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VEGLIA PASQUALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Sabato Santo, 29 marzo 1986

 

1. O mors, ero mors tua!

In questa notte la Chiesa ritorna sul posto della morte e della sepoltura di Cristo. Il Venerdì Santo, il giorno prima del sabato, è stato tolto il suo corpo dalla croce ed è stato deposto nella tomba. In precedenza il soldato romano aveva trafitto il costato di Gesù con una lancia, per constatare se egli fosse veramente morto. Hanno deposto il suo corpo, in fretta nel sepolcro, perché il giorno della preparazione alla Pasqua stava per terminare.

Oggi la Chiesa viene di nuovo a questo sepolcro e presso la tomba chiusa del Crocifisso celebra la sua veglia pasquale.

2. Il fatto di vegliare implica un tempo di attesa. La Chiesa viene al sepolcro di Cristo con la consapevolezza della morte, che questo sepolcro significa. Viene con la certezza che Gesù di Nazaret è veramente morto! E al tempo stesso rilegge durante questa veglia il Vangelo dell’alba pasquale. Oggi è il Vangelo secondo Luca.

In questo modo la veglia della Chiesa è la veglia pasquale. Nel corso di questa santa Notte - grazie al Cristo crocifisso e deposto nel sepolcro - la morte sarà vinta dalla Morte: mors, ero mors tua.

3. Così dice Colui che è la nostra Pasqua.

Pasqua significa “passaggio”. È il passaggio verso la vita attraverso la morte, così come una volta, nell’antica alleanza, Israele è passato verso la vita attraverso la morte dell’agnello pasquale. Tuttavia quello fu soltanto un passaggio verso un’altra vita su questa terra: dalla schiavitù d’Egitto verso la libertà nella terra promessa.

La Pasqua della Chiesa significa il passaggio verso la Vita Eterna che viene da Dio, che è la vita in Dio. Nessuna terra promessa in questo mondo può assicurare una tale libertà, può assicurare una tale vita . . .

4. Tuttavia la Pasqua di Cristo si è compiuta su questa terra. In questa terra la morte è stata distrutta dalla morte. In questa terra Cristo è stato crocifisso e deposto nel sepolcro e all’alba, “il giorno dopo, il sabato” (cioè la domenica), la tomba si è presentata vuota.

5. La prima causa della morte è il peccato. Tutte le tombe sparse sulla faccia della terra parlano della morte delle successive generazioni umane. Tutte le tombe nel globo terrestre rendono testimonianza al peccato, all’eredità del peccato nell’uomo.

Cristo, nel mistero pasquale - è passato dalla morte alla vita. Ciò vuol dire: ha distrutto alla radice l’eredità del peccato mediante la sua obbedienza fino alla morte. Dunque la Pasqua di Cristo significa anche passaggio attraverso la storia del peccato dell’umanità fin dall’inizio: fin là, dove “per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori” (Rm 5, 19).

6. Perciò la Chiesa professa: “Fu crocifisso, morì e fu sepolto - discese agli inferi (“descendit ad inferos”) - il terzo giorno è risuscitato”.

Prima di essere risuscitato, con la sua morte ha toccato il peccato dell’uomo in tutte le generazioni di quanti sono morti. Le ha visitate con la potenza della sua morte: con la potenza redentrice della sua morte. Con la potenza vivificante della sua morte. O mors, ero mors tua!

7. E anche noi che viviamo su questa terra, che oggi partecipiamo alla veglia pasquale, siamo stati “immersi nella sua morte” come scrive san Paolo. (cf. Rm 6, 3)

La morte di Cristo, la morte redentrice, la morte vivificante ha distrutto l’eredità del peccato che è in ciascuno di noi. Infatti, “siamo stati battezzati in Cristo Gesù” (cf. Rm 6, 3).

C’è di più: “per mezzo del battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte, perché come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova” (cf. Rm 6, 4).

8. In questo spirito siamo qui riuniti. In questo spirito partecipiamo alla veglia pasquale insieme con tutta la Chiesa. Insieme con tutti i nostri fratelli e sorelle nella fede, ovunque vegliano in questa Notte santa presso il sepolcro della morte e della risurrezione di Cristo.

E in questo spirito saluto in modo particolarmente cordiale i catecumeni che durante questa liturgia della veglia pasquale riceveranno il Battesimo. Essi sono trentanove e provengono dalla Corea (sono il gruppo più numeroso, 15), dal Vietnam, dal Giappone, dal Cameroun, dalla Tanzania, dallo Zaire, dalla Costa d’Avorio, da Capo Verde, da Hong Kong, da Taiwan, dall’Italia, dagli Stati Uniti, dalla Germania, dalla Francia.

Gioiremo insieme con loro, perché verranno toccati dalla potenza salvifica della morte di Cristo, perché, “sepolti insieme con lui nella morte, come Cristo fu risuscitato dai morti, così anche loro possano camminare in una vita nuova”.

9. “Fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre”. Per mezzo della gloria del Padre. Infatti il Padre è Dio dei vivi, non dei morti (cf. Mt 22, 32). È “amante della Vita”.

Le donne che all’alba vanno alla tomba, sentiranno queste parole: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risuscitato” (Lc 24, 5-6). È risuscitato “per mezzo del Padre”. Tutta la gloria del Padre è nel Figlio, che è risuscitato: con la morte egli ha vinto la morte: mors, ero mors tua! Amen!

 

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