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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A CONCLUSIONE DEGLI ESERCIZI SPIRITUALI

Sabato, 6 marzo 1982

 

“Gloria tibi verbum Dei”. Sono le parole che ripetiamo durante la Quaresima, le ripetiamo ogni giorno, e vogliamo ripeterle specialmente oggi: “Gloria tibi Verbum Dei”.

È significativo che queste parole nella liturgia siano riservate alla Quaresima. Forse ciò deriva da un’antica tradizione catecumenale: la Quaresima era, specialmente nei primi secoli, un tempo molto intenso del catecumenato, un tempo in cui abbondava la Parola di Dio. Forse la nostra tradizione contemporanea di fare gli Esercizi Spirituali durante la Quaresima è in sé un’eco, anzi una continuazione di quella tradizione dei primi secoli e delle prime generazioni cristiane.

“Gloria tibi Verbum Dei” diciamo alla fine di questi nostri Esercizi Spirituali per rendere lode alla Parola di Dio, della quale siamo stati resi abbondantemente partecipi. E in questo momento pensiamo alla Parola di cui parla il profeta Isaia: la parola uscita dalla mia bocca che non ritornerà a me senza effetto. Ecco il testo più completo: “Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo e non vi ritornano senza aver irrigato la terra, senza averla fecondata e fatta germogliare, perché dia il seme al seminatore e pane da mangiare, così sarà della parola uscita dalla mia bocca, non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandata” (Is 55, 10).

In questo momento voglio esprimere la riconoscenza di noi tutti, che abbiamo partecipato a questi Esercizi Spirituali in Vaticano, al nostro predicatore. Certamente Isaia ci parla di un solo seminatore che è Dio, ma noi sappiamo che Dio ha parlato attraverso la bocca degli uomini e parla attraverso la bocca degli uomini. Coloro che parlano nel nome di Dio, coloro che parlano per l’abbondanza della Parola di Dio sono i seminatori di questa stessa Parola. Vogliamo ringraziare lei, nostro seminatore. Devo confessare che all’inizio di questi Esercizi Spirituali ho provato un certo rimorso di coscienza pensando ai suoi tanti lavori e ai suoi tanti anni, ma lei ci ha edificato con la sua giovinezza: non si vedevano i suoi anni, si vedeva un giovane e si vedeva come la Parola di Dio, vissuta profondamente come lei la vive, ringiovanisce come lo Spirito di Dio ringiovanisce lo spirito umano e anche il corpo, e non si contano più gli anni. La ringraziamo, Padre, Professore, per questo compito che lei ha voluto accettare e compiere durante questi giorni con tanto frutto spirituale. La ringraziamo per questa magnifica catechesi quaresimale, per questa catechesi così profondamente biblica, nella quale la Bibbia si è sentita in ogni momento. Tutto era permeato profondamente della Bibbia, della Parola, della Parola di Dio studiata, scientificamente studiata, meditata, vissuta. Lei ci ha così avvicinato la Parola di Dio, ci ha avvicinati alla Parola di Dio, alla sua originalità, alla sua forza, alla sua bellezza. Tutto questo ci ha mostrato con le sue parole, con il suo seminare. Per questo la ringraziamo. La ringraziamo perché, essendo Professore, è stato con noi predicatore e pastore; essendo scienziato in ogni momento del suo lavoro, è stato con noi apostolo e ha mostrato quel compito profetico che è proprio del Popolo di Dio, è nel seno del Popolo di Dio, specialmente di noi Vescovi e sacerdoti, in un modo ancora più specifico di voi Teologi. Ringraziamo lei, Professore, nostro carissimo predicatore degli Esercizi Spirituali in Vaticano 1982. Ringraziamo il Signore che ha dato le forze necessarie per adempiere a questo compito così importante.

“Gloria tibi Verbum Dei”. Se dobbiamo augurare al nostro predicatore, a noi tutti una cosa penso che questo augurio si trovi già nelle parole di Isaia: non ritornerà a me senza effetto, senza aver operato tutto ciò che desidero e senza aver compiuto ciò per cui l’ho mandato. Ecco il nostro augurio, il nostro augurio reciproco, vicendevole. Ce lo rivolgiamo tutti, vicendevolmente, ognuno a ognuno, nella profondità della nostra fraterna comunione. Lo rivolgiamo anche, certamente, al nostro predicatore. E questo augurio si fa preghiera, preghiamo che sia così: “Gloria tibi Verbum Dei”.

              



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