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VISITA ALLA PARROCCHIA DI S. AUREA IN OSTIA ANTICA

DISCORSO

DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 20 aprile 1986

 

Il primo saluto alla comunità nel borgo antico

Saluto di cuore questa Parrocchia che sembra abbastanza lontana, ma che si trova vicina al cuore del Vescovo di Roma; e questa vicinanza viene anche marcata dal fatto che il Vescovo titolare di S. Aurea in Ostia Antica è sempre il Cardinale Decano: siamo onorati tutti della sua presenza, nonostante i suoi anni.

Saluto molto cordialmente tutti i presenti e quanti appartengono alla comunità cristiana, alla parrocchia di Ostia Antica che ha il suo momento specifico nella storia della Chiesa di Roma. Voglio aggiungere alle parole del vostro Parroco anche un saluto ai vostri sacerdoti; sacerdoti figli di Sant’Agostino che giustamante si trovano qui, in quanto sappiamo come Ostia sia stata e sia legata con la vita di questo Santo Dottore della Chiesa e con quella di sua madre Santa Monica.

Voi siete allora, carissimi, eredi di una grande tradizione cristiana di due millenni, di tanti avvenimenti importantissimi per il cammino del Vangelo, della fede, del Regno di Dio, della storia della salvezza; siete eredi, e spero eredi fedeli, di questa grande eredità.

Vi auguro che la fede formi il cuore delle vostre persone, delle vostre famiglie, della vostra comunità, anche civile, ma soprattutto religiosa, parrocchiale. Vi auguro che sia per voi un segno di ispirazione e di speranza, per ciascuno e per tutti.

Sono molto lieto di compiere questa visita oggi, Domenica che prende il titolo dal passo evangelico del Buon Pastore. Domenica delle vocazioni, perché il Buon Pastore chiama a sé tutti noi. Tutti siamo chiamati, abbiamo tutti una vocazione cristiana dal momento del nostro Battesimo. Ed alcuni chiama in modo speciale per essere i suoi ministri, come i sacerdoti, per essere quelle persone consacrate come sono i religiosi, le religiose; ed è questa la bellezza della vita cristiana.

Allora, carissimi fratelli e sorelle, sotto l’auspicio di Cristo Buon Pastore vorrei vivere insieme con voi la bellezza della vita cristiana e la bellezza della vocazione cristiana. Vorrei offrirvi insieme al Cardinale Vicario ed ai Vescovi presenti una benedizione introduttiva al nostro incontro, alla visita pastorale.  

Il festoso incontro con i più piccoli della comunità  

Questa domenica del buon pastore ci dice che siamo le sue pecorelle, ma questo, naturalmente, secondo la parabola del buon pastore, è un paragone, un’analogia, siamo così preziosi per lui che cerca ciascuno di noi e dona la sua vita per ogni uomo, per ciascuno di noi. È questa la prima idea che mi ha colpito ascoltando le parole dei vostri colleghi e colleghe.

Una ragazza mi ha chiesto come io abbia deciso di essere Vicario di Gesù: io non ho scelto questo, mi hanno scelto ed erano 120 cardinali che lo facevano riuniti in Conclave. Là anche loro erano soltanto uno strumento; quello che veramente ha scelto è lo Spirito Santo, è Gesù. Questa è la mia fede, non sarebbe possibile, altrimenti, essere papa. Quella fede è più importante come lo era per Simon Pietro. Anche lui fu molto sorpreso quando Gesù lo scelse, perché era uomo, anche un uomo debole e constatava sovente la sua debolezza. Ma Gesù lo scelse e lui ha creduto in quella scelta di Gesù e lo ha seguito, accettando la sua scelta. Ma io vorrei dire che tutti noi, ciascuno di noi è chiamato, ha una vocazione. La vocazione, diciamo, di essere Papa, vocazione innanzitutto sacerdotale, episcopale e poi anche papale. Tutto questo è certo importante, ma ogni vocazione, quella sacerdotale o religiosa, anche papale, va letta nel quadro della vocazione cristiana, la nostra vocazione principale, la nostra vocazione fondamentale è quella di essere cristiani e così siamo chiamati dal momento - momento del quale pochi di noi si ricordano - del Battesimo. Siamo chiamati ad essere cristiani, diceva un grande scrittore dell’antichità, con l’espressione: “cristiano è un altro Cristo”. Questa è la vocazione fondamentale, più importante. E questa è propria di ciascuno di noi. A ciascuno di voi, carissimi presenti, ecco io porgo il mio ringraziamento per questa bella accoglienza in un giorno tanto bello, anche stupendo, pieno di sole in questa Ostia Antica dove vivono tanti giovani e tanti ragazzi. Ostia Antica, ma grazie a voi sempre giovane.

Vorrei ringraziare tutti i presenti offrendovi una benedizione con i vescovi presenti. Continuate una buona preparazione alla prima Comunione, alla Cresima, alla vita sinceramente e pienamente cristiana. Questa è la nostra vocazione, questa è la nostra dignità, questa è l’opera del buon pastore.  

Al consiglio pastorale, ai gruppi e ai religiosi  

Cari fratelli, vi saluto in questo ambiente sacro che è la vostra parrocchia, una parrocchia tanto stimata come Sant’Aurea, dove vive la tradizione di santa Monica madre di sant’Agostino e dello stesso sant’Agostino, specialmente in quest’anno in cui si ricorda il XVI centenario della sua conversione.

Carissimi, avete visto che ho cercato di dare la mano a ciascuno di voi, e vorrei dirvi che questo gesto ha anche un significato simbolico perché da un lato voi tendete la mano al vostro Vescovo, al Vescovo di Roma, ma sono io che cerco le vostre mani, la vostra collaborazione. Per questo vi ringrazio, per il vostro apostolato, molto diversificato: apostolato di carità, di catechesi e anche in campo economico. E poi apostolato dei giovani, e degli scout in particolare, degli altri gruppi, del gruppo di santa Monica soprattutto. Diverse dunque le forme del vostro apostolato, del vostro apostolato di laici. Con questo apostolato voi date una mano al vostro parroco, al pastore di questa porzione di Chiesa, e al vostro vescovo. E così siamo legati spiritualmente. Così facevano con gli apostoli i laici dei primi secoli, della prima generazione della Chiesa, i laici dei tempi di santa Monica. Così oggi voi siete i successori di una schiera di apostoli laici e proseguite nell’opera di evangelizzazione per far sì che Cristo sia presente in tutti gli ambienti della vita umana.

Ma oggi qui tra noi ci sono religiosi e religiose, i vostri sacerdoti Agostiniani e le suore di due congregazioni. I religiosi hanno un compito specifico nella vita della Chiesa. Sono persone consacrate. Noi tutti siamo consacrati in virtù del Battesimo, anche le suore e i religiosi qui presenti. Ma essi hanno attinto una consacrazione specifica, personale, particolarmente indirizzata a Cristo, per vivere secondo i suoi precetti nello spirito delle Beatitudini: in castità e in obbedienza, secondo quello che significano la stessa vita e lo stesso esempio di Gesù Cristo. Questa forma di consacrazione è molto importante per la Chiesa, per il suo apostolato e per la sua testimonianza. Per questo ringrazio tutti per il vostro impegno apostolico e benedico i vostri cari, gli ambienti dove lavorate e soprattutto le vostre famiglie.  

Ai ragazzi dell’associazione A.G.E.S.C.I.  

Mi sento sempre molto vicino a voi, interiormente, spiritualmente. Accetto questo fazzoletto come segno della vostra solidarietà. L’ho ricevuto molte altre volte ed è sempre per me un invito ad essere con voi. E vi ripeto che io, a voi, mi sento sempre molto vicino. Associazioni o movimenti specifici come il vostro io ne ho conosciuti anche nella mia patria d’origine. E ho imparato ad apprezzare questo programma di vita, un programma molto semplice ma allo stesso tempo esigente e profondamente formativo, diffuso in molti Paesi del mondo. Grazie a questo vostro programma di vita molti si sentono ancora giovani anche se non lo sono più, proprio in virtù di questa vostra esperienza, di questa vostra disciplina. Per questo vi ringrazio e voglio dirvi una cosa che mi sembra molto significativa. Con il vostro impegno voi fate coraggio agli altri: vi educate a essere coraggiosi e a dare coraggio al vostro prossimo. Ai vostri coetanei, ai vostri amici, in tutti gli ambienti in cui vivete. E date coraggio anche agli anziani come per esempio a me, anche oggi mi avete dato un nuovo coraggio. Continuate a dare coraggio al mondo che vi circonda, mostrate a questo mondo che si può essere giovani ed essere allo stesso tempo onesti cercando i veri valori; che si può vivere gioiosi, e che l’unica strada per essere veramente gioiosi è appunto quella di essere esigenti con se stessi. È un programma, questo, che è molto vicino al Vangelo, al programma di Cristo. Il programma del sermone della montagna, delle beatitudini: programma del Vangelo.

Questo nostro incontro è per me tanto prezioso e io vorrei concluderlo con queste parole: spero che possiate continuare a dare coraggio a questa parrocchia, a tutti i parrocchiani di Ostia Antica, per poter fare di questa Antica Ostia, con il vostro coraggio, una Ostia sempre giovane. Grazie.

 

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