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VISITA PASTORALE  IN VENETO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AL SINDACO E AL RAPPRESENTANTE DEL GOVERNO

Vittorio Veneto (Treviso)
Sabato, 15 giugno 1985

 

Onorevole Signor Ministro,
Onorevole Signor Sindaco!

1. Sono profondamente grato per le parole con le quali, interpretando i sentimenti sia del Governo italiano che dei cittadini di Vittorio Veneto, mi hanno voluto porgere il benvenuto in questa cara Città, insigne per le sue memorie patriottiche e per le sue nobili tradizioni di civiltà, religione, cultura e laboriosità.

Il mio cordiale saluto si rivolge poi a tutti voi, carissimi vittoriesi, che siete convenuti a quest’incontro per esprimermi il vostro omaggio con la squisita gentilezza e l’amabile ospitalità che sono distintivo qualificante delle genti venete. Rivolgo altresì un particolare pensiero al Presidente della Giunta regionale e alle altre autorità.

2. Con questa prima tappa del pellegrinaggio che, nel 150° anniversario della nascita di San Pio X, mi porterà a Riese, Treviso e Venezia, intendo rendere omaggio al mio venerato e indimenticabile Predecessore Giovanni Paolo I, che a Vittorio Veneto iniziò l’esercizio del suo lungo e fecondo itinerario episcopale, culminato con l’elezione alla Cattedra Romana.

Già nell’agosto del 1979, recandomi pellegrino a Canale d’Agordo e Belluno, culle della sua vita naturale e di quella sacerdotale, desideravo compiere una sosta qui. Ciò che non fu possibile allora, avviene oggi. Ed è per me un’emozione grande mettere piede sulla terra che conobbe i passi di Giovanni Paolo I come pastore e alla quale egli rimase sempre legato oltre che dal vincolo di affetto ecclesiale, da quello della cittadinanza onoraria che gli fu conferita quando fu chiamato alla sede patriarcale di Venezia.

3. La mia visita vuole essere anche un cordiale omaggio a questa Città e alla comunità diocesana, alla loro storia vetusta, al patrimonio di fede, di arte, di letteratura e di operosità nei vari campi del progresso civile e sociale.

Nota per il suo eroismo, che le valse solenne riconoscimento nei due conflitti mondiali, Vittorio Veneto è assurta a simbolo del patriottismo nazionale, per il ruolo che ha avuto nella conclusione vittoriosa della prima guerra mondiale, nella quale l’Italia era entrata nel 1915, esattamente 70 anni or sono. L’immane conflagrazione insanguinava da quattro anni vari Paesi si d’Europa. Pio X aveva chiuso gli occhi all’inizio di quello che egli con dolore aveva subito presagito come un tremendo e sconvolgente uragano. Il suo successore, Benedetto XV, tra l’incomprensione e l’ostilità delle parti in lotta, aveva supplicato i governi a far cessare l’“inutile strage” e nulla tralasciò, in quel tormentato periodo, per soccorrere le vittime della tragedia e affrettare il ristabilimento della pace. La memoria di quegli insigni Pontefici assume un particolare valore storico in questa Vostra città, alla quale gli italiani guardano come un simbolo che è sacro alla memoria dei loro seicentomila morti e come un invito alla fraternità e alla pace in un’Europa e in un mondo che speriamo sempre preservato da simili flagelli.

4. L’amor di patria è un valore cristiano, e cristiane sono le radici della trama storica vittoriese, affondantisi nel ruolo dell’età romana. Come in altre località della regione veneta, qui il cristianesimo fu la sorgente da cui sgorgò la linfa vitale la quale, nel successivo intrecciarsi degli avvenimenti, continuò ad alimentare il tessuto della società, arricchendolo di sempre nuovo vigore.

La fedeltà alle origini non venne meno. E fu sempre fonte di fecondità in tutti i tempi.

Mi sia consentito di accennare alla fioritura di opere, di vocazioni sacerdotali e religiose, che sono sempre il segno più evidente della vitalità di una Chiesa locale.

E per sottolineare il fervore del laicato, ricordo l’insigne figura del Servo di Dio Giuseppe Toniolo, grande sociologo e uno dei massimi esponenti del pensiero cristiano in campo sociale.

5. So che nel momento presente la complessa crisi che affligge la società non manca di avere anche qui i suoi riflessi.

L’inadeguatezza di risorse industriali, la disoccupazione, specialmente quella giovanile, l’emigrazione forzata, l’abbassamento dell’indice di natalità e il correlativo invecchiamento della popolazione nell’ambito cittadino, una certa stanchezza culturale e, più generalmente, un’eclissi di valori, sono alcuni dei fenomeni che si vanno manifestando accanto ai problemi che comporta l’ordinario svolgimento della vita comunitaria.

Ma io amo indirizzare il pensiero alle grandi ricchezze di intelligenza, volontà, laboriosità che sono il vostro consolidato retaggio, e che il senso cristiano dell’esistenza fortifica e ingigantisce.

La continua riscoperta delle radici cristiane darà valido sostegno all’impegno di concordia e di unità per la promozione del bene comune, a garanzia di un avvenire migliore, al quale la gioventù possa guardare con motivata serenità.

Gli esempi e gli insegnamenti, che l’indimenticabile Vescovo Albino Luciani ha affidato agli annali della vostra storia e al dinamismo della vostra vita, costituiscono un singolare e persuasivo incitamento, al quale volentieri faccio affettuosamente eco.

Con i più fervidi auspici che la mia visita rafforzi la speranza e confermi ogni proposito buono, assicuro la mia solidale preghiera per la vostra prosperità e per un genuino progresso nella conquista dei più alti valori, invocando su di tutti copiose benedizioni celesti.



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