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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL CONGRESSO MONDIALE DEI SEGRETARI NAZIONALI
DELL'APOSTOLATO DELLA PREGHIERA

Venerdì, 12 aprile 1985

 

Carissimi confratelli in Cristo!

1. Il Congresso Mondiale dei Segretari Nazionali dell’Apostolato della Preghiera mi offre la gradita occasione di rivolgere il mio saluto a voi, che siete venuti a Roma dai cinque continenti, e, in particolare, al Reverendissimo Padre Peter-Hans Kolvenbach, Preposito Generale della Compagnia di Gesù e Direttore Generale dell’Apostolato della Preghiera, al quale va il mio sincero ringraziamento per l’iniziativa.

Voi vi proponete, in questo Congresso, di studiare il modo di procedere dell’Opera, la quale da più di un secolo è andata prestando grandi servizi alla pastorale della Chiesa, come strumento particolarmente adatto ed efficace.

L’Apostolato della Preghiera - che io conosco e apprezzo da molti anni - vuole esaltare il valore apostolico della preghiera nella Chiesa; esso si fonda sull’esortazione di San Paolo, che raccomandava di pregare per tutti gli uomini, a questa “cosa bella e gradita al cospetto di Dio, nostro salvatore” (1 Tm 2, 3); sull’efficacia della preghiera fatta nel nome di Gesù (Gv 16, 23-24), in comune (Mt 18, 19-20), insieme con Maria Santissima (At 1, 14). Inculcando la spiritualità dell’“offerta” in unione con l’oblazione di Cristo nella Santa Messa l’Apostolato della Preghiera è sulla scia dell’insegnamento conciliare che ha presentato il Sacrificio Eucaristico come fonte, centro e culmine di tutta la vita cristiana (cf. Lumen gentium, 11; Presbyterorum ordinis, 5; Ad gentes, 9), e pone nel suo giusto valore la “preghiera dei fedeli”, che la Chiesa ha ripristinato nella Celebrazione eucaristica e nella Liturgia delle Ore (cf. Sacrosanctum Concilium, 53).

2. L’Apostolato della Preghiera si è sempre distinto per il suo impegno nel divulgare la devozione e la spiritualità del Cuore del Redentore. In ciò ha seguito gli insegnamenti e le esortazioni dei miei venerati Predecessori, quali Leone XIII, che nell’Enciclica «Annum sacrum» (25 maggio 1899) indiceva la consacrazione di tutto il genere umano al Sacro Cuore; di Pio XI, che nell’Enciclica «Miserentissimus Redemptor» (8 maggio 1928) inculcava la consacrazione al Cuore di Gesù e il dovere della riparazione; di Pio XII, che nell’Enciclica «Haurietis aquas» (15 maggio 1956) scriveva: “Il Cuore di Cristo è il Cuore di una persona divina, cioè del Verbo incarnato, e pertanto rappresenta e quasi mette sotto gli occhi tutto l’amore che Egli ha avuto e ha ancora per noi. Proprio per questa ragione il culto del Cuore sacratissimo di Gesù si deve tenere in tanta stima da considerarsi la professione più completa della religione cristiana . . . Pertanto, è facile concludere che, in sostanza, il culto del Cuore sacratissimo di Gesù è il culto all’amore col quale Dio ci ha amato per mezzo di Gesù, ed è insieme la pratica del nostro amore verso Dio e verso gli altri” (AAS 48 [1956] 344s.).

Desidero anche ricordare il mio grande Predecessore Paolo VI, che nell’Epistola Apostolica «Investigabiles divitias» insisteva sulla centralità della devozione al Cuore di Gesù: “Poiché il sacrosanto Concilio Ecumenico raccomanda vivamente i pii esercizi del popolo cristiano . . . soprattutto quando si compiono per volontà della Sede Apostolica, questa forma di devozione sembra doversi sopra ogni altra inculcare. Infatti . . . è un culto che consiste essenzialmente nell’adorazione e riparazione dovuta a Cristo Signore, ed è fondato principalmente sull’augusto Mistero dell’Eucaristia, dal quale - come dalle altre azioni liturgiche - deriva la santificazione degli uomini e la glorificazione di Dio, in Cristo, verso la quale convergono, come a loro fine, tutte le attività della Chiesa” (AAS 57 [1965] 300 s).

Continuate pertanto a farvi evangelizzatori di Colui che è ricco di misericordia, perché “la Chiesa sembra professare in maniera particolare la misericordia di Dio e venerarla, rivolgendosi al Cuore di Cristo” (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia, 13).

3. Desidero oggi esprimervi il mio sincero apprezzamento per lo sforzo realizzato dalla Compagnia di Gesù in tutto il mondo al fine di diffondere e mantenere vivo in tutti i fedeli lo “spirito della redenzione”, questo fuoco sacro che deve infiammare i cuori dei cristiani. All’Apostolato della Preghiera si deve in gran parte attribuire la vitalità dello spirito di offerta, di immolazione della vita cristiana, la consapevolezza di collaborare all’opera della Redenzione, come pure il vigore della spiritualità incentrata nel Cuore di Gesù, la consacrazione delle famiglie, delle città, delle nazioni al Cuore di Cristo. Le varie edizioni del “Messaggero del Cuore di Gesù”, organo dell’Apostolato della Preghiera, sono state e sono grandi e preziosi strumenti per la diffusione in tutte le lingue della spiritualità di “consacrazione” e di “riparazione”, essenziali per vivere autenticamente il mistero del Cuore di Cristo.

Questo Congresso dei Segretari Nazionali dell’Apostolato della Preghiera si svolge in un momento significativo per la vita della Chiesa, a vent’anni dal Concilio Ecumenico Vaticano II.

Fin dall’inizio del mio servizio pontificale ho invitato i fedeli ad aderire totalmente a Cristo, Redentore dell’uomo e del mondo (Giovanni Paolo II, Redemptor hominis); a saper vivere il messaggio di amore misericordioso di Dio nei riguardi dell’umanità peccatrice (Giovanni Paolo II, Dives in misericordia); in tale spirito ho desiderato che si celebrasse l’Anno Santo straordinario della Redenzione, presentando Cristo crocifisso come risposta definitiva al mistero del nostro dolore umano (Giovanni Paolo II, Salvifici doloris), per ottenere i frutti della redenzione e per collaborare all’opera della redenzione stessa.

4. L’Apostolato della Preghiera può portare un contributo valido e concreto per la diffusione a tutti i livelli della grande e consolante enunciazione che ogni cristiano può essere intimamente unito a Cristo Redentore, mediante l’offerta della propria vita al Cuore di Cristo. Non dubito che la Compagnia di Gesù continui a porre le sue capacità, i suoi talenti, la sua organizzazione e la sua obbedienza al servizio di tale altissima finalità spirituale. Affido oggi di nuovo tale impegno allo zelo del Preposito Generale, raccomandandogli di cercare, nella fedeltà allo spirito dell’Associazione, le vie più efficaci secondo le esigenze del momento attuale, per diffondere fra tutti i fedeli questa coscienza di collaborare con Cristo Redentore, mediante l’offerta della propria vita unita e vissuta con il Cuore di Cristo come consacrazione totale al suo amore e in riparazione dei peccati del mondo, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria Santissima, quel Cuore che “si incontra spiritualmente col Cuore del Figlio aperto dalla lancia del soldato”, quel Cuore che “è stato aperto dallo stesso amore per l’uomo e per il mondo, con cui Cristo ha amato l’uomo e il mondo, offrendo per essi se stesso sulla croce, fino a quel colpo di lancia del soldato” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, V/2 [1982], pp. 1573-1582).

La promozione e la vivificazione di tale spirito essenziale deve costituire la ragion d’essere di tutta l’organizzazione, la struttura e l’attività dell’Apostolato della Preghiera in questo tempo; un’attenzione speciale deve essere dedicata ai fanciulli e ai giovani, che costituiscono il «Movimento Eucaristico Giovanile», versione attuale della classica «Crociata Eucaristica»; come pure agli infermi, i quali, per la loro disponibilità ad unirsi alla passione di Cristo (cf. Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 23-27) sono elementi portanti e privilegiati dell’Associazione.

Dovete inoltre sforzarvi di formare cristiani che siano interiormente plasmati dall’Eucaristia, la quale dona la forza di impegnarsi generosamente ad abbracciare tutte le dimensioni della propria vita in spirito di servizio nei confronti dei fratelli, come il corpo di Cristo offerto e il suo Sangue versato (cf. Lc 22, 19-20).

In questa prospettiva, continuate, con sempre maggiore e rinnovato impegno, a raccomandare e a diffondere la pia pratica dei “primi venerdì”: riconciliato con Dio, con la Chiesa e con i fratelli mediante il sacramento della Penitenza, il fedele si unisce, cibandosi del sacramento dell’Eucaristia, al Cuore di Gesù e partecipa al suo atteggiamento di offerta e di riparazione.

5. Voi vi sentite vincolati, in modo particolare, al Vicario di Cristo e per questo pregate per lui ogni giorno, come faceva la Chiesa madre di Gerusalemme per Pietro (At 12, 4); e desiderate approfondire e far conoscere agli aderenti i problemi concreti che preoccupano la Chiesa universale, in particolare quelli concernenti le missioni, allo scopo di farne oggetto di un’attenta riflessione, che ispiri al popolo di Dio una preghiera consapevole e responsabile. La preghiera, che voi promuovete, non consiste soltanto nella recita di una formula; ma deve sgorgare dal cuore del fedele nella consapevolezza della propria situazione di creatura, ma anche di figlio adottivo di Dio, come pure dalla coscienza della propria partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale del Cristo, in virtù dell’unione con Lui (cf. Lumen gentium, 30-38). Che i vostri iscritti siano coscienti, allo stesso tempo, del valore santificante e apostolico del loro lavoro quotidiano, concepito come collaborazione all’opera di Dio, Creatore e Redentore (Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 25-27), sia delle loro sofferenze, con le quali sono chiamati a completare nella loro carne quello che manca ai patimenti di Cristo (Col 1, 24; Giovanni Paolo II, Salvifici doloris, 24).

Vi esorto pertanto a insistere, con sempre maggiore impegno, nella continua formazione spirituale, dottrinale e catechetica dei vostri iscritti, come raccomandano i vostri statuti (III, 1); una formazione che sia solidamente fondata sulla Parola di Dio, fedele all’insegnamento della Chiesa e in sintonia con le direttive conciliari (cf. Apostolicam actuositatem, 22-32), comunicando ad essi non solo la conoscenza, ma il senso dell’amore sempre vivo di Cristo Redentore per tutti gli uomini e il significato della loro vocazione apostolica e della solidarietà universale.

Per queste spirituali finalità non dubito che metterete al servizio delle Chiese locali e particolari tutti gli strumenti delle comunicazioni sociali, di cui potrete valervi, per trasmettere a tutti gli uomini l’esperienza di un’autentica preghiera, adattata alle differenti culture e incarnata nelle loro situazioni storiche; in particolare la preghiera nelle famiglie, che io stesso ho tante volte raccomandato (cf. Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 59-62).

6. In tal modo si attuerà l’auspicio di Pio XII, secondo il quale “l’Apostolato della Preghiera . . . si unisce talmente agli altri pii Sodalizi da compenetrarli quasi come un’aria pura e sana, con cui la vita soprannaturale e l’attività apostolica sempre e dappertutto si rinnovino e si rafforzino” (Pio XII, Allocutio iis qui interfuerunt Conventui internationali Moderatorum Sodalitatis ab Apostolatu Orationis, 27 settembre 1956: AAS 48 [1956] 676s.).

Con tali voti pongo questa Pia Associazione universale nelle vostre mani, come un tesoro prezioso del cuore del Papa e del Cuore di Cristo. Mettete tutti i vostri talenti e tutti i vostri sforzi per il compimento di questa missione che io oggi vi affido.

Che Maria Santissima, Madre della Chiesa, vi accompagni in questi giorni di Cenacolo e, in seguito, nel vostro ministero per il mondo, mentre invoco la sua materna intercessione sui lavori del Congresso e imparto la Benedizione Apostolica su voi, qui presenti, sui vostri collaboratori e su tutti i Membri dell’Apostolato della Preghiera.

 

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