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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI MEMBRI DEL CONSIGLIO E DELLA GIUNTA
DELLA PROVINCIA DI ROMA

Sabato, 9 febbraio 1991

 

Signor Presidente,
Egregi Signori!

1. L’incontro con i Rappresentanti della Provincia di Roma, all’inizio del nuovo Anno, è sempre una lieta occasione per un proficuo scambio di idee e di propositi e uno stimolo a inserirli nel contesto della situazione concreta.

Vi ringrazio, quindi, vivamente per questa visita, che, oltre al rinnovato gesto di omaggio, assume significati nuovi in relazione al particolare momento storico che stiamo vivendo, non senza trepidazione per l’avvenire. Voglia il Signore accogliere le nostre preghiere perché abbiano subito fine i tempi della distruzione, della perdita di tante vite umane e darci un periodo di lunga pace.

Ringrazio di cuore il Signor Presidente della Provincia per le parole così calorose a me rivolte. E porgo il mio sincero e affettuoso saluto a ciascuno di voi.

2. Il mio primo pensiero vuol essere d’incoraggiamento a continuare con fiducioso impegno la vostra attività, spesso poco conosciuta dal vasto pubblico, ma meritevole di encomio per la quotidiana dedizione che essa richiede. La Provincia, quale Ente intermedio tra il Comune e la Regione, ha una sua specifica e feconda funzione di ponte, che, per la Provincia di Roma, è del tutto particolare. Entro la fascia dell’Amministrazione della Provincia si trovano, inoltre, numerose istituzioni cattoliche, che svolgono le loro attività a dimensione nazionale e mondiale.

Vi ringrazio per quanto, come Amministratori provinciali, avete finora fatto e per quanto avete in animo di fare per l’avvenire, mentre vi assicuro che la collaborazione da voi offerta alle istituzioni della Chiesa sarà largamente contraccambiata a beneficio della popolazione residente, soprattutto sul piano sociale, educativo e morale.

3. Oggi da vari settori del Paese si levano voci sempre più insistenti rivolte a deplorare aspetti e tendenze di quello che appare essere il decadimento nella gestione della cosa pubblica. Tali reazioni ad un fenomeno spesse volte reale -anche se non generalizzabile -sono da una parte il segno di un convincimento diffuso che l’Amministrazione ai suoi vari livelli è e deve essere un servizio a favore della comunità; dall’altra parte sottolineano la verità sempre più evidente che il rinnovamento morale della vita pubblica è soprattutto il risultato del rinnovamento personale. In altre parole, alla socialità dei diritti deve corrispondere la socialità dei doveri.

Auspico, a questo proposito, che l’Amministrazione Provinciale di Roma preceda tutte le altre su questa strada, in maniera esemplare.

4. Un secondo pensiero su cui desidero riflettere è il quadro della realtà sociale della Provincia romana.

Il fenomeno dell’emarginazione, reso ancor più grave nei tempi recenti dall’afflusso degli immigrati dai Paesi in via di sviluppo, trae con sé una serie di altri problemi non sempre chiaramente definibili.

In pari tempo il complesso delle questioni inerenti all’istituto della famiglia diventa, oggi, sempre più grave ed urgente. La società consumistica, nonostante i suoi progressi economici e tecnologici, è organizzata talora in maniera da mettere in crisi la vita delle famiglie e da rendere problematica e difficile la formazione delle nuove famiglie.

Il problema della famiglia chiama direttamente in causa quello della casa, che è senza alcun dubbio uno dei servizi essenziali per lo sviluppo di una società a misura umana.

Mettere la famiglia in condizione di vivere la propria vita in ambiente adatto deve essere una delle preoccupazioni primarie di qualsiasi amministrazione.

Altre questioni strettamente collegate sono quella dei giovani, specie dei minori, quella del lavoro e quella della sanità.

Sono problemi che una singola amministrazione locale non può evidentemente affrontare da sola, e la cui soluzione va trovata con azione tempestiva e convergente da parte di tutti gli enti preposti alla conduzione della cosa pubblica, in cordiale collaborazione con le energie sane del tessuto sociale ed in particolare -mi sia consentito di richiamarlo -con le iniziative che promanano dalla comunità cristiana.

oi, Amministratori a livello intermedio avete la possibilità di svolgere un’azione non solo di necessario raccordo, ma anche di stimolo costante verso l’una o l’altra direzione, in maniera da facilitare il cammino, tenendo insieme presenti la tempestività dell’azione e la globalità della prospettiva.

In questa opera di largo respiro vi sarà di prezioso aiuto il riferimento costante ad una autentica concezione dell’uomo, per la quale la persona umana non venga mai ridotta a “una particella della natura o un elemento anonimo della città umana” (Gaudium et Spes, 14). È questa la premessa di ogni genuino sviluppo della cultura, ma anche di un’arte di governo che sappia promuovere il bene integrale di una comunità di persone.

Apprezzando altamente il vostro impegno di pubblici amministratori, la Chiesa è lieta di mettere a vostra disposizione quanto essa, con la luce di Dio, ha potuto maturare di questa genuina e piena concezione della persona, affinché possiate avvalervene nelle vostre consultazioni e deliberazioni, favorendo così anche la crescita civile e culturale della nostra diletta Provincia di Roma.

Il mio augurio è che ciascuno di voi possa operare con impegno, con generosità, con spirito di servizio.

E con tale auspicio rinnovo a tutti il mio benedicente saluto.

 

© Copyright 1991 - Libreria Editrice Vaticana

 



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