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PELLEGRINAGGIO APOSTOLICO IN AFRICA

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEI PAESI LIMITROFI

Kumasi (Ghana), 9 maggio 1980


Miei cari fratelli Vescovi,

1. È per me una grande gioia essere con voi oggi. Siete venuti dalle vostre rispettive diocesi - io da Roma - e ci siamo tutti riuniti qui nel nome di nostro Signore Gesù Cristo. Sentiamo veramente la sua presenza fra noi. Siamo venuti in Ghana per celebrare il suo Vangelo, per celebrare il centenario della sua Chiesa in questo paese. I nostri pensieri sono perciò rivolti alla grande realtà dell’evangelizzazione. È naturale per noi, poiché siamo Successori dei Dodici e, come loro, siamo chiamati a servire il Vangelo, proclamando Gesù Cristo e il suo messaggio di Redenzione.

Il nostro ministero è molto esigente. La predicazione del Vangelo, che “è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede” (Rm 1,16), richiede il nostro sforzo costante di andare verso il Popolo di Dio con una profonda comprensione della sua cultura, dei suoi bisogni pastorali e delle pressioni esercitate dal mondo moderno. L’evangelizzazione richiede una pianificazione lungimirante da parte nostra, l’utilizzo di mezzi adeguati e la piena collaborazione delle Chiese locali. Oggi, però, voglio limitarmi ad una breve considerazione sul contenuto dell’evangelizzazione, su quello che Paolo VI chiamava il suo “fondamento e centro” e che descriveva come “una chiara proclamazione che, in Gesù Cristo, Figlio di Dio fatto uomo, morto e risuscitato, la salvezza è offerta ad ogni uomo, come dono di grazia e misericordia di Dio stesso” (Paolo VI, Evangelii Nuntiandi, 27).

2. Come Vescovi dobbiamo riflettere non solo sul nostro compito, ma anche sull’immenso privilegio di portare il suo fondamentale messaggio di salvezza al mondo. Questa è la natura della nostra missione divina, questo spiega la nostra realizzazione umana: proclamare la salvezza in Gesù Cristo. Che ministero meraviglioso è predicare il Vangelo di redenzione in Cristo, spiegare alla nostra gente come è stata scelta da Dio Padre per vivere in Cristo Gesù, come il Padre “ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel regno del suo Figlio diletto, per opera del quale abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,14).

3. Il dono di salvezza di Cristo da origine al nostro ministero sacramentale e a tutti i nostri sforzi per costruire la comunione della Chiesa, una comunità redenta che vive la nuova vita di Cristo. Poiché il nostro messaggio è un messaggio di salvezza, è anche un costante invito al nostro popolo a rispondere al dono di Dio, a vivere una vita degna della chiamata ricevuta (cf. Ef 4,1). Il messaggio di salvezza porta con sé un invito al nostro popolo a lodare Dio per la sua bontà, a gioire nel suo dono, a perdonare gli altri come noi siamo stati perdonati, e ad amare gli altri come noi siamo stati amati.

Dio offre questo grande dono di salvezza attraverso la sua Chiesa, attraverso il nostro ministero.

Secondo la volontà di Dio, proseguiamo nella nostra opera di evangelizzazione, annunciando con perseveranza la Buona Novella della salvezza e proclamando esplicitamente che in Gesù Cristo: “abbiamo la redenzione mediante il suo sangue, la remissione dei peccati secondo la ricchezza della sua grazia” (Ef 1,7-8). Questa proclamazione è fondamentale per tutta la nostra dottrina morale, per il nostro insegnamento sociale, per la nostra attenzione pastorale verso i poveri. È la base del nostro ministero pastorale verso i bisognosi, gli afflitti e i carcerati. È fondamentale per tutto quello che facciamo, per tutto il nostro ministero episcopale.

Cari fratelli: Sia lodato Gesù Cristo che ci ha chiamati a proclamare la sua salvezza e che ci sostiene con il suo amore. Ci confermi nella gioia, perseveranti nella preghiera con sua Madre Maria, ed uniti fino alla fine.

Sia lodato Gesù Cristo.

 



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