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Pakistan, Filippine I, Guam (Stati Uniti II), Giappone, Anchorage (Stati Uniti II)
16-27 febbraio 1981

DISCORSO DEL SANTO PADRE GIOVANNI PAOLO II 
AL CLERO E AI RELIGIOSI 
DELLE CONGREGAZIONI MASCHILI

Tokyo, 23 febbraio 1981 

  

E ora desidero rivolgere il mio pensiero ai fratelli religiosi che s’impegnano per l’alto ideale di seguire Cristo più da vicino in castità, povertà e obbedienza. In seguito avrò anche l’opportunità di parlare alle religiose del Giappone. 

Cari fratelli, la vostra unione con Cristo, che è cominciata col battesimo, che è stata rafforzata attraverso la vostra consacrazione religiosa, implica una speciale unione con la Chiesa. Voi partecipate più completamente al mistero della sua vita e più profondamente siete coinvolti nella sua missione nel mondo. Consapevole di questa dimensione ecclesiale della vita religiosa, ripeto a voi quel che scrissi nella mia prima enciclica: “Il compito fondamentale della Chiesa di tutte le epoche, e, in modo particolare della nostra, è di dirigere lo sguardo dell’uomo, di indirizzare le coscienze e l’esperienza di tutta l’umanità verso il mistero di Cristo, di aiutare tutti gli uomini ad avere familiarità con la profondità della Redenzione che avviene in Cristo Gesù” (Giovanni Paolo II, Redemptor Hominis, 10). 

Le vostre vite consacrate a Cristo mediante i consigli evangelici sono in grado di elevare le mente ed i cuori della nostra generazione verso il solo che è Santo, verso il solo che è il Creatore e Salvatore di tutti. Essendo pieni di gioia, messaggeri di verità, servi generosi di coloro che sono nel bisogno e uomini di preghiera animati da una fiducia profonda nel Signore, voi elevate lo sguardo degli uomini e delle donne del nostro tempo. Voi innalzate nella speranza i loro occhi. Voi li aiutate a scorgere quel che è possibile fare per “camminare sulle alture” (cf. Ab 3,19) per entrare nell’unione di amore e nella conversazione con Dio. 

Desidero dire una parola speciale ai sacerdoti qui presenti, sia religiosi che diocesani. Il cuore del ministero sacerdotale è di proclamare il Vangelo di Nostro Signore Gesù Cristo, proclamazione che raggiunge il suo vertice e il suo fine nella celebrazione Eucaristica. Come voi impegnato in questa missione vitale della Chiesa, vi chiedo di prestare particolare attenzione ad un punto che ho trattato nella mia recente enciclica: “La Chiesa vive una autentica vita quando professa e proclama la misericordia: il più stupendo attributo del Creatore e del Redentore” (Giovanni Paolo II, Dives in Misericordia, 13) 

Possa ogni vostra parola ed azione essere una testimonianza eloquente al nostro Dio, ricco di misericordia. Possano i vostri sermoni ispirare speranza nella misericordia del Redentore. Possa il modo con cui amministrate il Sacramento della penitenza aiutare ogni persona a esperimentare in un unico modo l’amore misericordioso di Dio, più potente del peccato. E possa la vostra personale gentilezza e il vostro pastorale aiutare ognuno a scoprire il Padre misericordioso sempre pronto a perdonare. 

Inoltre, fratelli miei sacerdoti, possiate sempre essere uniti fra voi e con i vostri Vescovi. Come Ignazio di Antiochia scrisse a Policarpo: “Che l’unità, il maggiore di tutti i beni, sia la vostra preoccupazione”. L’unità all’interno del presbiterio non è cosa senza importanza per la nostra vita e il nostro servizio sacerdotale. 

Infatti essa è parte integrante della predicazione del Vangelo. E simboleggia l’intento reale del nostro ministero: promuovere l’unione con la Santissima Trinità e rafforzare la fraternità fra tutte le persone. Così, lo stesso zelo che ci spinge a servire il nostro popolo deve anche ispirarci ad essere uniti fra noi.Ricordate come il desiderio di Gesù per l’unita lo spinse a pregare nell’ultima Cena: “Che tutti siano una cosa sola. Come Tu, Padre, sei in me e io in Te, siano anch’essi in noi una cosa sola perché il mondo creda che Tu mi hai mandato” (Gv 17,21). 

Così, vi esorto con le parole di san Paolo: “amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno” (Rm 12,10). In mezzo a tutte le vostre occupazioni pastorali, trovate anche la possibilità di pregare insieme, di offrirvi ospitalità fra voi, di incoraggiarvi scambievolmente nell’opera del Signore. Possiate avere un’attenzione particolare per quei vostri fratelli che sono soli. malati oppure oppressi dai pesi della vita. Come “collaboratori nella verità” (cf. 3Gv 1,8), sostenete i vostri fratelli sacerdoti nel grande compito che è nostro, la proclamazione dell’amore misericordioso di Dio, che è stato reso visibile in Cristo Gesù Nostro Signore. 

Nell’esprimere il mio affetto e la mia stima per tutti i sacerdoti e fratelli qui presenti, desidero aggiungere una parola di particolare apprezzamento per il contributo dei missionari alla Chiesa in Giappone. Per le generose fatiche dei vostri predecessori, la Chiesa è stata impiantata in questa terra e il vostro fedele ministero continua ad essere un efficiente servizio alla causa del Vangelo. Siate certi che la Chiesa tutta grandemente onora la vostra vocazione missionaria e quella di tutti i vostri compagni missionari dappertutto nel mondo. 

Oggi rinnovate la vostra fiducia in Gesù Cristo e il vostro impegno per la gloria del suo santo nome. 

E a tutti quelli che sono riuniti in questa chiesa cattedrale dico: “Grazia a voi e pace da Dio nostro Padre e dal Signore Gesù Cristo” (1Cor 1,3). 

 

 

 



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