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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UN PELLEGRINAGGIO DELL'ARCIDIOCESI DI MILANO

Venerdì, 4 novembre 1983

 

1. Nel vedere la vostra assemblea così numerosa e così festante, mi sembra di ritrovarmi nella vostra città e nella vostra diocesi, in quegli intensi e indimenticabili tre giorni della mia visita pastorale nello scorso maggio, in occasione del Congresso eucaristico nazionale. Vi ringrazio di cuore per la vostra visita così affettuosa, organizzata proprio nel giorno liturgico di san Carlo, mio celeste patrono, e protettore con sant’Ambrogio della vostra comunità ecclesiale. Vi ringrazio anche per gli auguri. A tutti porgo il mio saluto più cordiale.

In particolare desidero salutare il Cardinale Arcivescovo, a cui esprimo anche l’augurio di buon onomastico, e con lui i suoi collaboratori, i sacerdoti, i religiosi, i laici responsabili della vita pastorale e tutte le autorità presenti.

Il vostro pellegrinaggio romano è espressione di viva fede e di amore a Cristo e alla Chiesa; di esso mi compiaccio sinceramente e vi esprimo il mio profondo apprezzamento, con l’auspicio che sia per voi tutti fonte di intime consolazioni e di fervorosi propositi di vita cristiana.

2. Il vostro pellegrinaggio nell’Anno Giubilare della Redenzione ha una caratteristica molto importante e significativa; infatti, vuole iniziare le celebrazioni commemorative del IV Centenario della morte di san Carlo Borromeo. Come i discepoli di Emmaus, dopo l’incontro con Cristo, sono ritornati a Gerusalemme ad annunciare il Risorto, così l’intera Chiesa di Milano, dopo l’esperienza eucaristica quale il Congresso eucaristico - nella sua preparazione e celebrazione - ha reso possibile, parte e si pone sulle strade del mondo per testimoniare insieme il Cristo Risorto. La “comunione” è radice e forza per la “missione”.

La preghiera e l’esempio di san Carlo sono motivo di grande fiducia e speranza e punto sicuro e fecondo di riferimento per tutti voi che lo avete come celeste patrono: lui, il grande Santo della Riforma che ha rinnovato profondamente la sua Chiesa con la dottrina e la disciplina del Concilio di Trento. San Carlo è tuttora presente e operante, come rilevava Paolo VI in una sua Lettera del 20 agosto 1965: “San Carlo tuttora rimane vivo; ancora ci parla, ancora ci insegna. Non è lontano da noi. Egli è stato, sotto molti aspetti, un precursore d’un costume religioso e morale, pastorale specialmente, che ancora sopravvive; e dove esso non sembra resistere in tutto alla metamorfosi delle vicende presenti, suggerisce almeno, e con autorevole intuito, i criteri dell’adattamento e del rinnovamento della vita cristiana in conformità ai nuovi bisogni”. L’opera pastorale di san Carlo continua, deve continuare: inalterata nel suo spirito e sempre nuova e creativa nelle forme che devono adeguarsi alle condizioni così profondamente mutate del nostro tempo.

3. Su alcuni momenti essenziali di una rinnovata vita ecclesiale, dinamicamente aperta e impegnata nella missione, desidero riflettere ora brevemente con voi, per suggerirvi qualche indicazione utile per questo anno così importante.

a) La missione è nel suo fondamentale contenuto e nella sua più forte esigenza annuncio del Vangelo di Gesù Cristo; evangelizzazione, dunque, e catechesi che riprende in modo organico, sistematico, quotidiano il Vangelo. Proprio sulla catechesi san Carlo ha ancora tanto da dire: con il suo esempio personale, così dedito alla predicazione della Parola di Dio in ogni circostanza; con le sue accorate raccomandazioni rivolte ai sacerdoti per il generoso compimento del “ministerium Verbi”; con la sua legislazione diocesana e provinciale così precisa, forte e originale per una catechesi che tutto il popolo di domenica era chiamato a realizzare, nella forma di una vera e propria scuola, la scuola della dottrina cristiana.

b) La catechesi si compie con l’incontro con il Signore Gesù, in particolare con l’incontro con Gesù presente e operante nei Sacramenti della Chiesa.

L’azione pastorale di san Carlo riservò una singolare importanza all’Eucaristia, come celebrazione del divin Sacrificio, come comunione al Corpo e al Sangue del Signore, come culto all’Eucaristia Sacramento dell’Amore.

Proseguite, dunque, nella scia luminosa aperta nella vostra Chiesa dal Congresso eucaristico nazionale: il motto scelto sia veramente l’esperienza quotidiana crescente di cristiani in permanente stato di comunione e missione: “L’Eucaristia al centro della comunità e della sua missione”. Identica determinazione ebbe san Carlo per sviluppare la pastorale penitenziale.

Raccogliendo tempestivamente i frutti del Sinodo dei Vescovi or ora celebrato e in quest’ultima parte dell’Anno Santo della Redenzione, impariamo da san Carlo il suo amore intenso, la sua preghiera continua, la sua contemplazione di Cristo Crocifisso. Ci verrà in tal modo aperta la strada per recuperare, conservare e rinvigorire l’autentico senso del peccato, che è rottura di quell’alleanza d’amore con Dio che è stata sigillata con il sangue preziosissimo di Cristo in croce; soprattutto ci verrà aperta la strada del pentimento, della conversione del cuore, della penitenza, insieme frutto e risposta alla Riconciliazione che Dio, “ricco di misericordia” ci dona, sempre nella morte di Cristo.

La spiritualità cristiana, come “cuore” di ogni rinnovamento morale e pastorale, deve instancabilmente attingere forza e slancio alle sorgenti dell’Eucaristia e del sacramento della Riconciliazione.

c) La catechesi e l’incontro sacramentale con Cristo ci daranno forza per essere “testimoni del Risorto”: non solo con i vicini, ma anche con i lontani, non solo all’interno e in favore della comunità ecclesiale, ma anche nella città terrena e a favore di tutti gli uomini, soprattutto i più bisognosi ed emarginati.

Ripeto a voi milanesi, la cui città e diocesi presenta oggi in forma particolarmente acuta difficoltà innumerevoli e risorse magnifiche in ogni settore della vita sociale e culturale, quanto più volte ho affermato: è necessario che la fede cristiana sia profondamente compresa e vissuta, in modo da porre quale criterio imprescindibile dello sviluppo personale e sociale il primato dell’etica sulla tecnica, della persona sulle cose, dello spirito sulla materia. L’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio: questa è la sua sublime dignità; e la sua vocazione e missione è di rispettare e promuovere, nella coscienza e nella libertà responsabile, la sua “umanità” secondo la piena “verità” dell’uomo, che risplende sul volto di Cristo Signore, Redemptor Hominis, l’uomo perfetto.

A tutti estendo le parole che ho rivolto ai giovani nell’indimenticabile incontro all’autodromo di Monza, il 21 maggio di quest’anno: “La vostra fede deve diventare una presenza e una testimonianza nel mondo; deve cioè esprimersi nei vari livelli della vostra quotidianità: dovete vivere da cristiani tutte le dimensioni: quelle familiari, quelle culturali, quelle artistiche, quelle socio-politiche, in una parola tutte le dimensioni umane!”.

4. Carissimi milanesi!

La vostra vita spirituale e la vostra strategia pastorale hanno un grande santo e geniale maestro come ispiratore e patrono, noto in tutto il mondo, invocato dalla Chiesa intera; un pastore che ebbe come suprema preoccupazione il “conservare integra e inviolata la fede cattolica” (Oratio, Concilium Provinciale I) e come impegno continuo la santità personale e la carità verso i fratelli. San Carlo vi illumini e vi stimoli a testimoniare sempre e in ogni luogo il Vangelo, a combattere l’errore, a frenare il male, a educare le generazioni nella giustizia, nell’onestà, nella bontà. Si narra nella sua biografia che, devotissimo di Maria santissima, quando il 10 settembre 1581 tra l’entusiasmo di una folla immensa compì la traslazione della statua della Madonna dei miracoli nel Santuario di Saronno, volle trascorrere due notti in preghiera davanti alla sacra immagine, digiunando a pane e acqua (San Carlo Borromeo e il Santuario di Saronno, La Quercia ed., Genova 1981). Sappiate imitare san Carlo anche nel suo amore alla Madre celeste, in modo che col suo materno aiuto la Chiesa milanese possa essere di esempio e di stimolo a tutti i cristiani.

Un particolare saluto desidero riservare ai numerosi seminaristi qui presenti, speranza della diocesi milanese. Nel ricordo di quanto san Carlo ha fatto per i seminari vi esorto, cari seminaristi, a prepararvi al sacerdozio con generosità e impegno, approfittando di questo tempo preziosissimo per la vostra formazione spirituale e intellettuale. È un tempo unico e irripetibile, dal quale dipenderà in gran parte la fecondità del vostro ministero pastorale di domani. Estendo il mio saluto con intensità di sentimento anche agli alunni del Seminario lombardo a Roma, che hanno voluto unirsi a quest’incontro.

E ora, con grande affetto, imparto a tutti i presenti la mia benedizione, che intende abbracciare l’intera diocesi milanese.

 

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