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CELEBRAZIONE EUCARISTICA PER L’INAUGURAZIONE
DELL’ANNO ACCADEMICO DELLE PONTIFICIE UNIVERSITÀ ECCLESIASTICHE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Venerdì, 26 ottobre 1990

 

“Un solo Dio che è presente in tutti” (Ef 4, 6).

1. Da quasi quattro settimane sono in corso i lavori del Sinodo dei vescovi, sul tema la “formazione sacerdotale”. Vi è una particolare convergenza tra questo tema, questa sessione del Sinodo e l’odierna inaugurazione. Tutti sappiamo quale importanza hanno i seminari e le Università per la formazione sacerdotale, l’educazione e la scienza.

Mentre siamo riuniti oggi - come ogni anno - per l’inaugurazione dei Pontifici Atenei Romani, la stessa vicinanza del Sinodo dei vescovi ci dà motivo di unirci con tutti gli ambienti della Chiesa che servono la formazione sacerdotale.

2. Un solo Dio che agisce ed è presente in tutti. La nostra inaugurazione si fa preghiera. Desideriamo arrivare all’incontro con Dio che agisce in tutti. Questo agire di Dio è anzitutto creativo. Stiamo davanti a lui come Creatore e Padre. Creando l’uomo a sua immagine e somiglianza, Dio pone davanti a lui diversi compiti. Affidandogli come impegno la “trasformazione” del mondo per il bene dell’uomo e la sua “umanizzazione”, Dio gli dà contemporaneamente anche il compito di essere veramente uomo. La trasformazione e la formazione vanno insieme, di pari passo. L’una e l’altra si radicano nell’agire creativo di Dio. In esso trova il suo inizio.

L’odierna inaugurazione vuole significare una particolare partecipazione a questo inizio creativo.

3. “Un solo Dio, Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 6). Questo agire di Dio è redentore. Non soltanto creativo, ma anche redentore. La redenzione è entrata nel cuore stesso della creazione, per liberare questo cuore dalla corruzione, dal peccato e restituirgli il ritmo divino.

Proprio per questo il Concilio ha ricordato che Cristo ha rivelato l’uomo all’uomo (cf. Lumen gentium, 22). Gli ha rivelato la dignità che l’uomo ha fin dall’inizio e alla quale è chiamato incessantemente. “Vi esorto, dunque, io, prigioniero del Signore - scrive l’apostolo agli Efesini - a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto”. Queste parole ci introducono nella essenza più profonda della formazione umana, cristiana, sacerdotale.

La formazione è una partecipazione creativa all’agire redentore di Dio. È un entrare con l’anima e con il cuore nella scuola di Gesù Cristo: “con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore” (Ef 4, 2). L’apostolo fa conoscere, con queste parole, quale discepolo di Cristo egli sia e come deve essere ogni discepolo.

4. “Sapete giudicare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete giudicarlo?” (Lc 12, 56), chiede l’evangelista. La domanda oggi è ancora più attuale di quando fu scritto il Vangelo. L’uomo dei nostri tempi conosce certamente in modo più pieno la realtà dell’universo. È diventato per certi aspetti uno specialista in questo campo. Ma, nello stesso tempo, spesso “non sa giudicare” questo tempo, questo “kairós” divino che dura nella storia. Non riconosce l’agire creativo, non riconosce quello redentivo di Dio. In tal modo, sfugge al suo tentativo la giusta misura della formazione e trasformazione.

“Una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione” (Ef 4, 4).

5. La nostra inaugurazione si fa preghiera. È la preghiera eucaristica, nella quale l’agire redentore di Dio permane e si rinnova come il sacramento del corpo e del sangue di Cristo. In questo Sacramento agisce lo Spirito che gli apostoli hanno ricevuto, quale inizio del nuovo popolo di Dio. Lo Spirito Santo. Il Paraclito. Lo Spirito di Verità. Colui che “scruta ogni cosa” (cf. 1 Cor 2, 10). Egli rinnova la faccia della terra conoscendo le profondità di Dio.

L’agire creativo e redentore di Dio, il soffio dello Spirito “che dà la vita”: ecco le sorgenti stesse della nostra esistenza e del comportamento umano. Chiniamoci profondamente a questa sorgente di acqua viva, per attingere da essa. Preghiamo lo Spirito di Verità, affinché possiamo comportarci in maniera degna della vocazione che abbiamo ricevuto. Amen!  

Al termine della celebrazione eucaristica, il Santo Padre rivolge ai presenti il seguente saluto.

Prima di concludere questa liturgia eucaristica, desidero porgere il mio cordiale saluto ai gran cancellieri e ai rettori delle Università Ecclesiastiche, degli Atenei e dei Seminari Pontifici; ai docenti, agli studenti e a tutti i sacerdoti che si sono uniti alla concelebrazione. Vi ringrazio per la vostra partecipazione a un incontro di preghiera così importante, qual è quello di invocare la luce dello Spirito Santo sui lavori di un nuovo Anno Accademico.

Non è senza significato il fatto che la Provvidenza vi ha posti a compiere gli studi a Roma, dove si trovano le sorgenti di quella fede che voi intendete approfondire e vivere per poterla testimoniare davanti al mondo. Auguro a voi, nuove leve, un buon inizio e un buon avviamento agli impegni scolastici negli Istituti Superiori e a tutti gli altri di continuare con nuova lena e con grande impegno gli studi così che possiate giungere alla piena maturazione nella propria formazione teologica e ascetica, ben consapevoli che da voi dipende in modo particolare il futuro della Chiesa e il bene delle anime.

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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