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VIAGGIO APOSTOLICO IN TANZANIA, BURUNDI, RWANDA E YAMOUSSOUKRO

CERIMONIA DI CONGEDO

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Aeroporto internazionale di Yamoussoukro (Costa d’Avorio)
Lunedì, 10 settembre 1990

 

Signor Presidente della Repubblica,
Signor Cardinale, cari Fratelli nell’episcopato,
Signore, Signori,

1. Mentre mi accingo a terminare la mia breve visita nella Costa d’Avorio, mi preme ringraziare Sua Eccellenza il Signor Presidente della Repubblica per la cortese accoglienza che mi ha riservato insieme ai suoi collaboratori. E voglio esprimere la mia gratitudine anche ai Pastori di questo Paese, il Signor Cardinale Bernard Yago, Monsignor Vital Yao e anche a tutti quelli che sono stati loro vicini per preparare questa giornata.

Sono stato molto colpito dalla dedizione, spesso discreta, delle autorità civili e dei diversi servizi che, con efficacia, hanno assicurato il buon svolgimento del mio soggiorno; ancora una volta vi ringrazio cordialmente.

2. Due avvenimenti hanno segnato questa giornata che rimarrà memorabile. Ho potuto celebrare la consacrazione di Nostra Signora della Pace, il grande santuario che lei, Signor Presidente della Repubblica, ha voluto come un segno della fede cristiana alla quale molte generazioni di vostri compatrioti hanno aderito e che viene condivisa da una parte della popolazione ivoriana. Ed è per me motivo di soddisfazione che sia eretta la Fondazione internazionale Nostra Signora della Pace che avrà per missione alcune opere caritative ed educative alle quali la Chiesa è sempre stata legata.

Questa fondazione testimonia la vitalità della Chiesa, stabilita nel vostro popolo grazie all’apostolato dei missionari venuti da fuori, e che ormai ha una storia realmente ivoriana. Adesso la Chiesa cattolica ha affondato le sue radici nella terra africana. Sono contento di dire in questa sede che la Chiesa universale beneficia dell’apporto specifico delle giovani Chiese particolari presenti in tutte le regioni del mondo.

L’altro avvenimento di questa giornata è la prima riunione preparatoria, tenutasi in questo stesso continente, in vista dell’Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi. È per me una gioia avervi potuto partecipare, poiché la riflessione che si svilupperà adesso in tutte le Chiese particolari del continente è un motivo reale di speranza per il futuro.

3. Durante questa nuova visita nella Costa d’Avorio, non ho potuto visitare molti luoghi dove avrei desiderato incontrare il vostro popolo. Per questo vorrei esprimere a tutti gli ivoriani la mia simpatia e la mia stima. Formulo per ognuno di loro, per ogni famiglia, per ogni comunità dei fervidi auguri.

Le difficoltà che attualmente affliggono il vostro intero continente mi sono ben note. La crisi economica ostacola lo sviluppo per il quale sono già stati fatti tanti sforzi; essa provoca troppe inquietudini e sofferenze. La Chiesa, senza avere una diretta competenza in questo campo, non può però rimanere indifferente. Non solo essa non smette di richiamare l’attenzione sui risvolti profondamente umani dei problemi posti dallo sviluppo, ma impegna i suoi membri a prendere parte attiva a tutto quello che contribuisce a favorire il benessere e, occorre dirlo, la dignità degli uomini e delle donne nell’insieme della famiglia umana.

A questo proposito, vorrei ricordare qui, il grave problema dei rifugiati, dei profughi, sul quale mi sono già espresso all’inizio di questo viaggio; penso con dolorosa preoccupazione al numero dei rifugiati accolti nel territorio della Costa d’Avorio e in altri Paesi vicini in seguito a circostanze tragiche. Spero che la solidarietà internazionale aiuterà il vostro Paese ad assisterli il meglio possibile.

In occasione di questo viaggio ho voluto rinnovare, ancora una volta, il mio appello alla comunità internazionale, affinché la solidarietà dei popoli si eserciti generosamente verso le Nazioni meno favorite. Spero che questo appello incontrerà sempre più la comprensione e susciterà le iniziative e gli impegni resi necessari dalla semplice giustizia che è unica nel mondo intero.

Auguro a tutti gli abitanti di questo Paese, di poter proseguire attivamente la valorizzazione delle loro ricchezze, non solo quelle che produce il suolo, ma anche le insostituibili ricchezze delle persone, con le loro preziose tradizioni, il loro potenziale d’intelligenza e di qualità personali che bisogna sviluppare. Di tutto cuore auguro agli ivoriani di procedere nella concordia e nel reciproco rispetto verso la costruzione di una società sempre più armoniosa, dove nessuno sia abbandonato. Questo augurio si rivolge particolarmente alle classi dirigenti: i loro compatrioti contano sulle loro competenze, esercitate in uno spirito di servizio disinteressato a favore dell’insieme della comunità. I miei auguri sono rivolti anche ai giovani, nella speranza che la loro formazione li condurrà a professioni qualificate nei diversi campi utili alla vita del Paese.

Auguro a tutti che i valori morali, elemento fondamentale del patrimonio ancestrale unito a ciò che ispira lo spirito del Vangelo, rimangano la solida base dei loro impegni per il bene comune.

4. Vorrei esprimere ora il mio cordiale affetto a tutti i membri della Chiesa cattolica in Costa d’Avorio. Rivolgo questo saluto a ciascun Pastore, ai sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, animatori dei diversi movimenti. Penso a tutte le vostre comunità di battezzati, quelle delle città e quelle dei villaggi: tengo a dire loro che apprezzo la loro fedeltà al Vangelo da essi accolto; in ogni comunità, per quanto umile essa sia, i battezzati costituiscono il Popolo di Dio, il vero santuario che ha come pietra angolare il Cristo stesso, come ho detto questa mattina.

Cari fratelli e sorelle cattolici, io vi incoraggio a lavorare per il bene di tutti gli uomini e di tutte le donne di questo Paese, applicando l’insegnamento sociale della Chiesa, in un dialogo aperto a tutti, consapevoli della parte di responsabilità che spetta a ciascuno nel posto in cui si trova, nello spirito fraterno che Cristo ci chiede di vivere.

I miei auguri sono rivolti a tutte le vostre famiglie, il cui ruolo è fondamentale nel tessuto sociale con la loro stabilità, il loro senso di solidarietà elargita al di là della famiglia propriamente detta, con la loro missione di primi educatori che trasmettono ai giovani i valori morali e spirituali.

Il mio pensiero si rivolge pure a tutti coloro che, tra voi, si offrono per recare sollievo e conforto ai loro fratelli e sorelle provati dalla malattia e dalla sofferenza. Voi rispondete a un’essenziale esigenza evangelica, perché il Signore stesso riconosce i malati e i poveri come i privilegiati del suo amore.

5. Vorrei rivolgere anche un saluto cordiale agli ivoriani che appartengono ad altre confessioni cristiane o ad altre tradizioni religiose. Li ringrazio per la loro simpatica accoglienza. Auguro che essi incontrino tra i cattolici dei veri fratelli, che continuino con essi un dialogo sincero e ispirato da mutuo rispetto, perché l’intesa amichevole e la mutua conoscenza favoriscono una collaborazione positiva nei numerosi compiti che richiedono la generosità di tutti.

6. Signor Presidente, congedandomi dal suo Paese, vorrei ringraziarla ancora di essere stato mio ospite in Costa d’Avorio.

Lei ha desiderato che la Basilica di Yamoussoukro fosse dedicata a Nostra Signora della Pace. La pietà cristiana, in effetti, invoca spesso la Vergine Maria come la Regina della Pace. Perciò, mi permetta di dirle che apprezzo in modo particolare la sua scelta. Ed auspico che l’intercessione della Regina della Pace renda fruttuosi gli sforzi di tutti coloro che lavorano per regolare in modo pacifico i conflitti che ancora lacerano certe regioni di questo continente. La Vergine Maria, onorata in questo santuario, illumini e ispiri la vita di tutti gli Africani!

Al termine del mio settimo viaggio in Africa, è con fervore che formulo auguri per lo sviluppo dei popoli di questa terra prediletta. Imploro la benevola protezione di Nostra Signora verso i figli e le figlie dell’Africa. Auspico su tutti la Benedizione di Dio.

 

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