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VISITA PASTORALE AD ASSISI

INCONTRO DI GIOVANNI PAOLO II
CON LE CLARISSE E LE CLAUSTRALI NEL PROTOMONASTERO

Assisi (Perugia) - Domenica, 10 gennaio 1993

 

Carissime sorelle in Cristo,

1. È con grande gioia che, venendo ad Assisi per pregare per la pace in Europa assieme ai fratelli nell’Episcopato, ai Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità cristiane, e ad altri credenti in Dio, uomini e donne di buona volontà, ho voluto rendere visita a voi qui riunite nella Basilica di santa Chiara, in questa città sul monte, simbolo ormai mondiale della preghiera e della pace. Voi rappresentate la ricca varietà degli Istituti femminili di vita contemplativa, uniti nel dono e nell’impegno della consacrazione religiosa e della sequela di Cristo; voi vivete la comunione con la Chiesa universale e il Successore di Pietro, ma siete anche profondamente inserite nella Chiesa locale, attorno al vostro Vescovo, Mons. Sergio Goretti, che saluto con affetto. In questo modo rendete evidente la vostra vocazione ad essere membra vive della famiglia diocesana, partecipi delle sue gioie e speranze, testimoni degli avvenimenti che ne segnano la storia. Questo suggestivo momento di preghiera, che vede riunite attorno al Papa le famiglie claustrali presenti in diocesi – le Monache Clarisse, le Clarisse Cappuccine, le Agostiniane, le Benedettine – fa pregustare qui in terra la comunione dei Santi Fondatori e Fondatrici in cielo. Essi, insieme con noi, pregano affinché la volontà del Padre, che vuole la pace di tutti i suoi figli, sia fatta “come in cielo così in terra”. Sì, questo nostro incontro è un’esperienza della “communio sanctorum” nella carità e nell’unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Come non ricordare con voi, in questa giornata di preghiera per la pace in Europa, in modo speciale nelle martoriate regioni dei Balcani, i tanti Religiosi e Religiose, molti dei quali appartenenti alla famiglia francescana, che là vivono? Essi hanno offerto e continuano ad offrire una testimonianza eroica di carità e si adoperano per la riconciliazione dei cuori, condividendo i disagi e le sofferenze delle popolazioni con rischio anche della propria vita. Voi, care sorelle, appartenenti ai monasteri di vita contemplativa della diocesi, rappresentate al vivo tutti i luoghi dove, in Europa e nel mondo, anime contemplative giorno dopo giorno, e in modo speciale in questa circostanza, fanno salire la loro pressante implorazione al Datore di ogni bene, affinché scenda su tutti lo Spirito dell’amore e del perdono, della concordia e della pace. Il mondo ha bisogno delle vostre “mani pure che si alzano verso il cielo senza ira e senza contese” (cf. 1 Tm 2, 8), per implorare la pace. Voi rappresentate la Chiesa Sposa, la “Ecclesia orans”, che nella sua perseverante ed unanime preghiera nei monasteri di Occidente si unisce alla ardente intercessione dei monasteri di Oriente “per la pace che scende dall’alto e per l’unità di tutti” (cf. Preghiera di pace della liturgia bizantina).

2. Due santi sono indissolubilmente accomunati nel ricordo in questa città di Assisi: Francesco e Chiara. Due nomi, due vocazioni, che evocano i valori evangelici della carità, della povertà, della purezza, dell’amicizia spirituale, della preghiera e della pace. Qui, ci troviamo accanto alle spoglie mortali di santa Chiara, presso il Protomonastero dove aleggia viva la sua presenza e permane il suo ideale di santità, oggi vissuto da numerose figlie spirituali, sparse nel mondo. Sono lieto di essere con voi, care Figlie di santa Chiara, alla soglia ormai delle celebrazioni giubilari in occasione dell’ottavo Centenario della sua nascita. Un anno di grazia che permetterà all’intera Comunità dei credenti di sostare ammirata davanti al carisma di questa “donna evangelica” nella quale risplende in modo speciale il mistero di Cristo. Chiara, come Francesco, è viva immagine di Cristo povero. Ella, la più autentica discepola del Poverello, amava chiamarsi così: “Chiara, indegna serva di Cristo e pianticella del beatissimo Padre Francesco...” (Regola di santa Chiara, I, 3; Fonti Francescane, Assisi 1978, p. 2248). Tutti e due hanno espresso il primitivo ideale francescano, nella complementarità fra la predicazione del Vangelo, svolta da Francesco e dai suoi frati, e la vita contemplativa nella povertà e nella penitenza, abbracciata da Chiara e dalle sue sorelle. Se è vero che Chiara era come un “riflesso” di Francesco, e in lui “ci si vedeva tutta come in uno specchio”, non c’è dubbio che, nella comunione dello stesso Spirito, la luce della purezza e della povertà di Chiara ha illuminato il volto del Poverello, così come il suo ricordo e la certezza della sua preghiera lo hanno rincuorato in momenti di difficoltà e di prova. Per tale ragione Chiara è indissolubilmente legata a Francesco e il messaggio evangelico dei due risulta complementare. Venendo fra voi nel marzo del 1982, vi esortai a preparare e a celebrare con grande solennità l’ottavo Centenario della nascita della vostra Madre spirituale. Vi dicevo allora: “Nella nostra epoca è necessario ripetere la scoperta di santa Chiara, perché è importante per la vita della Chiesa. Non sapete quanto voi nascoste e sconosciute, siate importanti nella vita della Chiesa, quanti problemi, quante cose dipendono da voi. È necessaria la riscoperta di quel carisma, di quella vocazione, ci vuole la riscoperta della leggenda divina di Francesco e di Chiara” (cf. “L’Osservatore Romano”, 14 marzo 1982, p. 3).

3. Nell’odierna circostanza, quando gli occhi dell’Europa e del mondo sono rivolti ad Assisi, il messaggio di Francesco e di Chiara sembra sintetizzarsi in tre parole evangeliche perennemente attuali: povertà, pace, preghiera. Chiara ha scelto, seguendo l’esempio di Francesco, il cammino della povertà evangelica. Ella che invitava santa Agnese di Praga ad attaccarsi “vergine poverella a Cristo povero” (cf. Lettera II a santa Agnese di Praga, n. 18; Fonti Francescane p. 2288), amava contemplare il Signore della gloria nella sua povertà al fine di vivere per amore di colui che “povero alla sua nascita fu posto in una greppia, povero visse sulla terra e nudo rimase sulla croce” (Testamento di santa Chiara, n. 45: Fonti Francescane, p. 2273). Era infatti consapevole di essere partecipe di un “piccolo gregge... che l’Altissimo Padre, per mezzo della parola e dell’esempio del beato padre nostro Francesco, generò nella sua santa Chiesa, per imitare la povertà e l’umiltà del diletto Figlio e della sua gloriosa Madre vergine...” (Ivi, 46 e p. 2273). Povertà e pace sono poi come due facce dello stesso mistero di Cristo. Esse costituiscono due esigenze del suo messaggio, valido quanto mai per il mondo di oggi, al quale voi, care sorelle, siete chiamate ad offrire una fedele testimonianza evangelica con la vostra disarmante povertà, vissuta nella piena unità di cuori miti e riconciliati. Nel Messaggio per la Giornata della Pace di quest’anno ho esortato i credenti a vivere lo spirito di povertà evangelica come fonte di pace. “Tale povertà evangelica – scrivevo – si pone come fonte di pace, perché grazie ad essa la persona può instaurare un giusto rapporto con Dio, con gli altri e con il creato” (n. 5). Ma non c’è pace senza preghiera. La Chiesa domanda questo dono quotidianamente al Signore durante la celebrazione eucaristica. Quando sembrano dissolversi le umane speranze di pace, quando avvertiamo ancora potenti le forze del male e l’influsso del Maligno, che essendo il “dia-bolòs”, il “separatore”, semina nei cuori lo spirito di odio e di divisione, i cristiani, concordi ed uniti nel nome di Cristo (cf. Mt 18, 19-20), perseverano pregando l’“Altissimo, Onnipotente, bon Signore...”, e da Lui invocano lo Spirito di pace e di bontà, lo Spirito che muove i cuori e ispira pensieri di pace e non di afflizione.

4. Proprio per questo siamo venuti ad Assisi, anche per voi, siamo venuti ad Assisi: per invocare da Dio la pace. Questo compito il Papa vuole affidare a voi, carissime sorelle, affinché non si spenga il fuoco sacro dell’implorazione per la pace e non cessi di salire al cielo l’incenso delle orazioni insieme all’oblazione del Corpo e del Sangue di Cristo. Vi chiedo di proseguire a sostenere l’universale mio ministero petrino con la forza della vostra preghiera incessante. Sì, con la preghiera, nella quale si rivela un peculiare aspetto del profilo mariano della Chiesa. Voi infatti siete nella Chiesa una particolare “icona” del mistero di Maria, secondo le parole di Francesco rivolte a Chiara e alle sue sorelle. Queste sono le cose che volevo dirvi. Sono forse troppe. Questo messaggio si poteva e si doveva abbreviare. Voi sapete tutto. Alla fine, insieme al vostro Vescovo, ai Cardinali, e ai Monsignori che mi accompagnano voglio offrirvi una benedizione. È una benedizione disinteressata, ma anche un po’ interessata, sapendo che chiedete la benedizione e in cambio pregate, digiunate molto più del Papa, molto più di noi tutti. Sono molto contento di questa visita presso la tomba di san Francesco e anche presso questo santuario della sua sorella spirituale, santa Chiara. Sono contento di incontrarvi, di vedere che avete vocazioni. Si vedono questi veli bianchi e i volti molto giovanili. Vi auguro di avere sempre vocazioni, perché abbiamo bisogno di questo esercito armato della preghiera, del sacrificio, della povertà, dell’umiltà, dell’ubbidienza e dell’amore. Come Lei, infatti, “per divina ispirazione vi siete fatte figlie e ancelle dell’altissimo sommo Re, il Padre celeste, e vi siete sposate allo Spirito Santo scegliendo di vivere secondo la perfezione del santo Vangelo” (Scritti a Chiara di Assisi: A) Forma di vita, n. 1; Fonti Francescane, p. 136). Siate immagine di Maria nella sua continua e fervente intercessione. “Maria, ci ricorda il Catechismo della Chiesa Cattolica, è l’Orante perfetta, figura della Chiesa. Quando la preghiamo, con lei aderiamo al disegno del Padre, che manda il Figlio suo per salvare tutti gli uomini... Possiamo pregare con lei e pregarla. La preghiera della Chiesa è come sostenuta dalla preghiera di Maria, alla quale è unita nella speranza” (n. 2679). Sì! Anche in questa circostanza la nostra preghiera e la nostra speranza per la pace sono sostenute da Maria, Regina Pacis, Spes nostra! Vi accompagni la mia benedizione, che di cuore estendo a tutte le Claustrali a voi unite spiritualmente.

 



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