò al Signore / per quanto mi ha dato? / Alzerò il calice della salvezza / e invocherò il nome del Signore... / Preziosa agli occhi del Signore / è la morte dei suoi fedeli” (Sal 116,12-13).

La morte del Figlio è senza prezzo.

 

 

© Copyright 1981 - Libreria Editrice Vaticana




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