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 DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II 
AI VESCOVI DELLA PUGLIA
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM
»

Sabato, 20 dicembre 1986

 

Venerati fratelli nell’episcopato!

1. È un giorno di gioia spirituale, questo, per me e per voi, in quanto il presente incontro, che si svolge a conclusione dei nostri colloqui personali, è un’efficace testimonianza di fede e di comunione nella carità. Voi, carissimi vescovi della Puglia, avete voluto rendervi interpreti e garanti della fede delle vostre Chiese particolari e anche di quella comunione nella carità, che le unisce fra di loro e con la Chiesa di Roma e il suo vescovo. In questi giorni ognuno di voi mi ha riferito quali siano le speranze e le attese del buon popolo di Puglia, dei sacerdoti, dei religiosi, delle religiose, dei diaconi, dei seminaristi, dei laici impegnati nell’apostolato, di tutti gli abitanti della vostra Regione, che - come notavo nel nostro incontro del novembre del 1981 - ha “profonde radici non solo religiose ma cristiane”: a tutti desidero rinnovare, in questo momento, la mia stima, il mio affetto, il mio augurio!

2. In quella medesima udienza notavo come tali profonde radici andavano “approfondite e difese, di fronte all’assedio di una immoralità invadente, diffusa talvolta come cultura dai mass-media, e di una mentalità laica e secolarizzata” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, IV, 2 [1981] 775).

Voi, nel Natale dell’anno 1984, avete inviato a tutti i fedeli della Regione una lettera collettiva, dal titolo significativo: “Le Chiese di Puglia, oggi e domani”. In tale importante documento collegiale, indubbiamente fatto oggetto di approfondita riflessione personale e comunitaria, avete voluto presentare una lucida analisi della situazione, una oggettiva indicazione dei bisogni più diffusi, una puntuale focalizzazione delle attese emergenti.

Insieme con voi raccomando che, alla base e a fondamento di ogni analisi e di ogni iniziativa pastorale, sia data la priorità alla parola di Dio, conosciuta, meditata, proclamata nella continua evangelizzazione, nella predicazione, nella catechesi, nella liturgia e nell’impegno della testimonianza di fede e di vita cristiana, anche per far fronte alla disgregazione etica che minaccia la convivenza.

3. Pur nel trapasso culturale in atto, la gente di Puglia vive alcuni valori fondamentali: il diffuso sentimento religioso, il forte senso della famiglia, un vivace senso di cordialità, una grande capacità di sacrificio, specie nelle zone rurali. È vero che si fa strada un’accentuata tendenza all’individualismo, sia nell’ambito sociale che in quello ecclesiale.

È pertanto opportuno che si renda più intensa una formazione al “sensus Ecclesiae” universale, diocesano, parrocchiale; una incentivazione della corresponsabilità e della capacità di dialogo fra tutte le componenti: associazioni, gruppi, movimenti; una valorizzazione di tutti gli organismi di partecipazione: i vari “Consigli”, voluti dal Concilio Vaticano II e dal nuovo Codice di diritto canonico; l’incremento e la promozione dei vari ministeri, specialmente quello del sacerdote, mediante un crescente impegno, diocesano e regionale, per una dinamica pastorale vocazionale.

A livello sociale occorrerà elaborare nuovi modelli di relazioni interpersonali, che si ispirino al grande valore cristiano della “gratuità” della carità: in tale modo potrà fiorire il “volontariato”, aperto alla dedizione e al servizio nei confronti dei “nuovi poveri”, dei “nuovi malati”: le vittime della disoccupazione, della droga, i portatori di handicap, gli anziani abbandonati alla loro solitudine.

4. In questo contesto una particolare attenzione, da parte delle Chiese di Puglia, merita anzitutto la famiglia ancora in grande stima, ma purtroppo oggi intaccata nei suoi valori sociali, umani, cristiani e sempre più esposta a fenomeni di instabilità e di disgregazione morale. Speciale cura meritano anche i giovani, spesso privi di fiducia per i problemi che vivono. Ogni diocesi dovrebbe impegnarsi in un accurato progetto di pastorale giovanile: è urgente aiutare i giovani a riscoprire il valore e il gusto della vita, ad aprirsi a un attivo impegno comunitario. Attenzione pastorale più intensa occorre rivolgere anche agli adulti, ai quali bisogna offrire un’adeguata catechesi permanente, che faccia sempre più approfondire il messaggio e il mistero della salvezza, per viverne e realizzarne le esigenze, senza rispetto umano e con grande franchezza, nell’ambito della professione e del lavoro quotidiano.

Cura e attenzione devono essere dirette, in particolare da parte vostra, carissimi pastori della Puglia, con affetto e impegno, alla formazione permanente - spirituale e culturale - dei sacerdoti, vostri collaboratori, mediante appropriate iniziative sia a carattere diocesano sia regionale, come pure all’adeguata preparazione dei giovani al sacerdozio, soprattutto i seminaristi del Pontificio Seminario Regionale “Pio XI” di Molfetta, nel quale frequentano il corso filosofico-teologico. Tutti i seminari delle vostre diocesi siano centri vivi di profonda formazione ascetica e di seria formazione culturale, perché coloro, che hanno generosamente risposto alla chiamata di Gesù, possano realizzare la loro vocazione preparandosi a essere degni ministri di Dio e della Chiesa.

5. Parlando ai vescovi della Puglia, il pensiero si rivolge spontaneamente al suo capoluogo, la illustre e antica città di Bari che, per la sua posizione geografica e per la presenza delle venerate reliquie di san Nicola, ci ricorda i nostri carissimi fratelli dell’Oriente e ripropone alla nostra considerazione il problema della unità dei cristiani.

La vocazione ecumenica è dono dello Spirito del Signore. Essa appartiene al popolo santo di Dio, in quanto “la cura di ristabilire l’unione riguarda tutta la Chiesa, sia i fedeli che i pastori, e ognuno secondo la propria capacità”. Pertanto, riflettere insieme sulla dimensione ecumenica della Chiesa locale, e in specie delle diocesi pugliesi che sono un ponte lanciato verso l’Oriente - come ebbi modo di sottolineare nella mia visita a Otranto e a Bari - è essenzialmente un “implorare dallo Spirito divino la grazia di una sincera abnegazione, dell’umiltà e mansuetudine nel servire e della fraterna generosità di animo verso gli altri (Unitatis Redintegratio, 5.7)”. Infatti le tradizioni storico-religiose della vostra terra, così ricche di santità di vita e di testimonianza cristiana, molto devono alla presenza e all’influsso del vicino Oriente cristiano. Lo dimostrano infatti alcune devozioni popolari come la venerazione della vergine sotto il titolo di “Odegitria), il culto dei santi Cosma e Damiano, di san Nicola e di altri santi. Si tratta di sentire e vivere sempre più la chiamata alla comunione cristiana attraverso la sacra liturgia specialmente quella eucaristica con cui le comunità cristiane, sia cattoliche che ortodosse, unite “col vescovo hanno acceso a Dio Padre per mezzo del Figlio, Verbo incarnato, morto e glorificato, nell’effusione dello Spirito Santo” (Unitatis Redintegratio, 15).

E così le assemblee eucaristiche non solo entrano in comunione con la santissima Trinità, ma anche intensificano la carità le une verso le altre.

6. Del ruolo ecumenico della celebrazione eucaristica alla luce della santissima Trinità, molto saggiamente si è occupata la Commissione Mista per il dialogo ufficiale tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa, in occasione dei lavori della II Sessione plenaria a Monaco di Baviera dal 30 giugno al 7 luglio 1982. Celebrando l’Eucaristia, la Chiesa è nello stesso tempo locale e universale; è locale perché essa annunzia la morte e la risurrezione di Cristo in un determinato luogo e in un determinato tempo; è universale perché la comunione con il corpo di Cristo trascende ogni confine di spazio e di tempo: tutti sono uno in Cristo Gesù per la gloria del Padre nella comunione dell’unico Spirito. Per questo il Concilio Ecumenico Vaticano II ricorda l’importanza del rinnovamento liturgico il quale diventa una garanzia e un auspicio, che felicemente preannuncia i futuri progressi dell’ecumenismo.

Auguro a tutti voi e ai vostri fedeli di attingere le ricchezze della vocazione battesimale dalla teologia dei santi Padri, le cui tradizioni sono state venerate in Oriente e nella vostra Regione; grazie al lavoro della Sezione di Facoltà di teologia ecumenica, storico-patristica, greco-bizantina “S. Nicola”, che opera in Bari in favore di tutta la Regione, e anche grazie alla pastorale ecumenica, curata dal Centro Regionale di pastorale ecumenica.

7. È necessario che le riflessioni teologiche e pastorali, elaborate dai due organismi, passino e alimentino la vita liturgico-pastorale delle comunità cristiane. A tale scopo grande rilievo sia dato alla formazione dei delegati diocesani per l’ecumenismo, a cui spetti la collaborazione con il vescovo, il quale è il primo responsabile della promozione dell’opera ecumenica della diocesi. La formazione ecumenica dei pastori e dei fedeli mirerà innanzitutto alla conoscenza dell’animo dei fratelli separati, specie ortodossi.

Parecchie, anche se piccole, sono le comunità dei greci ortodossi e degli italo-albanesi che vivono nelle vostre città. Parecchi sono anche gli studenti che dal vicino Oriente vengono a frequentare gli Istituti Universitari pugliesi. Si faccia in modo di favorire ogni forma di accoglienza, spirituale e materiale, affinché nulla loro manchi per la custodia fedele delle tradizioni storico-religiose delle Chiese da cui provengono.

Vengano convenientemente custodite e opportunamente restaurate tutte quelle opere architettoniche, iconografiche (chiese rupestri, icone, ecc.) che caratterizzano il patrimonio artistico-religioso delle vostre diocesi. Le varie scuole di Teologia per laici, presenti in quasi tutte le vostre diocesi, potranno aiutare a scoprire e a valorizzare, nei limiti delle possibilità, i tesori della tradizione orientale presenti in Puglia e, nello stesso tempo, a promuovere quelle iniziative culturali-ecumeniche atte a far conoscere la storia delle vicine Chiese di Oriente, mediante i viaggi ecumenici. Così, sacerdoti e laici preparati potranno realizzare un ecumenismo di base, che coinvolga tutti e si inscriva capillarmente nelle singole comunità.

8. Con queste brevi indicazioni di pastorale ecumenica, scaturite dal Concilio Ecumenico Vaticano II, esprimo la mia fiducia nella vocazione ecumenica delle vostre diocesi.

Benedetto sia il Signore che ci ha rigenerato a una speranza viva mediante la risurrezione. Egli guarisca le Chiese ferite nel passato dalla polemica e dall’indifferenza di fronte alle divisioni dottrinali e storiche e dia al dialogo ecumenico, intrapreso da anni nella vostra Regione, incremento e successo perché nei fedeli, cattolici e ortodossi, si diffonda sempre più la causa dell’unità.

Con tali voti, mentre invoco larga effusione di favori e conforti celesti su di voi e sulla gente di Puglia, imparto di cuore la benedizione apostolica.

 

© Copyright 1986 - Libreria Editrice Vaticana

                          



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