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MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
A DIMITRIOS I, ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI IN OCCASIONE
DELLA CELEBRAZIONE DELLA FESTA DI SANT'ANDREA

Lunedì, 26 novembre 1984

 

A sua santità, Dimitrios I, arcivescovo di Costantinopoli,
patriarca ecumenico
.

“Grazia a voi e pace da Dio, Padre nostro, e dal Signore Gesù Cristo” (Ef 1, 2).

A voi e alla vostra Chiesa rinnovo questo saluto rivolto da san Paolo in Roma ai cristiani della fiorente Chiesa dell’Asia Minore e, in una fervida preghiera, domando al Signore di esaudire l’auspicio che esso esprime.

Alla celebrazione della festa di sant’Andrea, il primo chiamato dal Signore a camminare alla sua sequela, parteciperà la delegazione presieduta dal nostro fratello il cardinale Giovanni Willebrands. Che la presenza di questa delegazione al Patriarcato ecumenico manifesti ancora una volta la nostra comunione nella fede apostolica e il nostro comune impegno nella ricerca della piena unità tra le nostre Chiese!

Esattamente vent’anni fa, i vescovi cattolici del Concilio Vaticano II dichiararono solennemente che la divisione contraddice apertamente la volontà del Signore sulla sua Chiesa e nuoce alla santa causa della predicazione del Vangelo ad ogni creatura (cf. Unitatis Redintegratio, 1). I padri del Concilio domandarono allora a tutta la Chiesa cattolica, ai pastori e ai fedeli, di impegnarsi risolutamente per il ristabilimento della piena unità. L’esperienza costruttiva e feconda che abbiamo potuto fare da allora ci conferma nel nostro impegno. Le difficoltà incontrate e non ancora completamente superate, ci domandano uno sforzo supplementare di attenzione e di impegno in una preghiera perseverante, in uno studio coscienzioso, in un dialogo franco e in rapporti fraterni più intensi e frequenti.

Su questo cammino, il dialogo teologico ci è dato da Dio per chiarire tutte le divergenze che ancora rimangono. I risultati già ottenuti costituiscono un importante contributo perché è sulla comune concezione sacramentale della Chiesa e dei suoi sacramenti che si fonda la nostra comunione. Si tratta dunque di un chiarimento essenziale che bisogna portare a compimento. In realtà sono i sacramenti e, sulla base della successione apostolica, particolarmente il sacerdozio e l’Eucaristia, che costituiscono legami molto stretti della comunione che rimane tra di noi e che dev’essere portata alla sua perfezione con l’aiuto di Dio (cf. Unitatis Redintegratio, 15). Su questo lungo cammino verso l’unità, noi abbiamo bisogno di sentire che il nostro cuore è “ardente” in noi (cf. Lc 24, 32), anche se noi non percepiamo sempre l’origine di questo misterioso ardore. Presto o tardi si rivelerà e sarà compreso. Proseguiamo il nostro cammino perché il dialogo della carità, che ci sprona verso la verità e l’unità, è sempre più urgente. La carità ci permette di comprendere nel profondo le parole dei nostri fratelli. Senza questa carità esse rischierebbero di non essere altro che formule che non esprimono un reale accordo delle intelligenze e dei cuori.

Le celebrazioni comuni dei santi Pietro e Paolo a Roma e di sant’Andrea al Patriarcato ecumenico sono circostanze propizie per rinvigorire questa carità. Sarebbe veramente bello se, in occasioni diverse a seconda dei luoghi, si potessero prendere iniziative analoghe sul piano locale tra ortodossi e cattolici che vivono gli uni accanto agli altri.

Assicuro a vostra santità, al santo Sinodo che vi circonda e a tutta la vostra Chiesa, che oggi sono in unità con voi nella preghiera e nella gioia di questa festa. Con voi, domando che vi siano abbondantemente donate grazia e pace.

Con questi sentimenti, venerato fratello, vi ripeto il mio sincero e fraterno affetto in Cristo Gesù.

Dal Vaticano, 26 novembre 1984.

IOANNES PAULUS PP. II

 

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