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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AD UNA DELEGAZIONE DELLA «WORLD ISLAMIC CALL SOCIETY»

Giovedì, 15 febbraio 1990

 

Cari amici.

Sono felice di dare il benvenuto alla delegazione del World Islamic Call Society, guidata dal vostro illustre segretario generale, dottor Muhammad Ahmad Sherif, e accompagnata qui dal card. Arinze e dagli altri partecipanti cattolici al dialogo su “Missione e da’wah”. La visita dei rappresentanti del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso a Tripoli il marzo scorso, e questa visita ricambievole da parte del World Islamic Call Society, ci offrono la speranza di rafforzare la buona volontà e la cooperazione tra cristiani e musulmani. L’argomento del vostro dibattito è opportuno. Dal momento in cui noi crediamo in Dio - che è Bontà e Perfezione - tutte le nostre attività devono riflettere la santa e giusta natura del Dio unico che noi adoriamo e cerchiamo di obbedire. Per questa ragione, anche nelle fatiche della missione e del da’wah, le nostre azioni devono essere fondate sul rispetto per l’inalienabile dignità e libertà della persona umana creata e amata da Dio.

Sia i cristiani che i musulmani sono chiamati a difendere l’inviolabile diritto di ogni individuo alla libertà del credo e della pratica religiosa. Vi sono state nel passato, e continuano a esserci anche ora sfortunate circostanze di incomprensione, intolleranza e contrasto tra cristiani e musulmani, specialmente in circostanze che vedono o i cristiani o i musulmani come minoranza o come lavoratori ospiti in certi Paesi. È nostro impegno come guide religiose cercare vie per superare queste difficoltà in spirito di giustizia, fraternità e reciproco rispetto. Da qui, considerando i significati propri del compiere la missione e il da’wah, voi siete occupati con una questione che è importante sia per le religioni che per l’armonia sociale. Vi interessate alle difficoltà di fronte a cui oggi si trovano coloro che credono in Dio negli sforzi di proclamare la sua presenza e la sua volontà per l’umanità. Come credenti, non neghiamo né respingiamo nessuno dei benefici reali che il progresso moderno ha portato, ma siamo convinti tuttavia che senza il rapporto con Dio la società moderna non è in grado di guidare gli uomini e le donne verso lo scopo per cui sono stati creati. E anche qui cristiani e musulmani possono lavorare insieme, portando una testimonianza prima che una civilizzazione moderna della presenza divina e dell’amorevole provvidenza che guida i nostri passi. Insieme possiamo proclamare che colui che ci ha creati ci ha chiamati a vivere nell’armonia e nella giustizia. Possano le benedizioni dell’Altissimo accompagnarvi nei vostri sforzi a favore del dialogo e della pace!

 

© Copyright 1990 - Libreria Editrice Vaticana

 



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