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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
PER LA COMMEMORAZIONE DEL CENTENARIO DELLA MORTE
DI S. MARIA DOMENICA MAZZARELLO

Sabato 25 aprile 1981

 

Carissimi fratelli e sorelle in Cristo!

1. In questa speciale udienza generale in Piazza san Pietro, in questa festività civile italiana, ho la grande gioia di salutare voi, allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, venute a Roma da tutta l’Europa insieme alle vostre educatrici per commemorare il Centenario della morte della fondatrice santa Maria Domenica Mazzarello, e voi, ammalati e assistenti dell’Unitalsi di Varese, che col vostro pellegrinaggio romano ricordate quarant’anni di attività dell’istituzione.

Nella letizia di questi giorni pasquali, accogliete il mio saluto affettuoso e cordiale, che porgo a tutti e a ciascuno di voi, insieme al mio ringraziamento per questo vostro gesto di fede cristiana e di filiale venerazione verso la persona del Papa. La vostra presenza, così piena di entusiasmo e di generosità, mi conforta e mi allieta e sono felice di potervi manifestare il mio compiacimento e la mia stima, sia per i lavori di gruppo compiuti da voi, giovani, in questi giorni di riflessione e di amicizia, sia per l’impegno dell’Unitalsi varesina a vantaggio dei fratelli sofferenti.

2. In occasione del Centenario dell’Istituzione della Congregazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice, Paolo VI rivolgendosi alle suore salesiane poneva due pressanti interrogativi: “Saprà la vostra Congregazione rispondere all’appello della Chiesa nella tormentata ora che volge? Con quali mezzi farà sì che la vitalità antica del ceppo robusto, piantato dai vostri santi fondatori, continui a fiorire in tutta la sua pienezza?” (Insegnamenti di Paolo VI, X [1972] 753.). E Rispondeva che non c’era che un mezzo: la santità, assicurata dal primato della vita interiore, mediante l’“amore adorante ed operativo” di cui è esempio Maria santissima.

L’odierno grandioso incontro di così numerose allieve delle Figlie di Maria Ausiliatrice, per commemorare il centenario della morte della fondatrice, è un segno che tale vitalità santa e santificatrice è tuttora ben presente, nello spirito di santa Maria Domenica Mazzarello.

Si legge nella sua biografia che fin dal primo incontro con Don Bosco, avvenuto nel piccolo paese di Mornese della diocesi di Acqui nell’ottobre del 1864, ella intuì la santità del sacerdote torinese, per cui, attratta dalla sua spiritualità, andava esclamando: “Don Bosco è un santo, io lo sento!”. Quando poi nel 1872 venne eletta superiora della nuova Congregazione, suor Maria Mazzarello non aveva timore di dire alle consorelle, in un modo quasi paradossale: “Viviamo alla presenza di Dio e di... Don Bosco!”. D’altra parte lo stesso Don Bosco poteva confidare un giorno a Don Cagliero: “La loro Congregazione è pari alla nostra: ha lo stesso fine e gli stessi mezzi”. Ella infatti sentiva e possedeva profondamente lo spirito “salesiano” di Don Bosco.

Voi, care giovani, avete meditato in questi giorni in che cosa consiste tale “spirito salesiano”; ed ora, tornando nella vostra patria, nelle vostre famiglie e nei vostri ambienti sociali e culturali, io vi esorto caldamente a viverlo con profonda convinzione e con lieto coraggio.

Essere “salesiani”, seguendo le orme di Don Bosco e di suor Maria Mazzarello, significa prima di tutto comprendere, stimare e vivere ad ogni costo la realtà della “grazia” ricevuta col Battesimo. Questa fu la prima e suprema preoccupazione dei due fondatori, ed a questo fine era strutturata tutta la loro pedagogia naturale e soprannaturale. Prima di ogni umano valore e prima di ogni scelta, riflettete sulla vostra intima amicizia con Cristo, sulla vostra partecipazione alla stessa vita divina, sulla vostra chiamata alla eterna felicita! Da questa fondamentale verità nascono il bisogno della preghiera e dei Sacramenti, la confidenza in Maria santissima, il controllo dei sensi e delle passioni.
Essere “salesiani” significa poi possedere il senso soprannaturale della letizia e della gioia, che porta ad un sano e costruttivo ottimismo, nonostante le difficoltà della vita. Il Cristo che muore in croce e poi risorge glorioso ci dice appunto che bisogna andare avanti, senza timori, con fiducia, con speranza: “Tutto concorre per il bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno” (Rm 8,28). Portate pertanto la letizia dei vostri cuori ardimentosi, dei vostri animi puri e innocenti, delle vostre vite ardenti nei luoghi del lavoro, della scuola, del gioco, nei vostri incontri giovanili, nelle vostre case!

Ed infine, essere “salesiani” significa sentire lo slanciò apostolico, il bisogno di far conoscere l’amore e la misericordia del Divino Redentore a tutto il mondo, a tutti coloro, e sono miliardi, che non lo conoscono ancora, specialmente a tanti giovani, che smarriti e delusi in una società che li deprime ed amareggia, molte volte sono tentati dalla disperazione. Siate apostole nei vostri ambienti, partecipando delle gioie e dei dolori degli altri, animate da affetto fraterno, misericordiose, umili (cf. 1Pt 3,8); siate apostole, se il Signore vi chiama, consacrando a Lui e alle anime tutta la vostra vita.

Questo è l’impegno e la consegna che vi lasciò al termine del vostro incontro romano, nel nome di santa Maria Domenica Mazzarello!

3. A voi, poi, ammalati e assistenti dell’Unitalsi desidero affidare una riflessione sul valore della Pasqua nella vostra vita.

Siamo tutti testimoni, talvolta intimoriti. del fatto che la società moderna sembra favorire prevalentemente un regime di piacere e di godimento, legato all’utile individuale, dimenticando l’etica naturale e rivelata, trascurando i valori spirituali e soprannaturali. Eppure, il bisogno di un significato ultimo è ineliminabile nell’uomo; il bisogno metafisico e religioso non si può sradicare. L’etica, anche se calpestata in qualche modo rinasce e risorge, perché l’uomo è proteso oltre il tempo e lo spazio e vuole sapere il significato della sua esistenza. Nei corsi e ricorsi della storia, si rivela che non la rivoluzione socio-politica soddisfa le aspirazioni dell’umanità, ma la rivoluzione interiore delle coscienze, alla luce del messaggio di Cristo.

Il Cristo risorto, che ha vinto l’angoscia del Getsemani e le umiliazioni della passione e ha superato la sconfitta della morte, sia sempre davanti ai vostri occhi, per avere ovunque e sempre il coraggio di testimoniare nel mondo la vostra fede e la vostra fiducia. Tale testimonianza e di grande aiuto per il ritorno di molti alla verità.

Saluto di cuore anche gli altri gruppi di pellegrini presenti a questa udienza e li assicuro del mio affetto e della mia preghiera.

Auspico vivamente che la devozione a Maria Ausiliatrice sostenga tutti, mentre volentieri vi imparto la mia confortatrice benedizione apostolica, che estendo ai familiari e alle persone a voi care.

        



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