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VISITA PASTORALE IN CALABRIA

CONCELEBRAZIONE PER LA DEDICAZIONE
DELLA CATTEDRALE DI CATANZARO

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Stadio cittadino di Catanzaro - Sabato, 6 ottobre 1984

 

1. “Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?” (1 Cor 3, 16).

Queste parole di san Paolo giungono a noi tutti, riuniti nel giorno in cui quest’antica e gloriosa arcidiocesi di Catanzaro celebra la dedicazione della propria cattedrale.

In questo incontro che ho la gioia di poter avere con voi tutti, carissimi fratelli e sorelle, vorrei invitarvi a meditare sull’importanza e sul significato della liturgia odierna.

La Sacra Scrittura ci descrive in modo particolareggiato la costruzione e la dedicazione del tempio di Gerusalemme, realizzato, secondo il desiderio del re Davide, dal figlio e successore Salomone. Nel giorno della solenne consacrazione dello splendido edificio, il giovane re innalza a Dio una lunga e commovente preghiera: “Ma è proprio vero che Dio abita sulla terra? Ecco, i cieli e i cieli dei cieli non possono contenerti, tanto meno questa casa che ti ho costruito . . . Siano aperti i tuoi occhi notte e giorno verso questa casa, verso il luogo di cui hai detto: lì sarà il mio nome! . . . Ascolta la supplica del tuo servo e di Israele tuo popolo, quando pregheranno in questo luogo. Ascoltali dal luogo della tua dimora, dal cielo; ascolta e perdona!” (1 Re 8, 27-30).

E Dio, manifestando la propria gloria in mezzo alla nube (1 Re 8, 10-13), mostra di gradire il tempio, che è stato costruito in suo onore.

“Tempio di Dio . . .”. Seguiamo il pensiero di san Paolo: l’uomo è tempio di Dio (1 Cor 3, 16).

Ognuno di noi è tempio di Dio. Perché? Perché “lo Spirito di Dio abita in noi” (1 Cor 3, 16).

Tempio è il luogo sacro per l’inabitazione di Dio-Spirito. È come lo spazio nel quale si manifesta Dio; nel quale egli è presente - per gli uomini - in modo particolare.

Dio è presente - in modo particolare - nell’uomo, nell’anima dell’uomo: la sostanza spirituale dell’uomo è come il luogo speciale della presenza di Dio. E, in pari tempo, della confidenza di Dio con il creato: soprattutto con l’uomo stesso.

“Noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui” (Gv 14, 23), dice Cristo durante l’ultima cena. E a queste parole fa riferimento san Paolo: “Siete tempio di Dio, lo Spirito di Dio abita in voi”; “Santo è il tempio di Dio, che siete voi”; e ancora una frase, la frase severa: “Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui” (1 Cor 3, 16.17).

2. Così dunque, il primo e fondamentale significato del tempio è quello della presenza di Dio nell’uomo, mediante la grazia.

Il tempio è il luogo della grazia!

Questo primo fondamentale significato si arricchisce mediante un espressivo approfondimento: tempio è il luogo della comunità!

Lo stesso apostolo scrive: “Voi siete l’edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un sapiente architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo” (1 Cor 3, 9-11).

Così, dunque: l’edificio costruito con uomini vivi, sul fondamento di Gesù Cristo: sul fondamento della fede.

3. Tale edificio Gesù Cristo ha avuto in mente quando, nei pressi di Cesarea di Filippo, ha detto a Simon Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18).

- Chiesa: la comunità degli uomini vivi, uniti mediante la fede e la grazia nell’unità del fondamento, che è Cristo crocifisso e risorto.

- Chiesa: comunità di coloro che professano la fede in Cristo, uniti nell’unione della stessa santissima Trinità: Padre, Figlio e Spirito Santo!

Non sapete che siete tempio di Dio e che la santissima Trinità abita in voi?

4. Questa verità evangelica abbiamo presente oggi, nel celebrare insieme, in questa singolare giornata del mio pellegrinaggio nella vostra arcidiocesi, la solennità della dedicazione della vostra cattedrale, la cattedrale del popolo di Dio che è in Catanzaro.

Il mistero della Chiesa deve manifestarsi nella dedicazione del tempio principale dell’arcidiocesi. L’edificio di pietre deve servire ai fedeli perché in esso e per esso diventino veramente “il tempio di Dio”. Perciò l’edificio è stato “consacrato” perché diventasse “tempio di Dio”, luogo di una presenza speciale della santissima Trinità. Nella sua stessa struttura e soprattutto mediante la dedicazione, la cattedrale di Catanzaro esprime durevolmente il mistero della Chiesa, come comunità del popolo di Dio e, insieme, il mistero dell’uomo, come tempio vivo in cui abita il Dio vivente.

5. La storia della vostra cattedrale, cari fratelli e sorelle, è intimamente legata alle vicende liete e dolorose della vostra città e dell’arcidiocesi: fatta edificare, secondo la tradizione, dal mio predecessore Callisto II nel 1121, fu abbattuta dal terremoto del 1783. Ricostruita agli inizi del 1800, fu ancora una volta distrutta durante il secondo conflitto mondiale nel corso di un bombardamento aereo dell’agosto del 1943 e ricostruita nel 1960. Queste alterne vicende di costruzione-distruzione-ricostruzione, da una parte ci portano alla memoria episodi di dolore e anche di morte, ma dall’altra sono vive testimonianze della grande e forte fede vostra e dei vostri padri, perché avete sempre voluto riedificare la chiesa principale della vostra comunità ecclesiale.

Mi piace ricordare le parole della preghiera che la liturgia ci fa innalzare a Dio: “Tu ci hai dato la gioia di costruirti fra le nostre case una dimora, dove continui a colmare di favori la tua famiglia pellegrina sulla terra e ci offri il segno e lo strumento della nostra unione con te” (Prefazio della dedicazione).

In tutte le diocesi del mondo la chiesa cattedrale è il luogo dove, da secoli, i fedeli tutti si ritrovano, in particolare per alcune significative celebrazioni al fine di esprimere e proclamare pubblicamente la propria fede e la propria unità in Cristo e con Cristo.

La cattedrale, intimamente legata alla persona del vescovo, è “madre” di tutte le chiese della diocesi; richiama la presenza del vescovo, il quale “regge la chiesa particolare a lui affidata, come vicario e legato di Cristo, col consiglio, la persuasione, l’esempio, ma anche con l’autorità e la sacra potestà, della quale non si serve se non per edificare il proprio gregge nella verità e nella santità” (cf. Lumen Gentium, 27).

Mediante la cattedrale e nella cattedrale si manifesta la “comunione” di tutta la Chiesa particolare, unita al proprio vescovo, in modo speciale nella celebrazione eucaristica: si deve dare - dice il Concilio Vaticano II - “la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi che si svolge intorno al vescovo, principalmente nella chiesa cattedrale, convinti che la principale manifestazione della Chiesa si ha nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri” (Sacrosanctum Concilium, 41).

E a tutta la comunità ecclesiale di Catanzaro, oggi, nella solennità della dedicazione della cattedrale, rivolgo il mio affettuoso augurale saluto: all’arcivescovo monsignor Antonio Cantisani; alle autorità civili, politiche e militari; ai sacerdoti, ai religiosi, ai diaconi, alle religiose, ai seminaristi, agli uomini e alle donne, madri e padri di famiglia, ai giovani e alle giovani, ai bambini e alle bambine e, in modo speciale, a quanti si trovano nella sofferenza, nella ristrettezza, nella privazione fisica o spirituale, specialmente nella privazione del lavoro. Estendo il mio saluto anche ai fedeli della diocesi di Squillace, unita nella persona del vescovo, e a tutti i calabresi. A tutti sono vicino, con sincero affetto, condividendo attese e trepidazioni, gioie e dolori. A tutti l’assicurazione del mio ricordo.

6. Ascoltiamo ancora una volta quando dice l’odierna liturgia con le parole del salmo responsoriale: ricordiamo queste belle parole e meditiamole nel nostro cuore: “L’anima mia languisce e brama / gli atri del Signore. / Il mio cuore e la mia carne / esultano nel Dio vivente. / Anche il passero trova la casa, / la rondine il nido, / dove porre i suoi piccoli, / presso i tuoi altari, / Signore degli eserciti, mio re e mio Dio. / Beato chi abita la tua casa; / sempre canta le tue lodi! / Beato chi trova in te la sua forza . . . / cresce lungo il cammino il suo vigore . . . / Per me un giorno nei tuoi atri / è più che mille altrove, / stare sulla soglia della casa del mio Dio / è meglio che abitare nelle tende degli empi” (Sal 83, 3-6.8.11).

7. Cari fratelli e sorelle!

Impariamo ad amare cordialmente la casa di Dio, così come afferma il salmista. Lo esprime in modo meraviglioso: la casa di Dio come una casa familiare, come nido nel quale noi uomini siamo vicini a Dio.

“Un giorno nei tuoi atri / è più che mille altrove”.

“L’anima mia languisce” . . . la presenza del Dio vivente. Di essere con lui nel suo tempio.

Cari figli e figlie della Chiesa a Catanzaro!

mparate ad amare la vostra cattedrale!

Essa sia per voi la casa della preghiera! Il tempio santo! Luogo della presenza del Dio vivente e della familiarità con lui!

Essa formi le vostre anime e i vostri cuori con il soffio dello Spirito di Dio!

Essa vi plasmi come comunità del popolo di Dio di generazione in generazione!

Essa sia per voi una pregustazione dell’eterna permanenza nei templi santi di Dio! Essa vi prepari a questo!

Affido questi miei voti al cuore materno della Vergine Maria assunta in cielo, alla quale è dedicata la vostra cattedrale, mentre mi accingo ad incoronare la sua venerata immagine sotto il titolo di “Madonna di Porto”, in questo primo sabato del mese di ottobre, dedicato alla preghiera del Rosario. E chiedo l’intercessione del vostro celeste patrono, san Vitaliano!

La gloria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo abiti nella vostra cattedrale. Essa abiti anche nei vostri cuori e sia un costante pegno della vita, alla quale siamo chiamati in Gesù Cristo, nostro Signore.

Amen.

 

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