Index   Back Top Print

[ FR  - IT ]

VIAGGIO APOSTOLICO IN MADAGASCAR, LA RÉUNION, ZAMBIA E MALAWI

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON IL LAICATO NELLA CHIESA PARROCCHIALE
DI SAN FRANCESCO D’ASSISI

Antananarivo (Madagascar) - Domenica, 30 aprile 1989

 

Cari fratelli e sorelle.

1. “Voi siete il sale della terra . . . Voi siete la luce del mondo” (Mt 5, 13-14).

Queste parole di Gesù si rivolgono a tutti i discepoli. Si adattano in maniera tutta particolare ai fedeli laici (cf. Christifideles Laici, 15). In nome di Gesù sono venuto a ripeterlo a voi, cristiani del Madagascar. Sono molto felice di incontrarvi, di ascoltare la vostra testimonianza, di vedere la vostra vitalità cristiana e di confermarvi nella vostra missione di testimoni di Cristo. Vi ringrazio dell’attaccamento nei confronti del Vescovo di Roma che avete espresso nel vostro indirizzo di saluto, voi che rappresentate le forze vive della Chiesa in questo Paese.

L’impegno del laicato cristiano nel Madagascar non costituisce indubbiamente un caso unico nella Chiesa, ma è particolarmente significativo. In molti paesi, infatti, soprattutto in quelli di antica cristianità, cerchiamo di convincere i laici ad assumersi tutte le loro responsabilità di battezzati e a non scaricarle sui sacerdoti, poiché tutti i membri del Corpo di Cristo devono essere attivi. È ciò che ho fatto anche di recente indirizzando ai cattolici l’esortazione Christifideles Laici sulla vocazione e missione dei laici nella Chiesa e nel mondo. Riprendevo in gran parte le testimonianze offerte al Sinodo dei Vescovi del 1987, a Roma. Facevo eco all’ampio invito di Gesù a lavorare per l’evangelizzazione del mondo: “Andate anche voi nella mia vigna” (Mt 20, 3).

Ora, si ha l’impressione che da voi non si debba insistere molto: i laici si sono immediatamente assunti la loro parte di lavoro. Fin dall’inizio, come avete appena ricordato, quando ancora non c’erano sacerdoti malgasci e i missionari stranieri mancavano o erano dovuti partire, dopo un primo rapido annuncio, i cristiani si sono organizzati, soprattutto i giovani dell’“Unione cattolica”. Hanno sostenuto e formato i catecumeni, li hanno condotti alla preghiera, sono stati missionari perfino nei villaggi della savana e degli altipiani. Una laica, Vittoria Rasoamanarivo, che abbiamo appena beatificato, e un fratello delle Scuole cristiane, Raphaël Louis Rafiringa, si incaricavano di animare la vita della Chiesa. E, da allora, i laici sembrano non aver più disertato la vigna del Signore.

2. Ciò non significa che in mezzo a voi il ruolo specifico del sacerdote o del Vescovo siano offuscati o diminuiti. Al contrario, più partecipate ai servizi della Chiesa, più esercitate il vostro apostolato e più sentite il bisogno di ministri ordinati che agiscano in nome del Cristo-Capo per riunire la Chiesa trasmettendole il Vangelo e i sacramenti (cf. Christifideles Laici, 32). Sono al vostro servizio per permettervi di compiere la vostra missione di battezzati, che è una partecipazione alla funzione sacerdotale, profetica e regale di Gesù Cristo (cf. Christifideles Laici, 14). Non potete sostituirvi ad essi come pastori, anche se siete delegati a questa o quella funzione. Ma gli stessi sacerdoti non possono lavorare come fate voi, dall’interno, alla santificazione del mondo.

La gioia con cui mi parlate delle prime vocazioni sacerdotali, delle attuali vocazioni di religiosi e religiose, dimostra che comprendete bene che tutti si completano al servizio di un medesimo fine: la crescita del Regno di Dio. Mi rallegro, quindi, con tutti i laici che acconsentono a consacrare il loro tempo, le loro forze, il loro cuore, a lavorare nella vigna del Signore, e io chiamo tutti gli altri, ognuno secondo i doni ricevuti.

3. La missione del laico comprende dei servizi alla Chiesa, una testimonianza, un apostolato, insomma un’azione nel quadro dell’opera di evangelizzazione. Ma per agire e testimoniare da cristiani, bisogna innanzitutto essere cristiani. L’apostolato sarebbe artificioso, infruttuoso e accolto male se non fosse l’espressione di una fede approfondita, di una carità sincera, di un’autentica preghiera. Cristo non vi dice soltanto: introdurrete il vostro sale nel mondo; o porterete una luce nel mondo; ma “voi siete il sale della terra”, “voi siete la luce del mondo”. Non potete che irradiare quello che già siete dentro voi stessi.

Cari fratelli e sorelle, prendete dunque coscienza di ciò che siete diventati con il Battesimo. Siete divenuti membra del Corpo di Cristo, templi dello Spirito Santo. Vi siete rivestiti del Cristo. L’essere antico, l’“uomo vecchio” che eravate è stato come sepolto con Cristo; un essere nuovo è nato in voi con una capacità di credere, di sperare e di amare come Dio. Non è merito vostro: è un dono dell’amore di Dio. Tuttavia, avete creduto, avete dato il vostro consenso alla chiamata di Dio. Con la sua grazia, dovete conformarvi sempre di più a colui di cui portate dentro di voi l’immagine. Amate come egli ha amato! Vi ripeto le parole di Pietro: “Ma ad immagine del santo che vi ha chiamati, diventate santi anche voi in tutta la vostra condotta” (1 Pt 1, 15).

Questa santità presuppone un rapporto di fiducia con Dio, intrattenuto attraverso la preghiera personale e comunitaria; richiede anche la messa in pratica quotidiana delle beatitudini. Non ci sia divorzio fra la vostra fede e la vostra vita! (cf. Christifideles Laici, 59)! Incarnerete così la novità del Vangelo, la porterete dentro di voi come un sale che dà sapore e conserva, come una luce che brilla, che riscalda e illumina. Non avrete certo coscienza di questo risplendere, ma sarà un richiamo per tutti gli altri.

Certamente dobbiamo restare umili. Non siamo mai all’altezza di una simile vocazione. Portiamo questo tesoro dentro vasi d’argilla. È meglio riconoscerlo. Voi stessi avete appena espresso la paura che provate spesso davanti a ciò che il Vangelo chiede. Ma lo Spirito di santità rimane in voi; vi permette di riprendervi; vi impedisce di rassegnarvi alle diverse forme del peccato, all’ingiustizia, alla violenza, all’odio; vi spinge a ricostruire incessantemente l’armonia fra i fratelli, l’amicizia nell’aiuto reciproco, ciò che nella vostra tradizione chiamate il “fihavanana”.

4. Non solo il Signore vi chiama personalmente alla santità, ma vi manda a testimoniare. Il Battesimo e la Confermazione vi hanno abilitato e impegnato nell’opera di evangelizzazione. E il Matrimonio anche.

Nella Chiesa stessa partecipate a tutto ciò che ne assicura la vitalità, la santificazione, il sostegno materiale, la vita comunitaria e soprattutto la testimonianza del Vangelo (cf. Christifideles Laici, 33). Si può parlare di una corresponsabilità dei fedeli laici nella Chiesa-comunione che è anche la Chiesa-missione (cf. Cristifideles Laici, 32). Questo si manifesta in molti modi, a livello della parrocchia, della diocesi, dell’insieme del Paese. Partecipate ai consigli pastorali e offrite anche un’apprezzata collaborazione ai lavori delle Commissioni episcopali, in particolare della Commissione Episcopale per l’apostolato dei laici; contribuite alla preparazione di documenti attraverso i quali i Vescovi interpellano la coscienza dei vostri compatrioti su questioni importanti.

Da molto tempo, nella comunità dei villaggi che dipendono dal centro dove si trova il pastore di tutti, il catechista e un comitato di laici hanno l’incarico di dirigere la preghiera domenicale in assenza del sacerdote, di animare la comunità e di partecipare alle decisioni insieme al sacerdote. Oltre al ruolo liturgico, i laici assicurano gran parte della catechesi, quasi del tutto nella savana, e la preparazione ai sacramenti.

Nelle città, la gioventù numerosa dei licei ha un bisogno impellente di essere iniziata alla fede; incoraggio tutti coloro che vi si dedicano. I cristiani che insegnano nelle scuole cattoliche possono donare un’educazione in cui la fede cattolica impregna tutto ciò che compone lo spirito e il cuore. Possano cogliere quest’occasione!

La pastorale familiare è anch’essa un apostolato estremamente importante, sia che si tratti di preparare i giovani al matrimonio sia che si tratti di aiutare le famiglie a viverlo secondo il progetto di Dio e l’insegnamento della Chiesa.

Anche il servizio ai fratelli e alle sorelle più bisognosi è una caratteristica essenziale della Chiesa, e conosco le generose iniziative presso di voi da parte degli organi della Caritas, iniziative nelle quali i laici hanno una parte importante. Non dimenticate mai l’assistenza agli ammalati e ai poveri. Contiamo su di voi anche per annunciare il Vangelo a tutti coloro che non l’hanno ancora ricevuto e ascoltato per mezzo della fede (cf. Christifideles Laici, 34).

Per tutti questi servizi che edificano la Chiesa, spero che i laici conservino lo spirito d’iniziativa e la generosità che hanno dimostrato fin dall’inizio dell’evangelizzazione in Madagascar. Mi rallegro nel sapere che dei sacerdoti e numerose religiose malgasce li sostengano in queste attività ecclesiali. Ma la buona volontà dei laici non è sufficiente: bisogna che essi acquistino la competenza necessaria a questi servizi, soprattutto la formazione catechetica, dottrinale, pedagogica, liturgica, nello spirito del Cristo, del Cristo-servitore.

5. La vostra testimonianza e la vostra azione non potrebbe limitarsi all’aiuto alle comunità ecclesiali. Il mondo è il campo del vostro apostolato. “Il “mondo” diviene così il centro e il mezzo della vocazione cristiana dei fedeli laici” afferma l’esortazione post-sinodale Christifideles Laici (Christifideles Laici, 15).

L’apostolato naturalmente mira alla conversione e al progresso spirituale delle persone; si tratta di toccare il cuore del proprio vicino, dell’amico, del compagno di lavoro. È questa l’importanza dell’apostolato personale, che con semplicità proviene da una vita veramente cristiana.

Ma le persone sono profondamente segnate dal loro ambiente, dalle mentalità che le circondano, dalle condizioni di vita, dalle istituzioni. Nel Madagascar, siete particolarmente sensibili a questa solidarietà che unisce le persone nel bene e nel male. L’apostolato deve quindi cercare di introdurre la novità del Vangelo nelle mentalità e nelle strutture sociali per permettere la felicità e il progresso morale e spirituale dell’uomo e della comunità. È un dovere urgente nel momento in cui la società rischia di degradarsi. E se un apostolato di questo tipo è collettivo, diventa più efficace e testimonia meglio il mistero della Chiesa che è comunione (cf. Christifideles Laici, 29).

È proprio su questo terreno che cercate di agire. Facendo eco alla lettera dei vostri Vescovi, del novembre 1987, alcuni tra di voi hanno redatto un documento significativo: “I laici di fronte alla ricostruzione nazionale”. Siete ben consapevoli dei mali che pervertono lo spirito umano, il “fanahy maha-olona”, e si contrappongono alla solidarietà, la vera e propria “fihavanana”. Stigmatizzate le ingiuste diseguaglianze, la corruzione, tutto ciò che distrugge la pace sociale e la giustizia. Se “coloro che prendono le decisioni” hanno la prima responsabilità, tutti i cittadini sono coinvolti. E pensate giustamente che la missione della Chiesa è quella di proporre la sua etica di servizio, di giustizia, di verità, di amore, di perdono, di speranza. Come non apprezzare questo impegno, con l’augurio che si realizzi concretamente! Tanti Malgasci hanno ricevuto un’educazione cristiana che dovrebbe consentir loro di assumersi da cristiani le loro responsabilità sociali, se non cedono all’inerzia o alla paura. Bisogna vegliare anche affinché questo impegno sia alla portata dei cristiani di ogni ambiente sociale, non solo professionisti, ma operai e contadini. D’altra parte, i nostri fratelli protestanti e anche gli altri credenti possono associarsi ai cattolici quando si tratta di questa ricostruzione morale per promuovere il senso del bene comune, dell’onestà, della giustizia, della dignità delle persone.

L’esortazione Christifideles Laici (Christifideles Laici, 36-44) ricorda tutti i tipi di impegno che hanno a che fare con la vita sociale, economica, amministrativa, sindacale, educativa, o con i gravi problemi dell’alimentazione, della salute, del lavoro per i giovani, senza dimenticare le responsabilità politiche, restando sempre inteso che le opzioni personali legittime in quest’ultimo campo non potrebbero essere identificate con quelle della Chiesa. Voglio infine richiamare l’attenzione sul primo campo di impegno sociale: la famiglia (Christifideles Laici, 40). La civiltà e la solidità dei popoli dipendono soprattutto dalla qualità umana delle loro famiglie: accoglienza e rispetto della vita, fedeltà dei coniugi, educazione dei figli.

Voglio quindi incoraggiare tutti i movimenti e le associazioni che rispondono a questo dovere di apostolato: coloro che rafforzano la vita spirituale dei cristiani o la loro sensibilità apostolica, come le Comunità di vita cristiana e la Legione di Maria, i movimenti di educazione dei giovani (MEJ, lo scoutismo e Ibalita), i movimenti delle famiglie (FTK), i movimenti di Azione Cattolica dei bambini, dei giovani, soprattutto per coloro che vivono nelle campagne, e degli adulti. Che i loro membri si impregnino dello spirito di Cristo, poiché è la sua opera che deve compiersi in loro e attraverso di loro! Che siano soprattutto testimoni dell’amore preferenziale di Cristo per i poveri!

Ecco, cari amici laici, gli orientamenti che il Papa vi invita a seguire nella vostra azione, con i suoi fratelli Vescovi del Madagascar. Lavorate con fiduciosa collaborazione con loro. Il popolo del Madagascar vi dà fiducia, ha gli occhi fissi su di voi che appartenete alla religione del Figlio di Dio fatto uomo, che aderite al suo messaggio d’amore. La Chiesa conta su di voi; voi siete la Chiesa, il Corpo di Cristo. Non dimenticate le parole del Signore: “Voi siete il sale della terra . . . Voi siete la luce del mondo”. Che l’esempio e l’intercessione della beata Vittoria ci stimolino! E io, con tutto il cuore, prego Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, affinché vi benedica, benedica le vostre famiglie, i vostri movimenti, e tutto il vostro Paese.



Copyright © Dicastero per la Comunicazione - Libreria Editrice Vaticana