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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
ALLA COMUNITÀ CLAUSTRALE
DEL MONASTERO DI SANTA SUSANNA

Domenica, 5 marzo 1989

 

Sia lodato Gesù Cristo.

Le monache cistercensi portano oggi una veste bianca, un po’ come il Papa. Vi auguro che questa veste bianca esterna corrisponda ad una veste interiore bianca, che è quella della sposa, sposa di Cristo. Anche le spose umane vestono di bianco al momento dello sposalizio, del matrimonio. Ma qui si tratta di un altro sposo, di un altro matrimonio, un matrimonio mistico, spirituale che prende tutto il cuore e tutto l’essere umano, tutta la persona, la personalità di ciascuna di voi. Questo è nell’ideale evangelico, che viene da Cristo, dal suo messaggio evangelico, soprattutto dal suo esempio e attraversa i secoli e arriva fino ai nostri tempi, nei quali il mondo è certamente un po’ meno disponibile ad ascoltare questo messaggio, questo invito, ma nel quale le persone e le comunità disposte, capaci di ascoltarlo e di viverlo, sono tanto più preziose. Preziose per la Chiesa, sì, ma soprattutto per il mondo.

La Chiesa ha bisogno di voi. Il mondo ha bisogno di voi. Non si rende conto, capisce poco, non riflette su questo, ma ha bisogno di voi. E molte volte lo dimostra, lo dice.

Allora vi ringrazio per questo incontro, per questa accoglienza, per le vostre preghiere che certamente non cessano di seguire le orme del Papa, a Roma, in Italia, in tutto il mondo, in momenti difficili. Perché certamente il cammino della Chiesa oggi, con questa secolarizzazione, con queste tensioni teologiche, politiche e altre nel mondo, è un cammino difficile. Ma camminiamo sempre nella forza dello Spirito Santo e questa forza deve essere sempre implorata con la preghiera, con la preghiera continua, con i sacrifici. Vi ringrazio per questo aiuto continuo. Nello stesso tempo desidero chiedervene ancora. Se sono venuto qui, non voglio andar via a mani vuote. Ma sono certo che anche se non fossi venuto le mie mani non sarebbero rimaste vuote, perché voi siete generose.

E una gioia per me questo incontro, essere qui nella clausura, nella vostra comunità, testimoniare l’apprezzamento della Chiesa per la vostra vita claustrale, per la vostra vocazione. Vi auguro di continuare in questo cammino e vi auguro anche le vocazioni. Ecco si vedono tra voi una novizia e una postulante.

Se posso proporvi una grande necessità della Chiesa in molte parti del mondo, forse specialmente in questo mondo tradizionalmente, cristiano, è quella delle vocazioni sacerdotali e, ancora di più, delle vocazioni religiose femminili. Ciò che caratterizza il nostro periodo post-conciliare è la diminuzione, la mancanza di vocazioni religiose femminili, non tanto per la clausura, ma specialmente per le congregazioni che fanno apostolato. Mancano nuove leve, nuove candidate. Alcune vengono, ma non sono in numero sufficiente. C’è qualche cosa in questo mondo femminile, direi in questa anima femminile di oggi, specialmente nella nostra parte del mondo, quella occidentale, settentrionale, dove il fenomeno del mancato incontro tra la vocazione religiosa e l’identità religiosa e il mondo femminile si evidenzia.

Pregate molto per questo, perché lo Spirito Santo deve quasi irrompere con forza per cambiare le cose, perché, così come sono, le cose in questa parte della vita della Chiesa sono preoccupanti. Molti Vescovi me lo dicono. Non lo dicono Vescovi africani, là ci sono vocazioni religiose, anche sacerdotali. Ma lo dicono Vescovi europei, americani.

Ecco, vedete come la Chiesa ha bisogno di voi, non solamente di voi cistercensi qui, in questo punto di Roma, ma di voi suore, religiose, di voi donne consacrate. La Chiesa ha bisogno di voi dappertutto nei diversi ambienti, nei diversi campi dell’apostolato, della sua missione.

Ringraziamo il Signore per tutte le vocazioni, perché ringraziandolo impegniamo la sua bontà e la sua misericordia per aiutarci in questo campo.

 

© Copyright 1989 - Libreria Editrice Vaticana

 



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