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VISITA ALLA PARROCCHIA DI GESÙ DI NAZARETH

DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II

Domenica, 15 marzo 1992

 

Ai bambini della parrocchia di Gesù di Nazaret

Il Papa e la città, il Papa e la sua diocesi: il rapporto preferenziale continua. Nella parrocchia dedicata a “Gesù di Nazareth” visitata nella mattinata odierna, seconda di Quaresima, sono in tanti a stringersi attorno a Giovanni Paolo II. Dopo aver salutato tutti, dai bambini e dalla bambine dell’asilo fino agli adulti, ai genitori, ai catechisti e agli insegnanti, il Santo Padre si sofferma a spiegare la frase del canto con il quale è stato accolto: “La festa siamo noi”.

Il Papa si è complimentato con il piccolo Davide con queste parole: “Il vostro collega ha fatto un bel discorso. Potrebbe essere, non so, onorevole. Ma, i bambini non fanno ancora le elezioni, non hanno un proprio parlamento, ma lo hanno a modo loro...”.

Dopo aver salutato tutti, dai bambini e dalla bambine dell’asilo fino agli adulti, ai genitori, ai catechisti e agli insegnanti, il Santo Padre si è soffermato a spiegare la frase del canto con il quale è stato accolto: “la festa siamo noi”. “Questo è vero - ha detto subito il Santo Padre - la festa siete voi, grazie a ciò che siete come ragazzi, ragazze, giovani. La festa è in voi. La festa di ogni famiglia di questa comunità parrocchiale di Roma. La festa è manifestazione della vita, della dignità dell’uomo e poi, la festa della speranza, perché i giovani, i bambini ci indicano il futuro, che speriamo migliore, sempre migliore. Si deve sempre migliorare la vita umana e speriamo che voi lo potrete fare meglio di noi. Ma, d’altra parte, quando voi cantate: “la festa siamo noi” e aggiungete “l’Alleluia” allora dobbiamo comprendere che noi ci prepariamo a quella festa centrale che chiamiamo la “Pasqua del Signore nostro Gesù Cristo”. Questa è la festa del “Giorno che ha fatto il Signore”, giorno in cui egli ha manifestato la potenza della vita che viene da lui, la vita che supera la morte e anche la morte dello spirito che è il peccato. Questa “festa delle feste” è la risurrezione del Signore e a questa festa noi ci prepariamo attraverso il cammino liturgico quaresimale”.

Dopo aver ricordato la sublimità della Quaresima, il Santo Padre si è soffermato sul mistero della Trasfigurazione di Gesù riproposto dal Vangelo di Luca. “Prima di essere torturato e crocifisso Gesù dà ai suoi apostoli una testimonianza soprannaturale che viene da suo Padre. Gli Apostoli dovevano essere preparati attraverso la Trasfigurazione di Gesù verso i giorni della passione di Gesù quando lo vedranno umiliato, flagellato, crocifisso, distrutto corporalmente. Questa è l’ora della grande prova. Prepariamoci tutti insieme alla celebrazione della Pasqua e alla celebrazione della Liturgia di questa Domenica. Vi ringrazio poi per quanto avete assicurato al Papa. Avete assicurato soprattutto con occhi aperti, e con cuore aperto la spontanea preghiera per il Papa. Pregate per me sempre fin quando il Signore mi permetterà ancora di servire la sua Chiesa come Vescovo di Roma.

 “Gioisco profondamente perché la vostra parrocchia fa parte della Chiesa di Roma, della universalità di questa Chiesa. Auguro a voi bambini di crescere nella consapevolezza di essere cittadini e cristiani della Chiesa di Roma”. 

Al Consiglio Pastorale

Subito dopo la celebrazione della Santa Messa, il Santo Padre incontra i membri del Consiglio pastorale, ai quali rivolge il seguente discorso.

Vi ringrazio per questo simbolo che parla tanto. Simbolo che riproduce quello che Gesù ha detto e ha affidato a Pietro. Pietro è venuto fin qui, a Roma. Egli ha fondato la Chiesa di Roma. A questa Chiesa appartengono anche i suoi successori che servono come lui la Chiesa di Roma e la Chiesa universale. Ringrazio voi tutti per la vostra collaborazione nell’apostolato di questa parrocchia. Le collaborazioni sono diverse come diverse sono le associazioni, i movimenti. Ma la collaborazione deve essere anche congiunta, come quella del Consiglio pastorale.

La vostra parrocchia porta il bellissimo titolo di “Gesù di Nazaret”. Che cosa dice questo titolo? Dice Nazaret, dice Famiglia di Nazaret, dice lavoro in questa famiglia ma, soprattutto, dice Gesù dentro la famiglia umana, Gesù Figlio di Dio. Che cosa posso augurare a voi? Vi auguro di avere sempre Gesù nella vostra famiglia. Auguro questo a tutte le famiglie della parrocchia: avere Gesù dentro ogni famiglia.

A voi, carissimi membri del Consiglio pastorale auguro che Gesù sia sempre dentro il vostro Consiglio, dentro la vostra Comunità e, attraverso voi, i vostri consigli, i vostri problemi, il vostro apostolato, sia sempre più presente in questa Nazaret che è la vostra parrocchia.

Ai giovani della parrocchia di Gesù di Nazaret

Molto suggestivo è anche l’incontro del Papa con i numerosi giovani impegnati nelle varie attività della parrocchia e del quartiere. Il Santo Padre li saluta con queste parole.

Vi ringrazio per il messaggio molto ricco. Ma, prima di tutto vorrei farvi una domanda: “Cosa si cantava nella casa di Gesù di Nazaret?”. Noi non lo sappiamo. Ma oggi, certamente, nella parrocchia di Gesù di Nazaret si è cantato.

Si è cantato, e si è cantato molto bene. E questo è già una risposta. I giovani hanno cantato e questo è connaturale al loro spirito, alla loro giovinezza di cantare, di esprimere a voce i loro spiriti, i loro cuori. Il canto è un piccolo mistero non soprannaturale, ma, mistero umano. Il canto esprime lo spirito umano nel senso che il canto cerca il bello, il vero, il buono. Con il canto si cerca tutto quello che fa elevare la nostra personalità umana. Il canto è prezioso nella Chiesa; è un “sursum corda”.

Nel vostro messaggio sottoscritto, firmato da alcuni giovani, vedo un segno credibile, tangibile di questo (“sursum corda”), di questa disponibilità di vivere non solamente dentro se stessi o per se stessi, ma di vivere per gli altri, per la comunità, per la Chiesa.

In questo Gesù ci ha dato l’esempio più perfetto. Egli è l’uomo per gli altri. Alcuni definiscono Gesù così. Non è una definizione sufficiente. Ma è una definizione anche vera.

Vedo in questa vostra dichiarazione l’espressione della vostra maturità giovanile. Avete chiesto al Papa che vi indichi gli impegni. Posso indicarvi gli impegni piuttosto in modo globale, non in modo particolare. Fate tutto ciò che serve al “sursum corda”: elevare i cuori delle persone povere, abbattute e depresse. Bisogna elevare i loro cuori. Già si vede qui un campo grande di lavoro e la vostra buona volontà può trovare qui applicazione. Poi fate anche quanto serve a illuminare i nostri intelletti, la nostra mente e la mente degli altri. Per servire gli altri bisogna illuminare in primo luogo se stessi. È un apostolato questo. È un’opera di amore trasmettere la verità agli altri. Allora il bene, il vero e il bello devono irradiarsi. Bisogna rendere la vita più bella nel senso più profondo della parola. Tutto questo è dietro i tre termini: bello, vero, buono. È questo il campo per la vostra applicazione concreta. Affidatevi poi a voi stessi, al vostro giovane vice parroco per l’applicazione concreta. È anche lui un giovane tra voi giovani. Cercate con lui le possibili applicazioni per voi e per la vostra comunità.

Devo ora prendere congedo da questa Nazaret per fare ritorno in Vaticano per la recita dell’Angelus.

Grazie, avete cantato molto bene.

Al mondo del lavoro della parrocchia di Gesù di Nazaret

Durante la visita pastorale il Santo Padre incontra la delegazione dell’area tiburtina. Il Cardinale Camillo Ruini presenta al Papa il gruppo ed i problemi che le varie aziende presentano in questo momento di crisi. Giovanni Paolo II rivolge quindi agli industriali, ai sindacalisti e agli operai presenti queste parole.

Il problema è concreto. Vi ringrazio per questo incontro anche perché attraverso questo incontro vedo l’Italia, vedo l’Europa. Tutti questi problemi appartengono al programma europeo, alla Comunità Europea. Questa Europa, dall’Atlantico agli Urali, deve affrontare questi problemi che sono reali a ovest come ad est. Dentro questi problemi c’è, però, sempre l’uomo, la persona umana, la famiglia. Questo deve rimanere il criterio fondamentale di ogni soluzione. Cento anni fa, Leone XIII lo ha espresso e sottolineato nella sua Enciclica, la prima Enciclica sociale, Rerum novarum. Qualche progresso si è fatto ma vi sono ancora tanti progressi da fare.

Auguro a voi, alle vostre famiglie, alla vostra comunità di lavoro di accelerare questo progresso per il bene comune.

 

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