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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II AI PARTECIPANTI
AL CONVEGNO NAZIONALE DEI CATECHISTI ITALIANI

Lunedì, 25 aprile 1988

 

1. “Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene” (Rm 10, 15).

È la parola augurale e riconoscente con cui saluto voi, catechisti della Chiesa di Dio, che è in Italia, i Vescovi qui presenti, i rappresentanti della Conferenza episcopale italiana, i direttori degli Uffici catechistici nazionali e diocesani, i vostri sacerdoti, e i rappresentanti dei catechisti di comunità ecclesiali di altri Paesi. Come ho potuto ascoltare dal Cardinale Ugo Poletti, e dalle altre voci qui udite, il vostro convegno è ben riuscito. In esso avete espresso il proposito sincero e coraggioso di rinnovare il vostro generoso servizio secondo le indicazioni della Chiesa e i bisogni degli uomini del nostro tempo.

Mi congratulo con voi; con voi ringrazio il Signore Gesù, nostro comune ed insuperabile maestro e catechista; con voi e per voi imploro in questo anno mariano l’intercessione materna di colei che ha accolto nella pienezza della fede il Verbo della vita.

La storia della catechesi in Italia ha conosciuto in questo secolo tappe importanti: dal fondamentale catechismo di san Pio X, al progressivo rinnovamento catechistico che, soprattutto a partire dal Concilio Vaticano II, ha segnato la vita cristiana delle vostre comunità, grazie in particolare a “Il rinnovamento della catechesi”, detto anche Documento Base, ai catechismi nazionali per le diverse età, alla fioritura vivace e generosa dei catechisti in numero fin qui inedito. Occorre proseguire su questa strada con sempre generoso impegno.

2. Ebbi a scrivere nell’esortazione apostolica Catechesi Tradendae: “La catechesi è stata sempre considerata dalla Chiesa come uno dei suoi fondamentali doveri, poiché, prima di risalire al Padre, il Signore risorto diede agli apostoli un’ultima consegna: quella di rendere discepole tutte le genti ed insegnar loro ad osservare tutto ciò che egli aveva prescritto” (Mt 28, 19 s) (Catechesi Tradendae, 1).

In verità con questo servizio noi diamo a Cristo la gioia di incontrare l’uomo per annunciare a lui, come un giorno in Palestina la Parola della salvezza. Osserva san Paolo: “Dice la Scrittura: Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato. Ora, come potranno invocarlo senza aver prima creduto in lui? E come potranno credere, senza averne sentito parlare? E come potranno sentirne parlare senza uno che l’annunzi? E come l’annunzieranno, senza essere prima inviati? Come sta scritto: Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annunzio di bene” (Rm 10, 11-15).

Il catechista è dunque un uomo in cammino, che mandato dal Signore risorto e sostenuto dal suo Spirito va, come Gesù, in cerca delle persone, per recar loro la notizia decisiva del Vangelo.

Il catechista è una figura missionaria, perché pur lavorando normalmente in mezzo alle comunità dei cristiani, in certo modo ritorna sempre alle radici della fede, ritrovandosi ad annunziare il Vangelo come fosse la prima volta. Ed infatti oggi il catechista in Italia e in Europa, è chiamato a realizzare quella che, al Convegno ecclesiale di Loreto, ebbi a chiamare “quasi una nuova «implantatio» evangelica” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1 [1985] 996).

Giustamente, quindi, sotto la guida dei vostri pastori, avete centrato il vostro convegno sul tema “Catechisti per una Chiesa missionaria”.

La missionarietà del catechista nasce dalla misteriosa, gratuita, affascinante condivisione della stessa missione di Cristo e della Chiesa, che è di portare l’essere umano a conoscere, volere ed attuare il progetto di grandezza inaudita e di amore sconfinato, che Dio ha su di lui: fare di ogni uomo un figlio di Dio libero e capace di amare, dedito ad opere di giustizia e di pace.

Mantenete sempre al vostro servizio catechistico quel grande spirito, quell’apertura missionaria che fu propria di Gesù in ogni momento della sua vita. Ciò vi porterà a guardare e a cercare, come Gesù, quanti si sentono e sono lontani, o si trovano in condizione di vita emarginata. In tal modo, continuerete a dedicare una cura attenta, inventiva, paziente, competente, credibile al mondo degli adulti e dei giovani. Nella Catechesi Tradendae ho sottolineato che questa, degli adulti, è la principale forma della catechesi, in quanto si rivolge a persone che hanno le più grandi responsabilità e la capacità di vivere il messaggio cristiano nella sua forma pienamente sviluppata (cf. Catechesi Tradendae, 43).

Il movimento dei catechisti sarà tra voi adulto, quando e nella misura in cui esprimerà itinerari di fede per gli adulti e susciterà in grande numero catechisti per gli adulti.

3. I catechisti in Italia e nel mondo sono tanti e il loro numero cresce, in particolare tra i laici. Dobbiamo vedere in questo una benedizione di Dio alla sua Chiesa e una vigorosa conferma della bontà di quell’apostolato laicale, su cui si è soffermato il recente Sinodo dei Vescovi.

Ma, come in tutte le cose che riguardano l’educazione delle persone, in particolare l’educazione alla fede, al numero deve affiancarsi la qualità. Essere catechisti di qualità ecco ciò a cui deve aspirare chi oggi si impegna in questo importante compito: esserlo secondo quelle caratteristiche che la Chiesa autenticamente propone. Voi le conoscete. Il catechista deve, innanzitutto essere un convinto assertore delle certezze evangeliche. “Noi viviamo in un mondo difficile, nel quale l’angoscia derivante dal vedere le migliori realizzazioni dell’uomo sfuggirgli di mano e rivoltarsi contro di lui, crea un clima di incertezza. È appunto entro questo mondo che la catechesi deve aiutare i cristiani ad essere, per la loro gioia e per il servizio di tutti, "luce" e "sale". Ciò esige sicuramente che essi li rafforzi nella loro propria identità e che sottragga essa stessa di continuo all’ambiente di esitazioni, di incertezze e di svigorimento” (Catechesi Tradendae, 56).

Il catechista deve poi essere un servitore fedele del Vangelo così come Gesù lo ha affidato alla Chiesa e questa lo ha assimilato e trasmesso lungo una bimillenaria tradizione. La proposta della fede è autentica, liberatrice, feconda, se manifesta chiaramente in sè il senso genuino di Cristo e la testimonianza degli apostoli. Perciò lungo questi anni del mio servizio apostolico ho parlato ripetutamente di “necessità di una catechesi sistematica” (Catechesi Tradendae, 21) e di “integrità del contenuto” (Catechesi Tradendae, 30). Sarebbe veramente un grave peccato contro la fedeltà al Vangelo, ma anche contro la cultura, se l’immenso patrimonio della fede, contenuto nella fonte biblica e di qui sviluppato, esplicitato e difeso dalla Chiesa guidata dallo Spirito in questi venti secoli, fosse in qualche modo stravolto. È precisamente nella prospettiva di facilitare la trasmissione delle ricchezze incomparabili della fede, quali sono state riproposte autenticamente per il nostro tempo dal Concilio Vaticano II, che il Sinodo straordinario dei Vescovi ha voluto la composizione di un “Catechismo per la Chiesa universale”.

Il catechista deve essere poi maestro di umanità, cioè profondamente attento alla sensibilità e ai problemi delle persone a cui fa catechesi; non pago di aver fatto una bella lezione, se questa non risponde agli interrogativi e alle attese di coloro ai quali è diretta.

Qui, assieme ai caratteri di sistematicità ed integrità la catechesi deve poter esprimere una intensa significatività, deve cioè prolungare l’atteggiamento di Gesù che, mentre dona la Parola della vita, incontra ciascuno nella concretezza dei suoi bisogni, delle sue attese, delle sue capacità di comprendere.

Il catechista deve, infine, adeguare il suo insegnamento al contesto sociale, in cui vivono i catechizzandi. Egli cioè non deve ridurre il proprio servizio alla Parola di Dio a forme puramente interiori di adesione e di culto, ma deve aprirsi alle grandi questioni morali e sociali del nostro tempo, che ho nuovamente richiamato nell’enciclica Sollicitudo Rei Socialis. Annuncia il Vangelo agli uomini di oggi chi li aiuta a crescere secondo una forte ed intensa moralità, che si misura sul rispetto e l’elevazione della persona umana, specialmente dei più poveri, in ogni parte del mondo, tenendo sempre unite insieme la solidarietà e la libertà (cf. Sollicitudo Rei Socialis, 33).

Se attuate coerentemente, queste caratteristiche permettono di realizzare quella che rimane come “una legge fondamentale per tutta la Chiesa: la fedeltà a Dio e la fedeltà all’uomo, in uno stesso atteggiamento di amore” (Catechesi Tradendae, 55).

4. È chiaro che tutto ciò non si realizza senza un serio impegno di preparazione, in cui deve sentirsi chiamata in causa l’intera comunità ecclesiale: “La formazione dei catechisti è un elemento essenziale dell’impegno comune per lo sviluppo e la vitalità della Chiesa. Essa è necessaria dappertutto” (Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VIII, 1,[1985] 595). Giustamente, perciò, voi l’avete assunto come proposito primario del vostro convegno. Sono indispensabili itinerari di formazione per catechisti di base, sviluppati in maniera chiara, organica, ben fatta. Essi rappresentano una priorità all’interno del piano pastorale delle singole Chiese particolari. Si rendono pure necessari cammini di Punto di riferimento sempre valido, in questa materia, resta il Documento Base “Il rinnovamento della catechesi”, che, in piena sintonia con i documenti del Magistero della Chiesa universale, offre a tutti voi una guida sicura. Alla luce di tale documento anche i catechismi per le diverse età, ora in fase di perfezionamento, continueranno a sostenervi in quel servizio che la vostra formazione teologica e pedagogica e il vostro zelo missionario saranno capaci di esprimere.

5. Nell’esortarvi a perseverare nel nobilissimo compito intrapreso, carissimi fratelli e sorelle, invoco su di voi la speciale protezione di Maria, Madre di Gesù e della Chiesa, catechista di fatti e di parole, “catechismo vivente”, “madre e modello dei catechisti”", come ebbero a dire i padri sinodali (Catechesi Tradendae, 73).

Camminate insieme a lei verso il grande Giubileo dell’inizio del terzo millennio consapevoli che proprio voi, col vostro servizio catechistico, date voce alla vivente Parola di Dio, per renderla viva e attuale presso tutti coloro che Dio ha posto sul vostro cammino e che, apertamente o tacitamente, ne aspettano da voi l’annuncio che libera e salva.

Vi accompagni la mia benedizione, che estendo volentieri a tutti i catechisti e catechiste d’Italia.

 

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