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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI SEMINARISTI DI PADOVA

Venerdì, 14 marzo 1986

 

Carissimi.

1. Sono ben lieto di accogliere oggi tutti voi, superiori e alunni del Seminario di Padova, e vi saluto tutti, insieme con il vostro amatissimo vescovo monsignor Filippo Franceschi. Vi ringrazio per la vostra visita e per la numerosa presenza in questo incontro, che si inserisce nelle celebrazioni del 150° della nascita del più illustre alunno del vostro istituto, Giuseppe Sarto, il mio predecessore san Pio X.

Desidero confessarvi anche che, trovandomi in mezzo a voi, la memoria mi riporta alla visita pastorale che ho potuto fare alla vostra città nel settembre 1982. Bene ricordo la visita alla basilica del Santo, ma anche il fervoroso incontro con tutto il clero nella cattedrale e la innumerevole folla dei fedeli alla celebrazione eucaristica presso la basilica di Santa Giustina.

2. Il seminario di Padova ha una tradizione che conviene qui ricordare, a vostro conforto e per il vostro futuro impegno. La sua storia è legata, com’è noto, all’opera zelante di san Gregorio Barbarigo, che fu vescovo di Padova per ben 33 anni. Quel grande pastore, che aveva impegnato tutto il suo ministero nell’attuazione scrupolosa e metodica della riforma tridentina, aveva compreso che il futuro spirituale della diocesi dipendeva essenzialmente dalla preparazione dei sacerdoti. Di conseguenza egli vide che occorreva agire principalmente sul seminario, come unico e naturale centro propulsore della vita pastorale e religiosa di tutta la Chiesa locale. Ne costruì la sede, lo dotò di un regolamento di vita e di una “ratio studiorum” esigente e qualificata, secondo la mente di san Carlo Borromeo; lo fornì di una cospicua biblioteca e di una stamperia; ne seguì la vita con puntigliosa assiduità e lo fece amare dalla diocesi.

Nel pensiero di san Gregorio Barbarigo la formazione seminaristica doveva poggiare su una solida preparazione culturale, umanistica e teologica, finalizzata alla formazione dei buoni pastori d’anime per il popolo, ma soprattutto doveva formare il futuro sacerdote nella bontà e nella santità. Egli affermava che questa avrebbe aiutato anche la dottrina e la cultura.

Interpretando il vero spirito del Concilio di Trento sulla natura del seminario, san Gregorio previde una vita comunitaria molto esigente e austera, che aveva il suo punto di riferimento nella comunità educante dei superiori e dei professori, uniti in vita comune nel seminario proprio per seguire attivamente la preparazione degli alunni.

Io mi compiaccio con voi perché avete conservato queste linee maestre del Barbarigo anche nell’evolversi dei tempi moderni e avete, su questa solida base della tradizione, attuato le riforme proposte dal Vaticano II, dalla Optatam Totius e dagli orientamenti della Conferenza Episcopale Italiana.

3. Desiderio affermare ancora una volta il prezioso e insostituibile valore del seminario per la formazione del clero. So che tutta la vostra diocesi segue il Seminario, lo aiuta premurosamente, ne conosce le necessità, ne apprezza le prospettive, comprende che esso costituisce il valido punto di riferimento per lo sviluppo e il discernimento delle vocazioni.

Se la vocazione è opera di Dio, la proposizione della vocazione è opera della Chiesa. Il mistero della divina elezione che ha guidato il vostro animo giovanile verso la scelta del sacerdozio ha la sua radice nella cura pastorale delle vostre parrocchie, ma trova la sua chiarificazione nell’opera discreta e rispettosa, ma anche forte e valida di quanti vi assistono e aiutano nel vostro lavoro formativo. A loro spetta il compito di discernere e orientare, insieme con il Vescovo, l’autenticità della divina chiamata.

4. Io vi invito, pertanto, a continuare a impegnarvi secondo le prospettive di formazione che hanno nelle vostre tradizioni tanto valido fondamento.

Siate, anzitutto, ferventi nella vostra formazione spirituale. Essa esige, come è ben noto, tempi adeguatamente lunghi di ascesi e di sussidi formativi. Da essa nasce la personalità sacerdotale specifica, fondata sulla preghiera, sull’assiduo lavoro teologico, come sull’attento e prudente confronto con le istanze culturali della comunità umana, a cui sarete destinati come ministri di Dio. La vostra formazione spirituale s’incentra su Cristo maestro e pastore. Voi dovrete avere una profonda e ricca conoscenza del suo mistero, perché dovrete impersonare Cristo in mezzo alle vostre comunità e annunziare il suo Vangelo nell’essenziale servizio della predicazione. Accettate, pertanto, volentieri il severo itinerario formativo con fedeltà e prudente pazienza, consapevoli che il tempo del seminario è un tempo di impegno serio e continuo, che vi accomuna all’austera fatica di tanti fratelli nel mondo del lavoro e che anche la comunità cristiana apprezza e riconosce necessario per una congrua esperienza di Dio e per la preparazione all’annuncio fedele del Vangelo. (cf. Orientamenti e norme per la preparazione al Sacerdozio Ministeriale, die 15 aug. 1972: Enchiridion CEI, I, n. 4365) Fuggite, pertanto, dalla tentazione di avere tutto e subito o dall’illusione che sia più gratificante quanto è immediato. L’uomo di Dio” che voi dovrete essere (cf. 1 Tm 6, 11) acquisterà la sua autentica personalità nell’assimilazione assidua e profonda del messaggio di Cristo e nell’esperienza interiore della sua figura di maestro e pastore.

5. La comunità del seminario vi consentirà anche un’adeguata formazione al “sensus Ecclesiae” che vi occorrerà per il futuro servizio. Il senso della Chiesa domanda a voi che, specialmente nello studio della teologia, impariate a confrontarvi con costanza con la dottrina viva della Chiesa. Esso vi domanda, altresì, di saper discernere la verità autentica in mezzo al fluttuare complesso e talvolta deviante delle varie dottrine. Il senso della Chiesa vi impone di cercare le nuove vie dell’evangelizzazione con spirito di fedeltà, con amorosa attenzione a quella dottrina che deve diventare parte consapevole della vostra visione di fede. Il tempo del seminario vi domanda, perciò, di ricercare l’insegnamento della Chiesa, di ascoltarlo, di accoglierlo, così da nutrire ad esso la vostra mentalità di futuri pastori d’anime. A questa Chiesa dovete adesione con religioso rispetto (cf. Lumen Gentium, 25), anche se talvolta vi sarà richiesto di correggere la naturale inclinazione a ispirare i vostri giudizi e le vostre scelte su criteri solo personali o su principi estranei alla logica della fede. Sappiatevi ispirare sempre con generosità a quello che lo Spirito suggerisce alla Chiesa del nostro tempo.

6. Cari seminaristi e teologi, desidero concludere questa mia esortazione con una parola di vivo incoraggiamento per tutti voi. L’itinerario della preparazione al sacerdozio ministeriale può mettervi di fronte a difficoltà non di rado impreviste, ad un improvviso affacciarsi di problemi e incertezze. Dovete, ovviamente, chiarire nella coscienza il significato delle suggestioni e dei sentimenti che nascono in voi per l’esperienza, per l’ambiente sociale e culturale che frequentate, talvolta per le vostre stesse fragilità. Ma abbiate la buona volontà di guardare con animo generoso alla prospettiva meravigliosa che la chiamata di Dio vi fa intravedere; sappiate puntare coraggiosamente verso l’impegno di una forte perseveranza; abbiate fiducia nella grazia del Signore che vi appella.

Insieme con tutta la Chiesa santa di Dio che sta in Padova, ringrazio il Signore per il dono delle vostre vocazioni; ma un grazie particolare voglio dire al vostro vescovo, ai rettori e ai superiori, alle parrocchie, alle famiglie, ai vostri genitori. Essi guardano al vostro futuro vocazionale come a un dono eccelso di Dio e pregano per voi. Sappiate riconoscere che ogni vostra personale vocazione trova in loro, nella loro fede e nella loro preghiera, una vigorosa radice.

Uno speciale pensiero desidero rivolgere al nutrito gruppo dei professori del seminario maggiore e minore, qui presenti, incoraggiandoli nei loro impegno non solo di trasmettere il sapere ma anche di dare una testimonianza di vita che educhi al servizio ecclesiale. Carissimi professori, anche se la vostra vita può comportare dei sacrifici, il vostro ministero ha un singolare valore per la Chiesa.

A tutti voi, quindi, e a quanti hanno cura del seminario diocesano e in qualsiasi modo lo aiutano, e a tutta la vostra diocesi, imparto volentieri la mia benedizione.

 

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