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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'UNIONE SUPERIORE MAGGIORI

11 ottobre 1980

 

Carissime sorelle nel Signore!

1. Al termine della vostra annuale assemblea avete desiderato questa udienza, riservata totalmente a voi, madri generali e provinciali delle tante congregazioni e case religiose sparse in tutte le regioni d’Italia.

Vi saluto di vero cuore e per mezzo di voi desidero estendere il mio affettuoso saluto a tutte le vostre consorelle d’Italia, che nelle frenetiche metropoli come negli sperduti paesi montani stanno vivendo con amore e con gioia la loro consacrazione a Cristo e alle anime. Sì, carissime sorelle, portate a tutte le suore affidate alla vostra responsabilità il saluto del Papa: dite loro che egli le ricorda, le segue, le stima. prega per loro, soffre con loro, si preoccupa delle loro vicende umane e spirituali e le vorrebbe sempre tutte liete e generose, pur nelle immancabili tribolazioni.

Desidero poi manifestarvi il mio compiacimento per questa vostra assemblea generale a cui avete voluto partecipare in così grande numero, per approfondire il tema: “Vita religiosa e famiglia”, che fa eco all’argomento trattato nel Sinodo dei Vescovi ora in corso, e per intrattenervi tra voi, scambiandovi le vostre esperienze.

2. Si tratta di un tema importante perché i rapporti delle religiose con le comunità familiari sono frequenti. Le suore infatti sono a continuo contatto con i bambini negli asili e conoscono il retroterra di ogni casa; esse avvicinano ragazzi e ragazze nelle scuole, negli oratori, nelle associazioni cattoliche, nei vari gruppi ecclesiali; esse partecipano ai consigli pastorali, alla catechesi parrocchiale e diocesana. Soprattutto le suore sono presenti negli orfanotrofi, negli ospedali, nelle case di riposo per anziani, nelle cliniche, nei luoghi di assistenza e di cura per handicappati, nelle visite a domicilio ai malati, ed anche nei posti di soccorso per sbandati, emarginati dalla società, tossicodipendenti.

Si può dire che la suora, in certo qual modo, accompagna le famiglie nel loro cammino esistenziale, e perciò è grande la sua responsabilità, ma grande deve pure essere la sua consolazione, potendo così portare il suo contributo concreto di fede e di carità a quello che è il capolavoro dell’amore di Dio creatore e redentore.

3. Oggi più che mai molte persone sono angosciate dal problema dell’esistenza e della propria identità, sentono l’ansia di superare i limiti della storia e del tempo, cercano affannosamente la verità! Ecco, pertanto, che il primo compito e il primo dovere della religiosa nei rapporti con la famiglia è quello di rendere testimonianza alla verità, cioè aiutare la famiglia moderna a ritrovare il vero significato della vita e della storia.

Care suore, portate nelle famiglie la verità come è stata rivelata da Cristo e come è insegnata dalla Chiesa! Non lasciatevi turbare dal rumore delle tante e insistenti ideologie che confondono e deprimono. Seminate sempre il buon grano della verità, seguendo l’insegnamento della Chiesa e l’esempio dei santi.

Di qui la necessità di un aggiornamento serio ed autentico nei vari campi della dottrina da parte della religiosa, superando i pericoli della superficialità e dell’emotività. Occorre pertanto vigilare attentamente sui vari mezzi di aggiornamento e di orientamento (libri, giornali, riviste, corsi di studio, ecc...), affinché non capiti di rimanere sconcertati da false idee mettendo poi su strade sbagliate le persone che si devono avvicinare. Ogni famiglia desidera da chi si è consacrata a Dio la verità: siate perciò fedeli e felici di poterla annunziare e testimoniare!

4. Portate poi nella famiglia la pace! Lo spirito deve essere fermo e saldo nella verità, ma il cuore deve essere pieno di comprensione e di compassione. La famiglia ha bisogno soprattutto di aiuto spirituale e di incoraggiamento, di grande sostegno e affetto. Mai come ora la famiglia ha bisogno di sentire vicino e consolatore il divin maestro, che vuole elargire il suo perdono, la certezza, la speranza, l’amore! Certamente, il male deve essere combattuto e l’errore deve essere condannato; ma ogni persona deve essere capita ed amata; su ogni ferita deve essere sparso l’olio della bontà e della misericordia, come ha fatto il buon samaritano della parabola.

Però, per portare la pace bisogna possederla! Perciò è necessario che le vostre case siano oasi di serenità, raggiunta mediante la scuola della pazienza e della carità reciproca.

Portate la pace nelle famiglie con la vostra fede e il vostro amore! Portatela specialmente dove geme il dolore, dove regna la solitudine, dove pesa la divisione, dove manca la speranza ultraterrena! Portate la pace additando il Cristo crocifisso e la patria vera che è nei cieli (cf. Fil 4,20)!

5. Carissime, suor Elisabetta della santissima Trinità, scriveva: “Viviamo con Dio come con un amico, rendiamo viva la nostra fede allo scopo di comunicare con Dio attraverso tutto ciò che fanno i santi. Noi portiamo in noi il nostro cielo, perché colui che sazia i glorificati nella luce della visione si dà a noi nella fede e nel mistero. È la stessa cosa. Mi sembra di aver trovato il mio cielo sulla terra, perché il cielo è Dio e Dio è nella mia anima. Il giorno in cui ho capito questo, tutto si è illuminato in me e vorrei sussurrare questo segreto a coloro che amo, perché anch’essi, attraverso ogni cosa, aderiscano sempre a Dio e si realizzi quella preghiera del Cristo: Padre, che siano consumati in uno” (Suor Elisabetta della SS. Trinità, Scritti, Post. Gen. dei Carmelitani Scalzi, Roma 1967).

Vivete anche voi questo segreto e annunziatelo alle famiglie, con l’aiuto e l’assistenza di Maria santissima e di san Giuseppe: è il segreto che illumina, conforta e salva!

Con questi voti, implorando dal Signore l’abbondanza dei celesti favori, vi imparto di cuore la propiziatrice benedizione apostolica, che volentieri estendo a tutte le vostre consorelle.



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