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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S. E. IL SIG. EMANUELE SCAMMACCA
DEL MURGO E DELL’AGNONE,
NUOVO AMBASCIATORE DELL’ITALIA PRESSO LA SANTA SEDE*

Giovedì, 17 marzo 1988

 

Signor Ambasciatore.

1. All’atto di iniziare la sua missione di Ambasciatore straordinario e di ministro plenipotenziario della Repubblica Italiana presso la Santa Sede, ella ha voluto rivolgermi nobili espressioni di cortese apprezzamento, assicurando al tempo stesso la propria disponibilità per una collaborazione cordiale ed aperta. Gliene sono sinceramente grato.

In questo momento il mio deferente pensiero si volge al signor Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, che con saggezza assolve il suo alto mandato per il bene del Paese. La prego di volersi rendere interprete di questi miei sentimenti presso il Capo dello Stato.

Nell’assumere l’impegnativo ufficio, finora degnamente ricoperto dal suo stimato predecessore, ella ha voluto mettere in rilievo la singolarità dei vincoli, che legano l’Italia alla Santa Sede. E giustamente: la storia secolare del popolo italiano, in tutte le sue espressioni, è infatti profondamente segnata dal cattolicesimo, che tanto apporto ha dato alla ricchezza culturale, di cui l’Italia va fiera. Le stesse vicende più recenti dell’Italia moderna, impegnata nel recupero delle libertà civili e politiche, hanno visto i cattolici attivamente presenti, recando, alla luce della loro fede, uno specifico contributo per la fondazione dello Stato su valori autenticamente umani, nel solco delle tradizioni cristiane della nazione.

2. L’universalità della missione connessa con l’ufficio di successore di Pietro, lungi dall’attenuare, esalta la mia sollecitudine apostolica a favore della Chiesa di Roma, che mi è affidata, e delle Chiese particolari che sono in Italia.

Chiamato per misterioso disegno di Dio al “munus petrinum” da una terra lontana, ho sentito rivolte a me le parole: “Esci dalla tua terra e va dove ti manderò”. E questa terra è diventata anche la mia terra - come ho avuto occasione di dire nel giorno stesso della mia elezione al Soglio pontificio - e mie sono diventate pure le sue attese e le sue aspirazioni, le sue realizzazioni e le sue speranze.

Il servizio pastorale che svolgo nella Chiesa di Roma e i viaggi nelle varie diocesi italiane hanno come scopo la crescita nella fede, nella speranza e nell’amore dei cattolici italiani, che incoraggio ad impegnarsi, nel dialogo leale e rispettoso con tutti, in una sempre più efficace collaborazione tra Chiesa e Stato, per il bene dei singoli e della comunità.

Ella ha voluto ricordare, signor Ambasciatore, l’accordo con cui le due parti hanno inteso, in tempi recenti, confermare da un lato la distinzione tra comunità ecclesiale e comunità politica e, dall’altro, assicurare una sempre più proficua collaborazione tra di esse, essendo entrambe, anche se a diverso titolo, a servizio della vocazione personale e sociale delle medesime persone, che formano il tessuto vivo della nazione. La Santa Sede, per quanto la riguarda, è ben convinta di dovere proseguire su questa strada, e si augura che eventuali difficoltà di applicazione trovino soluzioni eque e soddisfacenti per tutti, unicamente ispirate al bene comune, e ricercate in aperta disponibilità e reciproca stima.

3. In questo contesto non posso non confermare l’attenzione per i problemi della formazione delle nuove generazioni. È stato giustamente riconosciuto che un’educazione, la quale non desse il dovuto spazio alla dimensione religiosa, che nella società italiana si è espressa e si esprime storicamente, con così ampia preponderanza, nella religione cattolica, sarebbe carente delle sue radici etiche e culturali. Ai valori religiosi, cristiani e cattolici, si dimostra, peraltro, sensibile la società italiana di oggi, nonostante certe apparenze contrarie rilevabili in diversi campi. La scelta largamente maggioritaria dell’insegnamento religioso nella scuola pubblica ne è stata dimostrazione eloquente.

Con particolare attenzione è seguita anche oggi in Italia la famiglia, nonostante i preoccupanti segni - voglio sperare settoriali e temporanei soltanto - di un certo allentamento della tensione etica. Per la conferma e, ove occorra, per il recupero dei valori della famiglia intende operare la Chiesa, nella consapevolezza di offrire, con questa sua sollecitudine, un ricco contributo alla crescita della società. D’altra parte, la Chiesa ha fiducia che le pubbliche autorità e tutte le componenti sociali, si adoperino con pari impegno nella difesa e nella promozione dell’istituto familiare, che la stessa costituzione italiana pone tra i capisaldi del vivere civile.

4. A ragione è stato rilevato che la Carta costituzionale italiana ha tra i suoi punti irrinunciabili la promozione e la tutela della persona umana. Ora, è noto che all’elaborazione del concetto di persona ha contribuito in modo specifico e decisivo la speculazione filosofica e teologica cristiana.

La Chiesa si sente impegnata a proteggere l’esistenza, la dignità e l’inviolabilità della persona umana in ogni istante della sua esistenza, come pure nel promuovere lo sviluppo della sua dimensione sia individuale che sociale: essa incoraggia i suoi figli a non tralasciare occasione per rendersi utili in un settore tanto importante, con particolare riguardo alle forme di volontariato, destinate a portare soccorso alle antiche e nuove forme della sofferenza e della povertà.

Mi piace qui ricordare che il tema della persona sta al centro anche della recente enciclica Sollecitudo Rei Socialis, nella quale ho inteso presentare le nuove e più impegnative esigenze della solidarietà nell’ambito di uno stesso Paese e nei rapporti tra i diversi Paesi e tra i diversi “mondi”, in una prospettiva planetaria. In questa prospettiva si colloca l’anelito alla pace, che la Chiesa condivide con ogni persona di buona volontà e fattivamente sostiene con la sua azione nelle varie parti del mondo. Questo anelito è vivamente sentito dal popolo italiano, che ne ha fatto un valore qualificante della sua Carta costituzionale.

5. Promozione di ogni valore autenticamente umano, tutela della persona e dei suoi inalienabili diritti, consolidamento della pace all’interno della nazione e nei rapporti internazionali, ecco altrettanti obiettivi della collaborazione tra Chiesa e Stato in Italia. Confido, signor Ambasciatore, che - grazie anche alla sua opera - la reciproca intesa potrà ulteriormente svilupparsi, favorendo il conseguimento sempre più pieno e sicuro delle finalità menzionate.

In questa prospettiva sono lieto di assicurarle la volenterosa disponibilità della Santa Sede, della Conferenza episcopale Italiana, attivamente impegnata nell’attuazione degli accordi concordatari che ne prevedono l’intervento, e di tutte e singole le comunità ecclesiali nelle loro varie componenti. Al tempo stesso, accolgo con piacere l’attestazione della presenza di simili disposizioni nelle autorità dello Stato italiano ed esprimo la speranza di un proficuo lavoro in un clima di aperto e cordiale dialogo.

Con questi sentimenti, nell’atto di ricevere le lettere credenziali, molto volentieri porgo all’eccellenza vostra i miei auguri per il successo della sua missione, sulla quale invoco la protezione del Signore.

A lei, ai suoi familiari e collaboratori imparto di cuore la desiderata benedizione apostolica, estendendola con pari benevolenza al Capo dello Stato, alle autorità e a tutto il diletto popolo italiano.


*AAS 80 (1988), p. 1325-1328.

Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. XI, 1 pp. 657-660.

L'Attività della Santa Sede 1988 pp. 194-196.

L’Osservatore Romano 17.3.1988 p.5.

 

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