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VISITA PASTORALE IN CAMPANIA

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LA POPOLAZIONE IN PIAZZA PLEBISCITO

Napoli - Venerdì, 9 novembre 1990

 

Signor sindaco,
signor ministro e autorità presenti,
signor cardinale,
carissimi fratelli e sorelle.

1. Con viva gioia pongo nuovamente piede in questa città che mi è profondamente cara. So che questo sentimento è condiviso da voi, cittadini di Napoli, che - come ha ricordato il vostro arcivescovo card. Michele Giordano - attendevate questo incontro con desiderio vivo e impaziente.

A tutti il mio saluto deferente e affettuoso. Ringrazio lei, signor sindaco, per la cordialità con cui, a nome della cittadinanza, mi ha dato il benvenuto; e lei signor ministro, che mi ha voluto cortesemente portare il saluto del Governo italiano.

Sono grato soprattutto al popolo di Napoli per l’abbraccio affettuoso col quale mi ha accolto. Dei sentimenti di questo popolo, nato al cristianesimo sin dai tempi apostolici e rimasto sempre fedele a Cristo e alla sua Chiesa, ho avuto saggi significativi durante gli anni del mio Pontificato. Avevo un debito con questa città; ed eccomi qui per assolverlo.

2. Visitare Napoli significa ripercorrere oltre due millenni di storia di una delle culture più ricche d’Europa; significa leggere, attraverso le stratificazioni di civiltà che qui si sono succedute, la formazione di una città singolare, trovatasi all’incrocio delle vie percorse dalle popolazioni che hanno fatto la storia d’Europa; significa impegnarsi a capire come e perché da queste vicende siano derivate la ricchezza umana del popolo napoletano, insieme ai drammi che ne hanno segnato il cammino della storia e ne segnano tuttora la vita quotidiana.

Questo impegno di comprensione e di affettuosa partecipazione mi accompagnerà nei giorni in cui percorrerò le vostre strade, entrerò nei luoghi del vostro lavoro e della vostra sofferenza, celebrerò con voi il mistero eucaristico, che è mistero di passione e di morte, ma anche mistero di risurrezione e di gloria.

Nel lontano ottobre del 1979, durante la mia rapida sosta a Napoli, in questa stessa piazza avevo lanciato un appello: “Napoli merita un interesse speciale; esige una diretta sollecitudine; Napoli ha bisogno di sperare!”.

So che uno degli impegni del Sinodo, che la Chiesa di Napoli ha celebrato qualche anno dopo quella mia visita, è stato espresso in una frase che riecheggia appunto il mio appello: “Organizzare la speranza”. L’indicazione appare quanto mai opportuna anche oggi, giacché il terremoto del 1980 ha messo in crisi i già precari equilibri della vita sociale ed economica della città e del suo retroterra. Da allora sulla popolazione napoletana si è abbattuto un flagello che, nei suoi vari aspetti, è forse più rovinoso dello stesso sisma: l’avidità speculativa, degenerata in forme di violenza inaudite, che non hanno risparmiato neppure giovanissime vite, in contrasto con la cultura napoletana, profondamente rispettosa della vita e soprattutto dell’infanzia e della fanciullezza. Da questa piazza, considerata come il centro della Campania, il mio sguardo si spinge a tutti i centri della Regione e, in particolare, a quelli che dieci anni fa, proprio in questo mese, furono colpiti dal tremendo terremoto. A quanti ancora oggi portano i segni delle ferite subite negli affetti e nelle cose giunga il mio paterno pensiero. Sono con voi, carissimi, come lo sono stato fin da quel 23 novembre 1980, condividendo il vostro dolore, le vostre legittime attese, la vostra speranza.

3. “Organizzare la speranza”! Non vuole né può essere, questa, semplicemente una formula consolatoria! Deve divenire una maniera di professare la fede cristiana mediante segni concreti di impegno e di solidarietà, mediante la promozione costante della crescita morale e del risanamento dei costumi, mediante il superamento della paura e della rassegnazione. “Organizzare la speranza” deve in particolare esprimersi in generoso impegno sociale per la soluzione dei problemi che travagliano questa città e l’intero Meridione. Giusto un anno fa, la Conferenza episcopale italiana pubblicava un importante documento dal titolo: “Sviluppo nella solidarietà - Chiesa italiana e Mezzogiorno”. Tale documento può ben essere considerato la traduzione non solo pastorale, ma anche politica, nel senso più alto del termine, del progetto di organizzazione della speranza nella vasta area del Mezzogiorno, e, quindi, nel territorio emblematico di questa città.

L’impegno di promuovere il bene comune, stante la stretta interdipendenza esistente tra sviluppo della società e perfezionamento della persona, riguarda tutti i cittadini. Occorre pertanto promuovere la “cultura del bene comune”, superando l’etica individualistica grazie all’osservanza convinta dei doveri civici e coltivando in se stessi e nella società le virtù morali che essa postula.

Occorre che la società civile napoletana nel suo insieme sia protagonista del suo stesso sviluppo; che il popolo di Napoli coltivi una forte coscienza sociale e, quale custode dei ricchi valori della sua tradizione, si faccia promotore di un fecondo rapporto con le istituzioni.

4. Tale impegno, com’è ovvio, ricade in maniera particolare su coloro ai quali i cittadini hanno affidato la gestione del pubblico potere. Entro le istituzioni che rappresentano e che incarnano, essi devono sentirsi chiamati a organizzare la speranza umana mediante l’esercizio imparziale e sollecito dei loro compiti. La degenerazione della vita pubblica minerebbe alla radice ogni prospettiva di speranza.

 “Napoli ha bisogno di sperare”! È necessario perciò poter contare su una classe dirigente solerte e preparata nell’organizzare efficacemente la speranza, valorizzando la ricchezza di inventiva, la grande laboriosità, le capacità imprenditoriali, le risorse culturali di questa città, così da sottrarre ogni alimento alle forze disgregatrici del tessuto etico, sociale ed economico.

5. A questo storico compito di organizzazione della speranza umana la Chiesa di Napoli, nell’ambito delle sue competenze, è impegnata a dare la sua specifica collaborazione. Sono certo che, come nel passato, essa continuerà a essere fattivamente presente anche oggi accanto ai fedeli della città, specialmente ai più poveri ed emarginati, con l’apporto delle sue molteplici istituzioni.

Affido i buoni propositi di ciascuno alla Madonna del Carmine, protettrice della città. Maria, Madre della santa speranza, incoraggi e sostenga gli sforzi comuni, affinché Napoli ritrovi lo splendore dei suoi tempi migliori.

Con questi voti, tutti benedico di cuore.

Fin qui sono già arrivato una volta. Adesso mi aspetta un cammino ulteriore. Una volta, nel 1979, da qui sono partito per tornare a Roma. Questa volta invece da qui devo entrare in Napoli. Non so come entrare nella città che non si arrende. Spero che con l’aiuto di Dio e con la vostra collaborazione potremo continuare. Grazie per questa splendida accoglienza.

 

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