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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI EUROPEI ORDINATI NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI

Giovedì, 17 settembre 1992

 

Venerati fratelli nell’Episcopato!

1. Sono particolarmente lieto di accogliere, nelle vostre persone, i Pastori che Cristo, in un’ora assai significativa per l’Europa, ha scelto quali suoi ministri a servizio delle Chiese che sono nel continente, e ringrazio il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e la Congregazione per i Vescovi, che hanno organizzato questo incontro. A voi porgo il mio cordiale benvenuto e mi rallegro che durante la sosta in Roma, accanto alle tombe degli Apostoli Pietro e Paolo, vi sia dato di incontrare anche alcuni Cardinali responsabili di Dicasteri della Curia Romana o direttamente impegnati nella pastorale diocesana. Siete convenuti a Roma, cari fratelli, per riflettere sul vostro ministero episcopale, per scambiarvi le rispettive esperienze e, in special modo, per intensificare la vostra collaborazione in ordine all’evangelizzazione del Continente europeo.

2. Uno speciale legame tra i Pastori crea, infatti, il servizio alla parola di Dio. Non spetta forse al Vescovo il compito di proclamare la Parola là dove è mandato? Voi siete stati inviati nelle regioni d’Europa. Vostro compito è, dunque, di offrire alle popolazioni del vecchio Continente, nelle presenti circostanze storiche e culturali, un rinnovato annuncio del Vangelo, e con esso tutta la potenza liberatrice di Colui che è il Verbo di Dio. Nella fondamentale missione di evangelizzare c’è un momento particolarmente significativo: quello della catechesi. Essa ha costituito l’oggetto di un Sinodo dei Vescovi, nel 1977, e della successiva Esortazione apostolica Catechesi tradendae, che ho pubblicato nell’ottobre del 1979. Il contenuto della catechesi è il contenuto stesso dell’evangelizzazione (cf. Catechesi tradendae, 26). “La specificità della catechesi, distinta dal primo annuncio del Vangelo, che ha suscitato la conversione, tende al duplice obiettivo di far maturare la fede iniziale e di educare il vero discepolo di Cristo mediante una conoscenza più approfondita e più sistematica della persona e del messaggio del nostro Signore Gesù Cristo” (Ivi, 19). Questa “più approfondita e più sistematica conoscenza della persona e del messaggio di Cristo” costituisce una immensa sfida pastorale per la Chiesa, oggi, in Europa. Nel suo servizio al Vangelo, la Chiesa vuole certo essere ministra di pace, instancabile paladina dei diritti umani e promotrice dell’autentico sviluppo. Poiché tuttavia “non di solo pane vivrà l’uomo” (Lc 4, 4), essa non può non trovare la sua gioia più grande nel portare al mondo tutto il mistero di Cristo, Verbo di Dio fattosi carne (cf. Gv 1, 14) per redimere l’uomo dai suoi peccati e ricondurlo all’amicizia col Padre.

3. La grande importanza della catechesi è collegata con la sua finalità primaria: quella di mettere la persona “non solo in contatto, ma in comunione, in intimità con Gesù Cristo: egli solo può condurre all’amore del Padre nello Spirito e può farci partecipare alla vita della Santa Trinità” (Ivi, 5). Il cristiano ha bisogno della catechesi per crescere nella conoscenza del mistero del Dio vivente. Essa è, pertanto, un sacro dovere e un diritto inalienabile della Chiesa, a cui nella prassi pastorale va riconosciuta una innegabile priorità. Anzi, in seguito alle dichiarazioni dei Padri sinodali nell’Assemblea del ‘77, ho potuto affermare che “più (la Chiesa) – a livello locale e universale – si dimostra capace di dare la priorità alla catechesi rispetto ad altre opere e iniziative, i cui risultati potrebbero essere più spettacolari, più trova nella catechesi un mezzo di consolidamento della sua vita interna come Comunità di credenti e della sua attività esterna come missionaria” (Ivi, 15).

4. C’è, infine, un punto, venerati fratelli, che ritengo di somma attualità anche per la Chiesa in Europa, e quindi per tutti i suoi Pastori. È imminente la pubblicazione nelle diverse lingue del Catechismo della Chiesa Cattolica. Si tratta di un dono di Dio alla sua Chiesa. Il Catechismo intende porsi come strumento privilegiato a servizio della fede della Comunità. Frutto di una lunga e intensa consultazione dell’Episcopato mondiale, esso offre ora a tutti i Vescovi l’occasione per una presentazione, per così dire, collegiale al popolo di Dio dell’insegnamento di Cristo, in un compendio autorevole. Vi invito pertanto a considerare il contenuto di tale Catechismo come un dono che ciascuno di voi può offrire alla propria Chiesa particolare, perché essa cresca “secondo la misura della piena maturità di Cristo” (Ef 4, 13). Insieme col Successore di Pietro, l’intero Collegio Episcopale è chiamato a presentare agli uomini del nostro tempo questa meditata esposizione della fede cattolica, curandone la mediazione a livello locale in rapporto all’ambiente socio-culturale e alle diverse categorie di destinatari. Solo dall’impegno concorde di tutti i Vescovi, coadiuvati dal Clero, dai Religiosi e dagli stessi laici, potrà derivare quel rilancio dell’evangelizzazione a cui il nuovo Catechismo intende servire.

Venerati e cari fratelli, mentre invoco lo Spirito Santo, primo dono ai credenti e fonte della missione apostolica, affinché vi confermi nella totale dedizione a Cristo e alla sua Chiesa e vi sostenga nelle quotidiane fatiche del ministero, imparto di cuore a ciascuno di voi la benedizione apostolica, che estendo con affetto ai fedeli affidati alle vostre cure pastorali.

© Copyright 1992 - Libreria Editrice Vaticana

 



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