MESSAGGIO DI GIOVANNI PAOLO II
NEL 70° DELL'ORDINAZIONE A ROMA
DEL PRIMO GRUPPO DI VESCOVI CINESI
E NEL 50° DELL'ISTITUZIONE
DELLA GERARCHIA ECCLESIASTICA IN CINA
Cari fratelli e sorelle,
La memoria liturgica di San Francesco Saverio, patrono delle missioni, mi offre l’opportunità di celebrare l’Eucaristia insieme con voi, che rappresentate a Roma la Chiesa che è in Cina.
Come Francesco Saverio, arrivando alle porte della Cina, ardeva dal desiderio di portare la luce del Vangelo al popolo cinese, anche noi, oggi, guardiamo a quel grande Paese con i medesimi sentimenti mentre ricordiamo due significative ricorrenze: il settantesimo anniversario dell’ordinazione del primo gruppo di Vescovi cinesi a Roma per le mani del papa Pio XI, e il cinquantesimo anniversario dell’istituzione della Gerarchia ecclesiastica in Cina, voluta dal suo Successore, Pio XII.
Questi due anniversari suscitano nel mio animo di Pastore universale della Chiesa pensieri, aneliti e voti circa il senso e i compiti attuali del ministero episcopale nella Chiesa che è in Cina in piena comunione con il Collegio Episcopale, presieduto dal Successore di Pietro. Permettetemi che apra il cuore a voi, sorelle e fratelli qui presenti, quasi in una conversazione ideale con i Vescovi, i sacerdoti, i religiosi, le religiose e i numerosi fedeli che vivono nella Cina continentale. È un meditare ad alta voce, quasi una preghiera partecipata, sotto gli occhi di Cristo, Sommo Sacerdote, Pastore misericordioso, Signore della storia.
1. Le parole di Gesù: “Andate e ammaestrate tutte le nazioni... Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28, 19-20) sono, per la Chiesa, motivo di gioia e di sicurezza: gioia per la presenza del Signore risorto durante il pellegrinaggio terreno; sicurezza grazie alla sua vicinanza e alla sua guida anche in mezzo alle difficoltà. Queste parole confermano le altre, pronunciate da Gesù come risposta alla confessione di fede dell’apostolo Pietro: “Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le porte degli inferi non prevarranno contro di essa” (Mt 16, 18). Con questa promessa il Signore assicura la permanenza della sua Chiesa, fondata sulla persona di Pietro e sui suoi Successori.
2. La Chiesa che è in Cina ha ricevuto la Buona Novella e il dono dello Spirito Santo già nel VII secolo e poi, di nuovo, ai tempi di Giovanni da Montecorvino, primo Arcivescovo di Khambaliq, l’attuale Beijing; e da quel momento si è sempre distinta per la sua cattolicità e la sua esemplare fedeltà al Romano Pontefice. I cattolici cinesi, in comunione con la Chiesa sparsa in tutto il mondo, si sono caratterizzati per la loro fedeltà a Cristo, al Papa e alla realtà di una Chiesa universale, unita come famiglia di popoli. Questa tradizione ha reso la Chiesa che è in Cina una perla preziosa della Chiesa cattolica, per la testimonianza di generazioni di pastori e di fedeli che hanno dato la loro vita per Cristo e sono stati, secondo le immagini del Vangelo, sale, luce e lievito della società.
Persino nei tempi più difficili non è mai venuta meno la fedeltà della Chiesa cattolica in Cina. Pastori e fedeli, come discepoli di Cristo e come leali cittadini della loro patria, hanno sempre riposto la garanzia della verità e della vita nella concreta comunione con il Successore di Pietro, Vescovo di Roma e Pastore di tutta la Chiesa.
Anche oggi tutti i cattolici cinesi sono chiamati a mantenersi fedeli alla fede ricevuta e trasmessa, non cedendo a concezioni di una Chiesa che non corrispondono né alla volontà del Signore Gesù, né alla fede cattolica, né al sentimento e alle convinzioni della grande maggioranza dei cattolici cinesi. Ne deriverebbe una divisione capace solo di causare confusione, a detrimento sia della fede stessa sia del contributo che i fedeli possono offrire alla patria come artefici di pace e di progresso sociale.
3. Io so che la Chiesa, che è nella Repubblica Popolare Cinese, desidera essere veramente cattolica, pur nelle sofferenze e nella peculiarità del suo cammino storico. Dovrà, pertanto, mantenersi unita a Cristo, al Successore di Pietro e a tutta la Chiesa universale anche e specialmente attraverso il ministero dei Vescovi, in comunione con la Sede Apostolica. È questa una verità di fede, vissuta ampiamente nella tradizione cinese fin dalla “plantatio Ecclesiae” in quelle terre: Giovanni da Montecorvino, infatti, fu consacrato primo Vescovo della Chiesa cattolica in Cina per mano di altri Vescovi inviati dal Papa, che portavano il mandato apostolico per la sua consacrazione episcopale.
Nell’ordinazione, infatti, il Vescovo riceve la grazia e la responsabilità del proprio ministero pastorale. Egli, quindi, deve essere un pastore; deve possedere qualità umane, morali e spirituali che lo rendono esempio e modello del gregge che Cristo gli affida. La millenaria tradizione e la costante disciplina della Chiesa hanno richiesto sempre queste qualità. Egli deve essere il primo testimone della fede che professa e che predica, fino alla stessa “effusione del sangue”, come fecero gli Apostoli e come hanno fatto tanti altri pastori, lungo i secoli, in molte nazioni e anche in Cina.
Il Vescovo è chiamato a svolgere il suo ministero pastorale nella comunione gerarchica: quella comunione, cioè, che egli deve manifestare e vivere con tutta chiarezza in virtù della sua ordinazione e della sua appartenenza al Collegio dei Vescovi in comunione con il Successore di Pietro. Ciò è anche necessario affinché i sacerdoti e i fedeli vedano nei loro pastori i Vescovi dell’unica Chiesa di Cristo.
4. Voi, cari Fratelli nell’episcopato che guidate con coraggio e con dedizione apostolica le comunità cattoliche in Cina, siete chiamati oggi, in modo speciale, ad esprimere e a favorire una piena riconciliazione fra tutti i fedeli. Siete gli uomini della comunione: una perfetta comunione con Dio, che si manifesta nella preghiera e nella vita; e una chiara comunione con l’intera Chiesa universale, con tutto il Collegio Episcopale ed il suo Capo. Porterete nel cuore la passione per l’unità della Chiesa in modo da contribuire con umiltà e carità alla riconciliazione di tutti, pastori e fedeli. Ciò sarà possibile nella misura in cui saprete instaurare un dialogo nella verità e nella carità anche con coloro che, a causa delle gravi e perduranti difficoltà, si sono allontanati - in certi aspetti - dalla pienezza della verità cattolica. La preghiera di Gesù sarà la vostra preghiera: “Padre, siano in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato” (Gv 17, 21).
A voi, Vescovi, che come vicari e legati di Cristo reggete, in piena libertà e indipendenza da qualsiasi autorità locale, le Chiese particolari a voi affidate, spetterà prendere le opportune iniziative per preparare spiritualmente il vostro gregge alla celebrazione dell’Anno Santo del 2000. Ora, non potrebbe questo intenso lavorio per una piena comunione e per l’unità visibile essere il nostro e vostro particolare dono a Cristo Signore alla luce e nella forza speciale del Giubileo?
Per progredire poi nel cammino verso la pienezza dell’unità e per assicurare l’avvenire della Chiesa cattolica in Cina, uno dei compiti fondamentali del ministero episcopale sarà quello di garantire un’adeguata e seria formazione dei candidati al sacerdozio. Infatti, da una genuina formazione teologica, morale, spirituale e pastorale dei futuri sacerdoti, secondo la tradizione e la disciplina della Chiesa, dipende in modo determinante il futuro delle comunità cristiane.
Ma oggi più che mai, e seguendo l’esempio di quanto è stato fatto in altri tempi, tale formazione integrale deve essere estesa ai religiosi e alle religiose, come anche ai catechisti e ai laici impegnati nella propagazione del Vangelo: in tal modo essi potranno rendere ragione della loro fede e della loro speranza anche davanti ad una società, che ha bisogno di una testimonianza coraggiosa e convinta della sapienza e della verità del Vangelo di Cristo.
5. Con la celebrazione dell’Eucaristia la Chiesa diventa, in modo molto reale, il Corpo del Signore, come dice Paolo: “Poiché c’è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo: tutti infatti partecipiamo dell’unico pane” (1 Cor 10, 17). La celebrazione eucaristica, con la presenza del Signore su ogni altare, ci rende veramente un solo corpo; annulla le distanze per farci sentire in piena comunione di fede e di vita con gli altri; ed esprime la vera natura della Chiesa, unita dalla stessa Parola, dalla medesima preghiera e dall’unica Eucaristia.
Tale intima comunione ed unità sacramentale esige anche la comunione nella stessa fede e nell’affetto che lega tutti i membri della Chiesa cattolica. Come non ricordare le esigenze della comunione ecclesiale, espresse dalla stessa preghiera con la quale si celebra l’Eucaristia? Non vi è perfetta comunione nell’Eucaristia senza la piena confessione dell’unità della fede di ogni Vescovo con il Papa, e dei presbiteri con il Papa e con il loro legittimo Pastore, nella comunione con la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica.
6. È per me motivo di fiducia, confermato anche da tante notizie che vengono dalle vostre comunità, che lo Spirito Santo, sempre presente nella Chiesa, continua a diffondere i suoi doni in mezzo ai cattolici cinesi e li incoraggia ad aprirsi alla speranza e ad operare secondo la legge suprema del Vangelo che è la carità, pregando e confidando nella Provvidenza per quanto concerne i tempi e i momenti della manifestazione piena della verità delle cose. Vi invito, quindi, con l’Apostolo Paolo, ad edificare insieme la Chiesa una, santa, cattolica ed apostolica, e a mettere in pratica queste sue parole come programma di vita: “Vi esorto, dunque, a comportarvi in maniera degna della vocazione che avete ricevuto, con ogni umiltà, mansuetudine e pazienza, sopportandovi a vicenda con amore, cercando di conservare l’unità dello Spirito per mezzo del vincolo della pace. Un solo corpo, un solo spirito, come una sola è la speranza alla quale siete stati chiamati, quella della vostra vocazione; un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo. Un solo Dio Padre di tutti, che è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti” (Ef 4, 1-6).
Tuttavia, con la stessa convinzione, con la responsabilità e la fiducia che mi vengono dal mandato apostolico ricevuto da Cristo, esorto tutti i Pastori e i fedeli della Cina ad esprimere con coraggio, senza paura, la vera professione della fede cattolica, in modo da “vivere nella carità secondo la verità” (Ef 4, 15).
7. Le Autorità civili della Repubblica Popolare Cinese siano rassicurate. Un discepolo di Cristo può vivere la propria fede in qualsiasi ordinamento politico, purché sia rispettato il suo diritto a comportarsi secondo i dettami della propria coscienza e della propria fede. Per questo ripeto a quei governanti, come tante volte l’ho detto ad altri, di non avere paura né di Dio né della sua Chiesa. Anzi, chiedo loro, con sensi di deferenza, che, nel rispetto di un’autentica libertà che è diritto nativo di ogni uomo e donna, anche i credenti in Cristo possano sempre più dare il contributo delle loro energie e dei loro talenti allo sviluppo del Paese. La Nazione cinese ha un ruolo importante da svolgere in seno alla comunità delle Nazioni. I cattolici potranno dare un apporto notevole a ciò; e lo faranno con entusiasmo e con dedizione.
8. Cari fratelli e sorelle, ho voluto farvi partecipi del mio affetto e della mia sollecitudine per la Chiesa che è in Cina. È una sollecitudine apostolica, piena di speranza nell’azione dello Spirito Santo nei cuori e fiduciosa nella fedeltà che i cattolici cinesi professano, e sempre più devono professare, a Cristo Signore e al suo Vangelo.
La Chiesa di Roma, che presiede nella carità tutte le Chiese cattoliche particolari sparse nel mondo e guidate dai loro pastori, è con voi, Vescovi e fedeli cinesi, nella preghiera. Essa segue con simpatia la vostra storia e desidera che arrivi il momento della piena e totale comunione visibile fra tutti, pastori e fedeli, attorno al Papa. Allo stesso modo che il mondo ammira la Nazione cinese per la sua cultura e per la sua intraprendenza, tutta la Chiesa attende anche di poter vedere pienamente espressa la testimonianza della fede dei cattolici cinesi ed il loro contributo alla predicazione e alla testimonianza del Vangelo, alle soglie del terzo millennio.
“Gesù Cristo è lo stesso, ieri, oggi e sempre!” (Eb 13, 8). Mentre ci apprestiamo a celebrare, nell’anno 2000 dell’era cristiana, il Grande Giubileo della nascita di Gesù, il Papa guarda con fiducia e simpatia verso la Cina e verso la Chiesa che è in Cina, e nutre il desiderio di poter incontrare personalmente i cattolici cinesi per esprimere con la stessa fede e con lo stesso amore il ringraziamento al Padre, quando a Lui piacerà.
Affido queste intenzioni alla Vergine Maria, tanto venerata ed invocata dai cattolici cinesi come Madre e Regina.
“Il Dio della pace vi renda perfetti in ogni bene, perché possiate compiere la sua volontà, operando in voi ciò che a lui è gradito per mezzo di Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen” (Eb 13, 21).
Con la mia affettuosa Benedizione.
Dal Vaticano, 3 dicembre 1996.
IOANNES PAULUS PP. II
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