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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA CONGREGAZIONE DEI FIGLI DELLA CARITÀ

Sabato, 8 maggio 1982

 

Carissimi fratelli e sorelle nel Signore!

1. Da tanto tempo attendevate questo incontro col Papa, e oggi, finalmente, il vostro desiderio, che è anche il mio, può essere soddisfatto!

Voi, infatti, siete parte attiva della Chiesa e ben volentieri io vi apro il mio cuore, e nel ricordo della vostra Fondatrice, la beata Maddalena di Canossa, porgo il mio saluto deferente ed affettuoso al Preposito dei Figli della Carità, alla Madre Generale delle Religiose Canossiane, a tutti voi presenti, Collaboratori e Responsabili, ai Sacerdoti, ai Fratelli, ai Chierici, alle Suore, agli allievi ed amici, ai benefattori delle vostre varie Opere. Desidero estendere questo mio cordiale saluto a tutti i membri delle due Congregazioni, esprimendo nello stesso tempo la mia riconoscenza per tale atto di fedeltà, di ossequio, di amore al Vicario di Cristo ed alla sua Missione di Pastore universale.

2. Avete voluto sottolineare in modo solenne e fervoroso il 150° anniversario della fondazione del vostro Istituto e la consegna delle nuove Costituzioni alle religiose, approvate dalla Sacra Congregazione il 23 dicembre dello scorso anno. Questo perciò è un momento di particolare riflessione sulla vostra spiritualità e sui vostri ideali, che vi permetterà di riprendere con maggiore ardore il cammino, nello spirito e sulla strada della vostra Fondatrice.

Meditando sulle vicende del passato e considerando le tante tribolazioni e contrarietà che dovette incontrare e superare prima la beata Maddalena di Canossa, per la fondazione dei due rami religiosi, e i suoi successori, poi, per la loro realizzazione e il loro incremento, dobbiamo prima di tutto ringraziare il Signore per il suo costante aiuto e la sua predilezione. Si avverò il desiderio manifestato dalla Fondatrice: “Vorrei che l’Istituto germogliasse sul Calvario, tra il Crocifisso e l’Addolorata e avvampasse di carità, pur rimanendo nell’umiltà e oscurità della croce”. La spiritualità e le opere di Maddalena di Canossa hanno superato ormai il secolo e anche oggi possiamo ripetere ciò che nel 1923, in un momento cruciale dell’Istituto maschile, il servo di Dio Don Giovanni Calabria disse al Cardinale La Fontaine, Patriarca di Venezia: “L’opera dei Canossiani deve rimanere, perché “digitus Dei est hic””. Le due Congregazioni si sono dilatate anche all’estero, nella testimonianza di Cristo e nell’esercizio della carità: “servi e serve dei poveri”, come voleva l’intrepida marchesa, messasi al servizio dei più umili e dei più diseredati. Anche la Città di Roma deve essere riconoscente ai religiosi canossiani per le due parrocchie di cui hanno cura.

3. Nel discorso tenuto in occasione della beatificazione della vostra Fondatrice, il 7 dicembre 1941, Pio XII così si esprimeva: “Le vicende della vita dei santi, se sono la palestra della loro virtù, divengono per noi un ammaestramento e un ammonimento: Dio li suscita, affinché il loro esempio risplenda come luce e sprone ai nostri passi” (Discorsi e Radiomessaggi di Sua Santità Pio XII, III [1941] 291-292). Vorrei ricavare dalla vita e dall’insegnamento della beata Maddalena di Canossa una direttiva ed un proposito, per proporli a voi tutti, come ricordo e come particolare consegna di questo incontro così qualificato, affinché vi aiutino a proseguire con perseveranza e con fervore il vostro cammino.

Ella fu veramente una donna forte e coraggiosa.

Fu una mistica in azione, che dalla forza della fede contemplata e vissuta con intimo gaudio, traeva il coraggio della sua azione caritativa. Oggi è proprio il tempo in cui si esige il coraggio della fede cristiana! Questa è la direttiva che in nome suo vi suggerisco: siate coraggiosi e intrepidi, saldi nella certezza che solo Cristo è la salvezza, solo lui è la Verità, la Luce, la Pietra angolare: “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada?... Io sono infatti persuaso che... nessuna creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore” (Rm 8, 31.35.39). Inquadrando gli avvenimenti storici del tempo, Pio XII così diceva nel citato discorso: “Impavida e generosa la beata Maddalena conobbe tutta la crisi politica e sociale che, dall’inizio della rivoluzione francese nel 1789 fino alla estrema caduta di Napoleone nel 1815, sconvolse l’Europa con venticinque anni di convulsioni di popoli e di continue guerre”. Nelle crisi della storia che continuamente si succedono, non dobbiamo temere: solo la fede cristiana dà il senso alla vita ed offre la vera salvezza. Bene ha potuto scrivere un biografo, parlando degli incontri avvenuti tra la Marchesa e Napoleone Bonaparte a Verona: “Quelle due personalità a fronte... rappresentavano due grandezze. Senza menomare i meriti politici e amministrativi dell’uomo, è certo che essi andarono accompagnati a immani guerre, le quali dissanguarono l’Europa: mentre quella creatura gracile attese a ricostruire là dove malattie e nequizie avevano distrutto. Un giudizio facile mette sul piedistallo i grandi conquistatori; ma un giudizio più profondo non può non mettere i grandi benefattori” (Igino Giordani, Maddalena di Canossa, Brescia 1947).

4. Strettamente unita a questo coraggio apostolico sta una caratteristica tipica della beata Maddalena di Canossa: il suo assiduo impegno per l’istruzione religiosa. Ella ebbe certamente come ideale e come attività principale la carità verso i poveri, gli orfani, i malati, ma volle che fosse sempre accompagnata dalla dottrina, giungendo fino a comporre un catechismo, a scrivere un commento ai Vangeli della domenica, a dettare delle regole di pedagogia. Affermava infatti che “Dio non era amato, perché non era conosciuto”. Donna veramente intelligente e lungimirante, si dimostra in questo anche moderna e attuale. Seguendo pertanto le orme della vostra Fondatrice, dedicatevi anche voi con amore e con scrupolo all’insegnamento della dottrina cristiana, mediante una costante ed aggiornata preparazione, salvaguardando sempre la purezza della fede, docili e ossequienti al Magistero ecclesiale, come lo fu la beata Maddalena. Questo è il proposito che di cuore vi suggerisco, per il bene della Chiesa, per la vostra santificazione, per l’aumento delle Vocazioni nelle vostre benemerite Congregazioni.

5. Il giovane sacerdote Antonio Rosmini il 10 dicembre 1825 scriveva da Rovereto una lettera molto importante alla Marchesa Maddalena di Canossa, in cui tracciava il primo abbozzo dell’Istituzione che egli aveva in animo di fondare. In essa così si esprimeva: “Quanto mi piace il concetto che ho sentito più volte dalla sua bocca, che bisogna avere un cuore grande; che il nostro Signore è grande; e che il Cristiano fa torto al suo Signore rimpicciolendolo!”.

Carissimi! Abbiate anche voi “un cuore grande”, che sa comprendere, amare, donarsi; che non si spaventa né del male né dell’errore; che abbraccia coraggiosamente i fratelli e si impegna totalmente nella carità, in nome e con la forza di Cristo! Ve lo conceda Maria santissima, la Madre di Gesù Crocifisso e risorto, alla quale vi affido, mentre volentieri imparto a voi e a tutti i membri delle Congregazioni la mia propiziatrice benedizione apostolica.

                                                



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