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CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER I CARDINALI E I VESCOVI DEFUNTI

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Cappella Sistina - Martedì, 22 novembre 1983

 

1. “Beati . . . i morti che muoiono nel Signore” (Ap 14, 13).

È con questa esclamazione di beatitudine, che celebriamo oggi l’Eucaristia per la felicità eterna in Dio dei nostri fratelli Cardinali e dei Confratelli nell’Episcopato, che nel corso di quest’anno hanno concluso la tappa della loro esistenza terrena. Essi “ci hanno preceduto con il segno della fede e dormono il sonno della pace”.

Se in questa circostanza è presente nel nostro animo l’umana mestizia, causata dal distacco - sempre doloroso - delle persone che abbiamo conosciuto, stimato, amato, la “beatitudine”, che San Giovanni ascoltò provenire dal cielo, riservata a coloro che “muoiono nel Signore”, cioè che sono uniti nella fede e nella carità a Cristo, ci dà una grande serenità ed una indomita speranza.

Sono queste, carissimi Fratelli presenti a questo rito, le occasioni in cui siamo invitati a meditare e a riflettere sui problemi fondamentali della nostra esistenza, sul significato ultimo e definitivo del nostro essere e del nostro agire nel mondo. La Rivelazione divina spalanca alla ragione umana, in questo ambito, spazi sconfinati e aperti all’infinito. La fede ci sostiene e ci conforta con la certezza indubitabile che da Dio siamo venuti per un suo liberissimo gesto creativo, e a Lui siamo chiamati a ritornare, seguendo un itinerario - quale è quello della nostra vita terrena - irto sì di difficoltà di ogni genere, ma illuminato e confortato dalla grazia.

2. Noi siamo oggi qui riuniti per ricordare, ma soprattutto per affidare alla infinita, amorevole bontà di Dio, “dives in misericordia”, le anime dei nostri Fratelli scomparsi quest’anno, i quali nella Chiesa hanno occupato ruoli e funzioni di altissimo prestigio, e perciò stesso di gravissima responsabilità, di fronte alla loro coscienza, alla Chiesa, a Dio.

Vogliamo ora singolarmente nominare i membri del Sacro Collegio che ci hanno lasciato. Abbiamo, nel corso di quest’anno, già insieme ricordato nella preghiera di suffragio i Cardinali Antonio Samorè, James Robert Knox e Umberto Mozzoni.

Vorrei fare ora una breve menzione degli altri Cardinali deceduti.

- Il Cardinale Julio Rosales, delle Filippine. Come parroco di Catbalogan e poi come coadiutore nella parrocchia di Tacloban, nella provincia di Leyte, si dedicò con molto impegno all’assistenza materiale e spirituale dei poveri.

Nel 1946 fu nominato primo vescovo della diocesi di Tabgilaran, dove si trovò ad affrontare le conseguenze delle distruzioni belliche. Costruì il nuovo Seminario del Verbo Divino, nuove chiese con annesse opere parrocchiali.

Promosso, da Pio XII, arcivescovo di Cebu nel 1949, anche in questa nuova sede diede ampia prova della sua generosa dedizione ricostruendo la cattedrale, fondando il seminario minore e aumentando il numero delle parrocchie. La sua profonda pietà verso il Santissimo Sacramento lo spinse a promuovere vari Congressi eucaristici nazionali, mentre dava altresì esempio di impegno sociale concreto e fattivo nei confronti delle classi meno abbienti e più abbandonate.

- Il Cardinale Mario Casariego, nato in Spagna. Rimasto giovanissimo orfano di entrambi i genitori, si trasferì a E1 Salvador, dove entrò nella Congregazione dei Padri Somaschi. Nell’istituto di La Ceiba, di cui fu rettore, intraprese varie iniziative per la promozione sociale dei poveri, mentre compiva spesso opera di mediazione e pacificazione nel mondo politico di quella Nazione.

Nel 1958 fu nominato vescovo ausiliare dell’arcivescovo di Guatemala; quindi coadiutore e nel 1964 arcivescovo di quella sede. Sulla linea dell’insegnamento sociale della Chiesa e, in particolare, della Populorum Progressio, lavorò con instancabile fervore per i popoli in via di sviluppo, prodigandosi con abnegazione e impegnandosi nell’opera di evangelizzazione.

- Il Cardinale Joseph Schröffer, nato in Germania. Ordinato sacerdote nel 1928 fu professore di teologia morale e poi di pastorale nella Scuola superiore di filosofia e teologia di Eichstätt. Nel 1948 fu nominato vescovo di Eichstätt e indirizzò il proprio impegno pastorale alla ricostruzione materiale, come pure all’intensificazione della vita spirituale della diocesi.

Con particolare dedizione e coraggio si prodigò per la riconciliazione tra i popoli lacerati dalla guerra, nella sua qualità di presidente della sezione tedesca di “Pax Christi”.

Nel 1967 Paolo VI lo chiamò a Roma come Segretario della Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi, ed a ricoprire altri impegnativi incarichi nella Curia Romana, alla quale ha prestato, con instancabile generosità, competente ed esemplare servizio fino alla pia dipartita.

- Il Cardinale Humberto Medeiros era nativo del Portogallo; a quindici anni, con la famiglia, si trasferì negli Stati Uniti d’America. Completata la sua formazione teologica all’Università Cattolica di Washington, fu inviato a Roma dove conseguì un altro dottorato in teologia. Tornato alla sua diocesi di Fall River, svolse il ministero pastorale in diverse parrocchie; fu anche cancelliere vescovile. Nominato vescovo di Brownsville, si distinse per la difesa dei diritti dei lavoratori immigrati e dei braccianti agricoli. Paolo VI lo trasferì alla sede arcivescovile di Boston, nella quale il Cardinale Medeiros si distinse per il suo costante impegno per l’evangelizzazione e per il dialogo ecumenico con le altre confessioni cristiane.

- Il Cardinale Terence James Cooke, nato a New York City. Nel 1968 successe al Cardinale Spellman nel governo di quella vasta arcidiocesi statunitense, nella quale affrontò i molteplici e gravi problemi umani, sociali e spirituali di quella immensa metropoli, nella quale convivono razze diverse.

Colpito, nel pieno vigore della sua attività pastorale, da una malattia incurabile, con piena coscienza di cristiano, di sacerdote e di vescovo si è unito alla croce di Cristo; alcuni giorni prima della sua morte mi ha scritto: “Continuo ad offrire le mie preghiere e le mie sofferenze in unione al nostro Salvatore per Vostra Santità, per la Chiesa universale e in particolare per il Popolo di Dio dell’arcidiocesi di New York e del Vicariato Castrense. Pregherò in particolar modo per la causa che sta profondamente a cuore di Vostra Santità: la sacralità della vita umana e la necessità di difendere tutti gli esseri umani, soprattutto i bambini non ancora nati, in ogni momento, dal concepimento alla morte”. Andò incontro alla morte con grande fede e serenità.

- Il Cardinale Alexandre Charles Renard, della diocesi di Lille. Dotato, oltre che di una grande bontà d’animo, di una vivace e chiara intelligenza aperta in particolare ai problemi dei rapporti tra cultura e cristianesimo, insegnò nell’Università Cattolica di quella diocesi e fu designato poi direttore delle attività diocesane.

Vescovo prima di Versailles, nel 1967 fu promosso alla sede di Lione, nella quale operò per realizzare le indicazioni del Concilio Ecumenico Vaticano II, al quale aveva partecipato offrendo interessanti contributi, frutto della sua vasta preparazione letteraria, filosofica e teologica. Favorì la partecipazione del laicato all’evangelizzazione e promosse l’uso degli strumenti della comunicazione sociale.

3. La nostra preghiera di suffragio si eleva poi, oltre che per i fratelli Cardinali anche per tutti i Confratelli nell’Episcopato che il Signore ha chiamato a sé. Mentre li ricordiamo tutti, percepiamo con particolare intensità la forza rasserenatrice della parola di Dio, che abbiamo testé ascoltato. Noi crediamo con tutta la forza del nostro spirito che “le anime dei giusti . . . sono nelle mani di Dio, / nessun tormento le toccherà. / . . . In cambio di una breve pena / riceveranno grandi benefici, / perché Dio li ha provati / e li ha trovati degni di sé; / li ha saggiati come oro nel crogiolo / e li ha graditi come olocausto” (Sap 3, 1. 5-6).

E le parole dell’Apostolo Paolo ci hanno assicurato che “nella speranza siamo stati salvati” (Rm 8, 24). Siamo figli di Dio, figli nel Figlio! Siamo eredi di Dio, coeredi di Cristo; la nostra partecipazione, nel corso della vita terrena, alle sofferenze di Gesù è la caparra della partecipazione alla sua gloria di Risorto!

È quanto ci rivela Cristo, nel brano del Vangelo di San Giovanni: la volontà del Padre celeste è che “chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6, 40).

Con questo luminoso e confortante riferimento alla risurrezione finale, garantito dalla risurrezione di Cristo, noi affidiamo all’amore infinito di Dio le anime dei nostri Fratelli Cardinali defunti, perché conceda loro di far parte per tutta l’eternità della Chiesa celeste.

Amen!

 

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