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VISITA PASTORALE A FIESOLE E FIRENZE

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI E I LAICI DI FIRENZE

Sabato, 18 ottobre 1986

 

Signor cardinale, carissimi sacerdoti, religiosi, religiose, carissimi fratelli e sorelle della Chiesa di Dio che è in Firenze!

1. È con grande gioia che rivolgo un affettuoso saluto a tutti voi, raccolti in questa solenne e sacra cornice artistica, che è la vostra splendida cattedrale di Santa Maria del Fiore, espressione del genio e della fede del popolo di Firenze. Saluto il vostro arcivescovo, card. Silvano Piovanelli, e i vescovi della Toscana, incontrati recentemente a Roma per la visita “ad limina”: con loro abbiamo ricordato i fermenti di vita e le figure, che hanno illuminato in passato questa vostra Regione. Saluto i sacerdoti, i religiosi, le religiose, i diaconi, i seminaristi, i membri della comunità per il diaconato permanente, gli uomini e le donne responsabili e rappresentanti delle associazioni e dei movimenti, e i membri dei consigli pastorali delle varie parrocchie dell’arcidiocesi.

Sono lieto di trovarmi in questa città, che offre tanti motivi di ammirazione e di meditazione: ad ogni angolo troviamo frammenti di storia cristiana, riflessi nei suoi monumenti, nelle facciate dei suoi palazzi, delle innumerevoli opere d’arte, delle quali Firenze è straordinariamente e singolarmente ricca e gelosa custode. Ai monumenti di pietra, alle chiese si aggiungono quelli, più sublimi, della dottrina e della poesia; basterebbe ricordare Dante Alighieri; si aggiungono esempi di santità e di saggezza, che riecheggiano nelle belle tradizioni, nelle feste, nelle istituzioni, in mille iniziative benefiche.

Questa città ha un messaggio che resta inconfondibile e fedelmente trasmesso. Per fermarlo bisognerebbe cancellare Firenze. E infatti, proprio in anni non lontani, due violenti e pericolosi flagelli minacciarono di seppellire la città: la seconda guerra mondiale e l’inondazione dell’Arno. Firenze risorse dalle rovine belliche con rinnovata vitalità; e seppe liberarsi, poi, con coraggio altrettanto indomito, dal fango limaccioso.

Ma consentitemi di ricordarvi che, anche in queste due vicende, come nel passato, ci furono uomini capaci di mantenere accesa la fiaccola della fede, della libertà, della civiltà fiorentina, che è civiltà cristiana. Voi stessi avete recentemente segnalato alla Sede apostolica il card. Elia Dalla Costa, don Giulio Facibeni, il sindaco Giorgio La Pira, perché siano proposti come esemplari di vita cristiana. Con questi potrei ricordare altri nomi, che voi portate nel cuore e rimangono gloria di Firenze: ma non posso dimenticare il card. Benelli, caduto sulla breccia del suo instancabile apostolato. Essi hanno camminato con voi in queste strade, con voi hanno pregato in questa cattedrale, con voi hanno vissuto e sofferto i momenti lieti e tristi, fecondi e inquieti della vita religiosa e sociale.

Inevitabilmente, con la vostra esistenza, voi dovrete completare la pagina di storia, che essi hanno iniziato; e lo farete, confrontandovi con gli eventi che avete attraversato e con le insidie che minacciano oggi la missione storica e religiosa di Firenze. C’è infatti una cultura di morte, che qui ha raggiunto impressionanti livelli di contaminazione, soffocando le vite indifese ancora nel grembo materno e diffondendo in un commercio nefando, specie tra i giovani, la droga, che provoca distruzione, avvilimento e anche tragiche delusioni. C’è un invadente materialismo, teorico e pratico, che chiude gli orizzonti dello spirito e della trascendenza.

2. Voi, carissimi sacerdoti e religiosi, siete chiamati a sostenere la civiltà dell’amore e della vita, ad essere l’anima del fermento cristiano, le guide negli orizzonti della fede. Siete partecipi del sacerdozio ministeriale di Cristo, rappresentate e rendete visibile il Cristo! C’è oggi urgente necessità di una nuova evangelizzazione. Parlo di “urgenza”, perché il momento che attraversiamo ci stimola a non lasciar cadere i segni di ripresa, che si vanno manifestando. L’arcidiocesi di Firenze ha - come ben sapete - possibilità incoraggianti, ha energie vivaci, che aspettano di esprimersi.

3. Affinché la vostra azione pastorale sia incisiva e feconda, i sacerdoti diocesani devono essere uniti tra di loro e col vescovo, e sentirsi corresponsabili del bene di tutta la diocesi. Voi costituite “un solo presbiterio e una sola famiglia, di cui il vescovo è il padre” (Christus Dominus, 28). Voi amate il vostro arcivescovo, il carissimo card. Silvano Piovanelli, e vi sentite legati da autentica amicizia e da reciproca stima. Ma egli deve sentirvi in sintonia, concretamente e corresponsabilmente uniti a lui nell’attività pastorale. Che si possa ripetere di voi quanto scriveva sant’Ignazio di Antiochia ai cristiani di Efeso: “Il vostro collegio presbiterale, giustamente famoso, degno di Dio, è armonicamente legato al vescovo come le corde alla cetra” (Ad Ephes., IV, 1). L’unità vicendevole porterà una nuova primavera di fede e di carità.

E sentitevi fraternamente legati tra voi, con le conseguenze che l’amore vicendevole comporta nelle celebrazioni, nelle attività pastorali, come nella soluzione dei problemi di carattere economico. La solitudine, l’invecchiamento, la malattia dei confratelli trovino nei rapporti interpersonali la vostra risposta cristiana.

Riscoprite tutta la ricchezza della verità dell’unità: “da questo riconosceranno che siete miei discepoli, se vi amerete gli uni gli altri” (Gv 13, 34-35). “I singoli presbiteri - ci ricorda il Concilio Vaticano II - sono . . . legati ai confratelli con il vincolo della carità, della preghiera e dell’incondizionata collaborazione, manifestando così quell’unità con cui Cristo volle che i suoi fossero una sola cosa affinché il mondo creda che il Figlio è stato inviato dal Padre (Gv 17, 23)” (Presbyterorum Ordinis, 8).

4. Anche le comunità religiose sono inserite nella diocesi vitalmente e organicamente: e i religiosi, pur mantenendo l’originale specificità del loro carisma, sono membri dell’unico presbiterio col vescovo, che è il perno insostituibile della pastorale diocesana. I vincoli di fraternità e di collaborazione tra il clero diocesano e le comunità religiose irrobustiranno la coscienza della Chiesa particolare; sarà così più semplice e più facile ad ognuno rendere e chiedere servizi con animo lieto, incrementare la collaborazione e amare la comunità umana ed ecclesiale (cf. Mutuae Relationes, II, cap. VI, 37).

Carissimi religiosi di Firenze, siate sempre disponibili nella pastorale d’insieme della diocesi, in particolare i ministeri della direzione spirituale e del sacramento della Riconciliazione: sappiate attendere, ascoltare, comprendere. Riconoscete e facilitate con gioia ai fedeli il diritto di questa funzione liberatoria e consolante, qual è il sacramento della misericordia divina.

5. Desidero rivolgere anche un particolare pensiero alle religiose presenti. Nella Chiesa, carissime sorelle, voi incarnate il compito di Maria santissima. Avete un ruolo insostituibile specialmente negli ambiti tipici, corrispondenti ai vostri carismi e alla vostra sensibilità. La vostra collaborazione è quanto mai preziosa e apprezzata nel campo della catechesi, dell’assistenza agli infermi, agli anziani, agli handicappati; in quello dell’educazione e della formazione cristiana della gioventù nelle scuole e nei collegi. A voi, religiosi e religiose, desidero ricordare che la professione religiosa “crea un nuovo legame con Dio uno e trino, in Gesù Cristo.

Questo legame cresce sul fondamento di quel vincolo originale, che è contenuto nel sacramento del Battesimo. La professione religiosa «ha le sue profonde radici nella consacrazione battesimale, e ne è una espressione più perfetta»” (Perfectae Caritatis, 5). In tal modo essa diventa, nel suo contenuto costitutivo, una nuova consacrazione: la consacrazione e la donazione della persona umana a Dio, amato sopra ogni cosa” (Redemptionis Donum, 7). Vivete giorno per giorno tale vostra consacrazione e donazione a Dio!

6. Carissimi sacerdoti e religiosi, la Chiesa ha immenso bisogno di voi, che siete i ministri dell’Eucaristia, e donate ai fedeli l’Autore stesso della grazia e della vita dell’anima. Abbiate cura delle vocazioni che sono la garanzia del futuro della Chiesa. Una comunità diocesana senza vocazioni sacerdotali e religiose è come una famiglia senza figli; la vitalità spirituale di una diocesi si misura dalla fecondità delle sue vocazioni.

Il seminario abbia un posto privilegiato nel vostro cuore e nelle vostre premure. Esso è la primavera e la speranza della comunità diocesana. Riservate per i seminaristi le attenzioni migliori. Date fiducia alla loro giovinezza, alla loro anima aperta alla bellezza e all’ideale! E a voi, seminaristi, presenti a questo nostro incontro, va il mio più cordiale pensiero e il mio affettuoso augurio per la vostra preparazione al sacerdozio.

Ho anche sentito con soddisfazione che c’è un lembo della diocesi fiorentina nel lontano Brasile a Sao Salvador da Bahia. Vogliamo insieme oggi mandare un sincero saluto anche ai sacerdoti fiorentini che sono laggiù e lo estendiamo anche a tutti i missionari di Firenze, che sono sparsi per i continenti a portare il messaggio di Cristo a tutti gli uomini!

Penso con piacere e con apprezzamento alle generose e opportune iniziative a cui avete dato vita, nel mondo della cultura, della carità, dei giovani, degli emarginati, dei fratelli bisognosi. So del vostro impegno per la costruzione di nuove chiese; dei contatti coi fratelli di altre correnti religiose; dell’accoglienza agli immigrati, ai turisti, agli studenti. In tutta questa attività pastorale sappiate far emergere l’identità del sacerdozio comune dei fedeli e la crescita del laicato. Promovete sinceramente la dignità dei laici e la parte che ad essi compete nella missione della Chiesa. Scoprite con senso di fede i carismi, sia umili che eccelsi, che sotto molteplici forme sono loro concessi dallo Spirito Santo. Tutto questo dimostrerà la vostra fedeltà al Concilio Vaticano II e sarà motivo di incoraggiamento nella preparazione spirituale del prossimo Sinodo dei vescovi.

Carissimi sacerdoti e religiosi di Firenze! Voi possedete “un sacerdozio che non tramonta”; vi auguro che possiate viverlo in pienezza con la generosità dei vostri santi. Verificatene l’identità e la limpidezza nella filiale devozione alla santissima Annunziata: da lei, Vergine Madre, otterrete la sapienza, e sotto la sua materna salvaguardia la sicurezza, per essere fedeli custodi e testimoni coraggiosi dell’autentico messaggio di Gesù Cristo, custodendolo da interpretazioni individualistiche e da ristrette, illusorie prospettive, e garantendone la genuinità e l’universalità.

7. Il richiamo al prossimo Sinodo dei vescovi, che verterà sulla missione dei laici, mi offre la gradita occasione di rivolgere un particolare pensiero agli uomini e alle donne, responsabili e rappresentanti di tutte le molteplici associazioni e movimenti ecclesiali, come pure ai membri dei consigli pastorali delle parrocchie di tutta la vostra comunità ecclesiale.

Non solo la vostra arcidiocesi, ma la Chiesa tutta attende molto da voi, carissimi fratelli e sorelle, dal vostro impegno, dal vostro entusiasmo, dalle vostre energie, dalla vostra consapevolezza della corresponsabilità per lo sviluppo e la crescita della Chiesa di Dio, al fine di realizzare e vivere quell’“animazione cristiana dell’ordine temporale”, indicata dal Concilio Vaticano II come compito proprio e specifico del laicato cattolico: “Ai laici tocca assumere la instaurazione dell’ordine temporale come compito proprio e, in esso, guidati dalla luce del Vangelo e dal pensiero della Chiesa e mossi dalla carità cristiana, operare direttamente e in modo concreto; come cittadini cooperare con gli altri cittadini secondo la specifica competenza e sotto la propria responsabilità; cercare dappertutto e in ogni cosa la giustizia del regno di Dio” (Apostolicam Actuositatem, 7).

8. Concludendo queste riflessioni, auguro di cuore che questa vostra stupenda cattedrale, con la impareggiabile cupola del Brunelleschi, sia il segno visibile della bellezza, dell’armonia, della concordia di tutte le varie componenti della Chiesa di Dio che è in Firenze altrettanto ammirata e amata nel mondo.

Con tali auspici imparto a voi tutti la benedizione apostolica, che estendo a tutti i fedeli dell’arcidiocesi, ai vostri cari, ai vostri progetti, ai vostri ideali, ai vostri propositi, alle vostre speranze! Amen!

 

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