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DISCORSO DI GIOVANNI PAOLO II
AI VESCOVI DEL GABON
IN VISITA «AD LIMINA APOSTOLORUM»

Lunedì, 15 febbraio 1993

 

Cari fratelli nell’Episcopato,

1. Al ritorno dal mio decimo viaggio nel vostro continente, è con gioia che vi ricevo a Roma e che ritrovo in vostra compagnia l’atmosfera dell’Africa. Siate i benvenuti in questa casa in cui vi riceve un Pastore che desidera essere vicino alle affascinanti popolazioni africane, vicino a voi e alle vostre comunità ecclesiali e che porta nel cuore e nella preghiera la sollecitudine di tutte le Chiese particolari, fra cui quelle del Gabon che siete venuti ad affidare all’intercessione dei Santi Apostoli, in occasione della tradizionale visita “ad limina”! Ringrazio vivamente Mons. Basile Mvè Engone, Vescovo di Oyem e Presidente della Conferenza Episcopale del Gabon, per essersi fatto cortesemente vostro portavoce.

2. Presto celebreremo la Cattedra di San Pietro, una festa che si radica nel culto reso dai cristiani ai loro padri nella fede, presso il sepolcro di Pietro in Vaticano e quello di Paolo sulla via per Ostia. Questa solennità ci ricorda la missione che Cristo ha affidato a Pietro di confermare la fede dei suoi fratelli, di fare l’unità dei cristiani, di presiedere alla carità e di portare tutti i battezzati a condividere lo stesso pane e a bere dallo stesso calice. La missione originaria di Pietro è rimasta nel corso dei secoli quella dei suoi successori sul Seggio Episcopale di Roma: il Papa, Successore di Pietro, è per il popolo cristiano il principio e il fondamento visibile della sua unità in una stessa fede e in una stessa comunione. Mi auguro che questo pellegrinaggio romano, compiuto sulle orme dei vostri Fratelli membri del Collegio Episcopale, vi porti luce e forza, pace e conforto, cosicché ritorniate in Gabon colmi di nuova sollecitudine per il vostro ministero quotidiano.

3. Alle soglie del terzo millennio, dinanzi a drammi e speranze, le Diocesi dell’Africa uniscono le loro ricerche e sommano i loro sforzi per far sì che il Vangelo sia accolto sempre meglio e vissuto più profondamente in tutti i luoghi e in tutti gli ambienti. Questo è, infatti, lo scopo della prossima Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi: “La Chiesa in Africa e la sua missione evangelizzatrice in vista del Duemila”. L’Evangelizzazione vuole offrire “La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo” (2 Cor 13, 13) a tutta l’umanità. Cristo è stato il primo evangelizzatore e la Chiesa continua la sua missione. L’evangelizzazione è quindi “la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare e insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio del Cristo nella Santa Messa che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione” (Evangelii nuntiandi, 14).

4. La Chiesa è una famiglia viva, formata da Vescovi, da sacerdoti, da religiosi, da religiose e da fedeli laici: ciascuno dei membri di questa famiglia, in ragione del proprio battesimo, è responsabile dell’annuncio del Vangelo. Certo, il ruolo principale spetta ai Vescovi, assistiti dai loro collaboratori immediati nel sacerdozio, i sacerdoti e i diaconi. I religiosi e le religiose si collocano nel dinamismo stesso dell’evangelizzazione incarnando il radicalismo delle Beatitudini. Tuttavia, il laicato deve essere incoraggiato ad assumere la propria responsabilità nella missione evangelizzatrice della Chiesa, e vi esorto, cari Fratelli, a proseguire i vostri sforzi per formare dei laici in Gabon capaci di testimoniare autenticamente la loro fede. Offrite loro i mezzi per acquisire un’autentica cultura religiosa attraverso l’insegnamento della Bibbia, la vita spirituale e la dottrina sociale della Chiesa. In particolare, esorto i fedeli laici a educare cristianamente i loro figli: infatti, l’infanzia e la gioventù sono per l’avvenire della Chiesa di notevole importanza. “I bambini ci ricordano che la fecondità missionaria della Chiesa ha la sua radice vivificante non nei mezzi e nei meriti umani, ma nel dono assolutamente gratuito di Dio” (Christifideles laici, 47). Sulla scia di altri Paesi africani, le scuole cattoliche del Gabon hanno contribuito a formare la classe dirigente del vostro Paese. Possano continuare a offrire un’educazione per la vita, una formazione della coscienza cristiana, e a proporre efficacemente i valori umani e spirituali in armonia con la fede!

5. “Tra i laici che diventano evangelizzatori si trovano in prima fila i catechisti... (essi sono) operatori specializzati, testimoni diretti, evangelizzatori insostituibili, che rappresentano la forza basilare delle comunità cristiane” (Redemptoris missio, 73). Essi costituiscono un importante aiuto per l’espansione della fede. Essi sono al centro della storia della Chiesa in Africa e del suo successo missionario. Possano ricevere sempre un’accurata istruzione dottrinale e pedagogica, e al tempo stesso ricevano mezzi adeguati allo sviluppo della loro vita spirituale! Preparateli in particolare al sostegno del “Catechismo della Chiesa Cattolica”, a divenire attivi animatori di comunità, che compiano con maestria la loro indispensabile funzione di insegnanti e di testimoni del Vangelo, guidati dai Pastori.

6. La questione delle vocazioni nel clero secolare e nel clero religioso resta per voi, lo so, di grande importanza. Come ho fatto notare ai Vescovi del Benin che ho incontrato recentemente, “la Chiesa si augura di avere sacerdoti in gran numero, ma non a qualsiasi costo, perché soltanto sacerdoti secondo il cuore di Cristo possono rispondere alle immense necessità della messe” (Discorso ai membri della Conferenza Episcopale del Benin, n. 3). Continuate a rivolgere tutta la vostra attenzione al risveglio delle vocazioni e alla formazione dei candidati al sacerdozio. Grazie a gruppi di educatori qualificati, offrite loro solide basi dottrinali, spirituali e disciplinari. Dai seminari sia offerto ai futuri sacerdoti uno spirito di collaborazione sincero fra i membri del clero diocesano e religioso! Siano anche impartiti loro l’apprezzamento per la vita consacrata e il desiderio di promuoverla secondo il carisma proprio di ciascun istituto, poiché la presenza attiva delle religiose nei settori parrocchiali, educativi e ospedalieri è particolarmente preziosa per la diffusione della Buona Novella! Infine, secondo lo spirito dell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, cercate di radicare la convinzione che “tutti i membri della Chiesa, nessuno escluso, hanno la grazia e la responsabilità della cura delle vocazioni” (n. 41). Infatti, il problema delle vocazioni sacerdotali non deve essere delegato ad alcuni specialisti sui quali ci si appoggerebbe. È un problema vitale che ogni cristiano che ama veramente la Chiesa deve portare nel proprio cuore. Cari Fratelli volevo soprattutto mostrarvi l’interesse che nutro per le vostre maggiori preoccupazioni, confermarvi nella vostra missione di Pastori, ridarvi speranza e fiducia: “E chi è che vince il mondo se non chi crede che Gesù è il Figlio di Dio?” (1 Gv 5, 5).

In segno di incoraggiamento, vi imparto di tutto cuore la mia benedizione apostolica che estendo a tutti i vostri collaboratori e alle vostre comunità diocesane.

 

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