CONCELEBRAZIONE EUCARISTICA AL CIMITERO ROMANO DEL VERANO
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
Solennità di Tutti i Santi
Giovedì, 1° novembre 1984
1. “Del Signore è la terra e quanto contiene” (Sal 24, 1).
Del Signore è l’universo. Egli è il suo creatore. In mezzo a questo universo è la nostra terra e in essa l’uomo creato a immagine di Dio. Creato come maschio e femmina.
All’uomo disse il Creatore: “Riempite la terra; soggiogatela” (Gen 1, 28).
Lungo la sua storia, l’uomo riempie la terra e la soggioga.
Tuttavia l’uomo, al tempo stesso, soccombe alla terra. Le soccombe mediante la morte. Ne testimoniano tutti i cimiteri del mondo. Ne testimonia anche questo cimitero romano, Campo Verano.
L’uomo torna alla terra dalla quale è stato tratto (cf. Gen 3, 19).
Oggi, e ancor più domani, la Chiesa medita il mistero della morte che è la comune sorte dell’uomo sulla terra.
2. Eppure: la terra appartiene al Signore! “Del Signore è la terra e quanto contiene”.
Può colui che è stato creato a immagine di Dio stesso, appartenere in modo definitivo alla terra?
Soltanto ed esclusivamente alla terra?
Può essa sola rimanere il suo destino? Tutto deve terminare col fatto che l’uomo torna in polvere?
Questo cimitero nel quale ci troviamo - tutti i cimiteri del mondo - nascondono in sé questa grande, eterna domanda.
Se la terra è di Dio, può non essere di Dio, a maggior ragione, colui che è stato creato sulla terra come l’immagine di Dio e la sua somiglianza?
3. Nell’odierna liturgia parla l’apostolo Giovanni, che nella sua prima Lettera scrive: “Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce è perché non ha conosciuto lui” (1 Gv 3, 1).
L’uomo: realmente figlio di Dio. Adottato come figlio nell’eterno Figlio unigenito, Verbo incarnato.
Quest’uomo, al quale la terra sembra togliere definitivamente, mediante la morte, la sua umanità, rendendolo “polvere”, questo stesso uomo, se morto nella grazia di Cristo, porta in sé contemporaneamente la realtà della vita indistruttibile: della vita divina!
Il nostro cimitero romano - tutti i cimiteri del mondo - nascondono al tempo stesso questo mistero: ecco i figli di Dio, i figli e le figlie nell’eterno unigenito Figlio, che nel tempo divenne uomo: uno di noi. Per opera dello Spirito Santo nacque dalla Vergine, morì sulla croce e risuscitò da morte.
Questo cimitero - tutti i cimiteri del mondo - partecipano alla croce e alla risurrezione di Cristo. La terra è stata visitata dal mistero del Figlio di Dio. La terra è stata visitata dal mistero della redenzione. La morte non ci toglie l’umanità per farla “polvere della terra”. La morte ci restituisce a Dio in Gesù Cristo.
4. “Noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è” (1 Gv 3, 2).
Viviamo nell’economia della divina rivelazione. Dio ha parlato a noi nel suo Figlio unigenito. Dio, per mezzo di questo Figlio, compie in noi il mistero della figliolanza che è una vita nuova. La vita eterna.
La morte chiude e termina irrevocabilmente la vita di ciascuno di noi. Qui finisce tutta la conoscenza che ricaviamo dal mondo.
Ma la rivelazione continua. “Ciò che saremo non è stato ancora rivelato”.
Con la morte si apre per l’esistenza umana la dimensione dell’eternità. Ciò che l’uomo porta nell’immagine e nella somiglianza di Dio, ritrova il suo “prototipo”: “Lo vedranno così come egli è”.
5. Noi guardiamo quindi questo cimitero romano - tutti i cimiteri del mondo - come il luogo della morte dell’uomo: “è stabilito che gli uomini muoiano una sola volta” (Eb 9, 27).
Al tempo stesso, questo è un luogo dove gli uomini, nostri fratelli e sorelle, salgono davanti al cospetto del Signore. Il luogo in cui parla la giustizia e la misericordia, il luogo del giudizio.
“Chi salirà il monte del Signore / chi starà nel suo luogo santo? / Chi ha mani innocenti e cuore puro . . . / Egli otterrà benedizione dal Signore, / giustizia da Dio sua salvezza” (Sal 24, 4-5).
“È stabilito che gli uomini muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio” (Eb 9, 27).
6. Ed ecco - in questo giorno dedicato in tutta la Chiesa in modo particolare alla preghiera per i morti - noi che siamo ancora pellegrini in questo mondo, ci uniamo a tutti coloro che già se ne sono andati, che riposano in questo cimitero romano - e in tutti i cimiteri del mondo - “Ecco la generazione che lo cerca, / che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe” (Sal 24, 6).
Che sia dato loro di vedere questo volto.
Che lo vedano “così come egli è”!
Che si compia in loro, in tutta la sua pienezza, la rivelazione iscritta nell’immagine e nella somiglianza di Dio!
7. Tale è la nostra preghiera nel giorno di Tutti i santi, la nostra preghiera nel giorno dei morti.
Preghiera di intercessione.
E, insieme, preghiera di lode.
Benedetto sii, Signore, perché tua è la terra e quanto contiene.
Benedetto sii, perché l’uomo non appartiene, in definitiva, alla terra,
- perché non è sottomesso ad essa,
- perché in te ha l’eternità!
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