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VIAGGIO APOSTOLICO IN TANZANIA, BURUNDI, RWANDA E YAMOUSSOUKRO

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON I LAICI NELLA CATTEDRALE DI CRISTO RE

Gitega (Burundi) - Giovedì, 6 settembre 1990

 

Cari amici,

1. La vostra accoglienza, in questa Cattedrale di Cristo Re, di Gitega, mi ha profondamente colpito. Vi ringrazio per la vostra unione nella preghiera. Sono toccato dal ricordo che mi offrite, esso sarà per me un segno che ricorderà i vostri volti e le vostre voci. Grazie anche al vostro portavoce che vi ha appena presentati, per aver illustrato con brevi parole la ricchezza della vostra esperienza così come la serietà e la profondità delle vostre attese.

Nel salutarvi di cuore qui, ho ben presente tutto ciò che voi rappresentate nella storia quasi centenaria della Chiesa nel Burundi. L’evangelizzazione feconda di questa terra deve a voi una grandissima parte della sua notevole diffusione. Il coraggio e la generosità dei catechisti e dei consiglieri parrocchiali hanno consentito di edificare delle comunità vive, di far scoprire ad un popolo aperto per natura alla vita spirituale la bellezza del messaggio di Cristo, la ricchezza dei suoi doni, i forti legami che esso crea tra i membri del suo Corpo attraverso il battesimo e l’Eucaristia, attraverso la legge d’amore di Dio e del prossimo. I Movimenti d’azione cattolica e i Movimenti spirituali sono venuti ad arricchire, nel corso degli anni, l’apporto del laicato alla vita ecclesiale.

In un recente difficile periodo, il laicato del Burundi ha saputo dar prova di maturità e di senso di responsabilità perché le parrocchie e le comunità continuassero a vivere, ad annunciare il Vangelo, a preparare ai sacramenti e anche a suscitare delle vocazioni sacerdotali e religiose. Di tutto questo, rendo grazie a Dio con voi.

2. La vostra esperienza illustra quanto affermava il Concilio Vaticano II: “Ogni laico . . ., è il testimonio e insieme lo strumento vivo della missione della chiesa stessa “secondo la misura dei doni di Cristo” (Ef 4, 7)” (Lumen gentium, 33). Sì, testimoni del Vangelo, voi avete un ruolo diretto ed attivo nella missione della Chiesa, specialmente come animatori o membri delle comunità e dei movimenti. Voi svolgete anche questo ruolo nella vostra famiglia e nel vostro lavoro. Laici battezzati, voi condividete la vita quotidiana dei vostri fratelli e delle vostre sorelle Barundi. Spetta a voi per primi di santificare il mondo, di pervadere dello spirito del Vangelo le vostre diverse attività. E sapete quanto sia importante, e talvolta difficile, esercitare le proprie responsabilità nella società restando fedeli a Colui che ci dona il nome di cristiani.

Fra di voi, la maggior parte hanno una funzione nella propria comunità di Chiesa o in un Movimento. Voi collaborate strettamente con i Pastori, Vescovi e sacerdoti; ugualmente con i religiosi e le religiose. Le vocazioni sono diverse, ma tutte contribuiscono all’edificazione del Corpo di Cristo. Così, nell’incontrarmi con voi, è mia intenzione di incoraggiare voi responsabili, ma anche di rivolgere, attraverso di voi, i miei incoraggiamenti a tutti i fedeli laici che devono prendere coscienza della loro missione quotidiana di testimoni e di strumenti della missione della Chiesa.

3. Penso naturalmente alle famiglie, cellule di Chiesa. Le famiglie sono le prime “comunità di base”, dove l’amore umano, rivolto completamente verso il bene dell’altro, riflette l’amore di Dio. Nella famiglia, la vita è donata ed accolta: donata dai genitori ed al tempo stesso ricevuta da Dio Creatore. Ed è nella loro famiglia che i figli ricevono la loro educazione iniziale.

Siete un popolo in cui la gioventù, molto numerosa, si trova ad affrontare le incertezze di uno sviluppo ancora insufficiente e con l’evoluzione di modi di vita che comporta alcuni aspetti negativi. In questa situazione, la responsabilità della famiglia è più grande che mai. L’educazione dei figli, per i cristiani, fa parte dei doveri del matrimonio, essa dev’essere in armonia con i convincimenti di fede e con i principi di condotta di ogni laico cristiano. Indubbiamente la scuola e i movimenti giovanili hanno un ruolo essenziale da svolgere. Ma i figli hanno innanzitutto bisogno di ricevere dai loro genitori, attraverso la qualità della vita familiare, attraverso l’esempio degli adulti più vicini ad essi, una vera formazione della coscienza. Illuminati dalla fede vissuta e condivisa in seno alla famiglia, essi assimilano spontaneamente i valori indispensabili alla loro crescita: il rispetto di tutte le persone e dei beni, il senso della verità con cui non si deve transigere, l’apertura alla fratellanza, il piacere del lavoro e il desiderio di acquisire delle conoscenze, l’attitudine a partecipare in modo responsabile alla vita della comunità ecclesiale come a quella della comunità umana in genere, il desiderio di salvaguardare la terra affidata all’uomo dal Creatore.

L’istituzione scolastica e i diversi movimenti giovanili tendono anche a sviluppare queste qualità, ma i genitori non possono tralasciare la formazione iniziale dello spirito e del cuore. In particolare, la formazione di una sana padronanza dell’affettività e della vita sessuale si appoggia innanzitutto su quanto è stato trasmesso dai genitori. È per questo che rivolgo loro un pressante appello affinché prendano coscienza dell’influenza decisiva sui giovani, della loro stessa vita di coppia, della loro fedeltà nel rispettare i valori di cui abbiamo parlato.

E vorrei ancora aggiungere una riflessione: vi sono tra voi dei bambini orfani, altri che la loro famiglia non può educare in condizioni favorevoli. Famiglie e educatori cristiani, so che date prova nei loro confronti di una generosa solidarietà. Vi incoraggio vivamente in questo, poiché il Signore ama particolarmente questi piccoli e affida a voi il loro avvenire.

4. Ho appena ricordato l’unità del corpo ecclesiale a partire dalla diversità dei suoi membri e quella delle famiglie cristiane. Vorrei ora sottolineare la responsabilità dei laici cristiani, di tutte le condizioni e di tutte le generazioni, nel rafforzamento dell’unità della Nazione intera. Voi avete provato duramente le sofferenze provocate dal confronto fra gruppi rivali. Voi avete oggi la grande missione di consolidare la coesione di tutto il vostro popolo. Senza pretendere di possedere da soli le soluzioni, i membri della Chiesa devono, nel nome stesso di Cristo, praticare il perdono e fare tutto per la riconciliazione. L’eguale dignità di ogni uomo e di ogni donna è un principio fondamentale rispettato dai discepoli di Cristo che ha dato la vita per radunare nell’unità tutti gli uomini che Egli ama di uno stesso amore.

Fedeli laici, avete il dovere di promuovere la giustizia animata dall’amore fraterno, in maniera attiva e responsabile. Questo significa che ciascuno, secondo le sue possibilità, è chiamato a contribuire al bene comune. Ne ho già parlato ieri a Bujumbura, lo ricordo semplicemente a voi che avete una più specifica vocazione di animatori della comunità cristiana. Agire per sviluppare l’attività economica, per migliorare l’agricoltura, per creare dei posti di lavoro, tutto questo vi riguarda. E voi, uniti, dovete stare attenti a resistere alle tentazioni di contraddire nella vita quotidiana la concezione evangelica dell’uomo legata alla fede che proclamate.

E ricordatevi che il nostro Redentore ha voluto mostrarsi a noi nelle vesti del Buon Samaritano: non poteva lasciare sul ciglio della strada un fratello ferito e sofferente (cf. Lc 10, 30-37). La grande povertà e la malattia colpiscono molti dei vostri fratelli e sorelle. Custodite le nobili tradizioni di mutuo aiuto dei vostri antenati. Siatene i continuatori e traete ispirazione dalla misericordia che è la grande ricchezza del cuore di Dio, con la generosità che Gesù dimostrava alla Cananea (cf. Mt 15, 22-23), al centurione romano (cf. Mt 8, 5-13), ai lebbrosi senza curarsi della loro origine (cf. Lc 17, 11-19)! Riprenderò qui semplicemente la parola di San Paolo: “Il Signore poi vi faccia crescere e abbondare nell’amore vicendevole e verso tutti”! (1 Ts 3, 12).

5. Cari fratelli e sorelle laici della Chiesa nel Burundi, ho appena ricordato alcuni orientamenti essenziali per voi. Spetta a voi porli in opera concretamente, collaborando con fiducia con i vostri Pastori e fra voi, malgrado gli ostacoli pratici e la povertà dei mezzi a vostra disposizione. Le esigenze del Vangelo sono grandi, nella vita della Chiesa e nel mondo. I cristiani devono rispondere alle pressanti domande del nostro tempo. Potrete affrontarle fedelmente solo se perseguite la vostra formazione spirituale e se progredite nella vostra conoscenza della Parola di Dio. Questo era il senso del ciclo di catechesi e di riflessioni che, da un anno, ha preparato la mia visita pastorale. Continuate in questo senso. E nutrite la vostra fede con la preghiera e con la partecipazione attiva alla liturgia della Chiesa. In questo modo, il vostro apostolato si alimenterà alle sorgenti vive; i vostri dialoghi e i vostri gesti saranno animati dalla presenza di Gesù che è “la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). Continuerete a costruire la Chiesa su questa terra, in un incontro lucido fra il meglio della vostra cultura e la Rivelazione cristiana. Parteciperete al rinnovamento dell’evangelizzazione chiesto dai vostri Vescovi.

6. Battezzati, membri del Corpo di Cristo, assumete il ruolo che spetta a voi nei compiti della Chiesa e questo ruolo è grande nel futuro, così come lo è stato nel passato. Sarete, uniti ai Pastori e ai religiosi, i protagonisti del cammino sinodale che sarà ripreso e che vi porterà al centenario dell’evangelizzazione nel Burundi, all’alba del Terzo Millennio.

Inoltre, offrirete ai vostri Vescovi i frutti della vostra esperienza e delle vostre riflessioni per preparare l’Assemblea del Sinodo per l’Africa, in cui tutte le chiese particolari del vostro continente sono chiamate a tracciare le vie dell’evangelizzazione pienamente assunta dai figli e dalle figlie di questa terra.

In unione con i miei Fratelli nell’Episcopato, invoco su voi l’intercessione di Nostra Signora, cui la vostra Chiesa è consacrata e invoco su di voi l’abbondanza dei benefici e della Benedizione di Dio.

 

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