DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL CAMEROUN
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»
Venerdì, 30 settembre 1988
Caro signor Cardinale,
cari fratelli nell’episcopato.
1. Al termine degli incontri personali, sono felice di ricevervi oggi tutti insieme, con il vostro presidente, l’Arcivescovo di Garoua, entrato da poco nel collegio dei Cardinali. Lo ringrazio di cuore per le gentili parole a me rivolte a nome vostro.
La visita “ad limina”, che i Vescovi di tutto il mondo compiono periodicamente, manifesta l’unità delle Chiese locali con la Chiesa di Roma. Venendo ad incontrare il successore di Pietro e i suoi collaboratori nei diversi dicasteri della Curia romana, voi manifestate concretamente i legami che ci uniscono nella grande famiglia dei battezzati. Inoltre voi portate al Papa la testimonianza dell’attaccamento dei fedeli del vostro Paese: ne sono colpito anche perché conservo ben vivi nella memoria i forti momenti vissuti insieme nel 1985 nelle province di Yaoundé, Garoua, Bamenda e Douala.
Il vostro pellegrinaggio alla tomba dei santi apostoli ravvivi ancora di più la vostra fede e vi conduca a ridire al Signore, come Pietro e con lo stesso impeto: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16, 16)! Con profonda affezione voglio confermarvi in questa fede e nella vostra missione di pastori del Popolo di Dio del Camerun, per l’opera comune dell’evangelizzazione del mondo.
2. Fra due anni il Camerun celebrerà il centenario dell’arrivo dei primi missionari, i padri Pallottini tedeschi, e voi avete cominciato a preparare questo grande anniversario. Cogliendo l’occasione di questa commemorazione, vi proponete di promuovere l’accoglienza e l’approfondimento dell’annuncio di Cristo attraverso un “rinnovamento dei cuori alla luce del Vangelo”, per riprendere le parole del Cardinale Tumi.
La Chiesa ha continuamente bisogno di evangelizzarsi per continuare ad essere evangelizzatrice. Perciò è necessario che la fede dei camerunesi divenga ancor più personale, più adulta e più impegnata, per rinnovare il dinamismo missionario, e anche per far fronte al crescente materialismo dell’ambiente sociale, per resistere alle lusinghe delle sette e dei maghi, per non cedere, là dove le condizioni economiche lo consentono, alla brama del guadagno, che costituisce un ostacolo ad ogni vita cristiana veramente seria.
Al Sinodo dei Vescovi, l’anno scorso, si dichiarò che “la formazione integrale di tutti i fedeli, laici, religiosi e clero, deve essere oggi una priorità pastorale” (Synodi Episc. 1987 “Nuntius ad Populum Dei”, 12). Nella prospettiva delle celebrazioni del centenario, desidero incoraggiarvi, cari fratelli, a rispondere a questo auspicio dei Padri sinodali, esortando i fedeli del Camerun ad accogliere con generosità la Parola di Dio con le sue esigenze e a partecipare in modo sempre più chiaro e responsabile ai sacramenti della fede. Vi invito in particolare ad assicurare la formazione permanente degli animatori pastorali: lo si potrà realizzare nel quadro di una collaborazione interdiocesana, eventualmente richiedendo un aiuto esterno.
Permettetemi di attirare ancora l’attenzione sui due campi dell’evangelizzazione che, leggendo il vostro rapporto quinquennale, mi è sembrato si debbano imporre alla vostra sollecitudine pastorale: la famiglia e la cultura.
Voi stessi lo riconoscete: con il risanamento dell’ambiente familiare, molti altri problemi troverebbero soluzione. Dovete essere convinti che il buon seme pazientemente sparso nella profonda terra delle realtà familiari porterà frutti duraturi di giustizia, di felicità e di prosperità per la comunità cristiana e tutta la nazione.
Per quanto riguarda la cultura africana, dove si osserva un certo ritorno di usanze pre-cristiane, fate in modo che il lievito evangelico vi penetri per purificare ed elevare i costumi, anche provocare l’abolizione dei riti che sono contrari al fiorire della vita e alla dignità della persona umana. Come ha detto il Concilio Vaticano II: “Il Vangelo di Cristo rinnova continuamente la vita e la cultura dell’uomo decaduto . . . Con la ricchezza soprannaturale feconda dall’interno, fortifica, completa e restaura in Cristo le qualità spirituali e le doti di ciascun popolo. In tal modo la Chiesa, compiendo la sua missione, già con questo stesso fatto stimola e dà il suo contributo alla cultura umana e civile” (Gaudium et Spes, 58 § 4). Infine, sviluppando nel cuore dei fedeli la fede in un Dio che ama gli uomini e vuole la loro felicità, voi scaccerete a poco a poco le paure e le angosce che talvolta paralizzano il vostro popolo, la cui visione simbolica del mondo, largamente diffusa, non favorisce un approccio razionale alla realtà.
3. Evangelizzare, cioè annunciare la fede, alimentarla, sostenerla, approfondirla, farle portare frutti grazie ad una adeguata catechesi: tutto questo richiede un numero sufficiente di operatori apostolici.
Sono lieto di constatare che il numero dei sacerdoti autoctoni è in aumento da qualche anno e che essi si aprono sempre più alla dimensione missionaria e universale della Chiesa. Diversi membri del clero diocesano del sud esercitano il loro ministero, secondo la formula “Fidei Donum”, nella provincia ecclesiastica di Garoua, altri occupano le funzioni di rettore o professore nei seminari. Vi incoraggio a continuare questa perequazione in uno spirito di apertura evangelica: facendo così, svilupperete un habitus e un gusto dell’aiuto reciproco che rafforzeranno i legami tra le diocesi in seno alla Conferenza episcopale.
Allo stesso modo, auspico che continuiate a costituire delle strutture in aiuto della vita spirituale e temporale dei sacerdoti, per procurare loro le risorse periodiche di cui hanno bisogno, per assicurare i mezzi per condurre una vita materiale dignitosa e per favorire una sana convivialità tra i membri di uno stesso presbiterio.
Perseverino i sacerdoti, vostri primi collaboratori, nell’insegnamento chiaro della Parola di Dio, con una fede ardente ed impegno personale! Una delle cose più importanti che Dio ci chiede oggi è la predicazione: dire che cos’è la verità e proclamarla con amore, misericordia e sollecitudine pastorale.
Infine, come ministri dei sacramenti, in particolare del Battesimo, dell’Eucaristia e della Riconciliazione, facciamo sempre più conoscere agli uomini la tenerezza di Dio e facciamo loro scoprire progressivamente il disegno d’amore del Padre sull’intera famiglia umana!
4. Ho notato l’impegno della maggior parte delle diocesi per una pastorale delle vocazioni, considerata a buon diritto come “prioritaria”. Voi mobilitate le famiglie, le parrocchie, le scuole, i movimenti. Voi organizzate dei “campi” diocesani, e dei raduni suscitando così nel cuore dei giovani il desiderio di seguire Gesù. Questa campagna ha dato dei frutti. Per voi e per il successore di Pietro è una grande gioia e un motivo di speranza veder aumentare in molte diocesi il numero delle domande per entrare in seminario. Mentre mi rallegro con voi di questa crescita, mi auguro che voi salvaguardiate l’autenticità e la qualità della vita degli aspiranti al sacerdozio. Procurate ai seminaristi degli educatori competenti che assicurino la loro formazione unificata nella fede, radicata nella Tradizione della Chiesa, che sappia integrare i valori della cultura africana al fine di preparare degli autentici pastori e apostoli di Gesù Cristo.
5. Nel vostro rapporto quinquennale, ho notato anche l’importante coinvolgimento dei religiosi nella pastorale diocesana.
I religiosi e le religiose sono, per la loro consacrazione, intimamente legati alla missione di Cristo. Come lui, le persone consacrate sono chiamate a servire: cercando di essere totalmente prese dall’amore del Padre, si consegnano interamente all’opera salvifica del Figlio. Questo per tutte le forme di vita religiosa. La vita contemplativa ha una fecondità apostolica nascosta: in realtà, decidendo di vivere sempre nel monastero, monaci e monache proclamano al mondo che Dio esiste ed è amore, ed esercitano a nome del popolo dei battezzati il ministero della preghiera ecclesiale pubblica. Per quanto riguarda i religiosi votati all’apostolato attivo, essi continuano l’opera redentrice di Cristo attraverso il servizio concreto cui sono inviati dalla Chiesa, che ha approvato le loro costituzioni. Con voi auspico che, sotto la vostra responsabilità, religiosi e religiose autoctoni diano il loro specifico contributo all’edificazione del corpo di Cristo, in armonica collaborazione con quanti, provenienti da altri Paesi, testimoniano, attraverso la loro presenza attiva sempre apprezzata, la comunione con la Chiesa universale.
6. Per compiere la sua missione evangelizzatrice, la Chiesa ha sempre privilegiato la scuola cattolica. Nel Camerun, come in altri Paesi africani, viene unanimemente riconosciuto il ruolo da lei svolto nel passato e ancora oggi per la formazione delle masse e delle élites dirigenti, conducendo la persona alla maturità, insegnando non solo a dominare un sapere ma anche a comprendere di essere figli di Dio. Che la scuola cattolica in Camerun, con l’aiuto di buoni insegnanti venuti dall’estero - se necessario - possa salvaguardare il suo dinamismo, la sua serietà disciplinare, la sua tenuta morale e possa continuare a inculcare nei giovani la cosa più importante nell’odierno mondo del lavoro: una rigorosa coscienza professionale! Infine, per superare le difficoltà particolari contro cui si scontra l’insegnamento cattolico, vi incoraggio a continuare con il pubblico potere un dialogo che il clima di pace non può che rendere fecondo.
Per quanto riguarda il progetto di istituto cattolico bilingue di Yaoundé, che vi sta a cuore, sono lieto di sapere che procede l’elaborazione degli statuti grazie al lavoro congiunto camerunese e romano.
7. Ho notato con soddisfazione che le relazioni tra cattolici e protestanti sono cordiali e positive. Per un’azione ecumenica ancora più feconda, vi incoraggio ad approfondire il patrimonio che abbiamo in comune con le altre comunità ecclesiali e a chiarire, nel contesto camerunese, la specificità cattolica.
Inoltre, data la posizione in un certo senso “strategica” del Camerun tra i Paesi subsahariani, dove è forte la presenza dell’Islam, e i Paesi dell’Africa centrale, aperti al cristianesimo, permettetemi di riaffermare brevemente la posizione della Chiesa cattolica nei confronti di quelli che non condividono la nostra fede. Mentre esprimiamo il nostro rispetto verso i fratelli e le sorelle che professano altre religioni, noi vogliamo perseguire insieme il dialogo e la proclamazione del Vangelo. Non è possibile scegliere uno e ignorare l’altro.
8. Per concludere vi affido il compito di trasmettere il mio saluto cordiale e il mio incoraggiamento ai sacerdoti delle vostre diocesi, ai religiosi e alle religiose, agli insegnanti cattolici, ai responsabili dei movimenti di azione cattolica, ai catechisti, la cui regolare collaborazione è per voi così preziosa, ai quali rendo omaggio. Infine, a tutti i fedeli camerunesi vi chiedo di portare il saluto affettuoso del Papa. Le forze vive della Chiesa, alla vigilia delle celebrazioni per il centenario dell’evangelizzazione del Paese, si impegnino di nuovo a testimoniare la buona novella con autenticità!
Vi benedico di tutto cuore insieme a ciascuna delle vostre comunità diocesane del Camerun.
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