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VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN PAOLO DELLA CROCE A CORVIALE

OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 1° marzo 1992

 

Carissimi fratelli e sorelle della Parrocchia di San Paolo della Croce!

1. Sono venuto tra voi come vostro Vescovo, per compiere la visita pastorale. Essa, fin dai tempi del Concilio di Trento, rappresenta uno dei principali doveri del Vescovo, in risposta alle giuste attese dei fedeli. Nella visita pastorale il Vescovo si fa più vicino, anche fisicamente, ai suoi fedeli. La sua presenza ricorda che Dio stesso si è paragonato al pastore. Lo ha fatto nell’Antico Testamento, attraverso le parole dei profeti, come queste di Ezechiele: “Io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all’ovile quella smarrita, fascerò quella ferita e curerò quella malata, avrò cura della grassa e della forte, le pascerò con giustizia” (Ez 34, 11. 16). Ma lo ha fatto soprattutto nel Nuovo Testamento, quando Gesù ha detto: “Io sono il buon pastore” (Gv 10, 11) e a Pietro ha ordinato in seguito di pascere i suoi agnelli e le sue pecorelle.

2. Frequentando la vostra Chiesa, voi avete imparato a riconoscere Dio per Padre e i propri simili come fratelli e sorelle, che vivono come in una sola famiglia spirituale, quella dei figli di Dio, in forza della Parola del Signore, del Battesimo e degli altri Sacramenti della fede cristiana. Ora stiamo per celebrare insieme l’Eucaristia, la quale rende presente tra noi il grande Pastore delle pecore, Gesù Cristo, rinnova il sacrificio di valore infinito da Lui offerto per la nostra salvezza, fa elevare a Dio la lode e il ringraziamento senza fine e, alla mensa del Signore, imbandisce la cena della comunione intima tra Lui e le nostre anime. Nella liturgia della parola il Vangelo di Luca ci ha riproposto l’interrogativo di Gesù: “Può forse un cieco guidare un altro cieco?” (Lc 6, 39). Il Signore intende dire che una guida non può essere cieca, deve vedere bene, se non vuol rischiare di arrecare danno alle persone che le sono state affidate. Gesù richiama così l’attenzione di tutti coloro che hanno compiti educativi o di comando: i pastori d’anime, i reggitori dei popoli, i legislatori, i maestri, i genitori, esortandoli ad avere coscienza, a sentire la responsabilità, a interrogarsi sulla strada giusta e a percorrerla essi stessi per primi.

3. E il percorso giusto è quello tracciato dal divin Maestro. Lo ha detto Lui stesso con un’espressione semitica, che suona così: “Il discepolo non è da più del maestro, ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro” (Lc 6, 40). Con essa Gesù si presenta come Modello e ci invita a seguire la sua condotta e i suoi insegnamenti. Solo così si è guide sicure e sagge. Gli insegnamenti del Signore, per quanto attiene alla vita morale, sono contenuti principalmente nel discorso della montagna, che da tre domeniche leggiamo nella celebrazione della Santa Messa. Nel brano d’oggi troviamo un’altra frase molto significativa, quella che esorta a non essere presuntuosi e ipocriti. “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo?” (Lc 6, 41). Com’è facile scorgere i difetti e i peccati altrui e non vedere i propri! E come possiamo accorgerci se il nostro occhio è libero o se è impedito da una trave? La verifica ci viene dalle nostre azioni. È ancora Gesù che ce lo dice: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6, 44). Il frutto sono le azioni, ma anche le parole. Anche da queste si conosce la qualità dell’albero. Infatti, chi è buono trae fuori dal suo cuore e dalla sua bocca il bene e chi è cattivo trae fuori il male. Questo insegnamento di Gesù fa eco agli antichi detti sapienziali del Siracide, che abbiamo ascoltato nella prima lettura: “Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela il sentimento dell’uomo” (Sir 27, 6).

4. La Chiesa, che è a Roma, in questo tempo sta percorrendo un cammino di rinnovamento del suo modo di vivere la propria fede. È il cammino sinodale, che è iniziato nel 1986 per stimolare gli animi a più saldi legami di carità e a una più robusta ed esemplare predicazione del Vangelo. In questo periodo stiamo concentrando i nostri sforzi sulla famiglia, alla quale si riferiscono, e dentro la quale si ripercuotono, i problemi morali, educativi e sociali del nostro tempo. Vi esorto ad essere “saldi e irremovibili” (cf. 1 Cor 15, 58) nell’edificazione delle famiglie nuove, secondo gli insegnamenti di Gesù Cristo, radicandole nel suo amore, che è dono, sacrificio e gioia. Esorto gli sposi a perseverare negli impegni assunti, sia nella costruzione del bene reciproco, sia di quello dei figli. Esorto tutti a vincere la stanchezza, che viene dalle pressioni del mondo e dagli ostacoli della vita quotidiana. Anche quando vi sentite circondati dall’indifferenza e dall’egoismo reagite caritatevolmente come figli di Dio e cristiani veri. Voi siete una porzione della nuova Roma, cresciuta negli ultimi decenni. Di fronte a voi e nelle vostre mani c’è il futuro di questa Città. Sentitevi responsabili e fieri di offrire una testimonianza cristiana capace di rinnovare interiormente ed esteriormente la società.

5. Nella consapevolezza di questo comune impegno spirituale, unitamente al Cardinale Vicario, Camillo Ruini, e al Vescovo Ausiliare del Settore, Monsignor Cesare Nosiglia, saluto tutti voi, cari fedeli di questo vasto quartiere di Corviale, e vi ringrazio per la vostra partecipazione a questa celebrazione eucaristica. Saluto specialmente il Parroco, Don Valerio Nardo, e tutti i sacerdoti che prestano la loro collaborazione nella cura delle anime. Il mio pensiero va, pure, agli appartenenti a e io Istituti Religiosi, maschili e femminili, che portano il loro qualificato contributo alle attività parrocchiali: i Padri dell’Istituto della Consolata, le Suore dell’Istituto “Regina Pacis”, le Figlie di Nostra Signora di Monte Calvario, le Suore Missionarie di Madre Teresa di Calcutta e le Pie Discepole del Divin Maestro. Desidero salutare pure tutte le componenti più impegnate nelle iniziative promosse dalla Parrocchia: il gruppo dei catechisti e delle catechiste, che si dedica alla importante missione della illuminazione ed edificazione delle menti e delle coscienze; quello caritativo, che segue anzitutto le famiglie o le persone che si trovano in difficili situazioni materiali e morali, come pure le persone anziane e quelli che soffrono perché portatori di handicap o vittime della droga; ricordo inoltre il gruppo di preghiera che si incontra in varie circostanze, ma soprattutto per l’adorazione dell’Eucaristia e per la recita del Rosario. Esprimo il mio incoraggiamento a quanti sono impegnati nella promozione delle opere sociali con un forte accento di testimonianza cristiana; penso soprattutto alle ACLI e al Servizio Sociale Parrocchiale. So che siete passati attraverso numerose difficoltà e prove, prima di ottenere gli alloggi dove ora vivete. Auguro che presto possiate risolvere i problemi che ancor oggi affliggono il vostro quartiere, a motivo delle carenze di infrastrutture, del degrado ambientale e di alcune piaghe sociali, che sono tipiche delle grandi periferie urbane del nostro tempo. Fa ben sperare, però, il fatto che la Parrocchia, impiantata qui prima ancora che il quartiere fosse abitato, è viva e costituisce un forte elemento di aggregazione per tutti, specialmente per coloro, e sono la stragrande maggioranza, che riconoscono l’importanza della fede cristiana e dei legami che nascono da essa.

6. Cari fratelli e sorelle, mercoledì prossimo daremo inizio al tempo sacro della Quaresima. Sia per tutti voi questo tempo forte dell’anno liturgico un’occasione provvidenziale per rinnovare l’impegno, sempre necessario, di totale conversione a Cristo mediante la meditazione della parola di Dio, la preghiera, la penitenza e la vita sacramentale. Date spazio in questa stagione dello spirito al Sacramento della Riconciliazione, che restituisce alle anime la piena amicizia con Dio e con il prossimo.

Vi invito fin d’ora a partecipare alla intensità del periodo quaresimale nella Chiesa universale e specialmente nella Chiesa di Roma. E salutandovi così uniti nella chiesa, in questo sacro spazio, saluto anche tutti gli altri parrocchiani che in questo momento non sono qui, ma sono legati a noi nella nostra solidarietà, nella nostra amicizia, in questo amore reciproco che contraddistingue la comunità cristiana.

Amen!

 

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