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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI PRESULI DELLA CONFERENZA
EPISCOPALE SVIZZERA

Lunedì, 29 aprile 1991

 

Cari fratelli nell’Episcopato!

1. Il Concilio Vaticano II ci attesta “che i vescovi per divina istituzione sono succeduti al posto degli Apostoli, quali pastori della Chiesa, e che chi li ascolta, ascolta Cristo, chi li disprezza, disprezza Cristo e Colui che ha mandato Cristo (cf. Lc 10, 16). Nella persona, quindi, dei vescovi, ai quali assistono i sacerdoti, è presente in mezzo ai credenti il Signore Gesù Cristo, Pontefice Sommo. Sedendo, infatti, alla destra di Dio Padre non cessa di essere presente alla comunità dei suoi pontefici, ma in primo luogo per mezzo dell’eccelso loro ministero predica la parola di Dio a tutte le genti e continuamente amministra ai credenti i sacramenti della fede; per mezzo del loro ufficio paterno (cf. 1 Cor 4, 15) nuove membra incorpora, con la rigenerazione soprannaturale al suo Corpo; e, infine, con la loro sapienza e prudenza, dirige e ordina il popolo del Nuovo Testamento nella sua peregrinazione verso l’eterna beatitudine. Questi pastori, eletti a pascere il gregge del Signore, sono ministri di Cristo e amministratori dei misteri di Dio (cf. 1 Cor 4, 1), ai quali è stata affidata la testimonianza del Vangelo della grazia di Dio (cf. Rm 15, 16; At 20, 24) e il glorioso ministero dello Spirito e della giustizia (cf. 2 Cor 3, 8-9)” (Lumen gentium, 20-21).

2. Con queste parole del Concilio saluto tutti voi qui riuniti. Insieme con i rappresentanti della Curia Romana che mi aiutano nel servizio a tutte le Chiese - un servizio che è la ragion d’essere del “ministerium petrinum” - do il cordiale benvenuto a voi Pastori della Chiesa che è in terra svizzera. In questo modo desidero rispondere alla lettera che ha indirizzato a me il Presidente della vostra Conferenza Episcopale, esprimendo la vostra disponibilità per questo incontro che si svolge sotto il segno della collegialità episcopale, e che trova il suo grande punto di riferimento nel Concilio Vaticano II, il quale ha dato al mondo la più autorevole sintesi organica dell’insegnamento della Chiesa in questo secolo.

Il mio invito a questa riunione è rivolto, quindi, proprio nel nome del mio ministero petrino, che mira a sostenere e confermare nella fede tutti i fratelli Vescovi del mondo; esso è pure rivolto nel nome del Vaticano II che propone quello che si deve osservare nella Chiesa universale e nella Chiesa locale per essere fedeli al disegno rivelato di Cristo per la sua Chiesa.

Questo nostro incontro costituisce, in certo modo, la continuazione degli incontri precedenti, dove ci siamo trovati riuniti insieme:
- per la visita “ad limina Apostolorum” nel luglio 1982;
- per la mia visita in Svizzera nel giugno 1984;
- e, in modo particolare, per l’incontro simile a questo, avuto nel marzo 1987 qui a Roma.

Ogni nostro incontro verteva sulla nostra comune responsabilità di pastori. In uno spirito fraterno ci siamo più volte radunati per consolidare l’unità fra la Chiesa universale e la Chiesa in Svizzera, e per aiutare le comunità locali a corrispondere sempre meglio alla loro vocazione di vivere il mistero di Cristo, morto e risuscitato, e di portare il Vangelo ad ogni livello della società.

Come successore di Pietro sento l’obbligo di ripetere spesso alle comunità ecclesiali, sparse nel mondo, quello che ho detto durante l’Eucaristia che ho celebrato a Lugano: “. . .dove una comunità è riunita col suo Vescovo, nella fede e nella fedeltà al Signore Risorto, è veramente realizzata la Chiesa. Ma la realtà del Corpo mistico di Cristo non si esaurisce in essa. La Chiesa particolare non può, quindi, rimanere sola, non può vivere una fraternità soltanto a livello locale, ma deve realizzare la comunione anche con le altre Chiese. Non può esistere una Chiesa locale che non alimenti una sincera e profonda comunione con la Sede di Pietro” (Giovanni Paolo II, Omelia a Lugano, 12 giugno 1984: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, VII, 1 (1984) 1680).

3. Il programma dei nostri lavori in questi giorni 29 e 30 aprile 1991 è racchiuso in alcuni punti che presentano i temi di cui i partecipanti hanno già preso conoscenza.

Tutti questi punti corrispondono a fondamentali necessità della Chiesa nelle vostre diocesi. Su ciascuno di essi si prevede una relazione da parte della Santa Sede e dell’Episcopato svizzero e, in seguito, una discussione da parte di tutti i presenti.

I risultati dei nostri lavori saranno pubblicati in modo che tutti noi ne saremo corresponsabili.

Come ho già espresso nella mia lettera al Presidente della vostra Conferenza Episcopale: “Questo incontro permetterà senza dubbio, mediante scambi fraterni, di discernere meglio gli appelli che Dio rivolge ai Pastori ai quali è affidata l’evangelizzazione della Svizzera. In unione con il Vescovo di Roma, il quale “essendo stato costituito Pastore di tutti i fedeli, per promuovere sia il bene comune della Chiesa universale, sia il bene delle singole Chiese” (Christus Dominus, 2), partecipa al vostro compito apostolico, voi vi sforzate di condividere sempre più con i fedeli a voi affidati le ricchezze del Cristo vivente, pane di vita di cui essi hanno fame” (Giovanni Paolo II, Lettera del 28 febbraio 1991).

La nostra attenzione sarà concentrata sulle esigenze concrete della parola di Cristo per tutto quanto concerne l’unità della sua Chiesa e l’efficace proclamazione del suo Vangelo. Certo, saremo consci del nostro ministero apostolico di “predicare Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio” (1 Cor 1, 24) e di essere autentici testimoni di Colui che è stato sempre, e più che mai rimane nel mondo di oggi, nel suo amore, nella sua mitezza e nella sua obbedienza perfetta alla volontà del Padre, quel profetico “segno di contraddizione, perché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2, 34-35).

4. All’inizio ho ricordato il testo conciliare che parla di una particolare presenza di Cristo Signore nelle persone dei Vescovi della Chiesa. Rendendoci conto di questa presenza, cerchiamo di rimanere in lui - in Cristo Gesù. Lasciamolo agire in noi con la luce e con la potenza dello Spirito Santo, che egli ha effuso in noi, costituendoci così servi del Vangelo e pastori del popolo di Dio.

Cristo ci ha detto: “Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18, 20). La sua presenza ci consente di servire insieme la Chiesa nello spirito dell’unione collegiale alla quale il Concilio Vaticano II dedica tanta attenzione. Come “i singoli Vescovi rappresentano la propria Chiesa”, così “tutti insieme col Papa rappresentano tutta la Chiesa in un vincolo di pace, di amore e di unità” (Lumen gentium, 23).

Anche per questo motivo non possiamo prescindere dal punto di vista della Chiesa universale anche se l’oggetto immediato dei nostri lavori è la Chiesa in terra svizzera - tutte le Chiese locali che appartengono alla Chiesa una, santa, cattolica e apostolica.

Cari confratelli, le sfide al nostro ministero apostolico e gli ostacoli al Vangelo sono molti, ma in tutto siamo fortemente sorretti dalla potenza di Cristo Risorto, che agisce in noi mediante il suo Spirito.

Come gli Apostoli siamo veramente capaci, qualora rimaniamo collegialmente uniti, di rendere testimonianza con grande forza a Colui che è vivo nella sua Chiesa (cf. At 4, 33).

Uniti collegialmente noi ascolteremo, particolarmente tramite l’insegnamento del Concilio Vaticano II “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” (Ap 2, 7), le Chiese sia in Svizzera sia in tutto il mondo.

È, quindi, l’ora di andare avanti, insieme, con grande fiducia, per affrontare sempre più efficacemente l’immenso compito dell’evangelizzazione in Svizzera e per adempiere sempre più fedelmente tutti gli impegni del nostro ministero pastorale.

Il Cristo Risorto è in mezzo a noi, e noi siamo uniti “con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui” (At 1, 14). Questa è la Chiesa di oggi, di domani e di sempre - la Chiesa apostolica, la Chiesa del Verbo Incarnato, la Chiesa di Dio.

 

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