VIAGGIO APOSTOLICO
A CAPO VERDE, GUINEA BISSAU, MALI, BURKINA FASO E CIAD
INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I SACERDOTI, I RELIGIOSI, I SEMINARISTI E I LAICI
Cattedrale del Sacro Cuore di Gesù a Bamako (Mali)
Domenica, 28 gennaio 1990
Cari fratelli e sorelle,
1. “Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 12-13).
Cristo ha tradotto in azione quello che ha insegnato. Sulla croce egli stesso ha versato il suo sangue per noi e per la moltitudine degli uomini. Ci ha amati “fino alla fine” (Gv 13, 2). Gli Apostoli e i martiri lo hanno imitato in questa testimonianza, come anche i Santi di ogni tempo, che hanno offerto la loro vita attraverso la fedeltà quotidiana agli insegnamenti del loro Battesimo.
È in qualche modo attraverso un sacrificio di questo tipo che è stata preparata l’evangelizzazione del Mali, prima della fondazione della missione di Kita da parte dei Padri Spiritani. Due carovane di Padri Bianchi erano partite successivamente dalle rive del Mediterraneo, nel 1876 e nel 1881, verso quello che allora era chiamato Sudan. Questi pionieri della fede furono massacrati mentre attraversavano il Sahara, e il loro sangue è diventato, per rispondere alla celebre formula, un “seme dei cristiani”.
Nel 1988, avete celebrato il centenario dell’evangelizzazione del Mali e avete reso grazie a Dio per il dono della fede concesso al vostro Paese. Sono felice di essere venuto a continuare questo rendimento di grazie con i cattolici del Mali e provo una grande gioia nell’inaugurare qui con voi i miei incontri con la comunità ecclesiale. Vi saluto con tutto il cuore, Vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose, seminaristi, novizi, catechisti e catechiste di tutte le diocesi, forze vive della Chiesa in questo immenso Paese.
In cento anni la piccola comunità cristiana originaria come il granello di senape del Vangelo, è diventata un albero che affonda le sue radici nel suolo del Mali e porta frutti. La diffusione dei cattolici oggi è un segno della presenza del Regno di Dio su questa terra.
Con voi rendo omaggio agli operai della prima ora venuti da altri Paesi, e li ringrazio per aver dato la loro vita per amore dei loro fratelli africani.
2. Dopo aver accolto la Buona Novella, gli abitanti del Mali sono ora chiamati ad annunciarla a loro volta.
“Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15, 16). È dunque il Signore che sceglie, fin dal Battesimo nel quale siete stati segnati dal sigillo dello Spirito Santo. La vocazione sacerdotale o religiosa prolunga in alcuni la chiamata battesimale. Attraverso l’offerta della vostra vita, rispondete alla scelta che fa il Signore.
3. Non soltanto Dio sceglie, ma ha un progetto per i suoi amici. “Vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15, 15). Si tratta di proclamare la rivelazione fatta dal Figlio. Come discepoli di Cristo, voi siete portatori del messaggio della salvezza. La vostra vita, la vostra preghiera, i vostri servizi, la vostra azione hanno come scopo di far brillare la luce del Salvatore nel mondo. Le vostre comunità, le vostre persone consacrate, sono esse stesse dei segni che, attraverso la grazia di Dio, permettono a quanti vi accostano ogni giorno di scoprire Colui che vi ha chiamato.
Voi non compite da soli le vostre opere, voi realizzate il progetto del Padre che si serve del vostro cuore, del vostro spirito, della vostra bocca, delle vostre mani. Annunciate senza sosta la Buona Novella! Date ai vostri compatrioti una presentazione viva del Vangelo in una catechesi conforme al grado di fede di ciascuno!
Ai sacerdoti, è dato in particolare di ripetere l’atto di offerta di Cristo nell’Ultima Cena, di comunicare il suo perdono ai peccatori, di continuare i suoi gesti di conforto verso i malati e coloro che soffrono.
Voi collaborate all’opera del Padre cercando di fare la sua volontà. Ciò vi dà una grande pace e una grande sicurezza, perché offrite il vostro contributo a qualcuno che ha già riportato la vittoria grazie a suo Figlio Risorto, anche se il suo Regno non è sempre visibile ai vostri occhi.
4. Per portare frutti, seguendo il comandamento del Signore, bisogna fare in modo di dimorare con Colui che vi ha scelti: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio cuore” (Gv 15, 9). Questo vuol dire che bisogna acquisire i mezzi per vivere un’unione profonda col Signore: la preghiera quotidiana intrattiene l’intimità con Dio, così come l’ascolto attento della Parola che nutre la conoscenza di Cristo e rinnova il dinamismo degli impegni apostolici.
Dimorare con Colui che vi ha scelti, significa anche perseveranza nel celibato, che è segno di una totale disponibilità al Signore e agli altri; perseveranza in un certo stato di povertà per investire pienamente nei valori del Regno, sull’esempio dei nostri padri nella fede; perseveranza infine nell’obbedienza che traduce la nostra volontà di servire Dio con l’aiuto fraterno dei membri della comunità ecclesiale, in particolare dei superiori che vi guidano.
5. Nel corso dell’anno del centenario, vi siete riuniti alla presenza di Cristo. Vi siete sforzati di riaffermare la fede e l’amore fraterno. “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 17). Vi auguro che le comunità ecclesiali del Mali, sotto l’impulso degli agenti pastorali, diano sempre più l’esempio di una vita fraterna e piena di calore umano, conformemente alle aspirazioni più autentiche dell’uomo africano.
Ci arriverete perché voi stessi siete il “sale della terra” e la “luce del mondo” (Mt 5, 13, 14). Lo sarete attraverso ciò che voi siete, attraverso la vostra parola, la vostra fedeltà all’amore di Cristo. Lo sarete manifestando il primato di Dio nella vostra vita con la preghiera e la meditazione, come nel dialogo con i vostri fratelli e sorelle, in cui sapete di ritrovare l’immagine di Dio.
Senza imporre la vostra fede, nel rispetto per gli altri, vivete pienamente la specificità cristiana affinché essa si manifesti nella trama della vita comunitaria.
“Ma voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce” (1 Pt 2, 9).
6. L’edificazione della Chiesa nel continente africano sta per conoscere un nuovo amato, grazie all’Assemblea Speciale del Sinodo dei Vescovi per l’Africa, che ho annunciato l’anno scorso il giorno dell’Epifania del Signore. Mi auguro, in effetti, che la Chiesa in Africa sia una vera Epifania, un’autentica manifestazione del Signore per i popoli di ogni cultura che vivono nel continente, affinché essi camminino verso la luce del Cristo.
Incoraggio voi, che costituite le forze vive della Chiesa nel Mali, ad entrare con tutto il cuore in questo grande movimento sinodale che interessa ognuno di voi. Innanzitutto portate questa intenzione nella vostra preghiera, nella vostra meditazione della Parola di Dio secondo l’esempio di Nostra Signora. Che le vostre riflessioni, le vostre esperienze riunite e confrontate, giungano ai vescovi delegati a questa Assemblea Speciale, affinché essi possano chiarire ancor meglio le vie della Chiesa per il compimento della sua missione evangelizzatrice oggi nel vostro continente.
L’Assemblea Speciale sarà un’occasione provvidenziale per precisare gli obbiettivi verso i quali la Chiesa tenderà nel continente africano. Noi pregheremo insieme per il suo successo: “Tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda” (Gv 15, 16).
7. La parola di Gesù, a conclusione del Vangelo che avete ascoltato, ci ricorda un tratto essenziale: “Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 17). È il segno distintivo di coloro che seguono Cristo. È la chiamata alla santità presentata in modo concreto. I religiosi rispondono con l’osservanza dei voti, che li portano ad evitare ciò che potrebbe esser loro d’ostacolo a una maggiore capacità di amare. I sacerdoti, attraverso i sacramenti dell’Eucaristia e della riconciliazione soprattutto, rendono più salda la carità e l’unità tra i membri del Popolo di Dio. Tutti gli agenti pastorali, ai loro rispettivi livelli di impegno ecclesiale, sono al servizio della comunione fraterna. Offrono così un’immagine attraente e gioiosa della comunità dei discepoli di Cristo.
Vi incoraggio a sviluppare l’armonia fra di voi, attraverso l’abnegazione quotidiana che spinge ad amare gli altri e a venire loro in aiuto. “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 13).
Infine, che vi sia sulla vostra strada un’unità vera tra il dire e il fare. Così le vostre comunità religiose o parrocchiali saranno credibili e voi edificherete sulla roccia la Chiesa che è nel Mali.
Che Nostra Signora di Kita vi aiuti a proseguire la missione nella fiducia e nella gioia.
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