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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DELLA COMMISSIONE MISTA INTERNAZIONALE
TRA LA CHIESA CATTOLICA E L’ALLEANZA MONDIALE
DELLE CHIESE RIFORMATE

Giovedì, 7 gennaio 1988

 

Cari fratelli in Cristo.

1. È per me una grande gioia incontrarmi oggi con voi, nell’occasione della quinta riunione della seconda fase della Commissione mista internazionale tra la Chiesa cattolica e l’alleanza mondiale delle Chiese riformate.

Attraverso un dialogo sostenuto dalla preghiera voi cercate soluzioni ai problemi che hanno tenuto divise per secoli le nostre comunità. Con l’aiuto di Dio riuscirete a portare un valido contributo al ristabilimento dell’unità fra i cristiani.

Mentre vi accolgo cordialmente in questa città, dove gli apostoli Pietro e Paolo versarono il loro sangue testimoniando per Cristo, vi assicuro il sostegno della mia preghiera. Il lavoro in cui siete impegnati è importante perché le divisioni tra cristiani sono contro la volontà di Cristo. Il dialogo ecumenico è un mezzo che la provvidenza utilizza per superare questa tragica situazione. Qualsiasi siano state le cause, la non-unità fra i cristiani è di ostacolo alla missione della Chiesa di proclamare e diffondere il Vangelo, e rende più difficile la piena esperienza della riconciliazione, che è al cuore del mistero salvifico di Cristo. Vorrei ribadire ciò che ho scritto relativamente alla prima fase del dialogo tra cattolici e riformati al dottor James McCord nel 1982, che allora era presidente dell’Alleanza mondiale delle Chiese riformate: “Il sentiero che abbiamo percorso insieme non consente di tornare indietro, ma solo di progredire ulteriormente” (Die 26 iul. 1982).

2. Il vostro dialogo non avviene nel vuoto, ma è sostenuto dai molti elementi che dimostrano la reale seppure imperfetta comunione già esistente tra di noi. Il Battesimo, come dice il decreto sull’ecumenismo, “costituisce il legame sacramentale di unità esistente fra tutti coloro che attraverso di esso sono rinati” (Unitatis Redintegratio, 22).

È anche fede comune che “uno solo è il mediatore fra Dio e gli uomini, l’uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti” (1 Tm 2, 5-6). Gesù Cristo soltanto è “la via la verità e la vita” (Gv 14, 6), la pietra angolare, il capo della Chiesa che è il suo corpo. Il Concilio Vaticano II ha messo in chiara evidenza sia i molti elementi che i cattolici condividono con gli altri cristiani, sia le differenze tra di noi (cf. Unitatis Redintegratio, 19-23; Lumen Gentium, 15). Dobbiamo impegnarci molto perciò per raggiungere una più profonda convivenza e per lavorare verso una perfetta unità nella fede. Il dialogo ci aiuta a imparare gli uni dagli altri, e a penetrare più profondamente nella verità (cf. Unitatis Redintegratio, 4). Ma in questo cammino noi dobbiamo sempre aprirci allo Spirito che, come insegna la Scrittura, ci guida alla verità (cf. Gv 15, 26). Tutti i nostri sforzi verso la riconciliazione - la preghiera, il dialogo, la collaborazione, la testimonianza reciproca - devono legarsi alla convinzione che lo Spirito Santo, se noi siamo aperti alle sue sollecitazioni, ci può condurre fuori dallo scandalo della divisione.

Il nostro impegno nello sforzo ecumenico ci richiede una fede così profonda da lasciarci guidare dallo Spirito alla riconciliazione.

3. Il Concilio Vaticano II ha parlato di ecumenismo in questo contesto di fede. Il movimento per il ritorno alla unità, - dice - è “alimentato dalla grazia dello Spirito Santo” (Unitatis Redintegratio, 1). Ha anche espresso la speranza che le nostre iniziative ecumeniche “procederanno senza ostacolare i disegni della provvidenza, e senza pregiudicare le future ispirazioni dello Spirito Santo” (Unitatis Redintegratio, 24). Queste parole del Concilio individuano qualcosa della profonda importanza degli sforzi dei cristiani per abbattere le divisioni.

La nostra ricerca di riconciliazione risponde pienamente, in verità, alla volontà di Dio.

Desidero ringraziarvi per quanto avete fatto finora, e chiedo a Dio di sostenervi in questo impegno per l’unità tra i cristiani, per la sua stessa gloria: “Ora a colui che in tutto ha potere di fare molto più di quanto possiamo domandare o pensare, secondo la potenza che già opera in noi, a lui la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù per tutte le generazioni, nei secoli dei secoli. Amen” (Ef 3, 20).

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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