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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
DURANTE LA VISITA ALLA PARROCCHIA DI SAN LEONE I

Domenica, 17 dicembre 1989

 

Alla popolazione del quartiere  

Una visita ad un quartiere “difficile” quella che compie oggi il Santo Padre. La comunità di San Leone I al Prenestino in verità si presenta agli occhi del Papa in tutta la sua vivacità, in tutta la sua voglia di impegnarsi, ma il terreno sul quale è chiamata ad impegnarsi è dei più ostici, dei più duri. “Una terra arida” la definisce il Papa.
La visita inizia alle 16 in punto, dinanzi alla chiesa parrocchiale. Ad attendere il Santo Padre sono il Cardinale Vicario Ugo Poletti, il Cardinale Roger Etchegaray, titolare della chiesa di San Leone, il Vescovo del Settore Monsignor Mani, il parroco Don Vito.
Il Papa passando attraverso la chiesa già gremita in ogni settore raggiunge il piccolo cortile interno dove sono ad attenderlo i giovanissimi della comunità. Accanto hanno i loro genitori, i loro insegnanti, i loro catechisti.
Ai piedi del piccolo palco Don Vito rivolge al Santo Padre il primo saluto della comunità che da poco più di un anno è stato chiamato a presiedere.
Il Santo Padre, rivolgendo innanzitutto il suo pensiero “a quel grande Santo Patrono della vostra Parrocchia, San Leone Magno, il nostro predecessore” così parla ai bambini.
 

Vi ringrazio per il vostro benvenuto, soprattutto espresso nelle parole del vostro parroco, ma anche nelle parole degli oratori più giovani. Vi ringrazio di cuore. In questo periodo, nel quale ci avviciniamo alla grande solennità natalizia, tutti si dicono “Buon Natale”. Tanti di voi mi hanno fatto questo augurio e anche io ho fatto questo augurio a tanti di voi.

Ma cosa vuol dire “Buon Natale”? Si deve forse guardare al testo liturgico che viene letto durante la celebrazione dell’Eucaristia di mezzanotte, dove l’evangelista ci presenta l’arrivo della Madre, Maria, e di Giuseppe a Betlemme, dove non hanno trovato posto.

“Buon Natale”, vuol allora dire trovarsi per Gesù, vuol dire trovarsi fuori casa senza tetto, una situazione simile a quella di molte persone anche nell’epoca odierna. “Buon Natale” vuol dire questo. Dobbiamo riflettere sulla circostanza, molto significativa, che Dio, fattosi uomo per nascere in questa terra, in Betlemme, non ha trovato un posto, non ha trovato una casa.

Cosa vuol dire ancora “Buon Natale”? “Buon Natale” vuol dire preparare la casa, preparare il posto. Un posto esterno non è sufficiente, non basta, perché Gesù che viene, Emanuele, Dio che viene, cerca soprattutto un altro posto, cerca il posto interno ai nostri cuori, dentro di noi. Ecco “Buon Natale” vuol dire preparare il posto interno, una abitazione, una casa “di cuore” per Gesù, per il Figlio di Dio che viene ad abitare tra noi, ma soprattutto in noi. Vi ripeto ancora una volta “Buon Natale” con questo significato. Auguro a tutti un “Buon Natale” che sia una casa, una accoglienza per Gesù, nelle vostre case, nei vostri cuori, nelle vostre famiglie. E l’augurio che faccio a ciascuno dei presenti, a ciascuno che vive in questa parrocchia, a ogni persona, a ogni famiglia, a ogni ambiente. Così veramente il “Buon Natale” sarà vissuto da tutta la vostra comunità.

Vi ringrazio per l’augurio di “Buon Natale” e vi faccio lo stesso augurio. Vi ho detto cosa vuol dire e come io interpreto, come vorrei trasmettere questo augurio, in quale senso. Penso che solamente in questo senso l’augurio di “Buon Natale” abbia il suo pieno significato.  

Al Consiglio Pastorale  

Conclusa la celebrazione della Messa, e dopo aver incontrato in sagrestia i parroci della Prefettura, il Santo Padre si intrattiene con i rappresentanti del Consiglio Pastorale i quali affidano ad una loro rappresentante l’incarico di farlo partecipe delle loro attività. Questo il discorso del Papa.  

Vi ringrazio per questa preziosa presentazione della vostra realtà del Consiglio pastorale della parrocchia stessa, parrocchia come comunità, non solamente come unità amministrativa della Chiesa, ma una comunità delle persone credenti chiamate a vivere tutte in Cristo. Vivere personalmente - questo è un profilo molto profondo, imperscrutabile - ma vivere anche come comunità, come insieme, come una parte del Popolo di Dio. E molto piacevole questo segno della comunità parrocchiale che è il Consiglio pastorale. Perché il Consiglio, come abbiamo sentito, è un organo di animazione. Allora non è solamente un organo di consultazione per il parroco o anche per il gruppo dei sacerdoti, ma è un organo di animazione. Il suo compito e il suo scopo è di promuovere la vita cristiana, questo essere in Cristo come comunità, come parrocchia. Vorrei ringraziarvi per la vostra opera, per il contributo di ciascuno e di tutti in questo Consiglio pastorale.

Qui sono i rappresentanti dei diversi gruppi delle associazioni, dei movimenti, delle opere della parrocchia. Già in questi campi separati, diversi, ciascuno contribuisce a suo modo. Ma poi tutti portano le proprie esperienze per contribuire insieme, comunitariamente, al bene della parrocchia intera. Questo è un valido aiuto prima di tutto e naturalmente per il vostro parroco e per i sacerdoti qui impegnati, ma lo è allo stesso tempo per il Vescovo di Roma. Vi ringrazio, come pastore, per la vostra collaborazione in questa parrocchia.

Qui ci troviamo sulle orme di un grande Papa, di san Leone Magno. Possiamo dire che riecheggia ancora la sua voce nella storia della Chiesa, nella Chiesa di Roma ma non soltanto. Vorrei mettervi, come tutta la comunità parrocchiale, sotto la sua protezione, per elaborare sempre di più questo spirito della Chiesa che vuol dire spirito di essere insieme, di essere comunità di Cristo. Approfitto della circostanza per augurare buon Natale a tutti voi, alle vostre famiglie e a tutte le persone che vi sono care.  

Ai gruppi parrocchiali  

Un momento particolarmente toccante dell’intera visita alla comunità parrocchiale di San Leone Magno è l’incontro con gli “Alcolisti anonimi”, un gruppo di persone che tentano disperatamente di uscire insieme dal tunnel dell’alcolismo. Non vogliono intrusi tra loro ed il Papa, vogliono incontrarlo da solo e deporre nelle sue mani tutta la loro sofferenza. Ma da lui hanno anche “preteso” e ricevono una parola illuminante capace di diradare le tenebre della loro difficile esistenza. Il Papa li esorta a vivere rendendosi liberi realmente da tutto ciò che tenta di schiacciarli, di renderli schiavi. Queste le sue parole.  

Non saprei dire se tutti i presenti sono anziani. E un buon segno, perché, non contano gli anni, si vede ancora la giovinezza. Mi congratulo con voi. Forse anche il gioco delle bocce serve a mantenervi sempre in forma e giovani. Ecco, io vi auguro, carissimi fratelli e sorelle, di sentirvi sempre bene in questa parrocchia, in questa comunità, è una casa di tutti. Vi auguro di avere sempre un posto sicuro in questa comunità, di essere apprezzati, di essere rispettati, perché questo vi è dovuto per i vostri meriti, per i vostri anni, per le vostre sofferenze, per la vostra esperienza. Sappiamo bene che con gli anni si acquista un’esperienza maggiore che è tanto necessaria a quelli più giovani, giovani secondo gli anni, perché qui nello spirito tutti sono giovani. Vi auguro anche che troviate una situazione familiare favorevole nelle vostre case, tra i vostri cari, tra i vostri figli e nipoti, che troviate non solamente il rispetto dovuto alla vostra età, ma anche quell’amore che si deve ai parenti, ai genitori, ai nonni. Vi auguro tutto questo ed è certamente un augurio molto attuale specialmente nella vicinanza del santo Natale, perché il Natale è la festa della famiglia in cui tutti devono incontrarsi insieme, vicini. Gesù è venuto nel mondo per creare una famiglia dei figli di Dio, figli del Figlio. Auguro a tutte le vostre case, a tutte le vostre famiglie che questo clima, quest’atmosfera della famiglia dei figli di Dio, sia anche parte delle vostre famiglie, qui nella parrocchia di san Leone Magno.  

Agli anziani  

Nel circolo ricreativo per bocciofili, ricavato all’interno della parrocchia, il Santo Padre si incontra con la popolazione degli anziani della comunità. Uno di loro molto sinteticamente ma altrettanto efficacemente esprime la devozione e il ringraziamento dei presenti. Il Santo Padre mostra di gradire molto la cordialità con la quale si svolge l’incontro e così li saluta.  

Vi ringrazio per questo incontro molto prezioso. E forse la prima volta che incontriamo un tale gruppo durante le visite qui a Roma. Cosa potrei dirvi, soprattutto nella prospettiva del santo Natale? Il Messia, secondo le parole del profeta Isaia, è anche un liberatore. Un liberatore deve soprattutto liberare. In Israele si pensava che dovesse liberare quel popolo che era caduto nella schiavitù dei romani. Ma egli è liberatore in senso molto più profondo, non solamente politico, ma in senso molto più umano. Deve liberare l’uomo da tutto ciò che per la persona umana costituisce una schiavitù, una limitazione delle sue doti, della sua personalità. Ricordo queste parole del profeta Isaia che anche Gesù ha riferito a se stesso all’inizio della sua missione. Lo dico perché in queste parole trovo il contenuto dell’augurio che voglio fare a voi tutti e alle vostre famiglie. Io penso che è una grande gioia per ciascuno di noi se può liberarsi dei suoi vizi, delle sue limitazioni, dei suoi peccati.

Penso che sia la stessa gioia per ciascuno di voi quando potete liberarvi di queste abitudini che vi rendono in un certo senso limitati, subordinati, dipendenti. L’uomo è creato per essere libero. Essere libero vuol dire avere piena responsabilità di tutto ciò che si fa. E così anche il dominio della propria vita e dei propri comportamenti. Vi auguro di continuare per questa strada, anzi di introdurre su questa strada tanti altri vostri concittadini di Roma e di altre città italiane. Vi auguro di andare avanti e di mostrare che qui esiste una possibilità. Ecco, questo è Cristo. Egli ci ha mostrato che esiste una possibilità di liberarci da tutto quello che non è degno dell’uomo. Liberarsi da ciò vuol dire acquistare la piena dignità umana.  

Ai giovani  

Se l’incontro con gli alcolisti anonimi è stato toccante dal punto di vista emozionale, umano, quello con i giovani lo è per la drammatica esposizione che della loro vita in questo squallido quartiere ne fanno i suoi più giovani abitanti. L’incontro avviene all’interno della chiesa parrocchiale.
Questa la risposta del Santo Padre.
 

Vorrei ringraziare per la presenza della comunità giovanile della parrocchia di san Leone Magno. Vi saluto cordialmente. Voglio ringraziare per l’analisi del vostro collega approfondita, molto realistica perché ha parlato anche della realtà del quartiere. Poi ha caratterizzato molto bene questa comunità giovanile nella sua consistenza, nella sua apertura e, nello stesso tempo, anche delle sue difficoltà.

Possiamo dire difficoltà intrinseche, che provengono dalla natura umana, in un certo senso, dalla debolezza umana. Ci sono poi anche situazioni indotte da proposte che porta la civiltà contemporanea, moderna, proposte forse facili, ma certamente non efficaci.

La vera proposta è quella che ci ha fatto una volta Gesù, Dio, Figlio di Dio venendo tra noi come Emanuele. Questa proposta è sempre valida, profonda e completa. Io penso che tutti i cristiani hanno bisogno di convincersi sempre più di questa proposta che è Gesù, del suo messaggio, di convincersi del suo carattere completo. E una risposta senza lacune, è una risposta completa. E i giovani ne hanno bisogno in modo speciale.

Questa è direi la specificità del lavoro che dovete compiere, questa evangelizzazione continua a cui siete chiamati tra gli altri giovani, nei vostri ambienti, con i sacerdoti che collaborano con voi, con i vostri colleghi più qualificati, più maturi.

Tra voi vuol dire dentro soprattutto in voi, nella vostra coscienza e nel cuore di ciascuno e di ciascuna.

Questo lavoro, avviare alla condizione sempre più piena, sempre più matura della integrità di questa proposta cristiana, proposta che viene da Gesù attraverso la Chiesa. Io mi congratulo con voi che avete questa comunità nella parrocchia di san Leone Magno, questa comunità giovanile, che vi ritrovate e discutete, che pensate, che prendete mutue responsabilità. Come ha detto l’Apostolo dobbiamo portare i pesi l’uno dell’altro. Dobbiamo sempre aiutarci e questo è vero in diverse epoche della vita, questo è vero anche nella vostra età giovanile. Ha detto il vostro collega che qualche volta arriva anche un momento di abbandono in quest’ambiente in questa comunità, in questa parrocchia. Forse avete bisogno, soprattutto voi, di più preghiera comunitaria e anche personale, una preghiera reciproca, quasi uno all’altro.

La preghiera è sempre la dimensione più profonda della comunione. La preghiera è sempre la dimensione più profonda dell’amicizia umana e dell’amore umano.

Questo vostro periodo di vita è anche il periodo nel quale si forma l’amore umano su cui viene basata anche la decisione, la scelta di tutta la vita; è una scelta importante. E qui ci vuole una preghiera profonda, insistente. Dobbiamo creare la nostra vita umana, specialmente quella giovanile, insieme con Gesù. Questa è la preghiera. La preghiera è sforzo di costruire la nostra vita insieme con Gesù. Anzi lui ci ispira questa iniziativa.

Lo Spirito Santo viene da Gesù per ispirarci in questa iniziativa di collaborazione con Gesù, di costruzione, insieme con lui, della nostra vita personale della nostra vita familiare, comunitaria, qui e da per tutto.

Con queste brevi parole vorrei rispondere anche alla domanda fatta dal vostro collega e da tutti voi.

Vi voglio ringraziare per tutti i doni. Anche per il dono caratteristico offertomi dalla comunità dei Filippini, perché in quest’ambiente si trovano non solamente italiani ma anche stranieri. Vi esorto a cercare una buona convivenza con tutti.

Infine voglio ringraziare per i diversi canti che sono stati eseguiti durante la celebrazione eucaristica e anche dopo. Avete cantato anche in polacco un canto alla Madonna Nera. Devo dire che quando si canta in polacco la pronuncia è molto più precisa di quando si parla.

Buon Natale a tutti. Che la venuta di Gesù sia per voi, per ciascuno di voi, per la vostra comunità una santa sfila. Egli infatti viene non solamente per venire. Egli viene a cercarvi, ad incontrarci; viene per noi. Se lui fa questo cammino divino verso l’uomo, anche l’uomo deve trovare la sua strada verso di lui. Quando vi dico buon Natale vi auguro appunto questo cammino, che vi aiuti ad incontrarlo per la prima volta.

 

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