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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DELL'IRLANDA IN VISITA 
«AD LIMINA APOSTOLORUM»

Giovedì, 27 agosto 1987

 

Sua eminenza card. O’Fiaich, cari fratelli nell’episcopato.

1. Sono particolarmente felice di incontrare voi, vescovi dell’Irlanda, giunti qui in occasione della vostra visita “ad limina”. Il vostro pellegrinaggio alle tombe degli apostoli Pietro e Paolo, e il vostro rapporto concernente la situazione della Chiesa affidata alla vostra generosa cura pastorale, corrisponde ad una pratica ecclesiale veneranda. Soprattutto esprime e inoltre rende vivi i legami di comunione che uniscono noi come successori degli apostoli, impegnati a governare la casa del Dio vivo (cf. Lumen Gentium, 18). Spero che quest’incontro sia per voi, come lo è per me, un momento di intensa gioia nello Spirito Santo, attraverso il quale noi poveri siamo rafforzati e confermati “per l’edificazione di Cristo” (Ef 4, 12).

La vostra presenza qui riporta alla mente la lunga ed esemplare storia della fedeltà del popolo a Cristo e alla Chiesa. Ma parla anche dell’attuale fede e dell’impegno cristiano delle vostre Chiese locali. Come vostro fratello vescovo, incaricato del ministero di unità e carità per la Chiesa universale, gioisco con voi nell’ammirare i doni che Dio costantemente riversa sulla Chiesa in Irlanda, e vi incoraggio con gioia nella vostra risposta giornaliera ai numerosi compiti del vostro ministero episcopale. Come disse san Paolo: “Non stanchiamoci mai nel fare del bene, poiché nel tempo dovuto matureremo se non perdiamo il cuore” (Gal 6, 9).

Vedendovi qui ricordo le figure dei nostri cari fratelli arcivescovo Dermot Ryan e arcivescovo Kevin McNamara che servirono la Chiesa per molti anni col talento e le qualità personali che caratterizzano ognuno di loro. Eppure il Signore, nella sua mirabile provvidenza, considerò opportuno prenderli presto con sé, lasciando noi con la tristezza della loro assenza, ma anche con la luminosa memoria del loro ministero e della loro guida. Entrambi erano spinti nel loro servizio della Chiesa da un profondo senso di grande responsabilità verso Cristo e da un desiderio di sostenere l’insegnamento e le linee direttive del Concilio Vaticano II in tutta la loro ricchezza. Le loro vite evidenziano una profonda amicizia con il Signore velata in un tranquillo coraggio e in una profonda umiltà. Insieme gioiamo nel pensiero che, quando il Pastore apparirà, questi servi buoni e fedeli otterranno la corona di gloria (cf. 1 Pt 5, 4).

2. Recentemente le vostre programmazioni pastorali hanno giovato di studi regolari e dettagliati e indagini su molti aspetti della vita della Chiesa nella società irlandese. Siate indubbiamente grati di percepire la forza e l’autenticità della fede e della vita cristiana in vasti settori della popolazione. Le vostre chiese locali possono contare su numerosi preti capaci, religiosi e religiose e laici attivi in tutte le aree della vita ecclesiale e civile. Potete attingere dal dinamismo dei fedeli, dei giovani in particolare, per rispondere alla chiamata di carità, missione e servizio, sia in patria che nelle altre parti del mondo. Il contributo irlandese all’attività missionaria della Chiesa, nel passato e nel presente, è un magnifico segno che la grazia di Dio non è stata data a voi invano (cf. 2 Cor 6, 1).

Siate testimoni quindi dei nuovi fermenti della vita cristiana tra i fedeli, attraverso gruppi di preghiera o gruppi di studio della Bibbia, attraverso una partecipazione più attiva alla liturgia e al loro impegno in molte forme di apostolato. Le parole di san Paolo vengono spontaneamente alla mente: “Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi... ricordando davanti al nostro Dio e Padre la vostra opera di fede e il compito di amare e la salda speranza nel nostro Signore Gesù Cristo” (1 Ts 1, 2-3).

3. Alcune delle sfide che più confortano voi come pastori sono i risultati dei profondi cambiamenti che stanno avvenendo nel mondo contemporaneo e che vengono sentiti largamente e profondamente all’interno della società irlandese. Altri sono specifici della chiamata al rinnovamento che il Concilio Vaticano II ha trasmesso alla Chiesa nella seconda parte del XX secolo. Alla luce di queste circostanze il vostro ruolo come vescovi viene investito con particolare urgenza e responsabilità, specialmente nei riguardi delle giovani generazioni di uomini e donne irlandesi che hanno diritto ad essere aiutati in ogni modo per entrare pienamente nella loro eredità spirituale.

Siate ben consapevoli delle domande poste alla vostra guida pastorale. Sviluppo economico e più alti standard di vita non hanno beneficiato tutti alla stessa maniera. Troppo spesso siete testimoni di nuove e tragiche forme di povertà e alienazione che tendono ad affliggere in particolare i vecchi e i giovani. Il flagello della disoccupazione ha inflitto un pesante colpo sulla società irlandese, causando sofferenze a molte famiglie.

Altre trasformazioni sociali e culturali, che accompagnano lo sviluppo materiale, hanno condotto alcuni a diventare incerti e confusi riguardo alle fondamentali verità e valori, incluso ciò che si riferisce alle realtà fondamentali come la famiglia e il valore della vita stessa. Molti, soprattutto tra i giovani, trovano crescenti difficoltà ad acquisire una chiara e completa serie di principi sui quali costruire la loro risposta ai compiti e alle responsabilità della vita. La situazione è creata dalla qualità aggressiva del consumismo e dalla forza di egoismo tra gli individui e in settori più o meno ampi della società.

4. È accaduto molto nella vita irlandese dalla mia visita nel vostro paese nel 1979. Sembra appropriato ripetere ciò che dissi durante la memorabile celebrazione dell’Eucaristia nel Phoenix Park: “L’Irlanda, che ha superato così tanti momenti di difficoltà nella sua storia, riceve una nuova sfida oggi... La sfida che è già con noi nella tentazione di accettare con vera libertà ciò che in realtà è solo una nuova forma di schiavitù. Così la cosa più urgente è immergerci nella verità che viene da Cristo, che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6), e nella forza che egli stesso ci offre attraverso il suo Spirito (Giovanni Paolo II, Omelia al Phoenix Park di Dublino, 29 set. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 415 e 416). La mia preghiera per l’Irlanda è che, nel costruire una società capace di rispondere ai bisogno di tutto il suo popolo in giustizia e armonia, la verità che viene da Cristo possa istruire voi nei valori che si conformano autenticamente all’umana dignità e conducono alla pace. E possa il vostro amore in Gesù Cristo, così chiaramente attestato nella vostra storia, crescere sempre più certo e operativo di fronte alle sfide presenti.

In varie lettere pastorali e decreti avete indicato alcuni dei più impellenti e urgenti compiti del vostro ministero. Richiamo la vostra lettera, “L’amore è per la Vita”, uscita a Lent nel 1985, e il vostro “Decreto su matrimonio, la famiglia e il divorzio”, pubblicato durante il recente pubblico dibattito nel vostro paese su questo problema. La vostra personale testimonianza di fedeltà all’insegnamento della Chiesa e la vostra unità e reciproco supporto all’interno della Conferenza episcopale è un servizio essenziale alla comunità di fede che voi dirigete con amore.

5. Siete stati chiamati a guidare il popolo di Dio sull’esempio del Concilio Vaticano II, lo straordinario dono dello Spirito Santo alla Chiesa del nostro tempo. È necessario ritornare di tanto in tanto ai documenti del Concilio in modo da avere una precisa e completa immagine della Chiesa stessa, della sua missione, origine e struttura e degli elementi umani e divini che costituiscono la sua vera natura come sacramento e segno di unione con Dio e dell’unità di tutta l’umanità (cf. Lumen Gentium, 1).

Come vescovi è vostro compito essere carichi di questa visione e comunicarla ai vostri preti, che condividono la responsabilità della diocesi con voi. Sarà vostra cura costante cercare tra i vostri speciali collaboratori, i vostri preti, una prospettiva veramente spirituale e una convinta dedizione al servizio del popolo di Dio. I vostri preti sanno di essere stati chiamati per uno speciale ministero all’interno della Chiesa e di non poter essere veri ministri di Cristo senza essere ministri e dispensatori di una vita che non sia quella terrena. Allo stesso tempo sono consapevoli che essi non possono essere di effettivo servizio agli altri se rimangono estranei alla vita e alle condizioni dei loro fratelli e sorelle (cf. Presbyterorum Ordinis, 3). Guardano a voi come un esempio di vita e dedicazione al ministero pastorale al quale tutti voi insieme siete stati chiamati. Guardando loro come amici in Gesù Cristo (cf. Gv 15, 15) imparerete come incoraggiarli e sostenerli nel loro difficile e sublime compito.

6. Lo stesso può essere detto in relazione ai religiosi e alle religiose che collaborano con voi all’edificazione e allo sviluppo del corpo mistico di Cristo (cf. Christus Dominus, 33ss.). Il contributo offerto dalle molte Congregazioni religiose presenti in Irlanda alla vita e alla missione della Chiesa sia in patria che all’estero è incommensurabile. È estremamente importante che l’intera comunità ecclesiale accolga, rispetti e incoraggi i suoi testimoni del Vangelo come coloro che ricordano, in mezzo ad un crescente secolarismo, le leggi e i valori del regno escatologico nei confronti di quello che l’intero popolo di Dio percorre nella fede. Da parte loro i religiosi stessi sono chiamati a rianimare e rendere sempre più trasparente la radicale sequela di Cristo che è alla base del loro speciale posto nella comunità di fede.

Parlando dei vostri preti e religiosi, condivido con voi la preoccupazione che oggi colpisce larghi settori della Chiesa nei paesi di tradizione cristiana: il motivo della diminuzione di vocazioni religiose. Questo è un problema che dobbiamo riconoscere in tutta la sua importanza e gravità. Sono confortato dall’interesse con cui seguite tale questione nelle vostre diocesi e colgo quest’occasione per ribadire i bisogni della Chiesa universale, che deve così tanto alle attività missionarie dei vescovi irlandesi, ai preti e ai religiosi. Mentre altre forme di apostolato e di servizio devono venire fortemente raccomandate, i giovani specialmente hanno bisogno di essere provocati ad esaminare la diretta chiamata al sacerdozio e alla vita religiosa. Questo è un problema nel quale la fede dell’intera comunità ecclesiale è chiamata a giocarsi. Ogni vocazione è un’unica e personale risposta a Cristo, ma in molti modi riflette anche la vitalità e la fecondità del suolo in cui prende forma.

7. Uno dei migliori ricordi della mia visita in Irlanda fu il vedere così tanti preti, religiosi e religiose, missionari e seminaristi, riuniti a Maynooth, Seminario Nazionale Irlandese che si sta preparando a celebrare il suo secondo centenario nel 1995. Maynooth ha contribuito immensamente alla vita e alla missione della Chiesa in Irlanda e in tutto il mondo. In occasione della mia visita espressi la speranza, che non era solo mia, ma che era una convinzione dell’intero popolo di Dio, che Maynooth avrebbe avuto un grande futuro.

Ora capisco che il popolo cattolico d’Irlanda è chiamato a rispondere a un appello per speciali aiuti finanziari, richiesti per sanare gli urgenti bisogni del College. Esprimo di cuore la mia solidarietà a un tale sforzo, e prego che Maynooth, come “scuola di santità sacerdotale, con accademia di insegnamento teologico, università di ispirazione cattolica” continuerà in ogni modo a meritare il rispetto che ha ottenuto al di fuori del mondo cattolico (cf. Giovanni Paolo II, Discorso tenuto a Maynooth, 1° ott. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 487).

8. Ho già menzionato la grazia del tutto speciale per la Chiesa alla vigilia del terzo millennio cristiano delle direttive e degli impulsi che il Concilio Vaticano II realizzò nel corso della vita delle comunità cattoliche e inoltre, in un senso, nel mondo. Il rinnovamento della vita cristiana, che il Concilio intendeva, è già una sfida al nostro ministero episcopale. Molto è stato già fatto e noi sappiamo che il Signore continua a chiamare la Chiesa in ogni luogo a una più dinamica presenza nella società e nella cultura “attraverso la sua salutare ed edificante insistenza sulla dignità della persona, nel modo in cui essa rafforza i punti deboli della società umana e istilla ogni giorno l’umana attività con più profondo significato e importanza” (Gaudium et Spes, 40). Una generosa risposta alla chiamata universale alla santità costituisce indubbiamente la forza interiore di un tale rinnovamento della vita ecclesiale. Le energie spirituali per il servizio devono venire dalla grazia e santità della vita, e inoltre da quei mezzi che promuovono un progresso spirituale, specialmente l’Eucaristia e gli altri sacramenti.

Negli ultimi anni la valorizzazione del Sacramento della Penitenza è diminuita tra alcuni. Vescovi e preti devono ravvivare il frequente ricevimento di questo mezzo di grazia in modo che la Chiesa, l’edificio di Dio (cf. 1 Cor 3, 11), non ponga le sue fondamenta se non su Cristo, la pietra che I costruttori hanno scartato, ma che è diventata testata d’angolo (cf. Mt 21, 42).

Il rinnovamento spirituale chiama ad un approfondimento della pietà, nutrito da adeguate forme di devozione personale e popolare, specialmente quelle che hanno provato la loro validità nel passato. Tra i tanti esempi, menziono i pellegrinaggi, le tradizioni penitenziali e la preghiera del santo rosario che è stato sempre tradizione in molte case irlandesi. Tali pratiche non devono venire messe da parte solo perché non sono nuove.

9. Il prossimo Sinodo dei vescovi sulla missione e vocazione dei laici nella Chiesa è stato ampiamente recepito come un’occasione per la dovuta riflessione su come il laicato ha risposto alla chiamata del Concilio ad assumere le proprie specifiche responsabilità, specialmente in riguardo all’estensione del regno di Dio nell’ordine temporale. Nella comunità ecclesiale stessa uomini e donne laici hanno assunto molti compiti sia nella liturgia sia negli organismi attraverso i quali il lavoro pastorale e caritatevole della Chiesa viene portato avanti. Questo è, certamente, uno sviluppo positivo che voi incoraggerete in ogni modo che risponda alla natura e alla missione della Chiesa stessa.

Un tale positivo apporto significa comunque che avendo posti che richiedano ai loro possessori di rappresentare la posizione della Chiesa o insegnando in qualche campo, i laici come anche i preti e i religiosi debbono essere in unità con la Chiesa nel cuore e nella mente e mai presentare opinioni che differiscano dall’insegnamento espresso dalla Chiesa, per non creare confusione nelle menti dei fedeli o minare le certezze di principi morali. Questa è una necessità di giustizia e anche un’eccellente forma di servizio ecclesiale. La stessa cosa si riferisce alle commissioni e alle agenzie poste dalla Conferenza episcopale per le attività educative e assistenziali sia in Irlanda che nelle altre parti del mondo. In tutto ciò voi, i pastori, avete l’autorità e la responsabilità di agire per il bene della Chiesa.

10. Cari fratelli vescovi, queste sono molte altre aree del vostro servizio episcopale nelle quali desidero incoraggiarvi e sostenervi con le mie preghiere e il mio fraterno supporto. Quando penso alla Chiesa in Irlanda vedo un popolo “segnato con il segno della fede”, un popolo che ha mostrato la profondità della sua consacrazione battesimale nella fedeltà alla parola di Dio e alla sua vocazione ecclesiale. Vi vedo compiere ogni sforzo per portare avanti la causa della comprensione ecumenica e di collaborazione “dove la riconciliazione tra i cristiani assume una particolare urgenza, ma dove ha anche speciali risorse nella tradizione della fede cristiana e fedeltà alla religione che caratterizza sia la comunità cattolica che quella protestante” (cf. Giovanni Paolo II, Omaggio ai Capi delle Chiese cristiane, 29 sett. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 445).

Vedo che la Chiesa cattolica in Irlanda insegna le vie della pace e della solidarietà, e insegna a mutare le condizioni che generano violenza politica. Il conflitto non è inevitabile, La pace di Cristo può e deve regnare nei cuori di tutti. Ogni nuova generazione di irlandesi offre nuova speranza che i pregiudizi del passato e le ingiustizie del presente diano finalmente inizio a una società costruita sul rispetto per la dignità di ogni essere umano e sull’amore per gli altri in Cristo Gesù. Attraverso di voi desidero lasciare l’intera comunità ecclesiale in Irlanda con un pensiero che ho già espresso durante la mia visita a Maynooth nel 1979: “Devi lavorare con la convinzione che questa generazione... possa essere cruciale e decisiva per il futuro della fede in Irlanda. Che non ci sia compiacimento. Come disse san Paolo: “Sii pronto a tutti i pericoli; resta saldo nella fede; sii coraggioso e forte” (1 Cor 16, 13)” (cf. Giovanni Paolo II, Discorso tenuto a Maynooth, 1° sett. 1979: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II/2 [1979] 489).

La Madre benedetta di nostro Signore Gesù Cristo, Regina d’Irlanda, interceda per voi, pastori, e per la amata Chiesa del vostro paese.

 

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