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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
A S.E. IL SIGNOR JACOB BAWA SALKA,
NUOVO AMBASCIATORE DELLA NIGERIA PRESSO LA SANTA SEDE

Giovedì, 27 ottobre 1988

 

Signor Ambasciatore.

È per me un piacere ricevere in Vaticano l’eccellenza vostra, come Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Repubblica Federale di Nigeria presso la Santa Sede. Accetto volentieri le sue lettere credenziali e la prego di trasmettere la mia gratitudine per i cordiali saluti e felicitazioni del suo Presidente, sua eccellenza il generale Ibrahim Badamasi Babangida. Li ricambio con l’assicurazione della mia preghiera per il suo bene e per la pace, l’armonia e la prosperità della sua nazione.

Nell’accoglierla, ho notato con soddisfazione il suo riferimento alla mia visita pastorale in Nigeria del 1982. Fu per me una gioia, in quell’occasione memorabile, sperimentare la calorosa ospitalità del popolo nigeriano e testimoniare le sue nobili qualità. La visita mi consentì di mostrare fraterna solidarietà verso tutto il vostro popolo e anche di manifestare stima per i giusti valori religiosi e culturali che gli stanno a cuore.

La Chiesa apprezza l’importanza che il governo attribuisce al suo ruolo nella promozione dello sviluppo del popolo nigeriano. È vero che l’impegno della Chiesa per lo sviluppo ha una dimensione economica, che si dimostra nei suoi sforzi per migliorare il livello di vita, promuovere l’occupazione e ridurre ogni forma di povertà fisica, ma nello stesso tempo la Chiesa non si limita al progresso economico delle persone e dei popoli. Come ho ricordato nella mia recente enciclica Sollicitudo Rei Socialis: “Se lo sviluppo ha una necessaria dimensione economica, poiché deve fornire al maggior numero possibile degli abitanti la disponibilità di beni indispensabili per "essere", tuttavia non si esaurisce in tale dimensione. Se viene limitato a questa, esso si ritorce contro quelli che si vorrebbero favorire” (Sollicitudo Rei Socialis, 28).

Una speciale attenzione va data alla dimensione umana dello sviluppo, che “si misura e si orienta secondo questa realtà e vocazione dell’uomo visto nella sua globalità, ossia secondo un suo parametro interiore” (Sollicitudo Rei Socialis, 29). Alcune condizioni che caratterizzano lo sviluppo umano sono un’accresciuta stima per lo sviluppo degli altri, un desiderio di cooperare per il bene comune e una volontà di lavorare per la pace.

Desidero dare riconoscimento alla Nigeria per il suo impegno per la pace e l’armonia di tutte le nazioni del mondo. La pace cui il mondo anela dipende molto dal successo degli sforzi per la solidarietà e cooperazione tra tutte le nazioni del mondo. Comporta anche l’armonia tra tutti i settori della popolazione in ciascun Paese al servizio di un autentico sviluppo.

Come lei è consapevole, signor Ambasciatore, “tutelare e promuovere gli inviolabili diritti dell’uomo è dovere essenziale di ogni potestà civile” (Dignitatis Humanae, 6). È una grande tragedia che in certe zone del continente africano e altrove non siano ancora pienamente rispettati i diritti fondamentali della persona e che esista il male della discriminazione razziale. La Chiesa insegna che “ogni genere di discriminazione, sia in campo sociale che culturale, in ragione del sesso, della stirpe, del colore, della condizione sociale, della lingua o religione, deve essere superato ed eliminato, come contrario al disegno di Dio” (Gaudium et Spes, 29). Per favorire i necessari cambiamenti in un mondo indebolito da varie forme di discriminazione, la Chiesa cerca di rendere sicuri di inviolabili diritti di individui e di gruppi, incoraggiando il dialogo e la reciproca comprensione e promuovendo attivamente la giustizia, la solidarietà e l’amore fraterno.

Lei ha ricordato le mie parole ai Vescovi nigeriani sull’importanza che i cristiani e i musulmani lavorino insieme per una coesistenza pacifica. Come lei sa, la Chiesa ha un profondo rispetto per i musulmani, poiché ritiene che il disegno di salvezza abbraccia tutti quelli che riconoscono il Creatore. Questo rispetto comprende la disponibilità a collaborare con loro per il miglioramento dell’umanità, e l’impegno a ricercare insieme l’autentica pace e giustizia. Similmente, ho detto nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace di quest’anno: “In primo luogo i responsabili delle confessioni religiose sono tenuti a presentare il loro insegnamento senza lasciarsi condizionare da interessi personali, politici e sociali, ed in modi consoni alle esigenze della convivenza e rispettosi della libertà di ciascuno” (“Nuntius ob diem ad pacem fovendam dicatum pro a. D. 1988”, 4, die 8 dec. 1987: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 [1987] 1338). Nel momento in cui lei inizia la sua missione, desidero assicurarle, eccellenza, la piena collaborazione della Santa Sede. È mia speranza che le amichevoli relazioni già esistenti tra la Nigeria e la Santa Sede riceveranno un ulteriore consolidamento dal suo lavoro. Sulla sua persona, sul Presidente, il governo e il popolo della Nigeria invoco copiose benedizioni da parte di Dio onnipotente.

 

© Copyright 1988 - Libreria Editrice Vaticana

 



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