DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLA PLENARIA DELLA
CONGREGAZIONE PER L’EDUCAZIONE CATTOLICA
Lunedì, 23 ottobre 1989
1. Le sono grato, signor Cardinale, per le elevate parole che mi ha rivolto a nome dei convenuti. Con gioia accolgo lei, i membri, i superiori e gli officiali della congregazione per l’educazione cattolica in occasione della plenaria, che ha visto il dicastero impegnato nell’esame di alcuni argomenti importanti per la vita della Chiesa.
Le quattro relazioni informative presentate alla vostra comune considerazione sono, si può dire, altrettante finestre aperte su specifici settori della vita ecclesiale, che si è cercato di analizzare in profondità per individuare i problemi emergenti e prospettare le opportune soluzioni. La preoccupazione che ha guidato il vostro lavoro è sempre stata la stessa: quali iniziative promuovere, come più fruttuosamente e organicamente attuare la collaborazione tra la Santa Sede e le Chiese particolari, quali aiuti offrire all’Episcopato, perché la luce e la forza del Vangelo fecondino il lavoro formativo nei seminari, gli sforzi delle scuole cattoliche nello svolgimento della loro missione, l’attività investigativa e didattica delle università cattoliche e la pastorale delle vocazioni.
2. Quest’anno avete concentrato la vostra attenzione, in primo luogo, sull’esame del documento sulle Università Cattoliche. Lo avete fatto a ragion veduta giacché è la prima volta nella storia della Chiesa che viene presa in considerazione l’opportunità, anzi la necessità di arrivare alla pubblicazione di una costituzione apostolica sulle Università Cattoliche.
Il progetto di emanare un tale documento, di fondamentale importanza, si inserisce nel contesto della preoccupazione, sottolineata dal Concilio Vaticano II, di realizzare “una presenza per così dire pubblica, stabile e universale del pensiero cristiano in tutto lo sforzo diretto a promuovere la cultura superiore e formare gli studenti in modo tale che essi diventino uomini veramente insigni per sapere, pronti a svolgere compiti impegnativi nella società e a testimoniare la loro fede di fronte al mondo” (Gravissimun Educationis, 10).
Il testo del progettato documento era già stato esaminato dai delegati delle università cattoliche e delle Conferenze Episcopali, riuniti in congresso nei giorni 18-25 dell’aprile di questo anno qui in Vaticano, ed era stato rivisto dai quindici delegati dello stesso congresso nei giorni 6-9 del mese scorso. Ora la preparazione è entrata nella fase più importante e impegnativa, alla quale i padri presenti alla plenaria non hanno certo mancato di contribuire con preziosi suggerimenti.
Alla conclusione del citato congresso dei delegati delle Università Cattoliche e delle Conferenze Episcopali, come pure alla fine della citata riunione dei delegati del congresso, ho voluto sottolineare alcuni principi, alcune urgenze che le Università Cattoliche devono tener presenti per compiere con responsabile consapevolezza la propria missione. Occorrerà adoperarsi affinché il progettato documento costituisca una vera carta d’identità dell’Università Cattolica, nella quale siano definiti con chiarezza la natura della sua identità cattolica, i fini che essa persegue in rapporto con i pastori, e il contributo che è chiamata a dare ai problemi che la cultura e la scienza pongono alla Chiesa.
3. Nella relazione sui seminari merita di essere rilevata la parte dedicata alle visite apostoliche ai centri di formazione ecclesiastica nei vari paesi e ai pontifici seminari, collegi e convitti ecclesiastici romani. A nessuno può sfuggire l’importanza di tale iniziativa: le visite apostoliche hanno anche lo scopo, in questo momento, di verificare - a poco più di vent’anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II - come sono state recepite e attuate le direttive del decreto “Optatam Totius”, relative alla formazione dei candidati al sacerdozio e concretate in seguito nella “Ratio fundamentalis institutionis sacerdotalis”.
I risultati delle visite permettono non soltanto di conoscere la situazione dei seminari dei vari paesi, ma di individuare alcune linee di fondo sulle quali occorrerà insistere. In questo contesto desidero richiamare l’attenzione su alcune esigenze che appaiono molto importanti ed attuali.
a) È necessario che i responsabili della formazione dedichino maggiore cura a radicare nella coscienza dei seminaristi la chiara nozione dell’identità sacerdotale, perché possano realizzare fedelmente il sacerdozio voluto da Cristo.
b) Occorrerà adoperarsi perché i seminaristi ricevano una solida e adeguata formazione filosofico-teologica, presupposto indispensabile per coloro che, come pastori, saranno responsabili della predicazione ufficiale della Chiesa.
c) È necessario che la formazione filosofico-teologica venga inserita vitalmente e organicamente nella formazione globale, così che valga ad alimentare, insieme con gli altri elementi, una autentica spiritualità sacerdotale.
Mi piace far riferimento, in questo contesto, all’ultimo documento preparato dal dicastero: “Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa”. Esso intende proporre una sintesi chiara circa la natura, le finalità e le componenti essenziali della dottrina sociale della Chiesa, in modo che ogni futuro sacerdote diventi “messaggero illuminato e responsabile di questa moderna espressione della predicazione evangelica” (Congr. de Institutione Catholica, “Orientamenti per lo studio e l’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa”, 78).
Meritevole di menzione è anche la commissione interdicasteriale permanente per la formazione dei candidati agli ordini sacri, istituita secondo le direttive della costituzione apostolica “Pastor Bonus”. Essa potrà contribuire a realizzare una maggiore ed effettiva collaborazione tra i vari dicasteri interessati alla preparazione del clero diocesano e religioso di tutto il mondo.
4. Non è possibile parlare dei seminari e della formazione sacerdotale senza pensare al vasto campo della pastorale vocazionale. È motivo di conforto rilevare, sulla base dei dati statistici elaborati con molta diligenza dal dicastero, un generale aumento dei candidati al sacerdozio nei seminari maggiori del mondo. E soddisfazione si può trarre pure dal progressivo diffondersi della coscienza che la pastorale specifica delle vocazioni deve essere inserita nella pastorale giovanile e nella pastorale d’insieme, e dalla crescente persuasione che non è sufficiente un annuncio generico delle vocazioni, ma che occorre anche un appello personale rivolto ai giovani.
Un luogo privilegiato per tale appello è la scuola cattolica. Opportunamente il vostro dicastero ha nuovamente volto la sua attenzione a questo importante settore della vita ecclesiale, pubblicando un documento dal titolo: “Dimensione religiosa dell’educazione nella Scuola cattolica”. Esso, si può dire, arriva con la sua tematica al cuore stesso della questione educativa, improntata ai principi cristiani.
Vi sono vicino nello svolgimento del vostro non facile compito di sostegno all’attività educativa delle scuole cattoliche. Nel pensare alla situazione di queste scuole nei paesi dove la legislazione civile mira a restringere lo spazio della libertà di insegnamento, vi esorto a perseverare nell’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica circa l’importanza di una formazione scolastica ispirata ai principi cristiani. Sono certo che i Vescovi vi sono grati per l’aiuto che offrite loro nell’azione di difesa dei diritti della scuola cattolica.
Mentre ringrazio di cuore tutti voi per quanto è stato felicemente realizzato in questi anni, auspico che possiate proseguire nel vostro impegno a servizio del Popolo di Dio e, con questi sentimenti, di cuore vi benedico.
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