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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALL'INAUGURAZIONE DELLA NUOVA SEDE
DEL PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA

Giovedì, 21 novembre 1985

 

Cari fratelli e sorelle.

1. Ho accolto volentieri l’invito a presiedere al rito della benedizione del nuovo organo e della nuova sede di questo Pontificio Istituto di musica sacra, il quale fondato dal mio venerato predecessore San Pio X nel Palazzo dell’Apollinare, si trasferisce oggi in questa accogliente Abbazia di San Girolamo in Urbe.

Ringrazio anzitutto il Signore per aver reso possibile il trasferimento a questa dimora più adatta ai fini dell’Istituto, perché favorisce una migliore applicazione degli studi e degli esercizi musicali. Il mio grato pensiero va pure al cardinale William Baum e a Mons. Johannes Overath, rispettivamente gran cancelliere e preside dell’Istituto, per le significative espressioni con le quali hanno voluto introdurre questa cerimonia. Esprimo altresì il mio vivo ringraziamento a tutti coloro che sono stati gli strumenti della Provvidenza nella realizzazione di ristrutturazione dei locali, e in particolare agli appartenenti all’“Opus Sancti Gregorii”, i quali ne hanno generosamente facilitato il compimento.

A tutti voi, docenti, discepoli e cultori di musica, presenti a questo solenne incontro, rivolgo il mio affettuoso saluto, con l’auspicio che possiate crescere di giorno in giorno nell’amore di Dio “cantando e inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore” (Ef 5, 19).

2. Oggi, vigilia di santa Cecilia nell’Anno europeo della musica, è doveroso accennare, in questo ambiente, alla vocazione e alla formazione di quanti si occupano in prima linea della liturgia e della sua musica.

La costituzione conciliare sulla sacra liturgia sottolinea la dignità e l’importanza della musica nell’azione liturgica. Tale dignità esige nel musicista di chiesa una vera e propria vocazione. E nella generosità della sua risposta il musicista troverà anche la forza di affrontare il duro impegno che lo studio di tale materia comporta.

Trattandosi poi di musica sacra, che affonda le proprie radici nella liturgia, si impone l’esigenza di doti artistiche di prim’ordine. La creazione di opere di musica sacra esige uno sforzo diuturno per riuscire a esprimere il divino attraverso la ricca gamma dei suoni, per quanto ciò è possibile all’uomo.

La vocazione, inoltre, per la sua dinamica interna, tende a trasformarsi in adorazione; esperienza, questa, possibile quando il “cantare nella liturgia” nasce da un autentico “sentire cum Ecclesia”. Questa unione continua con Dio e la capacità artistica si congiungono perciò in una felice sintesi, nella quale i due elementi si arricchiscono mutuamente. Qui è da ricercarsi la fonte inesauribile dell’arte sacra. La liturgia, vissuta con la partecipazione globale della persona, sia perciò la preoccupazione primaria nel cammino formativo di quanti vogliono divenire musicisti di chiesa.

3. Il Pontificio Istituto di musica sacra di Roma, che sorge vicino alla sede di Pietro, si senta coinvolto nella missione apostolica, concretizzando quei programmi di rinnovamento ecclesiale che il Concilio da tempo ha auspicato.

Accanto alle materie fondamentali tradizionali, quali il canto gregoriano, l’organo e la polifonia classica - sono, questi, ambiti artistici divenuti autentiche apologie della fede e perciò pura linfa vitale che ha nutrito sin dalle origini lo sviluppo artistico e spirituale della cultura musicale europea - è doveroso riconoscere il ricco dono che alla Chiesa tutta viene dalla conoscenza amorosa e consapevole dei tesori delle Chiese orientali, della loro liturgia e musica.

Il Concilio però chiede anche un’attenzione nuova a vari fattori culturali. L’introduzione delle lingue volgari nella liturgia romana esige una piena valorizzazione delle tradizioni innologiche locali. La nuova sensibilità culturale e, prima ancora, un’ottica ecclesiale autenticamente cattolica chiede di aprire il cuore e la mente alle realtà musicali delle culture extraeuropee.

È urgente operare secondo il sapiente principio del “conservare et promovere”. Nella formazione e nell’esercizio pratico sforzatevi pertanto di trovare la sintesi tra liturgia e musica, tra scienze liturgiche e prassi musicale, tra ricerca scientifica e impegno pastorale. Per molto tempo realtà complementari per loro natura, quali la liturgia e la sua musica, sono state oggetto di studio e di attenzione paralleli, senza quella visione unitaria che, solo, permette di apprezzare in modo adeguato sia l’una che l’altra.

A voi il compito di approfondire con coraggio ogni aspetto della vita liturgica sino a trovare il giusto equilibrio che permetta di dare una risposta vera a quanto la Chiesa e il mondo attendono dai musicisti a servizio della liturgia.

4. Avviando una nuova fase della vita dell’Istituto, ormai alla vigilia del suo LXXV anniversario di fondazione, è auspicabile che questa sede diventi come un crocevia, dove nella vita liturgica si incontrino le varie espressioni artistiche che consapevolmente sono finalizzate alla glorificazione di Dio e alla santificazione degli uomini.

A questo proposito è significativo il dono del nuovo organo dedicato a Maria, a colei che nel cantico del Magnificat ha esaltato gli umili che sanno percepire nei loro cuori le ineffabili meraviglie di Dio. Con Maria, Madre della Chiesa e vera cetra dello Spirito Santo, ciascuno è invitato a penetrare nel cuore stesso di Dio. Vi dirò perciò che le parole di Sant’Ambrogio: “Sit in singulis Mariae anima, ut magnificet Dominum, sit in singulis spiritus Mariae ut exultet in Deo” (S. Ambrogio, Expos. in Evang. sec. Lucam, II, 26).

Studiare musica sacra, sarebbe sforzo vano se non fosse alimentato da una vita ecclesiale segnata dalla fede: una fede che si rinnova a contatto col patrimonio religioso e artistico del passato, ma che si confronta con le esperienze culturali e artistiche del presente, consapevole che la fedeltà a Dio della storia comporta quale premessa e quale conseguenza un’assoluta fedeltà all’uomo: l’uomo, che da sempre anela a essere il cantore del bello e di Colui che del bello è l’Artefice.

5. Ma la musica sacra deve fomentare anche l’amore tra i fratelli. Essa deve formare la comunità favorendo la fusione delle voci e dei cuori, e riunendo gli animi in un solo anelito nella lode di Dio, creatore dell’universo e Padre di tutti. Per tale ragione il Concilio raccomanda che “si incrementi con ogni cura il canto religioso popolare, in modo che le voci dei fedeli possano risuonare sia nei pii esercizi, sia nelle azioni liturgiche” (Sacrosanctum Concilium, 11). Sui responsabili della promozione della musica sacra incombe l’obbligo di aiutare e sostenere la partecipazione dei fedeli alla liturgia con la valorizzazione dell’antico patrimonio musicale e con la ricerca di forme nuove, procurando che tutto sia in grado di esprimere il sacro e di toccare la sensibilità religiosa degli uomini del nostro tempo.

Il canto, che fa parte dei vostri studi, divenga così segno distintivo della vostra vita cristiana e della vostra identificazione ecclesiale, come esortava a suo tempo Sant’Agostino: “Cantate con la voce, cantate con la bocca, cantate con i cuori, cantate con un comportamento retto” (S. Agostino, Sermo 34, 6).

Con questi pensieri, vi auguro che dalla presente cerimonia prendano nuovo slancio le vostre attività accademiche e possiate conseguire buon esito nelle vostre affermazioni personali in un campo così nobile quale è quello della musica sacra, destinata alla gloria di Dio e allo splendore del culto divino.



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