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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PARTECIPANTI ALLE CELEBRAZIONI
DEL XXV DELLA COSTITUZIONE CONCILIARE «DEI VERBUM»

Venerdì, 14 dicembre 1990

 

Eminenza, Eccellenze,
Cari amici,

1. Oggi celebriamo il venticinquesimo anniversario della Costituzione dogmatica sulla rivelazione divina, Dei Verbum, e lodiamo il Signore che ha guidato i Padri, riuniti nel Concilio Vaticano II, “in religioso ascolto della parola di Dio e proclamandola con ferma fiducia” (n. 1). Questo documento si è rivelato di grande interesse per l’approfondimento della fede e della missione che ha interessato la Chiesa durante il periodo post-conciliare. Si tratta quindi di uno strumento che conserva tutta la sua attualità, di oggi e di domani. I Padri conciliari insegnano che l’ascolto religioso della Parola di Dio e la sua proclamazione sono elementi essenziali per la vita e per la missione della Chiesa, “affinché per l’annunzio della salvezza il mondo intero ascoltando creda, credendo speri, sperando ami” (n. 1).

2. Se volgiamo uno sguardo al passato, dobbiamo rendere grazie al Signore perché attraverso lo Spirito, guida la Chiesa al sapere più profondo della sua Parola pervenutaci dalle Sacre Scritture che rivelano al mondo la nascita del suo Beneamato Figlio, Gesù Cristo, Salvatore e Redentore. Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unione dei cristiani ripercorre i momenti più significativi di questo cammino. Parte dal 1893, anno della pubblicazione dell’enciclica Providentissimus Deus, per arrivare alle recenti “Direttive” di carattere pratico ed ecumenico, pubblicate nel 1987 per le traduzioni interconfessionali della Bibbia. Costituitasi all’inizio di questo secolo, la Pontificia Commissione biblica ha contribuito incisivamente al progresso del movimento biblico cattolico. È così che, in un rigoroso contesto dottrinale, è stata approfondita la riflessione che, in seguito, ha aperto la strada alla Costituzione Dei Verbum. Fra le figure più emerite, del mondo della scienza e dell’apostolato biblico, vorrei ricordare con profonda gratitudine Padre Marie-Joseph Lagrange grazie al quale 100 anni fa fu dovuta la fondazione della Scuola biblica di Gerusalemme; il Cardinale Augustin Bea che fu rettore del Pontificio Istituto biblico della città di Roma e promotore del movimento biblico cattolico prima che Papa Giovanni XXIII lo chiamasse a servire l’unità dei cristiani e il dialogo con il popolo ebreo. Alla luce di questo lungo cammino il documento conciliare si rivela di costante attualità.

3. Per riconoscere il significato globale della Costituzione Dei Verbum, è necessario richiamare alla memoria il valore dogmatico della Costituzione stessa che ci porta a riflettere sulla Rivelazione divina e non solo sugli scritti biblici. La formula iniziale Dei Verbum, strumento atto ad indicare il documento di cui sopra, non è, come spesso si è tentati di pensare, sinonimo di “Sacra Scrittura”. Il senso è più ampio e completo perché si tratta di un’espressione attraverso la quale si vuole indicare la Parola vivente di Dio, la stessa Parola che Dio comunica e divulga continuamente alla Chiesa e attraverso di essa per infondere la fede e per iniziare i fedeli ad una vita di comunione fra loro e Lui. Per trasmettere la Parola di Dio, inno alla vita, non sono sufficienti i soli scritti, ma essi devono essere animati da una corrente di vita, la corrente della grande Tradizione, che, sottomessa allo Spirito Santo, colloca i testi nella loro giusta luce. Il Magistero della Chiesa opera in favore di questa divulgazione garantendone l’assoluta fedeltà, secondo la volontà del Signore. Quindi il Concilio dichiara che “la sacra tradizione, la sacra Scrittura e il magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre, e tutte insieme, ciascuna a modo proprio, sotto l’azione di un solo Spirito Santo, contribuiscono efficacemente alla salvezza delle anime” (Dei Verbum, 10).

4. Detto ciò, la Costituzione conciliare ha come prospettiva la Sacra Scrittura, vera “parola di Dio (locutio Dei) in quanto consegnata per iscritto e per ispirazione dello Spirito divino” (n. 9). Essa svolge un ruolo di notevole importanza per la nostra relazione di fede, di speranza e di amore con Dio. L’insegnamento dottrinale della Dei Verbum sull’ispirazione delle scritture è realmente illuminante e stimolante poiché mette in luce il carattere della fede divina ed umana dei testi biblici. Nella Sacra Scrittura è Dio che ha parlato, ma “per mezzo di uomini alla maniera umana” (n. 12). L’autore dei libri della Bibbia è Dio, ma anche gli uomini ne sono “i veri autori” (n. 11) perché ne hanno fatto un unico testo. Ne consegue che per rimanere fedeli alla natura stessa della Bibbia l’interpretazione deve essere costantemente unilaterale. È con i fondamentalisti che si pretende di cogliere il senso della parola di Dio senza tener conto degli aspetti umani della sua espressione. Inversamente, limitarsi ad una esegesi significa perdere di vista il messaggio sostanziale. Per mezzo della sua dottrina, il Concilio ha tracciato il percorso di una strada sicura per aiutare il Popolo di Dio. Esso ha implicitamente coinvolto gli esegeti a non avere una concezione eccessivamente limitata che renderebbe il loro lavoro infruttuoso (cf. nn. 12 e 23). Esso ha invitato i teologi ad operare in modo tale che lo studio della Sacra Scrittura fosse come l’anima della teologia, sottolineando anche l’importanza della Sacra Scrittura nella catechesi e nella liturgia (cf. nn. 24 e 25). Esso ha anche ricordato ai vescovi e ai sacerdoti le loro responsabilità verso l’apostolato biblico (cf. n. 25). Nel Concilio viene dichiarato che “è necessario che i fedeli abbiano largo accesso alla sacra Scrittura” (n. 22), infatti nei libri sacri “il Padre che è nei cieli viene con molta amorevolezza incontro ai suoi figli ed entra in conversazione con essi; nella parola di Dio poi è insita tanta efficacia e potenza, da essere sostegno e vigore della Chiesa, e per i figli della Chiesa la forza della loro fede, il nutrimento dell’anima, la sorgente pura e perenne della vita spirituale” (n. 21). Quindi tutti i cristiani sono esortati a leggere, studiare e meditare sulla Sacra Scrittura per alimentare con la fede e con la carità la loro vita (cf. n. 25).

5. Se ora volgiamo lo sguardo verso il futuro, notiamo che nel sesto capitolo della Dei Verbum vi sono numerose indicazioni per la pastorale e l’apostolato biblico. Sottolineando l’importanza dell’utilità di “traduzioni appropriate e corrette nelle varie lingue” il Concilio prende in considerazione le traduzioni interconfessionali. Grazie alla collaborazione con l’Alleanza biblica universale sono state portate a termine numerose versioni e con notevole successo. Queste traduzioni possono risultare degli strumenti sempre più ricercati per l’evangelizzazione, in particolar modo se accompagnate da note: è il caso della recente traduzione della Bibbia in lingua castigliana e della traduzione ecumenica della Bibbia in lingua francese. Sono felice che nel 1988, a Budapest, l’Alleanza biblica universale sia stata profondamente coinvolta nella cooperazione interconfessionale. Lo stimolo provocato dalla Dei Verbum ha reso possibile l’istituzione nel 1970 della Federazione cattolica mondiale per l’Apostolato biblico che nel tempo ha registrato un sensibile sviluppo. Ora porta il nome di Federazione biblica cattolica. Quest’anno, in occasione dell’Assemblea mondiale a Bogotà, la Federazione ha ribadito l’importanza della Bibbia per l’apostolato e per il rinnovato sforzo d’evangelizzazione in vista del terzo millennio. Al fine di prendere coscienza dei compiti imperiosi che possono favorire l’accesso di numerosi contemporanei alla Sacra Scrittura, i responsabili dell’apostolato biblico, guidati dai vescovi, collaboreranno efficacemente con i delegati diocesani incaricati della catechesi, della liturgia o dell’ecumenismo. Il Concilio ha indicato anche le linee di condotta pastorale dei vescovi (Christus Dominus, n. 17).

6. Vorrei aggiungere che, contemplando l’infinita ricchezza delle Sacre Scritture, secondo l’insegnamento del Concilio, noi ci uniremo al popolo al quale, da principio, fu rivelato l’annuncio della salvezza: il popolo ebreo. La Costituzione conciliare sottolinea che “Iddio [...] si scelse con singolare disegno un popolo al quale affidare le promesse. Infatti, mediante l’alleanza stretta con Abramo (cf. Gen 15, 18), e per mezzo di Mosè col popolo d’Israele (cf. Es 24, 8), egli si rivelò, in parole e in atti, al popolo che così s’era acquistato” (Dei Verbum, n. 14).

7. Il profetico messaggio di pace, di riconciliazione e di amicizia è diretto a tutti i popoli, ed è per questo motivo che le Sacre Scritture ispirano venerazione per la quale non dovrebbero mai esserci ostacoli alla divulgazione delle Sacre Scritture nel mondo intero. In occasione del significativo anniversario che avete recentemente celebrato, sono felice di avervi ospitato e d’aver incoraggiato le vostre riflessioni e il vostro operato. Affiancato dai membri della Federazione biblica cattolica e dai membri della Curia Romana rivolgo un cordiale saluto a tutti coloro che appartengono ad altre confessioni e che hanno voluto esser presenti a questo evento. La Parola divina ci esorta a pregare per la pace, ancor oggi duramente minacciata, e a ritrovarci nella speranza e nell’azione fino a quando verrà il giorno in cui “la saggezza del Signore riempirà il paese come le acque ricoprono il mare” (Is 11, 9).

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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