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MESSAGGI DI GIOVANNI PAOLO II
A SUA ECCELLENZA SADDAM HUSSEIN
PRESIDENTE DELL'IRAQ
E A SUA ECCELLENZA GEORGE BUSH
PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI D'AMERICA

 

A Sua Eccellenza Saddam Hussein,
Presidente dell’Iraq

Sono profondamente preoccupato per le tragiche conseguenze che la situazione nella regione del Golfo potrebbe portare, e sento il pressante dovere di rivolgermi a lei per ripetere quanto, interpretando i sentimenti di milioni di persone, ho già avuto occasione di dire nei giorni e nei mesi scorsi.

Nessun problema internazionale può essere adeguatamente e degnamente risolto col ricorso alle armi, e l’esperienza insegna a tutta l’umanità che la guerra. oltre a causare molte vittime, crea situazioni di grave ingiustizia che, a loro volta, costituiscono una forte tentazione di ulteriore ricorso alla violenza.

Tutti noi possiamo immaginare le tragiche conseguenze che un conflitto armato nella regione del Golfo avrebbe per migliaia di suoi concittadini, per il suo paese e per tutta l’area, se non per il mondo intero.

Spero sinceramente e imploro sentitamente Dio Misericordioso affinché tutte le parti interessate sappiano ancora trovare, in un franco e fruttuoso dialogo, il cammino per evitare una tale catastrofe. Questo cammino può essere percorso soltanto se ciascuno si sente spinto da un autentico desiderio di pace e giustizia.

Confido che anche lei, signor Presidente, vorrà prendere le decisioni più opportune e compiere gesti coraggiosi che possano essere l’inizio di un vero percorso di pace. Come ho detto pubblicamente domenica scorsa, una dimostrazione di disponibilità da parte sua non mancherà di farle onore dinanzi al suo amato paese, alla regione e a tutto il mondo. In queste drammatiche ore prego affinché Dio la illumini e le conceda la forza di fare un gesto generoso che eviti la guerra: sarebbe un grande passo dinanzi alla storia, perché segnerebbe una vittoria della giustizia internazionale e il trionfo di quella pace a cui aspirano tutti gli uomini di buona volontà.

Dal Vaticano, 15 gennaio 1991.

IOANNES PAULUS PP. II

 

***

A Sua Eccellenza Il signor George Bush,
Presidente degli Stati Uniti d’America

Sento il pressante dovere di rivolgermi a lei, nella sua qualità di Capo di Stato del paese maggiormente impegnato, in uomini e mezzi, nell’operazione militare in corso nella regione del Golfo.

Nei giorni scorsi, interpretando i sentimenti e le preoccupazioni di milioni di persone, ho sottolineato le tragiche conseguenze che potrebbe avere una guerra in quell’area. Desidero adesso ripetere la mia ferma convinzione che è molto difficile che la guerra porti un’adeguata soluzione ai problemi internazionali e che, anche se una situazione ingiusta potesse essere momentaneamente risolta, le conseguenze che con ogni probabilità deriverebbero dalla guerra sarebbero devastanti e tragiche.

Non possiamo illuderci che l’impiego delle armi, e soprattutto degli armamenti altamente sofisticati di oggi, non provochi, oltre alla sofferenza e alla distruzione, nuove e forse peggiori ingiustizie.
Signor Presidente, sono certo che, insieme ai suoi collaboratori, anche lei ha chiaramente valutato tutti questi fattori, e non risparmierà ulteriori sforzi per evitare decisioni che sarebbero irreversibili e porterebbero sofferenze a migliaia di famiglie di suoi concittadini e a tante popolazioni del Medio Oriente.

In queste ultime ore che ci separano dalla scadenza stabilita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, spero veramente, e mi rivolgo con viva fede al Signore, affinché la pace possa ancora essere salvata. Spero che, con un estremo sforzo di dialogo, la sovranità possa essere restituita al popolo del Kuwait e che l’ordine internazionale, che è la base per una coesistenza tra i popoli veramente degna dell’umanità, possa essere ristabilito nell’area del Golfo e in tutto il Medio Oriente.

Invoco su di lei abbondanti benedizioni divine e in questo momento di grave responsabilità di fronte al suo paese e di fronte alla storia, prego soprattutto perché Dio la illumini per prendere decisioni che siano veramente per il bene dei suoi concittadini e di tutta la comunità internazionale.

Dal Vaticano, 15 gennaio 1991.

IOANNES PAULUS PP. II

 

   



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